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VI

Post n°154 pubblicato il 04 Luglio 2009 da camilloiuy

Il vento cominciò a soffiare. Un vento che conosceva bene: lo chiamavano Levante, perché insieme a quel vento erano arrivate anche le orde di infedeli. Fino a quando non aveva conosciuto Tarifa, non aveva mai pensato che l'Africa fosse tanto vicina. Era un grande pericolo: i mori avrebbero potuto ripetere.
Ho lasciato mio padre, mia madre e il castello della mia città. Loro ci hanno fatto l'abitudine e misono abituato anch'io. Anche le pecore si abitueranno alla mia mancanza, pensò il ragazzo.
Da lassù guardò la piazza. Il venditore di fiocchi di mais era ancora lì a offrire la sua mercanzia.
Una giovane coppia si sedette sulla panchina dove lui aveva parlato con il vecchio. Si scambiarono un lungo bacio.
Il venditore di fiocchi di mais... disse fra se e s‚, senza completare la frase. Perché il Levante aveva preso a spirare con più forza e lui si concentrò sul vento che gli sfiorava il viso. Il vento portava con se i mori, è vero, ma portava anche l'odore del deserto e delle donne velate. Portava il sudore e i sogni degli uomini che un giorno erano partiti in cerca dell'ignoto, di oro, di avventura, e dipiramidi. Il ragazzo cominciò a invidiare la libertà del vento, e avvertì che avrebbe potuto essere come il vento. Niente lo impediva, se non lui stesso. Le pecore, la figlia del commerciante, i campidell'Andalusia erano soltanto i passi della sua Leggenda Personale.
Il giorno dopo il ragazzo s'incontrò con il vecchio a mezzogiorno. Aveva con se sei pecore.
Sono sorpreso, disse. Il mio amico ha comperato subito le altre pecore. Ha detto che aveva sognatotutta la vita di fare il pastore, e che quello era un buon segno.
E’ sempre così, disse il vecchio. Lo chiamiamo Principio Favorevole. Se tu giocassi a carte per la prima volta, quasi certamente vinceresti. E’ la fortuna dei principianti.
E per quale motivo?
Perché la vita vuole che tu viva la tua Leggenda Personale.
Poi cominciò a esaminare le sei pecore e scoprì che una zoppicava. Il ragazzo gli spiegò che non aveva importanza, giacché la quinta pecora era la più intelligente e produceva tanta lana.
Dov'è il tesoro? domandò.
Il tesoro si trova in Egitto, vicino alle Piramidi.
il ragazzo ebbe un sussulto. La vecchia aveva detto la stessa cosa, ma non gli aveva chiesto niente.
Per arrivare fino al tesoro dovrai seguire i segnali. Dio ha scritto nel mondo il cammino che ciascun uomo deve percorrere. Dovrai soltanto leggere quello che ha scritto per te.
Prima che il ragazzo potesse dire qualcosa, una farfalla cominciò a svolazzare fra lui e il vecchio.
Al giovane venne in mente il nonno: quando era bambino, suo nonno gli aveva detto che le farfalle erano un segno di buona fortuna. Come i grilli, le viole del pensiero, le lucertole e i quadrifogli.
 Il vecchio, poi, aprì il mantello che gli copriva il petto. Il ragazzo fu colpito da ciò che vide, e ripensò al bagliore che aveva notato il giorno prima. Il vecchio indossava un pettorale d'oro massiccio, tempestato di pietre preziose.
Era davvero un re. Doveva essersi camuffato così per sfuggire agli assalti dei briganti.
Prendi, disse il vecchio, togliendo una pietra bianca e una pietra nera che erano incastonate nel centro del pettorale d'oro. Si chiamano Urim e Tumim. La pietra nera vuol dire sì, la bianca vuoledire no . Quando non riuscirai a scorgere i segnali, loro ti saranno di aiuto. Fai sempre una domanda chiara. Ma cerca, in genere, di prendere tu le decisioni. Il tesoro si trova alle Piramidi e questo lo sapevi già; ma hai dovuto pagare sei pecore perché io ti aiutassi a prendere una decisione.
Il ragazzo ripose le pietre nella bisaccia. Da allora in poi avrebbe preso le sue decisioni da solo.
Non dimenticare che è tutto una sola cosa. Non dimenticare il linguaggio dei segnali. E, soprattutto, non dimenticare di andare fino in fondo nella tua Leggenda Personale.
Prima, però, vorrei raccontarti una storiella. Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.
Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostroeroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.

Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
“Nel frattempo, voglio chiederti un favore,” concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio.”Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio.”
Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sulcucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
“Allora,” gli domandò questi, “hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala dapranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?”
Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato.
“Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo,” disse il Saggio. “Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.”
“Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato?” domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
“Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti,” concluse il più Saggio dei saggi. “Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza mai dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino.”
Il ragazzo tacque. Aveva capito la storia del vecchio re: un pastore ama viaggiare, ma non dimentica mai le sue pecore.
Il vecchio guardò il ragazzo e, con le mani distese sul suo capo, fece alcuni gesti strani. Poi radunò le bestie e si avviò per la sua strada.

 
 
 
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