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Creato da cassonetto99 il 11/01/2007
...tentando di rincollarmi
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Messaggi di Aprile 2012
E’ proprio uno strano percorso quello che intraprendi quando decidi di dare una famiglia a un bambino abbandonato.
Per le persone che incontri, per le leggi di cui vieni a conoscenza, per gli iter che sei obbligato a seguire.
Ma, per quanto io mi giudichi proprio poco venale, la caratteristica che più salta all’occhio in questa “passeggiata di salute” sono i soldi che ti chiedono.
Decidere di adottare un bambino all’estero significa necessariamente – secondo le leggi del nostro Paese - dare mandato ad un Ente autorizzato. Questo significa che dopo mesi di corsi preparatori, “trattamenti” psicologici, indagini di ogni genere (l’unica cosa che non ci è stata chiesta è quante volte al giorno ci cambiamo le mutande), ispezioni domestiche e un’udienza davanti a un giudice onorario, non puoi prendere il tuo decreto di idoneità e fare le pratiche di adozione in un Paese che ti richiede quest’unico documento.
E no.
Devi dare mandato all’Ente. Cosa non semplicissima intanto, perché alcuni hanno attese di mesi (e il tuo decreto vale UN anno) per “riceverti” e “accettarti”.
Dopodichè i costi per questo mandato vanno dai 2.000 ai 6.000 euro.
Costi per i “servizi resi in Italia”, li chiamano loro; ovviamente ci sono poi quelli da sostenere per il Paese di origine del bambino, che variano a seconda della tua scelta.
Mi sono domandata “ma quando ho deciso di dare la mia disponibilità ad adottare, volevo comprare legalmente una creatura?”.
No.
Oh, no.
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Anche oggi, come ogni ventidue aprile, ti ho cercato un po' di più.
Ti ho trovato, come sempre, in molte cose.
Ti ho trovato in mezzo al cielo azzurro striato di nuvole.
Ti ho trovato dentro a un piccolo uomo che mette l'anima per difendere la sua porta con le unghie e con i denti dai goals avversari.
E nei suoi occhi che amo tanto, così come avrei amato smisuratamente i tuoi.
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Come patisco la tua lontananza.
La distanza a cui mi tieni.
Mascherandola poi con atteggiamenti che poco comprendo.
Io e te spesso ci siamo capite senza parlare, abbiamo avuto il dono di trovarci mentre vagavamo ognuna nel suo mondo, forse nemmeno troppo soddisfatte.
Siamo diventate sorelle senza avere lo stesso sangue.
Molte volte abbiamo sentito l’una lo stesso dolore dell’altra, facendo i turni nelle nostre sfighe.
Abbiamo superato insieme qualche periodo negativo e avuto lo stesso identico desiderio di passare tutto il tempo “buono” che ci era concesso, insieme.
Amo il tuo bambino come se fosse il mio e aspetto con impazienza di farti diventare zia per vedere quella stessa gioia mia anche nei tuoi occhi. Occhi così belli e che non san nasconder niente (“nemmeno quanto tu sia intelligente”).
Soffro il tempo che il quotidiano ci costringe a passare lontane e se cerco di tirarmi su in un momento di sconforto il mio pensiero corre da te, da voi, a quanto siamo in grado di ridere fino alle lacrime per le cose più assurde, alla nostra impareggiabile capacità di stare bene insieme anche addormentandoci tutti e cinque davanti alla tv, alla naturale disinvoltura tra noi tipica soltanto di persone della stessa famiglia. Ma noi siamo una famiglia.
Quando rifletto sul passato, mi accorgo che ci sei sempre stata (quando il tempo non passava / non passava la nottata / eri solo più lontana / ma tu ci sei sempre stata)
E se la mia testa azzarda un passo verso il futuro, non lo posso nemmeno immaginare senza te.
E allora, dì, adesso, dove sei?
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Mentre la giornata lavorativa volge al termine, anche la mia pazienza volge al termine.
Volge al termine la mia diplomazia (ma ne possedevo?), volgono al termine la mia attenzione, la mia cortesia, la voglia di fare le solite cinque/dieci cose tutte insieme per non deludere nessuno.
Non so quand’è che è cominciata questa insofferenza, sembra un costante prurito di sottofondo che se gli presti attenzione ti togli la pelle a forza di grattare.
Non capisco nemmeno perché ho iniziato ad avere una soglia di sopportazione così bassa, se in effetti sono stata sempre così ma me la raccontavo diversamente.
Non riesco a ricordare l’inizio di questa elettricità che mi attraversa come se ci fosse un temporale in arrivo (“E la mia mente è divisa dentro ad un corpo solo”)
Forse non me ne sono accorta.
“Gli occhi non sanno vedere quello che il cuore vede
La mente non può sapere quello che il cuore sa
L'orecchio non può sentire quello che il cuore sente
Le mani non sanno dare quello che il cuore da
C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità
Il lupo perde il pelo io perdo le occasioni
Ma non so perdere il vizio delle emozioni
La vita è più interessante delle definizioni
E tutto quello che arriva da qualche parte va”
* Lorenzo Cherubini - Temporale *
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E’ arrivato all’improvviso, ha spazzato foglie, fiori appena spuntati, ha portato nuvole grigie e gonfie.
Questa primavera calda mi faceva sentire meglio, invece è stato un attimo.
Come sui ricci ormai appassiti, qualche colpo di forbice e via, non c’è più nulla.
Mi sento leggera senza la mia massa di capelli.
E Dio solo sa quanta voglia ho di sentirmi leggera.
Quasi evanescente.
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Inviato da: cassonetto99
il 11/06/2013 alle 14:15
Inviato da: mammapasticcio
il 04/06/2013 alle 10:30
Inviato da: sposa_di_giugno
il 29/04/2013 alle 16:00
Inviato da: odio_via_col_vento
il 22/04/2013 alle 16:34
Inviato da: odio_via_col_vento
il 05/10/2012 alle 19:03