bountybay il 31/01/11 alle 20:36 via WEB
Tanto per farti conoscere un po’ di storia, ti lascio qualche appunto .. di tuoi compagnucci.
Budapest 1956: il pensiero di Pietro Ingrao (all’epoca 41enne): «A Roma nel gruppo dirigente fummo in molti a non afferrare il senso della rivolta ungherese. Io, purtroppo – sbagliando gravemente - fui tra questi. Proprio in quei giorni, con roboanza cruciale, scrissi per l’Unità un editoriale, che si intitolava “Da una parte della barricata”, schierandomi contro le forze nuove che scendevano in lotta per la libertà dell’Ungheria. Fu un errore grave di cui serbo un ricordo ancora cocente».
Peccato che Pietro Ingrao abbia ammesso i suoi errori solo dopo 50 anni.
Massimo Caprara (già segretario di Togliatti e membro della Direzione del PCI),racconta: «[…] Togliatti mi avvertì il 2 novembre 1956. “Sono entrati a Budapest”. “Accidenti”, dissi. “Ma sono i nostri”, tagliò corto Togliatti,
“Viva l’Armata Rossa”, urlò Giuliano Pajetta “Noi non possiamo ignorare la funzione dell’esercito sovietico liberatore”.
L’Unità scriveva: “Gruppi di facinorosi hanno attaccato la sede della radio e del Parlamento e hanno lanciato slogan antisovietici e controrivoluzionari”.
“I ribelli controrivoluzionari hanno fatto ricorso alle armi. La rivoluzione socialista ha difeso con le armi se stessa, com’è suo diritto sacrosanto. Guai se così non fosse”.
Il partito comunista italiano è in subbuglio, continua Caprara: “L’intervento sovietico contraddice i principi che costantemente rivendichiamo nei rapporti internazionali e viola il principio dell’autonomia degli Stati socialisti” a parlare è Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della CGIL. Di Vittorio è convocato d’urgenza da Togliatti, che gli dice:
“Il documento della CGIL va ritirato. Devi essere tu a correggere la posizione. Lo farai nel prossimo comizio. A Livorno, domenica ventura”.
La domenica successiva, a Livorno, Di Vittorio parlò e rinnegò se stesso.
Nonostante simili gravissimi eventi, - conclude Massimo Caprara - io allora non uscii dal partito. Uscii invece nel 1968, dopo l’invasione russa di Praga, quando fui radiato dal Pci. Non mi assolvo. Porto il peso dei miei errori e della colpa della mia ideologia».
Giorgio Napolitano disse: «In Ungheria l’Urss porta la pace».
Nel 1956, all’indomani dell’invasione sovietica di Budapest, Antonio Giolitti e altri dirigenti di primo piano lasciarono il PCI. Napolitano bocciò con durezza la loro scelta, schierandosi con Togliatti e con l’URSS. L’Unione sovietica, secondo lui, sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace nel mondo».
Fausto Bertinotti il 22 ottobre 2008 disse testualmente della “Primavera di Praga”: «Chi poteva non fece abbastanza, chi avrebbe dovuto accomunare la propria protesta a quella dei giovani cecoslovacchi, volse lo sguardo altrove». Insomma, il Pci fu “distratto”.
Ma Bertinotti all’epoca non prese le distanze dal PCI e sigle simili.
Ancora oggi chi visse in prima persona quelle vicende non ammette i propri errori.
Nel XX secolo hanno sbagliato nazisti e fascisti. Ma anche tanti, troppi comunisti. Chi se ne scusa? Nazisti e comunisti avrebbero complessivamente almeno 150.000.000 di ragioni per farlo (tante sono le morti violente da loro causate in pochi decenni del XX secolo). Molti politici ancora sul campo hanno avallato (e negato) le Foibe (1945), i carri armati nel centro Europa, il Muro di Berlino (1961/1989),Piazza Tien An Men (04/06/1989) ed altro ancora. Malgrado ciò, essi riempiono tuttora il Parlamento, sono stati o sono Senatori a vita, sono stati Ministri, Presidenti del Consiglio, di Camera e Senato.
Addirittura Presidente della Repubblica.
Non è ora di cambiare pagina?
(Rispondi)
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Inviato da: cassetta2
il 30/10/2023 alle 18:23
Inviato da: avvbia
il 28/01/2020 alle 10:15
Inviato da: giuseppedoria2010
il 06/02/2016 alle 15:38
Inviato da: avvbia
il 28/01/2016 alle 10:54
Inviato da: giramondo595
il 17/10/2014 alle 09:39