Oggi mi sono accorta (dalla televisione, a dire il vero) che è la cosiddetta "festa del Papà".
Una di queste feste molto americane, spesso rinforzate da venditori di merce destinata alla categoria: fiori e cioccolatini per le mamme; invece per i papà, cravatte e liquori (una volta anche tabacco, ma oggi, anche il commercio si piega alle esigenza salutistiche e quindi tabacco no!).
La festa non è fissa: vale a dire non è legata ad un giorno stabilito del calendario, ma è, mi pare, scelta come la domenica più vicina alla festa di San Giuseppe, più vicina al 19 di marzo, quindi.
San Giuseppe è un santo stranamente minore, non tanto nel calendario quanto nella devozione cattolica, nonostante il fatto di essere legato tanto strettamente alla vita di Gesù, del quale è il padre adottivo. Padre putativo, come dicevano in antico: con una sfumatura, però, che pone l'accento non sull'atteggiamento di San Giuseppe (ti adotto e quindi VOGLIO farti da padre), ma su quello della gente che gli viveva intorno ("putativo" vuol, dire infatti che la gente pensava che Giuseppe fosse il padre di Gesù).
Forse questo non potrà sembrarvi molto significativo, ma io, oggi, pensandoci, sono rimasta molto colpita.
E mi sono domandata a cosa si debba questa differenza di linguaggio. Se cioè sia più importante quello che vogliamo essere o quello che la gente pensa di noi.
In questi tempi di grandi discussioni sulla maternità, mi sembra quasi che la figura del padre passi in secondo piano, tutti concentrati come siamo sulla maternità biologica.
E invece forse bisogna tornare (o continuare) a sottolineare l'importanza di essere padri anche non essendolo biologicamente.
L'importanza della figura maschile nella crescita: un padre di riferimento lo cercano tutti, anche quelli che un padre presente non l'hanno avuto. Magari cercano un insegnante, un allenatore sportivo, un prete, e, talvolta, un marito più grande e protettivo.
San Giuseppe svolse egregiamente questo compito di protezione, stando a quello che ci raccontano i Vangeli. Accolse il bambino, lo salvò portandolo in Egitto, assistette alla sua crescita in modo molto discreto, quasi da lontano (penso al ritrovamento nel tempio, quando lo vide discutere di teologia con i saggi dell'epoca).
E poi sparì in silenzio e discretamente come era vissuto.
Dopo aver adempiuto, felicemente, pare di capire, al suo compito.
Molto più di quanto poi, nei secoli successivi e anche oggi, si possa dire di molti padri ingombranti e "padroni" nella vita dei figli.
Inviato da: berit_hildren
il 15/08/2015 alle 09:34
Inviato da: debora_daniele
il 13/06/2013 alle 00:44
Inviato da: chiaracarboni90
il 30/05/2011 alle 15:46
Inviato da: chiaracarboni90
il 23/05/2011 alle 12:43
Inviato da: linker88
il 10/10/2010 alle 20:55