Per non dimenticare

     Ei fu. Siccome immobile,
  dato il mortal sospiro,
  stette la spoglia immemore
  orba di tanto spiro,
  così percossa, attonita                 
  la terra al nunzio sta,
      muta pensando all'ultima
  ora dell'uom fatale;
  né sa quando una simile
  orma di pie' mortale                   
  la sua cruenta polvere
  a calpestar verrà.

Non possiamo dimenticare il Cinque Maggio: di Napoleone possiamo anche dimenticarci.
Della leva obbligatoria che dobbiamo a lui e che ha perseguitato i nostri maschi ante 1985. Delle confische di opere d'arte. Delle campagne di guerra che hanno sfinito l'Europa sotto di lui. Della magalomania del potere che non aveva uguali dall'epoca dei Cesari e che ritornerà dopo di lui nei personaggi più oscuri della storia.

Ma del Cinque Maggio, no.
La poesia imparata a memoria forse più lunga delle nostre storie scolastiche. Con quelle parole assurde ("solio", "sonito", "procellosa"), quelle immagini che non significavano niente per i bambini che eravamo ("orba di tanto spiro": che vorrà dire? mah). O quei nomi geografici (dove sarà e COSA sarà mai il "Manzanarre"? una domanda la cui risposta sarebbe poi venuta utile per i quiz televisivi a venire, per fare bella figura a un Trivial Pursuit particolarmente crudele).
Una data consegnata al destino per colpa di tante maestre crudeli: nessuno può più nascere il Cinque Maggio, dopo questa ode di manzoni. Il Cinque Maggio si può solo morire.