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Messaggi di Settembre 2021
Post n°3452 pubblicato il 14 Settembre 2021 da blogtecaolivelli
Fonte: Alcune stelle nascondono un segreto anti invecchiamento Questi astri possono avere una seconda vita. Le nane bianche, le meteore più comuni nell'universo, sono in grado di rallentare il loro processo d'invecchiamento. 9 Settembre 2021 Le stelle più comuni nell'universo sono in grado di rallentare il loro processo d'invecchiamento. Si tratta delle nane bianche che riescono a ringiovanire e avere una vera e propria seconda vita. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall'italiano Francesco Ferraro, dell'università di Bologna e associato all'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), ed è stata pubblicata sulla rivista Nature Astronomy. Il risultato dello studio cambia completamente le conoscenze finora ritenute valide sul ciclo di vita delle piccole stelle. Il segreto anti invecchiamento delle stelle Le stelle piccole e medie, come il nostro Sole, diventano nane bianche nell'ultima fase del ciclo di sviluppo e si ritiene rappresentino la stragrande maggioranza di tutti i corpi celesti, f ino al 98%. Secondo quanto si è ritenuto finora, questo tipo di meteore, quando esauriscono il loro combustibile, si "gonfiano" fino a espellere gli strati più esterni, mentre al centro rimane un nucleo nudo, molto caldo, in cui non avvengono più reazioni nucleari. Da questo momento vanno gradualmente a raffreddarsi fino a spegnersi del tutto. Analizzando le immagini riprese dal telescopio spaziale Hubble di due distinti ammassi stellari, Messier 3 e Messier 13, considerati praticamente identici tra loro, i ricercatori hanno scoperto per la prima volta delle piccole anomalie che però dimostrano che non tutte le nane bianche invecchiano allo stesso modo. "La nostra scoperta - ha detto all'Ansa Ferraro - dimostra che alcune nane bianche sono in grado di trattenere un sottilissimo strato di idrogeno, dell'ordine di un decimillesimo della massa del Sole ma sufficiente per permettere una minima attività termonucleare che consente di produrre ancora un po' di energia, rallentando così il processo di spegnimento e di raffreddamento, in pratica rallentando il loro invecchiamento". Il segreto di questo "elisir di giovinezza" sarebbe scritto nel loro passato. Il differente invecchiamento sarebbe infatti guidato da un processo di rimescolamento dei gas della stella che avviene nella transizione che porta alla nascita della nana bianca. In stelle con massa iniziale più piccole della media l'idrogeno riesce in parte a conservarsi e consentire così un ringiovanimento. La scoperta cambierebbe quindi i meccanismi usati finora per stimare l'età delle nane bianche in funzione della sola luminosità con una differenza, rispetto ai calcoli precedenti, anche di 1 miliardo di anni. Lo studio delle meteore continua a rivelare informazioni sorprendenti su questi astri, per esempio una ricerca di scienziati del Regno Unito è riuscita a individuare l'origine delle prime stelle, mentre il telescopio Kepler ha catturato il momento appena precedente l'esplosione di una supernova. Stefania Bernardini |
Post n°3451 pubblicato il 14 Settembre 2021 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Fonte foto: getty imagesSCIENZA Alcune stelle finora sconosciute stanno esplodendo Il telescopio Kepler ha catturato il momento appena precedente l'esplosione di una supernova: è la prima osservazione diretta della fase finale della vita di una stella, confermata dalla NASA. Sappiamo praticamente da sempre che l'universo è popolato di supernove: si tratta di stelle che - più grandi del Sole - finiscono la propria vita con una massiccia esplosione che poi le trasforma in stelle di neutroni, o pulsar. La prima testimonianza scritta di una supernova risale addirittura al 185 d.C., quando un gruppo di astronomi cinesi lasciò traccia dell'osservazione della stella SN185; si pensa però che le prime osservazioni di supernove risalgano a Ipparco di Nicea, quindi al II sec.a.C, almeno secondo quanto riportato dallo scrittore romano Plinio il Vecchio. Sappiamo che ci sono, dunque, ma fino ad oggi nessun telescopio ottico era riuscito a catturare l'immagine di una supernova. La prima foto di una supernova È stato pubblicato lo scorso 3 Agosto sulla rivista scientifica della Royal Astronomical Society lo studio che per la prima volta riporta l'osservazione di una supernova - cento volte più grande del Sole. Condotto dalla Australian National University (ANU) in collaborazione con la NASA, il gruppo di ricercatori è così riuscito nell'impresa di osservare l'esplosione di una supernova. "È la prima volta che qualcuno riesce ad avere uno sguardo così preciso sull'intera curva di raffreddamento di una supernova", afferma Patrick Armstrong, a capo dell'equipe. L'immagine mostra un potente lampo di luce provenire dalla stella, nel momento appena precedente l'esplosione vera e propria: l'emissione segue il passaggio della prima onda d'urto, in una successione di shock che condurranno la supernova alla detona- zione finale. Si tratta di un'osservazione di importanza storica: come spiega Armstrong "essendo lo stadio iniziale di una supernova così veloce, è molto difficile che i telescopi riescano a catturare questo fenomeno". Ci è riuscito il telescopio della NASA Kepler: progettato per indagare una specifica regione della Via Lattea alla scoperta di pianeti simili alla Terra, Kepler non è più operativo dal 2018, ma i dati raccolti in quasi dieci anni di attività sono ancora in fase di studio. Tra questi, un evidente fenomeno della durata di tre giorni che mostra "con una cadenza senza precedenti, lo shock da raffreddamento" che segue il cosiddetto lampo da urto, quello che non consente ai telescopi ottici di osservare direttamente la fase finale dell'esplosione. Non solo Kepler: il telescopio Spitzer conferma le ipotesi degli scienziati Secondo la NASA, quelle delle supernove sono le più grandi esplosioni mai osservate dagli umani, e si crede che proprio tali fenomeni siano alla base della creazione di molti elementi fisici del nostro universo. Un'ulteriore indagine sul ciclo vitale delle supernove - pubblicata circa un mese prima della scoperta dell'Università australiana - ha usato le immagini ad infrarossi del telescopio Spitzer per individuare, oltre la polvere che ne impedisce l'osservazione diretta, quelle stelle di cui gli scienziati hanno fino a oggi soltanto potuto ipotizzare l'esistenza. La NASA così ha potuto descrivere per la prima volta la fine di una supernova come una "esplosione che riduce le stelle in frantumi". Spitzer ha così confermato l'esistenza di stelle ipotetiche, ma ne ha anche scoperte cinque del tutto nuove, che gli scienziati non avevano mai considerato. Ori Fox, scienziato dello Space Telescope Science Institute di Baltimora e promotore dello studio, i dati acquisiti da Spitzer sono fondamentali: "sapere quante stelle stanno esplodendo ci può aiutare a predire quante stelle si stanno formando", il che è fondamentale per diverse aree della ricerca astrofisica. Il prossimo a tentare di studiare le supernove sarà il telescopio ad infrarossi James Webb, il cui lancio è previsto per il prossimo Ottobre e che sarà il più grande telescopio mai inviato nello spazio dalla NASA. |
Post n°3450 pubblicato il 14 Settembre 2021 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Fonte foto: 123rfSCIENZA Scoperto un pianeta a 90 anni luce dalla Terra dove potrebbe esserci vitaTOI-1231 b ed è un mondo gassoso, molto simile al nostro Nettuno, con un'atmosfera molto interessante: ci sono le nuvole e, probabilmente, anche l'acqua. Nello spazio ci potrebbe essere vita. Un nuovo esopianeta con un'atmosfera molto interessante è stato scoperto a 90 anni luce dalla Terra. Si chiama TOI-1231 b ed è un mondo gassoso molto simile al nostro Nettuno. Grande 3,5 volte il diametro della Terra, è un po' più caldo del globo terrestre, con una temperatura tra i 56°C e i 57°C, ma comunque che rientra tra i pianeti di questo tipo più freddi che siano mai stati osservati. Per gli scienziati TOI-1231 b è in una posizione privilegiata che permette alla sua atmosfera di essere studiata dai telescopi spaziali. L'esopianeta orbita attorno a una stella nana rossa, più piccola ma più longeva del nostro Sole, e un anno su questo mondo dura 24 giorni. La scoperta è stata inserita nell'Exoplanet Archive della NASA il 3 giugno e gli astronomi ritengono che il pianeta resti relativamente freddo perché anche la sua stella sarebbe sul lato più freddo. I dettagli di TOI 1231 b, il pianeta a 90 anni luce dalla Terra Sebbene non sia abitabile a causa delle sue dimensioni, TOI 1231 b potrebbe offrire agli scienziati la possibilità di catturare una sorta di "codice a barre" dell'atmosfera di un esopianeta temperato delle dimensioni di Nettuno. Ciò potrebbe consentire confronti con mondi simili in altre parti della galassia, portando a intuizioni potenzialmente profonde sulla composizione e sulla formazione di esopianeti e sistemi planetari, inclusi la Terra. Con una tecnica chiamata spettroscopia di trasmissione, gli scienziati dovrebbero essere in grado di utilizzare il telescopio spaziale Hubble, e presto anche il più sensibile telescopio spaziale James Webb, per catturare la luce delle stelle che brilla attraverso l'atmosfera di TOI-1231 b e rivelare quali gas sono presenti nella sua atmosfera. La stella nana rossa del pianeta, sebbene piccola, è piuttosto brillante nella parte infrarossa dello spettro luminoso. L'ipotesi è che nell'atmosfera di TOI-1231 b ci siano nuvole, forse fatte anche di acqua. L'esomondo si sta muovendo così rapidamente che gli atomi di idrogeno che fuoriescono dall'atmosfera del pianeta potrebbero essere facilmente rilevati. Ogni volta che il pianeta passa davanti alla sua stella, i telescopi sarebbero in grado di vedere, attraverso la sovrapposizione, nubi nella sua atmosfera nelle quali si pensa possa esserci H2O e probabilmente anche qualche forma di vita. Lo studio degli esopianeti sta interessando sempre di più gli scienziati che, oltre a TOI-1231 b, stanno concentrando l'attenzione anche su altre formazioni nella galassia, una sorta di super Terre ed esolune gassose e con acqua liquida che potrebbero essere abitabili. Stefania Bernardini |
Post n°3449 pubblicato il 14 Settembre 2021 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Fonte foto: 123RFSCIENZA Potrebbe esserci vita ai margini della galassia: la nuova scoperta oltre la via Lattea La simulazione di alcuni scienziati individua dove nello spazio è possibile incontrare gli alieni: potrebbe esserci vita ai margini della galassia. Nonostante la calma apparente che emana dalla fotografie restituiteci dai telescopi in grado di sbirciare nelle profondità della galassia, l'immenso spazio fuori dai confini della nostra Terra è tutt'altro che un posto "tranquillo" e adatto alla vita. Secondo gli scienziati, infatti, una serie di aspetti, molto rappresentati nelle profondità siderali, riducono le chances di vita su altri pianeti (almeno di vita per come la conosciamo). Nello specifico, si tratta di collisioni tra piccole galassie, radiazioni cosmiche, esplosioni di supernove. Avvenimenti dalle dimensioni colossali e dalla portata distruttiva inimmaginabile che rendono la placida staticità del cosmo qualcosa di più simile a un inferno. Al di là delle premesse, però, nel cosmo c'è ancora abbastanza spazio da ipotizzare l'esistenza di qualche oasi felice in cui la vita (per come la conosciamo, è bene ripeterlo) potrebbe prosperare rigogliosa. I ricercatori guidati dal fisico Duncan Forgan dell'Università di St. Andrews, a Fife, nel Regno Unito, hanno quindi messo a punto una simulazione per provare a comprendere quali zone del cosmo presenterebbero le maggiori probabilità di ospitare la vita. Come la vita verrebbe distrutta nella parte sbagliata dello spazio Innanzitutto gli scienziati si sono premurati di individuare le condizioni necessarie alla vita: si tratterebbe della presenza di acqua liquida su pianeti che non sono né troppo vicini, né troppo distanti dalla stella intorno alla quale orbitano, insomma pianeti temperati. I centri delle galassie invece sono tempestati di esplosioni, causate dall'elevata densità di stelle. Ciò brucerebbe l'ozono di un pianeta simile alla Terra uccidendo qualsiasi forma di vita con i raggi ultravioletti. E allora, dove è possibile che nasca la vita? Gli scienziati hanno ragionato sul lunghissimo termine, simulando al pc l'evoluzione di una galassia basandosi sulle conoscenze attualmente a nostra disposizione, non soltanto riguardanti la via Lattea, ma anche delle galassie vicino al nostro "quartiere spaziale": Andromeda e Triangulum. "Siamo i primi a vedere come la storia delle galassie influisce sulla loro abitabilità", spiega Forgan. Come influisce? Ebbene, sembra che la distribuzione di gas, stelle e sistemi planetari all'interno dei vortici di stelle renda abitabili le zone periferiche delle galassie, dove tra l'altro si trova la Terra, collocata nella fascia interna della cerchia esterna della Via Lattea. La galassia è immensa e le possibilità di trovare esseri viventi sono davvero ridottissime, ma se dovessimo mai cominciare a cercare, sarà bene cominciare dal bordo. Nel frattempo c'è comunque chi ipotizza l'esistenza di funghi su Marte e chi vede tracce aliene sul fondo dell'oceano. Giuseppe Giordano |
Post n°3448 pubblicato il 14 Settembre 2021 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Fonte foto: 123rfSCIENZA Alcune stelle nascondono un segreto anti invecchiamento Questi astri possono avere una seconda vita. Le nane bianche, le meteore più comuni nell'universo, sono in grado di rallentare il loro processo d'invecchiamento. 9 Settembre 2021 Le stelle più comuni nell'universo sono in grado di rallentare il loro processo d'invecchiamento. Si tratta delle nane bianche che riescono a ringiovanire e avere una vera e propria seconda vita. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall'italiano Francesco Ferraro, dell'università di Bologna e associato all'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), ed è stata pubblicata sulla rivista Nature Astronomy. Il risultato dello studio cambia completamente le conoscenze finora ritenute valide sul ciclo di vita delle piccole stelle. Il segreto anti invecchiamento delle stelle Le stelle piccole e medie, come il nostro Sole, diventano nane bianche nell'ultima fase del ciclo di sviluppo e si ritiene rappresentino la stragrande maggioranza di tutti i corpi celesti, fino al 98%. Secondo quanto si è ritenuto finora, questo tipo di meteore, quando esauriscono il loro combustibile, si "gonfiano" fino a espellere gli strati più esterni, mentre al centro rimane un nucleo nudo, molto caldo, in cui non avvengono più reazioni nucleari. Da questo momento vanno gradualmente a raffreddarsi fino a spegnersi del tutto. Analizzando le immagini riprese dal telescopio spaziale Hubble di due distinti ammassi stellari, Messier 3 e Messier 13, considerati praticamente identici tra loro, i ricercatori hanno scoperto per la prima volta delle piccole anomalie che però dimostrano che non tutte le nane bianche invecchiano allo stesso modo. "La nostra scoperta - ha detto all'Ansa Ferraro - dimostra che alcune nane bianche sono in grado di trattenere un sottilissimo strato di idrogeno, dell'ordine di un decimillesimo della massa del Sole ma sufficiente per permettere una minima attività termonucleare che consente di produrre ancora un po' di energia, rallentando così il processo di spegnimento e di raffreddamento, in pratica rallentando il loro invecchiamento". Il segreto di questo "elisir di giovinezza" sarebbe scritto nel loro passato. Il differente invecchiamento sarebbe infatti guidato da un processo di rimescolamento dei gas della stella che avviene nella transizione che porta alla nascita della nana bianca. In stelle con massa iniziale più piccole della media l'idrogeno riesce in parte a conservarsi e consentire così un ringiovanimento. La scoperta cambierebbe quindi i meccanismi usati finora per stimare l'età delle nane bianche in funzione della sola luminosità con una differenza, rispetto ai calcoli precedenti, anche di 1 miliardo di anni. Lo studio delle meteore continua a rivelare informazioni sorprendenti su questi astri, per esempio una ricerca di scienziati del Regno Unito è riuscita a individuare l'origine delle prime stelle, mentre il telescopio Kepler ha catturato il momento appena precedente l'esplosione di una supernova. Stefania Bernardini |
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