Creato da camilloiuy il 30/09/2008

senza età

poesia,amore,amicizia

 

 

V

Post n°153 pubblicato il 03 Luglio 2009 da camilloiuy

A quel punto il ragazzo si rammentò che avevano cominciato parlando del tesoro nascosto.
I tesori emergono dalla terra grazie ai corsi d'acqua, e da questi stessi flussi sono seppelliti, disse il vecchio. Se vuoi sapere qualcosa del tuo tesoro, dovrai cedermi un decimo delle tue pecore. E non va bene un decimo del tesoro?
Il vecchio sembrò deluso.
Se cominci a promettere quanto ancora non possiedi, finirai per perdere la voglia di ottenerlo.
Il ragazzo, allora, gli raccont ò di come ne avesse già promesso un decimo alla zingara.
Gli zingari sono furbi, sospirò il vecchio. E’ bene, comunque che tu impari come tutto nella vita abbia un prezzo. E' questo che tentano di insegnare i Guerrieri della Luce.
Domani, a questa stessa ora, portami un decimo del tuo gregge. Ti insegnerò come trovare il tesoro nascosto. Arrivederci.
E scomparve dietro un angolo della piazza.
Il ragazzo tentò di leggere il suo libro, ma non gli Riuscì più di concentrarsi. Era agitato e teso, perché sapeva che quel vecchio diceva il vero. Si avvicinò al venditore di fiocchi di mais, ne comprò un sacchetto mentre rifletteva se avrebbe dovuto o meno raccontargli quanto gli aveva dettoil vecchio. A volte è meglio lasciare le cose come stanno, pensò. E non disse nulla. Se gliene avesseparlato, il venditore di fiocchi di mais avrebbe passato tre giorni incerto tra l'abbandonare tutto o no,
ed era ormai troppo abituato al suo carrettino.
Il ragazzo avrebbe potuto evitargli questa sofferenza. Cominciò a vagare senza meta per la città, spingendosi fino al porto. Lì c'era un piccolo edificio, e nell'edificio c'era una finestrella dove si acquistavano i biglietti. L'Egitto era in Africa.
Desidera qualcosa? domandò l'impiegato dietro lo sportello.
Forse domani, rispose il ragazzo allontanandosi.Se avesse venduto anche una sola pecora, sarebberiuscito ad arrivare al di là dello stretto. Ma era un'idea che lo spaventava.
Un altro sognatore, concluse il tizio dello sportello rivolgendosi al collega, mentre il ragazzo siallontanava. Non ha soldi per viaggiare.
Mentre si trovava davanti allo sportello, il ragazzo aveva pensat o alle pecore, e aveva avuto paura di tornare da loro. Erano trascorsi due anni e lui aveva imparato tutto sull'arte della pastorizia: sapeva tosare, accudire le pecore gravide e proteggere gli animali dai lupi. Conosceva tutte le campagne e tutti i pascoli dell'Andalusia. Sapeva qual era il giusto prezzo per acquistare e vendere ognuno dei suoi animali.
Decise di tornare all'ovile dell'amico percorrendo la strada più lunga. Nella città c'era anche un
castello, e lui decise di salire la scalinata di pietra e sedersi su una delle murate. Da lassù poteva vedere l'Africa. Qualcuno, una volta, gli aveva raccontato che da quella parte erano arrivati i mori, che poi avevano dominato per tanti anni su tutta la Spagna. Il ragazzo detestava i mori: erano stati loro a portare gli zingari.
Da lì poteva anche vedere quasi tutta la città, compresa la piazza dove aveva avuto quella conversazione con il vecchio.
Maledetta l'ora in cui l'ho incontrato, pensò. Lui cercava soltanto una donna che interpretasse isogni. N‚ questa n‚ il vecchio davano alcuna importanza al fatto che lui fosse un pastore. Erano tuttee due persone solitarie, che non credevano più nella vita e non capivano come i pastori finiscano peraffezionarsi alle proprie pecore. Lui le conosceva una per una nei particolari: sapeva qualemancava, quale avrebbe partorito da li a due mesi, e quali erano le più pigre. Sapeva anche cometosarle e come ammazzarle. Se avesse deciso di partire, loro ne avrebbero sofferto.
Il vento cominciò a soffiare. Un vento che conosceva bene: lo chiamavano Levante, perché insieme a quel vento erano arrivate anche le orde di infedeli. Fino a quando non aveva conosciuto Tarifa, non aveva mai pensato che l'Africa fosse tanto vicina. Era un grande pericolo: i mori avrebbero potuto ripetere l'invasione.

 
 
 

IV

Post n°152 pubblicato il 02 Luglio 2009 da camilloiuy

Sulla sabbia della piazza principale di quella piccola città, lesse i nomi di suo padre e di sua madre.
Lesse la storia della propria vita fino a quel momento, i giocattoli della sua infanzia, le fredde notti
in seminario. Lesse il nome della figlia del commerciante, che neppure lui conosceva. Lesse cose
che non aveva mai raccontato a nessuno, come del giorno in cui aveva rubato l'arma al padre per andare a caccia di cervi, o della sua prima e solitaria esperienza sessuale.
che non aveva mai raccontato a nessuno, come del giorno in cui aveva rubato l'arma al padre per
andare a caccia di cervi, o della sua prima e solitaria esperienza sessuale.
Perché mai un re parla con un pastore? domandò il ragazzo, pieno di vergogna e di stupore.
Per varie ragioni. Ma diciamo che la più importante è che tu sei stato capace di realizzare la tuaLeggenda Personale.
Il ragazzo non sapeva neppure che cosa fosse la Leggenda Personale.
E’ quello che hai sempre desiderato fare. Tutti, all'inizio della gioventù, sanno qual è la propria
Le parole del vecchio non avevano molto senso per il ragazzo, che tuttavia voleva sapere quali fossero quelle forze misteriose: la figlia del commerciante sarebbe rimasta a bocca aperta.
Sono le forze che sembrano negative, ma che in realtà ti insegnano a realizzare la tua Leggenda
Personale. Preparano il tuo spirito e la tua volontà. Perché esiste una grande verità su questo
pianeta: chiunque tu sia o qualunque cosa tu faccia, quando desideri una cosa con volontà, è perché
questo desiderio è nato nell'anima dell'Universo. Quella cosa rappresenta la tua missione sulla Terra.
Anche se si tratta soltanto di viaggiare? O di sposare la figlia di un commerciante di tessuti?
Oppure di cercare un tesoro. L'Anima del Mondo è alimentata dalla felicità degli uomini. O
dall'infelicità, dall'invidia, dalla gelosia. Realizzare la propria Leggenda Personale è il solo dovere
degli uomini. Tutto è una sola cosa. E quando tu desideri qualcosa, tutto l'Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.
Rimasero in silenzio per un po' di tempo, a guardare la piazza e le persone. Poi, fu il vecchio a parlare per primo:
Perché ti occupi delle pecore?
Perché amo viaggiare.
Il vecchio indicò un venditore di fiocchi di mais che se ne stava con il suo carrettino rosso in un angolo della piazza.
Anche quell'uomo ha sempre avuto il desiderio di viaggiare, fin da bambino. Ma ha preferito comprare quel carrettino e, per anni, guadagnare denaro. Quando sarà vecchio, trascorrerà un mesein Africa. Non ha mai capito che esistono certe condizioni per fare ciò che si sogna.
Avrebbe dovuto scegliere di fare il pastore, pensò a voce alta il ragazzo.
Ci ha pensato, affermò il vecchio. Ma i venditori di fiocchi di mais sono più importanti dei pastori.
Hanno una casa, mentre i pastori dormono all'aperto. E la gente preferisce dare in moglie la propria figlia a loro
Ci ha pensato, affermò il vecchio. Ma i venditori di fiocchi di mais sono più importanti dei pastori.
Hanno una casa, mentre i pastori dormono all'aperto. E la gente preferisce dare in moglie la propria figlia a loro piuttosto che ai pastori.
Insomma, quello che la gente pensa dei venditori di fiocchi di mais e dei pastori diventa più importante della Leggenda Personale di ciascuno.
Il vecchio sfogliò il libro e si distrasse leggendone una pagina. Il ragazzo attese qualche minuto e poi lo interruppe, come aveva già fatto prima.
Perché parlate di queste cose proprio con me?
Perché tu cerchi di vivere la tua leggenda personale. E stai per cedere.
E voi comparite sempre in momenti simili?
Non sempre in questo modo, ma non ho mai tralasciato di rivelarmi. Talvolta mi manifesto sotto forma di una buona via d'uscita, di una buona idea. Talaltra, in un momento cruciale, rendo le cosepiù facili. E così via. Ma la maggior parte delle persone non se ne accorge neppure.
Il vecchio raccontò come, una settimana prima, fosse stato costretto ad apparire a un cercatore dipietre preziose sotto forma di un sasso. L'uomo aveva abbandonato tutto per andare in cerca di
smeraldi. Per cinque anni aveva lavorato in un fiume e spaccato 999.999 sassi alla ricerca di uno
smeraldo. A quel punto aveva pensato di desistere, quando gli mancava un solo sasso -solo uno -
per trovare lo smeraldo. Ma era un uomo che aveva scommesso sulla propria Leggenda Personale e
quindi il vecchio aveva deciso di intervenire. Si era trasformato in un sasso che era rotolato sul
piede di quell'uomo il quale, con la rabbia e la frustrazione dei cinque anni perduti, con un calcio lo
aveva scagliato lontano. Ma lo aveva lanciato con tanta forza che il sasso, sbattendo contro un'altra
pietra, si era spaccato, mettendo in mostra lo smeraldo più bello del mondo.

Gli uomini scoprono ben presto la propria ragione di esistere, disse il vecchio con una certa
amarezza nello sguardo. Forse è questo il motivo per cui desistono altrettanto presto. Ma il mondo è
così.

A quel punto il ragazzo si rammentò che avevano cominciato parlando del tesoro nascosto

 
 
 

III

Post n°151 pubblicato il 30 Giugno 2009 da camilloiuy

Infine si ricordò che comunque non avrebbe pagato niente.
Il ragazzo ne fu sorpreso e poi irritato. Per questo, non c'era bisogno di cercare quella vecchia. Infine si ricordò che comunque non avrebbe pagato niente.
E' proprio questo il motivo per cui ti ho detto che il tuo sogno era difficile. Le cose semplici sono le più straordinarie e soltanto i saggi riescono a vederle. Ma io non sono una donna saggia, e quindidevo conoscere altre arti, come la lettura della mano.
E come arriverò fino in Egitto?
Io mi limito a interpretare i sogni. Non conosco il modo in cui trasformarli in realtà. Ecco perchédevo vivere di quanto mi danno le mie figlie.
E se non riuscirò ad arrivare in Egitto?
Io non verrò pagata. Non sarà certo la prima volta.
E la vecchia non aggiunse altro. Poi chiese al ragazzo di andarsene, perché gli aveva dedicato giàmolto tempo.
Il ragazzo se ne andò via deluso e deciso a non credere mai più nei sogni. Si ricordò che aveva alcune commissioni da fare: andò allo spaccio per procurarsi un po' di cibo, scambiò il suo libro con uno più voluminoso e, infine, si sedette su una panchina in piazza per gustare il vinello nuovo cheaveva acquistato. Era un giorno caldo e il vino, per uno di quei misteri insondabili, riusciva a rinfrescargli un po' il corpo. Le pecore le aveva lasciate all'ingresso della città, nella stalla di un suo nuovo amico. Conosceva molta gente da quelle parti, e per questo gli piaceva viaggiare: si finiscesempre per fare nuovi amici, anche senza bisogno di trascorrere insieme un giorno dopo l'altro nello stesso luogo. Quando si vedono sempre le stesse persone - ed era quanto gli accadeva in seminario -
alla fine queste cominciano a far parte della nostra vita. E quando divengono parte della nostra vita, cominciano anche a volerla modificare. Se non ci comportiamo come loro si aspettano, si irritano.
Sembra che tutti abbiano l'idea esatta di come dobbiamo vivere la nostra vita. E non sanno mai come devono vivere la loro. Come la donna dei sogni, che non sapeva trasformarli in realtà.
Decise di aspettare che il sole si abbassasse un po', prima di proseguire con le pecore verso la campagna. Di lì a tre giorni avrebbe incontrato di nuovo la figlia del commerciante.
Cominciò a leggere il libro che aveva avuto da un prete di Tarifa: era un librone, che parlava di un funerale fin dalla prima pagina. I nomi dei personaggi, inoltre, erano complicatissimi. Se un giorno dovessi scrivere un libro, pensò, inserirei un personaggio che compare una volta per tutte, per non costringere i lettori a passare il tempo a imparare a memoria i nomi degli altri.
Quando finalmente Riuscì a concentrarsi un po' nella lettura -ed era una lettura piacevole, giacché parlava di una sepoltura nella neve, il che gli trasmetteva una sensazione di freddo sotto quel sole cocente -un vecchio gli si sedette accanto e tentò di intavolare una conversazione.
Che cosa stanno facendo? domandò il vecchio indicando le persone nella piazza.
Stanno lavorando, rispose il ragazzo seccamente e, di nuovo, finse di concentrarsi nella lettura. In realtà stava pensando di tosare le pecore davanti alla figlia del commerciante per farle vedere tutte le cose interessanti che sapeva fare. Si era già immaginato la scena un mucchio di volte: e tutte le volte la giovane si stupiva quando lui si metteva a spiegarle come le pecore debbano essere tosate con un movimento dal dietro in avanti. Tentava, inoltre, di ricordare qualche storia divertente da raccontarle mentre tosava le pecore. In gran parte queste storie le aveva lette nei libri, ma gliele avrebbe raccontate come se le avesse vissute personalmente. Lei non avrebbe mai notato ladifferenza, perché non sapeva leggere i libri.
Ma quello voleva chiacchierare comunque. Gli mandò quale libro stesse leggendo. Il ragazzo pensò di mostrarsi brusco e cambiare panchina, ma suo padre gli aveva insegnato il rispetto per le persone
più anziane. Quindi gli porse il libro, per due motivi: primo, perché non sapeva pronunciarne il titolo. E, secondo, perché nel caso il vecchio non sapesse leggere, sarebbe stato egli stesso a cambiare panchina per non sentirsi umiliato.
Mmm... mormorò quegli, rigirando il volume da tutti i lati, quasi fosse un oggetto estraneo. E’ un libro importante, ma è molto noioso.
Il ragazzo ne fu sorpreso. Anche il vecchio sapeva leggere, e quel libro lo aveva già letto. E se il libro era davvero noioso come affermava lui, era ancora in tempo a scambiarlo con un altro.
E’ un libro che parla di qualcosa di cui parlano quasi tutti i libri, proseguì il vecchio. Dell'incapacitàdella gente di scegliere il proprio destino. E conclude facendo in modo che tutti credano allamenzogna più grande del mondo.
Qual è la menzogna più grande del mondo? gli domandò, sorpreso, il ragazzo.
E’ questa: che a un certo momento della nostra esistenza, perdiamo il controllo della nostra vita, che comincia così a essere regolata dal destino. E’ questa la menzogna più grande del mondo.
A me non è accaduto, affermò il ragazzo. Volevano che facessi il prete, ma io ho deciso di fare il pastore.
Meglio così, soggiunse il vecchio. Perché a te piace viaggiare.
Ha indovinato il mio pensiero, rifletto il ragazzo. Il vecchio, intanto, sfogliava il grosso libro, senza
la minima intenzione di restituirglielo. Il pastore notò che era vestito in modo strano: aveva l'aria di essere un arabo; cosa non poi straordinaria in quella regione. L'Africa si trovava a qualche ora appena da Tarifa: bastava solo attraversare il piccolo stretto con un'imbarcazione. Molte volte, in città, comparivano arabi che facevano acquisti e recitavano strane preghiere più volte al giorno.
Da dove venite, voi? domandò il ragazzo al vecchio.
Da molti luoghi.
Nessuno può essere originario di molti luoghi, rispose il ragazzo. Io sono un pastore e posso trovarmi in molti luoghi, ma sono originario di uno soltanto, di una città che si trova vicino a un antico castello. E’ lì che sono nato.
Allora possiamo dire che io sono nato a Salem. .
Il ragazzo non sapeva dove fosse Salem, ma non voleva domandarlo per non sentirsi umiliato della propria ignoranza. Si trattenne ancora un po' di tempo a fissare la piazza. Le persone andavano evenivano, e sembravano molto indaffarate.
Come sempre.
Non era proprio una pista. Ma sapeva che Salemnon si trovava in Andalusia. Altrimenti avrebbedovuto conoscerla.
E che cosa fate a Salem? insistette.
Che cosa faccio a Salem? per la prima volta il vecchio scoppiò in una risata di cuore. Ma io sono il re di Salem!
La gente racconta cose alquanto strane, pensò il ragazzo. Alle volte è meglio stare con le pecore,
che se ne stanno zitte, e cercano soltanto cibo e acqua. Oppure è meglio intrattenersi con i libri, cheraccontano storie incredibili ogniqualvolta vogliamoascoltarle. Ma quando parliamo con gli altri,
questi dicono certe cose e noi non sappiamo più come proseguire la conversazione.
Il mio nome è Melchisedek, disse il vecchio. Quante pecore possiedi?
Quante ne sono sufficienti, rispose lui. Il vecchio cominciava a voler sapere un po' troppo della sua vita.
Allora ci troviamo davanti a un problema. Non posso aiutarti fino a quando riterrai di avere pecore a sufficienza.
Il ragazzo si irritò. Non stava mica chiedendo aiuto. Era il vecchio che gli aveva chiesto del vino,due chiacchiere e il libro.
Restituitemi il libro, disse. Devo andare a riprendermi le pecore e proseguire.
Dammi un decimo delle tue pecore, disse il vecchio E io ti insegnerò come raggiungere il tesoro nascosto.
Il ragazzo, allora, di nuovo ripensò al sogno e all'improvviso tutto gli fu chiaro. La vecchia non gli
aveva chiesto nulla, ma quell'uomo che forse era suo marito sarebbe riuscito a strappargli molto più
denaro in cambio di un'informazione che non esisteva. Anche il vecchio doveva essere uno zingaro.
Prima che il ragazzo potesse dire alcunché, tuttavia, il vecchio si chinò, afferrò un ramoscello e
cominciò a scrivere sulla sabbia della piazza. Mentre si chinava, qualcosa gli brillò sul petto, con
tanta intensità che quasi abbagliò il ragazzo. Ma con un movimento troppo rapido per un uomo
della sua età, il vecchio coprì immediatamente quel bagliore con il mantello. Gli occhi del ragazzo
tornarono alla normalità e lui Riuscì a scorgere ciò che l'uomo stava scrivendo.

 
 
 

II

Post n°150 pubblicato il 28 Giugno 2009 da camilloiuy

Il ragazzo cominciò a stupirsi di quei pensieri. Forse la chiesa, con quel sicomoro che vi cresceva
all'interno, era frequentata da fantasmi. Aveva fatto sì che un sogno si ripetesse per la seconda volta,
e adesso gli stava suscitando una sensazione di rabbia contro le sue compagne, sempre tanto fedeli.
Bevve un po' di vino, che gli era avanzato dalla cena della sera precedente, e si strinse nella giacca. .
Sapeva bene, lui, come di lì a qualche ora, con il sole a picco, il caldo sarebbe stato così intenso da
impedirgli di condurre le pecore nei campi. Sarebbe stata l'ora in cui tutta la Spagna dormiva, inestate: il caldo durava fino alla sera. E per tutta la giornata lui avrebbe dovuto portarsi dietro la giacca. Eppure, ogniqualvolta pensava di lamentarsi per quel peso, si rammentava che proprio quello gli aveva impedito di sentire freddo al mattino.
La giacca aveva un suo motivo, proprio come il ragazzo. Dopo due anni trascorsi fra le pianure dell'Andalusia, egli ormai conosceva a memoria tutte le città della regione, e questa era la sua grande ragione di vita: viaggiare. Stava pensando che, questa volta, avrebbe spiegato alla giovane ilmotivo per cui un semplice pastore sapeva leggere: fino a sedici anni era stato in seminario. I suoi genitori, infatti, volevano che divenisse prete e costituisse motivo di orgoglio per un modestafamiglia contadina che lavorava solo per sfamarsi e dissetarsi, come le pecore. Aveva studiato latino, spagnolo e teologia. Ma, fin da bambino, sognava di conoscere il mondo, e questo era ben più importante che non conoscere Dio o i peccati degli uomini. Un pomeriggio, in visita alla famiglia, aveva trovato il coraggio di annunciare al padre la propria intenzione di non fare il prete. Perché voleva viaggiare.
Per questo villaggio sono già passati uomini provenienti da ogni parte del mondo, figliuolo mio gli aveva risposto il padre. vengono in cerca di cose nuove, ma le persone sono sempre uguali. Sispingono fino alla collina per vedere il castello e credono che il passato sia stato migliore del presente. Hanno capelli biondi o pelle scura, ma sono uguali agli uomini del nostro villaggio.
Ma io non conosco i castelli delle terre da cui loro vengono, aveva ribattuto il ragazzo.
Questi uomini, quando conoscono i nostri campi e le nostre donne, dicono che vorrebbero vivere qui per sempre, aveva proseguito il padre.
Voglio conoscere le donne e le terre da cui sono venuti quegli uomini, aveva insistito il ragazzo.
Perché loro, poi, non si fermano mai qui.
Quegli uomini hanno le borse piene di denaro, aveva aggiunto una volta il padre. Fra di noi, soltanto i pastori viaggiano. Allora farò il pastore.
Il padre non aveva detto altro. Il giorno dopo gli aveva consegnato una borsa con tre antiche monete d'oro spagnole.
Un giorno le ho trovate in un campo: erano destinate alla Chiesa, come tua dote. Compra il tuo gregge e vai per il mondo fino a quando non imparerai che il nostro castello è il più importante e lenostre donne sono le più belle.
E gli aveva dato la sua benedizione. Anche negli occhi del padre il ragazzo aveva letto quel desiderio di andare per il mondo: un desiderio ancora vivo, malgrado l'uomo avesse tentato diseppellirlo per decine d'anni con acqua, cibo, e con un luogo sempre uguale dove trascorrere tutta la notte.
L'orizzonte si tinse di rosso e,poi, spuntò il sole. Il ragazzo ripensò alla conversazione avuta con il padre e provò un senso di gioia: aveva ormai conosciuto molti castelli e molte donne, ma nessuna era uguale a colei che lo attendeva di li a due giorni. Quanto a lui, possedeva una giacca, un libro che poteva scambiare con un altro e un gregge di pecore. Eppure, la cosa più importante era cheogni giorno potesse realizzare il grande sogno della sua vita: viaggiare. Quando si fosse stancato delle campagne dell'Andalusia, avrebbe potuto vendere le pecore e fare il marinaio. Quando si fosse stancato del mare, avrebbe potuto conoscere molte città, molte donne, molte occasioni per essere felice.
Forse è così per tutti noi, pensò il pastore. Anche per me, che non penso ad altre donne da quando ho conosciuto la figlia del commerciante. Guardò il cielo. Secondo i suoi calcoli, sarebbe arrivato a Tarifa prima di pranzo. Là avrebbe potuto scambiare il suo libro con uno più voluminoso, riempirsi la bottiglia di vino e farsi barba e capelli. Doveva prepararsi all'incontro con la giovinetta e non voleva neppure pensare all'eventualità che un altro pastore, con più pecore, fosse arrivato prima dilui a chiedere la sua mano.
E’ proprio la possibilità di realizzare un sogno che rende la vita interessante, pensò mentre guardavadi nuovo il cielo e affrettava il passo. Si era appena ricordato che a Tarifa viveva una vecchiacapace di interpretare i sogni. E, quella notte, lui aveva fatto un sogno che aveva già fatto un altra volta.
La vecchia condusse il ragazzo in una stanza in fondo alla casa, separata dalla sala da una tenda fatta di strisce di plastica colorata. Là dentro c'erano un tavolo, un'immagine del Sacro Cuore diGesù e due sedie.
La vecchia si sedette e lo invitò a fare altrettanto. Poi gli prese le mani pregò sottovoce.
Sembrava una preghiera zingara. Il ragazzo aveva già incontrato molti zingari nel suo cammino: anche loro viaggiavano, ma non badavano alle pecore. La gente diceva che gli zingari passassero la vita a imbrogliare gli altri. E si diceva anche che avessero stretto un patto con il demonio e cherapissero bambini da impiegare come schiavi nei loro misteriosi accampamenti. Da piccolo, il ragazzo era stato sempre terrorizzato dall'idea di essere rapito dagli zingari: e adesso, mentre la vecchia gli teneva le mani, questo antico terrore era risorto.
Ma c'è l'immagine del Sacro Cuore di Gesù, pensò, cercando di tranquillizzarsi. Non voleva che la mano gli cominciasse a tremare e la vecchia si accorgesse della sua paura. In silenzio recitò un paternostro.
Interessante, disse la vecchia, senza distogliere lo sguardo dalla mano del ragazzo. E di nuovo tacque.
Il pastore stava cominciando a innervosirsi. Le mani cominciarono involontariamente a tremargli, e la donna se ne accorse. Lui le ritrasse rapidamente.
Non sono venuto qui per farmi leggere la mano, disse, pentito di essere entrato in quella casa. Per un attimo pensò che fosse meglio pagare e andarsene via senza sapere nulla: stava dando troppa importanza a un sogno che si era ripetuto.
Non sono venuto qui per farmi leggere la mano, disse, pentito di essere entrato in quella casa. Per un attimo pensò che fosse meglio pagare e andarsene via senza sapere nulla: stava dando troppa importanza a un sogno che si era ripetuto.
Un altro trucco, pensò il ragazzo. Eppure decise di rischiare. Un pastore corre sempre il rischio dei lupi o della siccità, ma è questo che rende più eccitante il suo lavoro.
Ho fatto lo stesso sogno due volte di seguito, disse. Ho sognato di trovarmi in un pascolo con le miepecore, ed ecco che appariva un bambino che cominciava a giocare con gli animali. Non mi piaceche tocchino le pecore, loro hanno sempre paura degli estranei. Ma i bambini riescono sempre a toccare gli animali senza farli spaventare. Non so il perché. Non so come mai gli animali riconoscano l'età degli esseri umani.
Torna al tuo sogno, disse la vecchia. Ho una pentola sul fuoco. E, oltretutto, tu hai pochi soldi e non puoi prenderti tutto il mio tempo.
Per un po', il bambino continuava a giocare con le pecore, proseguì il ragazzo, un po' intimidito. E poi, all'improvviso, mi prendeva per la mano e mi conduceva fino alle Piramidi d'Egitto.
Il ragazzo aspettò qualche istante per vedere se la vecchia conoscesse le Piramidi d'Egitto. Ma quella rimase in silenzio.
Poi, davanti alle Piramidi d'Egitto, pronunciò le ultime parole lentamente, perché la vecchia potessecomprenderle bene, il bambino mi diceva “Se verrai fin qui, troverai un tesoro nascosto.” E quando
stava per mostrarmi il luogo esatto, mi sono svegliato. Tutte e due le volte.
La vecchia si mantenne silenziosa ancora per un po' di tempo. Poi afferrò di nuovo le mani del ragazzo per studiarle attentamente.
Adesso non ti chiederò niente, gli disse. Ma voglio un decimo del tesoro, se lo troverai.
Il ragazzo rise. Di felicità. Così, per via diun sogno che parlava di tesori nascosti, avrebbe risparmiato un po' del denaro che possedeva. La vecchia doveva essere proprio una zingara, e gli zingari sono tutti dei somari.
Interpreta il sogno, allora, le chiese il ragazzo.
Prima giura. Giura che mi darai la decima parte del tuo tesoro in cambio di quanto ti dirò.
Il ragazzo giurò, ma la vecchia gli chiese di ripetere il giuramento guardando l'immagine del Sacro Cuore di Gesù.
E’ un sogno che appartiene al linguaggio del Mondo, spiegò lei. Posso interpretarlo, ma è un'interpretazione molto difficile. Perciò ritengo di meritare la mia parte in ciò che troverai.
Ed ecco l'interpretazione: devi andare fino alle Piramidi d'Egitto. Io non ne ho mai sentito parlare,
ma se chi te le ha indicate è un bambino, allora esse esistono. Là troverai un tesoro che ti farà ricco.
Il ragazzo ne fu sorpreso e poi irritato. Per questo, non c'era bisogno di cercare quella vecchia.

 
 
 

URLATE NO ALLA PEDOFILIA

Post n°149 pubblicato il 27 Giugno 2009 da camilloiuy

Logo Angel of babies

 

Marco 9:42
Avvertimento contro tutto ciò che è motivo di scandalo
1Co 8:9-13; 9:24-27
«E chiunque avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono, meglio sarebbe per lui che gli fosse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato in mare. 

Luca 17:2
Sarebbe meglio per lui che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli.

Matteo 18:6
Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare. 

 

 

 

 

 

Una storia dal Web
Si chiamava Jeffrey era un bambino di dieci anni
il cui corpo fu ritrovato nell’ottobre del 1997 in un fiume.
I suoi assassini appartenevano al gruppo
omosessualista nord americano, N**** CENSORED ,
nel corso delle indagini relative all’omicidio di Jeffrey
si è scoperto che uno dei carnefici, Charles Jaynes,
aveva un diario personale nel quale raccontava
"
che la lettura del bollettino e del sito Internet
del N*****
CENSORED
lo avevano aiutato a superare il blocco,
psicologico ed emozionale,
che gli impediva di mettere in pra­tica
la sua tentazione
(la chiamano così)
di avere rapporti sessuali con un bambino".
Gli assassini hanno confessato di aver convinto Jeffrey
a seguirli con la promessa
di comprargli una bicicletta
e più tardi,
quando il giovane ha resistito
ai tentativi di violenza sessuale,
di averlo soffocato e poi di averlo violentato.
La famiglia di Jeffrey denunciò il N****
e sette dei suoi dirigenti,
accusandoli di avere un collegamento con gli assassini.
E' stata aperta un' inchiesta giudiziaria
basata sul fatto che
migliaia di bambini sono stati violentati
ogni anno
da associati del N*****.

Quanti Jeffrey dovranno morire soffocati
dopo essere stati stuprati prima che si faccia
una battaglia mediatica e politica contro
la 'CULTURA' DELLA PEDOFILIA
e di un finto libero pensiero che nega il diritto a vivere?
Quanti come MJ dovranno sopportare accuse infamanti mentre gli infami schifoidi camminano e fanno siti?

si fidano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

I parte

Post n°148 pubblicato il 25 Giugno 2009 da camilloiuy

PRIMA PARTE

Decise di trascorrere la notte in quel luogo. Fece entrare tutte le pecore dalla porta in rovina e poi dispose alcune tavole di legno perché non potessero fuggire durante la notte. Non c'erano lupi in quella zona, ma una volta un animale era scappato e c'era voluta un'intera giornata perché lo ritrovasse.
Mise per terra la giacca e si sdraiò, usando come guanciale il libro che aveva appena finito di leggere. Prima di addormentarsi, pensò che doveva cominciare a leggere libri un po' più voluminosi: ci sarebbe voluto più tempo a finirli ed erano guanciali più comodi per la notte.
Era ancora buio quando si svegliò. Guardò in alto e, attraverso il soffitto semidistrutto, intravide le stelle che brillavano.
Vorrei dormire ancora un po', pensò. Aveva fatto lo stesso sogno della settimana precedente e, dinuovo, si era svegliato prima della sua conclusione.
Si alzò e bevve un sorso di vino. Poi afferrò il bastone e cominciò a svegliare le pecore che ancora dormivano. Aveva notato che, appena si destava lui, anche la maggior parte delle bestie cominciava a svegliarsi. Come se vi fosse una misteriosa energia che univa la sua vita a quella delle pecore che da due anni percorrevano insieme con lui la regione, in cerca di cibo e di acqua. Ormai si sono tanto
abituate a me che conoscono i miei orari, mormorò sottovoce. Poi, riflettendo, pensò che potevaessere anche il contrario: forse era lui che si era abituato all'orario delle pecore.
Ce n'erano alcune, però, che impiegavano un po' più di tempo a muoversi. Il ragazzo le risvegliò a una a una con il suo bastone, chiamandole per nome. Era convinto che le pecore fossero in grado dicapire ciò che lui diceva: perciò ogni tanto usava leggere loro i brani di quei libri che lo avevano colpito, o parlar loro della solitudine e della gioia di un pastore in mezzo alla campagna, oppure commentare le ultime novità che osservava nelle città per cui soleva passare.
Negli ultimi giorni, tuttavia, il suo argomento era stato praticamente uno solo: la giovinetta, figlia del commerciante, che viveva nella città dove sarebbe giunto di lì a quattro giorni. C'era già stato solo una volta, l'anno precedente. Il commerciante, che possedeva una bottega di tessuti, gradiva sempre che le pecore fossero tosate davanti ai suoi occhi, per evitare imbrogli. Un amico gli aveva indicato quella bottega, e il pastore vi aveva portato le sue pecore.
Ho bisogno di vendere un po' di lana, aveva detto al commerciante.
Il negozio era pieno e l'uomo gli aveva chiesto di aspettare fino all'imbrunire. Lui, allora, si era seduto lì davanti sul marciapiede e aveva tirato fuori dalla bisaccia un libro.
Non pensavo che i pastori sapessero leggere, aveva detto allora una voce femminile accanto a lui.
Era una ragazza tipica della regione andalusa, con i lunghi capelli neri e gli occhi che ricordavano vagamente gli antichi conquistatori mori.
Perché le pecore insegnano più dei libri, aveva risposto il ragazzo. Si erano trattenuti a parlare per più di due ore. Lei gli aveva detto di essere la figlia del commerciante, parlandogli poi della vita nel paese, dove ogni giorno era uguale all'altro. Il pastore le aveva raccontato delle campagne dell'Andalusia, delle ultime novità che aveva notato nelle città dove era passato. Era contento perché, per una volta, poteva parlare con qualcuno, a parte le pecore.
Come tutti gli altri, aveva risposto lui. A scuola.
E allora, se sai leggere, perché sei soltanto un pastore?
Il ragazzo aveva accennato una scusa qualunque per non rispondere a quella domanda: lei, certo, non avrebbe potuto capirlo. Aveva continuato a raccontare le sue storie di viaggi, mentre quegli occhietti mori si aprivano e si chiudevano per la meraviglia e la sorpresa. Via via che il tempo passava, il ragazzo aveva cominciato a desiderare che quel giorno non avesse mai fine, che il padre di lei fosse occupato ancora per lungo tempo e lo facesse attendere tre giorni. Si era reso conto che
stava provando qualcosa che non aveva mai sentito prima di allora: il desiderio di fermarsi per sempre in una città. Con quella giovinetta dai capelli neri, i giorni non sarebbero stati mai uguali.
Ma infine il commerciante era arrivato e gli aveva detto di tosare quattro pecore. Poi gli avevapagato il dovuto e chiesto di tornare l'anno dopo.
Ora mancavano solo quattro giorni perché facesse ritorno a quel villaggio. Era eccitato e, al tempo stesso, insicuro: forse la giovinetta lo aveva dimenticato. Da quelle parti passavano tanti pastori avendere la lana.
Non ha importanza, disse il ragazzo alle pecore. Anch'io conosco altre giovani in altre città.
Ma, in fondo al cuore, sentiva invece che quello era importante. Perché anche i pastori, come i marinai o come i commessi viaggiatori, sanno che c'è sempre una città dove esiste qualcuno capace di far loro dimenticare la gioia di vagare liberamente per il mondo.
Il giorno cominciò a rischiararsi e il pastore guidò le pecore in direzione del sole. Loro non hanno mai bisogno di prendere alcuna decisione, pensò. Ecco perché, forse, rimangono sempre con me.
L'unica necessità che le pecore sentivano era di un po' d'acqua e di un po' di cibo. Fino a quando ilragazzo avesse conosciuto i pascoli migliori dell'Andalusia, le pecore gli sarebbero state sempreamiche. Anche se i giorni erano tutti uguali, fatti di lunghe ore che si trascinavano fra il sorgere e il
tramontare del sole. E tutto ciò anche se non avevano mai letto un solo libro nelle loro brevi vite, e non conoscevano la lingua degli uomini che portava le novità nei paesi. Si accontentavano di acquae cibo, e ciò bastava. In cambio, offrivano generosamente la loro lana, la loro compagnia e, di tanto in tanto, la loro carne.
Se oggi diventassi un mostro e decidessi di ammazzarle una dopo l'altra, lo capirebbero soltanto dopo che fosse stato sterminato quasi tutto il gregge, pensò il ragazzo. Perché si fidano di me, mentre non si fidano più del loro istinto. Solo perché io le conduco al nutrimento e all'acqua.

 
 
 

L'ALCHIMISTA

Post n°147 pubblicato il 24 Giugno 2009 da camilloiuy
 

PROLOGO

L'Alchimista conosceva la leggenda di Narciso, un bel giovane che tutti i giorni andavaa contemplare la propria bellezza in un lago. Era talmente affascinato da se stesso cheun giorno scivolò e morì annegato. Nel punto in cui cadde nacque un fiore, che fuchiamato narciso.
Ma non era così che Oscar Wilde concludeva la storia.
Egli narrava invece che, quando Narciso morì, accorsero le Oreadi - le ninfe del bosco  e videro il lago trasformato da una pozza di acqua dolce in una brocca di lacrime salate.
“Perché piangi?” domandarono le Oreadi.
“Piango per Narciso” disse il lago.
“Non ci stupisce che tu pianga per Narciso”, soggiunsero. “Infatti, mentre noi tutte lo abbiamo sempre rincorso per il bosco, tu eri l'unico ad avere la possibilità di contemplare da vicino la suabellezza.”
“Ma Narciso era bello?” domandò il lago.
“Chi altri meglio di te potrebbe saperlo?” risposero, sorprese, le Oreadi. “In fin dei conti, era sulle tue sponde che Narciso si sporgeva tutti i giorni.”
Il lago rimase per un po' in silenzio. Infine disse:
“Io piango per Narciso, ma non mi ero mai accorto che fosse bello. Piango per Narciso perché, tutte le volte che lui si sdraiava sulle mie sponde, io potevo vedere riflessa nel fondo dei suoi occhi la mia bellezza.” “Che bella storia!” disse l'Alchimista.

 

 

http://www.lucianolombardi.it/Cartoline/immagini/Alchimista.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 


 
 
 

RITORNO

Post n°146 pubblicato il 24 Giugno 2009 da camilloiuy

SONO TORNATA DISFO LA VALIGIA

E SONO DA VOI, CHE NON MI AVETE

DIMENTICATA...

CARLA

 
 
 

Quando torni?

Post n°145 pubblicato il 24 Giugno 2009 da cadendoversolalto

Io ti aspetto qui...

 
 
 

per te carlotta...

Post n°144 pubblicato il 12 Giugno 2009 da voloconte6

 

mi manchi cara amica...

 
 
 

Bčh!

Post n°143 pubblicato il 02 Giugno 2009 da Dj_2008

Dove sei finita?

A sora Carla! A'ndòstate? Mih! Mah! Ehm! Quanno tornate?

I due fratelli Vi aspettano! *__^

 
 
 

Bimbasprint

Post n°142 pubblicato il 23 Maggio 2009 da isry
 

ahò...
si nun lo sapessi
vorebbe di' che te lo dicessi!
salendo sopra un pero
gridanno ar modo de renato zzero
GRANDEEEEE!!!!!!

bimbasprint

 
 
 

Torna presto!!!

Post n°141 pubblicato il 22 Maggio 2009 da cadendoversolalto

Ogni amico
costituisce un mondo
dentro di noi.
Un mondo mai nato
fino al suo arrivo,
ed č solo tramite
questo incontro,
che nasce un nuovo mondo...

Torna presto...mi manchi...

Da cuore a cuore...ti voglio bene..

 
 
 

un mondo di colore...

Post n°140 pubblicato il 21 Maggio 2009 da voloconte6

PER TE CARLOTTA

 

 
 
 

perdonatemi ma nn ho tempo...

Post n°139 pubblicato il 18 Maggio 2009 da camilloiuy

 

 

tornerò presto, ma in questo periodo proprio nn ho tempo......vi voglio bene

 
 
 

per te Carlotta...

Post n°138 pubblicato il 14 Maggio 2009 da voloconte6

TI AUGURO UNA FELICE GIORNATA...

MARI

 
 
 

Per te dolce amica...

Post n°137 pubblicato il 09 Maggio 2009 da cadendoversolalto

Noi due,

amiche, sorelle.

Nessun legame di sangue,

ma legate da un filo,

sottile, impercettibile,

che unisce le persone

che si vogliono bene.

A te vorrei che la vita

donasse un giardino

colmo di rose,

privandole di tutte le spine,

per rendere il tuo cammino

gaio e sereno.

A te regalo

tre desideri:

amicizia, bene, lealtā.

Portali nel tuo cuore,

dove li troverai ogni volta che vorrai...

Ti voglio bene...da cuore a cuore...



 

 
 
 

per te carlotta...

Post n°136 pubblicato il 08 Maggio 2009 da voloconte6

oggi mi manchi tanto...

buona giornata

Mari

 
 
 

Per te cara Carlotta...

Post n°135 pubblicato il 07 Maggio 2009 da voloconte6

La strada della mia vita è sempre stata piena d'insidie.
Avanzavo senza batter ciglio, come un gabbiano solitario.
La sofferenza e l'inquietudine mi accompagnavano ormai

da tempo,

i sentimenti che mi contraddistinguono sembravano

arenati nel profondo del mare.


Improvvisamente nel buio del mio cammino vidi una luce,
quando il mio sguardo incrociò il tuo per la prima volta.


In quel frangente il mondo intorno a me smise di muoversi,
e solo un rumore udii che pian piano aumentava d'intensità,
era il battito del mio cuore.


I tuoi strabilianti occhi azzurri come il cielo
risplendevano sui miei come una cometa fluorescente,
e li intuì che l'emozione più grande della mia vita

 non l'avevo ancora provata..
ora posso dirlo,
è quella di amarti...

Mari

 

 

 
 
 

desiderio d'amore

Post n°134 pubblicato il 03 Maggio 2009 da camilloiuy

Voi vorreste essere amati, 
e siete infelici perché pensate 
di non esserlo – o di non esserlo abbastanza! 

Ma dovete capire 
che con questo atteggiamento sarete ancora più infelici. 

Come volete che si ami qualcuno che se ne va in giro scuro in volto 
e guarda gli altri con aria di rimprovero, 
come se questi fossero colpevoli della sua infelicità? 

Ammettiamo che sia vero: nessuno vi ama.

D’accordo, è molto triste non essere amati, 
ma più triste ancora è non poter amare. 
Chi non ama firma la propria sentenza di morte. 

Ditemi, cos’è che v’impedisce di amare? 
Voi siete liberi,
ma non potete obbligare gli altri ad amarvi: 
questo dipende da loro, non da voi; 
amare, invece, dipende esclusivamente da voi.

Sforzatevi di fare voi il primo passo verso gli altri.
Non aspettate che siano sempre gli altri a iniziare, 
perché voi ritenete di meritare il loro amore. 
Amate, e sarete felici. 

E quando gli altri sentiranno in voi quella felicità di amare,
felicità che si manifesta attraverso una luce e un calore,
vedrete che anche loro incominceranno ad amarvi. 

preso dal web

 
 
 

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