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Un blog creato da gates_of_dawn il 30/10/2003

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travelling through inner and outer space..

 
 

ALI DI CARTA

 

Copertina del libro Il cimitero di praga

 Umberto Eco
Il cimitero di Praga


 

Copertina del libro Libertà di Jonathan Franzen

Jonathan Franzen
Freedom

 


 

 

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Post N° 237

Post n°237 pubblicato il 17 Giugno 2005 da gates_of_dawn

" ... mi è stata data una visione.. di quanto piccoli e insignificanti, e di quanto rari e preziosi noi, tutti quanti, siamo.. "

[Jodie Foster in Contact - tratto dal bel libro di Carl Sagan]

 

 
 
 

Post N° 236

Post n°236 pubblicato il 02 Giugno 2005 da gates_of_dawn
Foto di gates_of_dawn




La Costituzione Europea.

Ma chi la conosce?

Oggi ho realizzato che sto leggendo articoli, ascoltando reportage, commenti e discussioni sui grandi NO affermati dai francesi e dagli olandesi, e vedremo i prossimi referendum [per noi italiani, eterni minorenni o minorati, hanno deciso i paparini govenativi], ma non so realmente di cosa stiamo parlando..

Shame on me!

E così mi sono scaricata un pdf di 325 pagine.
E prometto a me stessa che cercherò di leggerlo nei prossimi giorni.

Ma può la Costituzione Europea riempire un vuoto di amore?

NO! Non può.

Mo' urlo!!!


 
 
 

Post N° 235

Post n°235 pubblicato il 22 Maggio 2005 da gates_of_dawn



Troppe cose da fare, troppo poco il tempo per scrivere qui.

Che succede? Non molto, almeno degno di essere raccontato.

Sono diventata una militante condominiale. Minimo due riunioni alla settimana, documenti, volantini, telefonate, e-mail, consultazione di legali. Non da sola, naturalmente, ma con il piccolo gruppo che cerca di ripristinare la legalità.
Mi aggiro nei cortili e cerco di sensibilizzare i vicini di casa.
Vietato ridere!! E' una cosa seria.
Ieri ho scritto un volantino, e l'ho affisso ai portoncini delle undici scale.

Cominciava così:    

Correttezza   
Trasparenza
Rettitudine
 
Informazione obiettiva
Democrazia

Questo è quanto io chiedo al vivere sociale, queste sono le garanzie di base per operare in un gruppo di persone che condividono un interesse comune e giustamente esigono che vengano presi in considerazione i punti di vista di tutti.(...)

Insomma, una cosa un po' inconsueta, ma necessaria, quando si instaurano anche se solo in una  piccola comunità, comportamenti para-mafiosi, a sostegno di un amministratore che è un farabutto.

Il privato è politico, etc. etc.

Tutto 'sto impegno, che non è il sogno della mia vita, anzi, ma mi sembra doveroso, se non altro ha come effetto collaterale positivo di non permettermi di pensare troppo, e in questo periodo è buona cosa.

Di cose carine ne ho fatte solo un paio.

Due settimane fa ho passato il sabato alla Fiera del Libro di Torino. A lustrarmi gli occhi e i neuroni.

Ho seguito uno dei molteplici incontri organizzati nella giornata. Questo era sulla traduzione. Dopo il mio tentativo con il raccontino francese, mi stuzzicava molto sentire i professionisti.

C'erano Barbara Lanati, traduttrice di Emily Dickinson, Angela Carter, e altri anglosassoni, e Giorgio Amitrano, che ha fatto conoscere in Italia Banana Ioshimoto, e ha tradotto diversi altri autori giapponesi.

Molto molto interessante, le problematiche, gli aneddoti..
Lingue e linguaggi mi affascinano molto.

Peccato la vita sia tanto breve, e troppe le cose interessanti..

 

  

 
 
 

Vualà la traducsiòn!!

Post n°234 pubblicato il 30 Aprile 2005 da gates_of_dawn


Non sono riuscita a trovarla da nessuna parte, perciò l'ho fatta io e me ne prendo tutte le responsabilità..  Alphonse si rivolterà nella tomba, lo so, ma, vi prego, non tiratemi le pietre, che sono già acciaccata di mio! [N.d.T.]

:o)

UN DRAMMA MOLTO PARIGINO

di Alphonse Allais



CAPITOLO PRIMO

Dove si fa conoscenza con un Signore e una Signora che avrebbero potuto essere felici, senza i loro eterni fraintendimenti.

O qu'il ha bien sceu choisir, le challan!
Rabelais

All’epoca in cui inizia questa storia, Raoul e Marguerite (un nome grazioso per gli amori) erano sposati da circa cinque mesi.
Matrimonio d’amore, beninteso.
Raoul, una bella sera, ascoltando Marguerite cantare la gradevole romanza del colonnello Henry d'Erville :

  
L'averse, chère à la grenouille, 
   Parfume le bois rajeuni.
   …Le bois, il est comme Nini. 
  Y sent bon quand y s'débarbouille.

Raoul, dico, aveva giurato a sé stesso che la divina Marguerite (diva Margarita) non sarebbe appartenuta a nessun altro uomo che a lui.
Il ménage avrebbe potuto essere il più felice del mondo, senza il pessimo carattere dei due coniugi.
Per un sì, per un no, crac! un piatto rotto, un ceffone, un calcio nel sedere.
A questo chiasso, Amore fuggiva piangente, aspettando, in un angolo di un grande parco, l’ora sempre vicina della riconciliazione.
Allora, erano innumerevoli baci, carezze senza fine, tenere ed esperte, ardori  infernali. 
C'era da credere che quei due porcellini litigassero per offrirsi l’occasione di riconciliarsi.


CAPITOLO II
 

Semplice episodio che, senza collegarsi direttamente all’azione, darà alla clientela una idea sul modo di vivere dei nostri eroi.
                                                                                                                     Amour en latin faict amor. 
Or donc provient d'amour la mort 
Et, par avant, soulcy qui mord, 
Deuils, plours, pièges, forfaitz, remords...
(Blason d'amour.)

Un giorno, tuttavia, la cosa fu più grave del solito.
Una sera, piuttosto.
Si erano recati al teatro d'Application, dove si recitava, tra altre pièces, L'Infidèle, di M. de Porto-Riche
- Quando ti sarai stancata di fissare Grosclaude, ringhiava Raoul, fammelo sapere.
– E tu, rimbeccava Marguerite, quando avrai conosciuto intimamente mademoiselle Moreno, passami il binocolo.
Iniziata in questo tono, la conversazione non poteva che terminare con le più riprovevoli violenze reciproche.
Nella carrozza che li riportava a casa, Marguerite si divertì a graffiare l’amor proprio di Raoul come un vecchio mandolino fuori uso.

Ancora prima di essere rientrati a casa, i belligeranti presero le loro rispettive posizioni.
La mano alzata, lo sguardo duro, i baffi tali e quali quelli di un gatto furibondo, Raoul si avventò su Marguerite, che, a quel punto, aveva cominciato a tenersi lontana.

La poveretta scappò, rapida e furtiva come fa la cerbiatta nella foresta. 
Raoul stava per riprenderla.
Allora, un lampo ispirato dalla suprema angoscia folgorò il cervellino di Marguerite.
Girandosi bruscamente, si gettò tra le braccia di Raoul gridando:
- Ti prego, mio piccolo Raoul, difendimi!

 
CAPITOLO III

Dove i nostri amici si riconciliano come io, a voi furbetti, auguro di fare sovente.

"Hold your tongue, 
Please !"

...............................................

...............................................


CAPITOLO IV

Come si potrà constatare che la gente che si immischia in cose che non la riguardano farebbe molto meglio a restarsene tranquilla.

C'est épatant ce que le monde deviennent rosse depuis quelque temps!
(Paroles de ma concierge dans la matinée de lundi dernier.)

Un mattino, Raoul ricevette il seguente biglietto : "Se, per caso, volete vedere vostra moglie di umore allegro, andate dunque, giovedì, al ballo degli Incoerenti, al Moulin-Rouge. Lei sarà là mascherata e travestita da piroga congolese. A buon intenditor, i miei saluti! un amico."
La stessa mattina, Marguerite ricevette il seguente biglietto:
"Se, per caso, volete vedere vostro marito di umore allegro, andate dunque, giovedì, al ballo degli Incoerenti, al Moulin-Rouge. Lui sarà là, mascherato e travestito da templare fine secolo. A buona intenditrice, i miei saluti! un’amica."

Questi messaggi non caddero nell’orecchio di due sordi.
Dissimulando abilmente le loro intenzioni, quando arrivò il giorno fatale :
- Mia cara, fece Raoul con la sua aria più innocente, sono costretto a lasciarvi fino a domani. Affari della più grave importanza mi chiamano a Dunkerque.
- Capita al momento giusto, rispose Marguerite, con delizioso candore, ho appena ricevuto un telegramma di mia zia Aspasie, la quale, molto sofferente, mi desidera al suo capezzale.

 
CAPITOLO V

Dove si vede la folle gioventù del giorno d’oggi volteggiare nei più illusori ed effimeri piaceri invece di pensare all’eternità.
                                                                                                                                       Mai vouéli vièure pamens : 
La vido es tant bello ! 
AUGUSTE MARIN.

Le cronache del Diable Boiteux erano state unanimi nel proclamare che il ballo degli Incoerenti rivestiva quell’anno uno splendore inconsueto.
Molte spalle e gambe niente male, senza contare gli accessori.
Due partecipanti sembravano non prendere parte alla follia generale: un Templare fine secolo e una Piroga congolese, entrambi ermeticamente mascherati.
Allo scoccare delle tre del mattino, il Templare si avvicinò alla Piroga e la invitò a cenare con lui.
Per tutta risposta, la Piroga appese la sua manina al braccio robusto del Templare, e la coppia si allontanò.

 

CAPITOLO VI

Dove la situazione si imbroglia. 

- I say, don't you think the rajah laughs at us? - Perhaps, sir. 
Henry o'mercier.

- Lasciateci un istante, fece il Templare al cameriere del ristorante, quando avremo deciso le ordinazioni vi chiameremo.
Il cameriere si ritirò e il Templare chiuse accuratamente a chiave la porta della saletta privata.
Poi, con un movimento brusco, dopo essersi sbarazzato del suo elmo, strappò la maschera  della Piroga.
Tutti e due, contemporaneamente, gettarono un grido di stupore, non riconoscendosi l’un l’altra.
Lui, non era Raoul.
Lei, non era Marguerite.
Si presentarono vicendevolmente le loro scuse e non tardarono a far conoscenza con il favore della cenetta, e non vi dico altro.


CAPITOLO VII

Conclusione felice per tutti, tranne che per gli altri.

Buvons le vermouth grenadine,
Espoir de nos vieux bataillons.
George Auriol

Questa piccola disavventura servì di lezione a Raoul e a Marguerite.
A partire da quel momento, non litigarono mai più e furono perfettamente felici.
Non hanno ancora bambini, ma questo verrà.

 
 
 

Post N° 233

Post n°233 pubblicato il 28 Aprile 2005 da gates_of_dawn
Foto di gates_of_dawn




..con un sorriso..

..un delizioso racconto, poco conosciuto..



Un drame bien parisien
 

di Alphonse Allais



  
CHAPITRE PREMIER

Où l'on fait connaissance avec un Monsieur et une Dame qui auraient pu être heureux, sans leurs éternels malentendus.

O qu'il ha bien sceu choisir, le challan !
Rabelais

A l'époque où commence cette histoire, Raoul et Marguerite (un joli nom pour les amours) étaient mariés depuis cinq mois environ.
Mariage d'inclination, bien entendu.
Raoul, un beau soir, en entendant Marguerite chanter la jolie romance du colonel Henry d'Erville :

       L'averse, chère à la grenouille,
       Parfume le bois rajeuni.
      …Le bois, il est comme Nini.
      Y sent bon quand y s'débarbouille.

Raoul, dis-je, s'était juré que la divine Marguerite (diva Margarita) n'appartiendrait jamais à un autre homme qu'à lui-même.
Le ménage eût été le plus heureux de tous les ménages, sans le fichu caractère des deux conjoints.

Pour un oui, pour un non, crac ! une assiette cassée, une gifle, un coup de pied dans le cul.
A ces bruits, Amour fuyait éploré, attendant, au coin d'un grand parc, l'heure toujours proche de la réconciliation.
Alors, des baisers sans nombre, des caresses sans fin, tendres et bien informées, des ardeurs d'enfer.
C'était à croire que ces deux cochons-là se disputaient pour s'offrir l'occasion de se raccommoder.
 

CHAPITRE II

Simple épisode qui, sans se rattacher directement à l'action, donnera à la clientèle une idée sur la façon de vivre de nos héros.

Amour en latin faict amor.
Or donc provient d'amour la mort
Et, par avant, soulcy qui mord,
Deuils, plours, pièges, forfaitz, remords... (Blason d'amour.)

Un jour pourtant, ce fut plus grave que d'habitude.
Un soir plutôt.
Ils étaient allés au théâtre d'Application, où l'on jouait, entre autres pièces, L'Infidèle, de M. de Porto-Riche
- Quand tu auras assez vu Grosclaude, grincha Raoul, tu me le diras.
- Et toi, vitupéra Marguerite, quand tu connaîtras mademoiselle Moreno par coeur, tu me passeras la lorgnette.
Inaugurée sur ce ton, la conversation ne pouvait se terminer que par les plus regrettables violences réciproques.
Dans le coupé qui les ramenait, Marguerite prit plaisir à gratter sur l'amour-propre de Raoul comme sur une vieille mandoline hors d'usage.

Aussi, pas plutôt rentrés chez eux, les belligérants prirent leurs positions respectives.
La main levée, l'oeil dur, la moustache telle celle des chats furibonds, Raoul marcha sur Marguerite, qui commença dès lors, à n'en pas mener large.

La pauvrette s'enfuit, furtive et rapide, comme fait la biche en les grands bois.
Raoul allait la rattraper.
Alors, l'éclair génial de la suprême angoisse fulgura le petit cerveau de Marguerite.
Se retournant brusquement, elle se jeta dans les bras de Raoul en s'écriant :
- Je t'en prie, mon petit Raoul, défends-moi!

CHAPITRE III

Où nos amis se réconcilient comme je vous souhaite de vous réconcilier souvent, vous qui faites les malins.

"Hold your tongue,
Please !"

CHAPITRE IV
 

Comment l'on pourra constater que les gens qui se mêlent de ce qui ne les regarde pas feraient beaucoup mieux de rester tranquille.

C'est épatant ce que le monde deviennent rosse depuis quelque temps !
(Paroles de ma concierge dans la matinée de lundi dernier.)

Un matin, Raoul reçut le mot suivant : "Si voulez, une fois par hasard, voir votre femme en belle humeur, allez donc, jeudi, au bal des Incohérents, au Moulin-Rouge. Elle y sera masquée et déguisée en pirogue congolaise. A bon entendeur, salut ! un ami."
Le même matin, Marguerite reçoit le mot suivant :
"Si vous voulez, une fois par hasard, voir votre mari en belle humeur, allez donc, jeudi, au bal des Incohérents, au Moulin-Rouge. Il y sera, masqué et déguisé en templier fin de siècle. A bonne entendeuse, salut ! une amie."
Ces billets ne tombèrent pas dans l'oreille de deux sourds.
Dissimulant admirablement leurs desseins, quand arriva le fatal jour :
- Ma chère amie, fit Raoul de son air le plus innocent, je vais être forcé de vous quitter jusqu'à demain. Des intérêts de la plus haute importance m'appellent à Dunkerque.
- Ça tombe bien, répondit Marguerite, délicieusement candide, je viens de recevoir un télégramme de ma tante Aspasie, laquelle, fort souffrante, me mande à son chevet.

CHAPITRE V

Où l'on voit la folle jeunesse d'aujourd'hui tournoyer dans les plus chimériques et passagers plaisirs au lieu de songer à l'éternité.
 

Mai vouéli vièure pamens :
La vido es tant bello !
AUGUSTE MARIN.

Les échos du Diable Boiteux ont été unanimes à proclamer que le bal des Incohérents revêtit cette année un éclat inaccoutumé.
Beaucoup d'épaules et pas mal de jambes, sans compter les accessoires.
Deux assistants semblaient ne pas prendre part à la folie générale : un Templier fin de siècle et une Pirogue congolaise, tous deux hermétiquement masqués.
Sur le coup de trois heures du matin, le Templier s'approcha de la Pirogue et l'invita à venir souper avec lui.
Pour toute réponse, la Pirogue appuya sa petite main sur le robuste bras du Templier, et le couple s'éloigna.

CHAPITRE VI

Où la situation s 'embrouille. 

- I say, don't you think the rajah laughs at us? - Perhaps, sir.
Henry o'mercier.

- Laissez-nous un instant, fit le Templier au garçon de restaurant, nous allons faire notre menu et nous vous sonnerons.
Le garçon se retira et le Templier verrouilla soigneusement la porte du cabinet.
Puis, d'un mouvement brusque, après s'être débarrassé de son casque, il arracha le loup de la Pirogue.
Tous les deux poussèrent, en même temps, un cri de stupeur, en ne se reconnaissant ni l'un ni l'autre.
Lui, ce n'était pas Raoul.
Elle, ce n'était pas Marguerite.
Ils se présentèrent mutuellement leurs excuses, et ne tardèrent pas à lier connaissance à la faveur d'un petit souper, je ne vous dis que ça.

CHAPITRE VII

Dénouement heureux pour tout le monde, sauf pour les autres.

Buvons le vermouth grenadine,
Espoir de nos vieux bataillons.
George Auriol

Cette petite mésaventure servit de leçon à Raoul et à Marguerite.
A partir de ce moment, ils ne se disputèrent plus jamais et furent parfaitement heureux.
Ils n'ont pas encore beaucoup d'enfants, mais ça viendra.



 
 
 

Censure e indici

Post n°232 pubblicato il 23 Aprile 2005 da gates_of_dawn



Sento a Radio Popolare che RadioRai ha respinto lo spot  della Chiesa Evangelica Valdese per l'8 per mille, in quanto contiene queste due frasi:

"Mille scuole, nessuna chiesa"

e

"Neanche un euro per le spese di culto"

Non sentite anche voi un brivido lungo la schiena?

Forse io sono troppo seria, forse bisogna usare l'ironia, ma per questo c'è chi è molto più bravo di me.

Un esempio? La lettera che un amico poeta e scrittore ha inviato una decina di giorni fa al vescovo di Genova:


Torino, 11 aprile 2005 

Lettera aperta al cardinale Tarcisio Bertone

 

Eminenza (sempre che Lei non mi diventi nel frattempo Santità),

leggo sui giornali che Lei in questi giorni ha messo all’Indice (in senso figurato, per fortuna: oggi i libri non si bruciano più, speriamo) il best seller di Dan Brown Il codice Da Vinci, in quanto menzognero sulla storia del cristianesimo. Non ho letto quel testo e non so se sia menzognero, ma so che è appunto un best seller, ed è stato confezionato per esserlo.

Eminenza, quel libro vende già fin troppo e non aveva bisogno della pubblicità aggiuntiva che gli deriverà dal Suo anatema.

A mia volta, io ho scritto e pubblicato un romanzo che dice un sacco di cose cattive sulla religione: su tutte le religioni (sono molto democratico in questo), ma in particolare, per forza di cose, sul cristianesimo, essendo il cristianesimo la religione in cui sono cresciuto. Le assicuro che ci sono pagine davvero pessime e irriverenti.

Vede, Eminenza, io sono un autore poco conosciuto, sto fuori dai grandi circuiti editoriali e vendo pochissime copie. Lei, Eminenza, è stato vescovo della mia città natale, Vercelli, ed è arcivescovo di una città che molto amo e su cui ho scritto molte poesie, Genova. È anche per questo che mi permetto di porgerLe una rispettosa richiesta.

Eminenza, non vorrebbe, compatibilmente con i Suoi molti impegni, magari dopo il conclave (sempre che Lei non mi diventi papa, come dicevo!), trovare qualche momento per leggere il mio libro e metterlo all’Indice? Con un Suo cordiale anatema, forse riuscirei a vendere un pochetto anch’io, e ne ho bisogno. Le pagine anticristiane ci sono, Le assicuro: non resterà deluso. Il romanzo si intitola Io sto come mi pare e lo può acquistare su Internet al sito www.delosstore.it con facilità. Ma se mi assicura il Suo interessamento e il Suo anatema, e se mi fornisce un recapito, provvederò io stesso a inviarlo in omaggio.

RingraziandoLa anticipatamente, Le porgo i miei più rispettosi ossequi e Le auguro ogni buona cosa.

 

Suo devotissimo

Carlo Molinaro


Una risata li seppellirà.



                                           

 
 
 

Post N° 231

Post n°231 pubblicato il 18 Aprile 2005 da gates_of_dawn





“..ci amiamo da morire, ma a volte mi chiedo se questo basti..”

L'amore basta, certo che basta, ma non avanza..

Non avanza nel senso che non è mai troppo.
Mai appagato, mai sufficiente.

L’amore passione si nutre di desiderio e il desiderio non si appaga mai, è la sua natura, ardente, furiosa e tormentosa. 

E non avanza nel senso che non procede.

Non è compito suo muoversi nel mondo.
Non sa del mondo, non sa del tempo, sa di sé e sa dell'amato, solo questo.

Incastonarlo nella sfera del reale senza snaturarlo, senza perderne nemmeno un palpito, un raggio di luce, senza smettere di fremere, questa è la grande sfida.

Difficile, delicata, ma entusiasmante, anzi esaltante.


 

 
 
 

Post N° 230

Post n°230 pubblicato il 16 Aprile 2005 da gates_of_dawn



José Luis Rodriguez Zapatero.

Ho letto diverse cose su di lui. L'ultima, in ordine di tempo, l'articolo di Jesus Cebeiro su La Repubblica di ieri.

E mi si stringe il cuore.
Ma non è che quest'uomo ha un fratello? O anche un cugino, che gli assomigli e che sia disposto a trasferirsi in questo nostro disgraziato paese?

Santa banana®*, sarà meglio che io inizi a studiare lo spagnolo..


*© by Occhineri








 
 
 

Post N° 229

Post n°229 pubblicato il 14 Aprile 2005 da gates_of_dawn






Ah, le belle amicizie che nascono nel virtuale!

Perla è partita stasera. Quasi tre giorni in cui abbiamo spremuto ogni momento con la voglia di stare insieme, di recuperare il tempo della lontananza.

Ogni volta mi stupisco di come ci si ritrova, dopo tanto tempo, con la gioia e la naturalezza che hanno solo le amicizie di lunga data. Questo è un piccolo grande miracolo dei blogs, condividere le proprie storie, i pensieri, le emozioni, con discrezione, e contemporaneamente intensa partecipazione. 

Sorrisi, entusiasmi, passeggiate e discorsi senza fine, mentre il tempo corre, corre sempre troppo in fretta, e più volte schiviamo le automobili in questa città faticosa e schiamazzante.. e fosse solo questo.. purtroppo il soggiorno di Perla e suo marito è stato turbato da un brutto episodio. Città dura con le persone fiduciose.. :o(

Spero, Perla cara, che si risolva tutto al più presto, e so che tu sei così saggia e solare che che nel bilancio di questi giorni riusciranno a prevalere le cose positive.

Guardo aprirsi le corolle dei tulipani  che mi hai portato in questo grigio piovigginoso. Sono luminosi, color del sole. Ti assomigliano.

E' stato davvero molto bello averti qui.



 
 
 

Post N° 228

Post n°228 pubblicato il 13 Aprile 2005 da gates_of_dawn




Caro Philaletes, ti rispondo qui..

Ho la sensazione che io e te siamo di quei serissimi sognatori che vuotano il mare con un cucchiaino :o)

E' un'epoca, la nostra, in cui il bisogno del sacro è urlato, è agito di fronte alle telecamere, e questo mi trasmette il pensiero forte e inquietante che contenga molto poco di autenticamente sacro.

 
Oggi su La Repubblica c'è un articolo di Asor Rosa veramente notevole, sull'argomento.

Eccolo:

Un laico in mezzo ai pellegrini

di ALBERTO ASOR ROSA


Il bell´articolo di Eugenio Scalfari ("Perché vogliono un Santo subito", la Repubblica, 10 aprile 2005), prende spunto da alcune osservazioni di carattere personale per ragionare sulle questioni determinate dalla morte del Papa.
Proseguendo alcuni fili del suo discorso, vorrei fare lo stesso, «visualizzando» il più possibile il mio punto di vista.
Abito a Borgo Pio, in Roma, la strada lunga e diritta, che attraversa, appunto, il rione dei vecchi Borghi e sbocca alla Porta di Sant´Anna, uno dei varchi che, dal 1870, separano e al tempo stesso congiungono l´Italia e la Città del Vaticano. Anzi più esattamente, abito all´incrocio fra Borgo Pio e via del Mascherino, il Borgo Pio Corner, il Little Cape Horn di tutti gli appuntamenti pellegrinari, su cui in genere infuriano più violente le tempeste e soffiano i venti più impetuosi: il punto dell´orbe terracqueo, insomma, che è andato più sovente sulle televisioni di tutto il mondo nel corso dell´ultima settimana.
Nei primi tre giorni dalla morte del Pontefice a Borgo Pio non è stato possibile uscire di casa né tantomeno rientrarvi: un fiume gigantesco e incredibilmente compatto di folla lo riempiva tutto, stringendolo in morsa da Oriente a Occidente, ininterrottamente, notte e giorno, senza interrompersi mai, senza un momento di requie, impedendo qualsiasi umano commercio dentro e fuori casa.
Negozi chiusi, ristoranti sbarrati, cellulari in tilt, un rumorio costante e profondo che saliva dal basso, urla, grida, canti, invocazioni e risate. Cumuli di immondizie ovunque. Un puzzo penetrante di orina da tutti i vicoli circostanti.
Poi l´intervento dell´organizzazione è con i giorni innegabilmente cresciuto, il flusso pellegrinare è stato deviato verso strade meno anguste e più logiche, il Borgo è stato sottratto alla morsa, anzi alla fine è stato recintato e protetto. Ma tutt´intorno la pressione dei fedeli continuava: fino all´allestimento spettacolare del transito, - una straordinaria rappresentazione sacra, un´autentica trasfigurazione terrena, - di venerdì scorso.
Evento grandioso e impressionante, non v´è dubbio, quello cui abbiamo assistito. Chinandomi dalle finestre di casa mia su quell´enorme fiume di folla, che nessuno, soprattutto nei primi giorni, aveva chiamato e organizzato a venire, ma s´era mosso per la volontà spontanea e spesso difficile e faticosa di «esserci», più volte mi sono chiesto: in cosa crede questa folla, e ognuno degli individui umani, prevalentemente umili e semplici, che la compongono? In Dio, nel Cristo, nel Papa, nella Chiesa, nella potenza della Chiesa, nella promessa della salvazione, nella resurrezione della carne, nello spettacolo e nella televisione, - oppure nel fatto puro e semplice di «esserci» perché «tutti gli altri» ci sarebbero stati? La mia risposta è: un po´ di tutto questo, in dosi diseguali a seconda dei casi individuali. Il dato preminente era che però una volontà superiore e sapiente fosse in grado di orientare tutte queste cose diverse in un unico flusso, verso il medesimo obiettivo. Quale?
Sarebbe arrogante, naturalmente, cercare di penetrare ognuna delle coscienze individuali che hanno partecipato al grande evento, e certo non sarò io a provarci. Tento solo di descrivere quel che ho visto e le impressioni che ne ho provato. Ebbene, quel che ho visto è la rappresentazione in grande di quel che Karol Wojtyla pensava e voleva della sua Chiesa: una formidabile macchina di captazione del consenso, tutta intesa a rimettersi, dal punto di vista del prestigio e della potenza, al centro dell´attenzione del mondo. Ho studiato per anni la cultura della Controriforma e i suoi addentellati passati e presenti. La connessione fra «contritio cordis» e potenza mondana, che passa attraverso un dispiegamento poderoso e spettacolare dell´«apparato», trova le sue radici lì. Con la sua morte, e il suo funerale, Wojtyla ha realizzato il capolavoro della sua politica, - e forse lo sapeva in anticipo. Il popolo cattolico lo ha seguito pienamente lungo questa strada e l´immenso fiume di folla che lo ha accompagnato al sepolcro giustamente lo ha incoronato Campione ed Eroe della riconquista cattolica del mondo, proclamandolo Santo prima di qualsiasi tribunale ecclesiastico (anche Gregorio VII, del resto, era stato fatto Papa per acclamazione direttamente dal «popolo romano»).
A lungo in passato ho pensato che l´eventuale punto d´incontro fra un pensiero religioso e un pensiero perfettamente laico andasse cercato nell´intimità dello spirito. Ma dov´è oggi l´intimità dello spirito? In quale oscuro cenobio s´è rifugiata quella che pensavamo fosse l´essenza della tradizione cristiana? Di fronte a quale bancone di officina o dietro quale scrivania il laico continua a pensare che è dentro, dentro di sé, che bisogna scavare per trovare risposte (ambigue, problematiche, esitanti) alle eterne domande?
Bisogna prendere coraggiosamente atto del fatto che l´enorme sviluppo delle tecnologie d´informazione e comunicazione amplifica la potenza dell´apparato e attenua, fino ad oscurarle, e da una parte e dall´altra, le voci della meditazione e della riflessione critica e autocritica. In Mondovisione il Trionfo prevale su qualsiasi declinazione del senso del limite, laico o religioso che sia. Se così non fosse, perché un giovane credente avrebbe dovuto intraprendere un viaggio di giorni e giorni per venire ad assistere ai funerali di Papa Wojtyla da un megaschermo piazzato su di una squallida radura di Tor Vergata invece che «pensarlo» nell´intimità del suo cuore nell´intimità silenziosa di una chiesa bretone o polacca?
Alla conclusione di tre lunghi secoli che si sono definiti di «desacralizzazione», oggi, dunque è diventato difficile «non credere». I liberi pensatori s´affacciano, smarriti e increduli (è il caso di dirlo) sulla marea infinita dei credenti: i miti e problematici interlocutori religiosi, con cui pensavano di poter colloquiare, sembrano scomparsi, risucchiati in quella folla di autentici credenti, cui non sembra vero di ristabilire un rapporto inscindibile e totalmente subalterno con la gerarchia, tornata a essere il vero telaio portante della Chiesa di Cristo sulla terra.
Gli effetti si vedono. Negli ultimi tempi una vera moltitudine di politici di sinistra in Italia ha dichiarato di aver scoperto «il senso della trascendenza». Ho letto con compatimento le loro dichiarazioni. Che uomini sono, ho pensato, se hanno aspettato i loro cinquanta, sessanta, settanta e magari ottant´anni, per scoprire «il senso della trascendenza»? Il «senso della trascendenza» fa parte dell´umano, ne è un prodotto. Altra cosa è «credere» nell´apparato teologico e dottrinario della Chiesa (o delle Chiese) terrena: che cioè vi sia un Dio, che ha creato tutte le cose, e ha affidato al Papa di Roma, con l´attribuzione di una illimitata capacità di verità, il compito di governare infallibilmente il suo gregge sulla terra. Il «senso della trascendenza» è interiore e individuale; il resto è prevalentemente struttura mondana, «religione» nel senso di «re-ligare», costringere, mettere dentro una regola.
Lungi da me l´idea che tra me e quella folla, che per giorni è passata sotto casa mia e mi assediava, ci sia una barriera impermeabile, una netta linea di confine. Qualche distinzione però proprio quella grandiosa, compatta muraglia umana me la suggerisce. Si direbbe che la «gente» (sempre od oggi?) abbia un bisogno spasmodico di credere. Dopo le follie novecentesche, quando il libero pensiero, per diventare di massa, ha rivestito anch´esso vesti totalitarie, oggi, spennacchiato da quelle tragiche esperienze, sembra essersi ristretto sulle esigue e precarie zattere dell´elitismo intellettuale. Il Terzo Millennio a quanto sembra nasce «religioso», nel senso in cui dicevano prima (e cioè che la gente brama d´esser reclusa nella dorata prigione di una fede).
Ecco il problema: il libero pensiero non può tornare a farsi totalitario per riconquistare il favore delle masse e non può neanche sic et simpliciter schierarsi a favore del «mondo com´è», perché neanche questo onestamente va tanto bene. Eppure...
Eppure, con il «senso della trascendenza», anche «il senso della ragion critica» è umano, imprescindibilmente umano. Nel Millennio che s´è aperto, privo totalmente del «senso della trascendenza» ma formidabilmente animato al bisogno di credere, il «senso della ragion critica» (che è senso della misura, del limite e della tolleranza, tendenziale de-spettacolarizzazione del mondo, privilegiamento dell´intimità sull´esteriorità) potrebbe essere addirittura l´unica forza di civiltà in grado di impedire nuove avventure totalitarie, anche di natura religiosa.
Esso ha un enorme vantaggio da utilizzare nei confronti della fede: la ragion critica può concepire la trascendenza; la fede non può concepire la ragion critica. Per dispiegare tale superiorità occorrerebbe però cominciare a sfuggire alla suggestione misteriosa che nasce dalla congiunzione fra la spettacolarizzazione secentesca del Trionfo e la modernizzazione spinta dei mezzi d´informazione e di comunicazione. La ragion critica, poveretta, non può promettere nulla, non ha da esibire miracoli, non ha che da far vedere cose e dispiegare argomenti: non ha altre gambe per camminare al di fuori di queste. E´ tuttavia anch´essa ha una forza grande, anzi una luce cui non si può rinunciare. Si usi, dunque, per l´amor di Dio, prima che sia troppo tardi.

 
 
 

La rimozione collettiva

Post n°227 pubblicato il 05 Aprile 2005 da gates_of_dawn



Karol Wojtila è stato responsabile della diffusione dell'AIDS in Africa, dove la diffusione dei preservativi avrebbe salvato dalla malattia e dalla morte milioni di persone, fra cui tantissimi bambini.

Karol Wojtila sostenne e giustificò le guerre che hanno insanguinato la ex Jugoslavia. Con la Croazia cattolica, contro musulmani e ortodossi, il papa dell'"ecumenismo" religioso ha beatificato Alojzije Stepinac, il cardinale che a fianco dei fascisti croati benedisse le  atrocità perpetrate dagli ustascia.(http://www.comune.torino.it/cultura/intercultura/10/10b1-19.html).

Karol Wojtila ha santificato i preti spagnoli che si schierarono con le truppe del fascista Francisco Franco.

Karol Wojtila ha protetto e sostenuto il cardinale Pio Laghi, già nunzio apostolico in Argentina ai tempi della dittatura che massacrò 30.000 persone. Laghi benedisse e coprì i torturatori e gli assassini. (http://www.ecn.org/asicuba/articoli/madres.htm).

Karol Wojtila ha dato copertura al dittatore cileno, Augusto Pinochet, torturatore ed assassino, cui ha stretto la mano durante il viaggio nel martoriato paese sudamericano, nelle cui carceri venivano straziati migliaia di oppositori politici. Alle vittime l'invito a perdonare, al carnefice la sua benedizione.

Karol Wojtila, "paladino della vita" che ha sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti della pena capitale, è stato il sostenitore di una cultura di oppressione. Una cultura che vorrebbe la mortificazione della vita delle donne, condannate a partorire ad ogni costo, anche bambini malformati o destinati alla morte per fame. Una cultura che esalta il dolore, che criminalizza l'omosessualità, che trasforma il desiderio e l'amore in colpa, che difende chi non è nato e perseguita i vivi.



 
 
 

Post N° 226

Post n°226 pubblicato il 01 Aprile 2005 da gates_of_dawn




Il patriarca della chiesa di Roma sta morendo a reti unificate.

Il rispetto dovuto ad una vita che si spegne non annulla il rispetto dovuto a chi, come me, non è né cristiano né cattolico.

Voglio vivere in un paese dignitosamente laico.


 
 
 

Post N° 225

Post n°225 pubblicato il 21 Marzo 2005 da gates_of_dawn



Tempo fermo. Tempo senza tempo.

Parlo del tempo interiore, l'altro corre come sempre, più di sempre.

Sentimenti prevalenti, desideri, nostalgie.
Pensiero prevalente, sei una stupida. Stupida. Stupida.

Tanto quello che è stato è stato e non ci si può fare nulla.

Non ho voglia di scrivere.


 
 
 

Post N° 224

Post n°224 pubblicato il 17 Marzo 2005 da gates_of_dawn

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Per la prima volta, cancello un commento da questo blog.


 
 
 

Post N° 223

Post n°223 pubblicato il 15 Marzo 2005 da gates_of_dawn




Sto tentando di prendermi cura di me, anche se non mi è per niente facile. Così, da una decina di giorni mi sono iscritta ad una palestra.
Una palestra piccola, periferica, vicino a casa.

Stasera ci sono andata per la seconda volta. Non conosco nessuno.
Stavo finendo il
mio programma, quando mi si avvicina un ragazzo, un bel ragazzo, giovane giovane, ventitrè o ventiquattro anni, e mi domanda:- Ma lei.. lei per caso è la moglie di Alberto D.? Il professor D.? -  - Be' sì.. veramente ex, ex compagna. - gli rispondo sorridendo stupita.
Poi capisco.
Deve essere un (ex pure lui) ragazzino che ha fatto le medie nella scuola dove
Alberto insegna da molti anni, sicuramente è uno dei suoi allievi di un tempo.
La scuola è nel quartiere, io abito tuttora nel quartiere, e quando io e Alberto vivevamo
insieme, ci capitava spesso di incontrare in giro i suoi alllievi.
Però! Si è ricordato di me. Dopo anni e solo per qualche sporadico incrociarsi per la
strada.. Incredibile. 
Ancora più incredibile, quando sente che ci siamo lasciati,
esclama: - No!! Davvero?! Non ci posso credere! Stavate così bene insieme.. - e mentre dice queste parole forse si rende conto che potrebbero suonare un po' strane, e aggiunge: - Non so.. bastava guardarvi.. mi dispiace, mi dispiace molto.. - 
E' sincero, spontaneo, si sente, e nella sua voce c'è qualcosa che assomiglia ad una delusione.
E' così forte questa sensazione, che 
fa sentire me dispiaciuta, quasi vorrei non averne parlato, e mi affretto a dirgli che io e Alberto siamo sempre molto amici, che ci vediamo spesso e gli chiedo di dirmi il suo nome, lo saluterò da parte sua, ne sarà felice.

Alberto è un insegnante che i ragazzi non dimenticano, molto amato, molto
apprezzato.
E' accaduto più volte che incontrando suoi ex allievi, ormai adulti, si sentisse dire c
ome ancora ricordassero le sue lezioni, le letture, e spesso anche quanto gli anni nella sua classe erano stati determinanti per le loro scelte successive.
Perciò non è questo che mi ha meravigliato, non il fatto che ricordasse dopo più di
dieci anni il suo insegnante di lettere delle medie. 
Quello che mi ha riempito di stupore
è stata la sua reazione così spontanea e accorata nel venire a sapere della nostra rottura.
Mi sono commossa.
 





 

 
 
 

Post N° 222

Post n°222 pubblicato il 07 Marzo 2005 da gates_of_dawn



"Ti ama solo colui davanti al quale puoi mostrarti debole, senza che egli provi la sua forza"

(T. W. Adorno)


 
 
 

Post N° 221

Post n°221 pubblicato il 06 Marzo 2005 da gates_of_dawn





Con tutto quello che sta succedendo in giro, io scrivo e lascio un post su un ospite di sanremo.

Mi vergogno un po'.

Ma è che negli ultimi giorni, nelle ultime settimane, ci sono stati momenti in cui sono arrivata ad un punto di saturazione.
Già ti senti persa nella tua vita, e appena fuori dalla tua pelle c'è un sacco di sofferenza, stupidità, avidità assassina, fanatismo omicida, indifferenza, ordinaria crudeltà.

Giuliana Sgrena è salva. E' un sollievo enorme.
Un uomo che si è adoperato per liberarla è morto.
Di Enzo Baldoni, la famiglia non ha potuto avere neppure il corpo.

Florence Aubenas, la sua disperazione mi ossessiona. Come ha scritto Michele Serra con grande sensibilità, mi angoscia tanto più perche è la disperazione di una donna forte, non di una vittima.


E il mio piccolo mondo, che poi sarà anche piccolo ma è la mia vita, l'unica che ho.
I momenti difficili di persone care, per i quali soffro di essere impotente.

Improvvisamente è tutto troppo, il personale e il politico pesano insopportabilmente nel petto, e allora scappi da te stessa in qualsiasi cosa che pesi al massimo come una bolla di sapone.
Perfino Bublè va bene.



a volte ti rendi conto appieno di uno stato d'animo proprio nel momento che ne sei fuori.
benedetto il calore che ti trasmettono le persone che sanno illuminarti la vita.. 

 




 
 
 

Post N° 220

Post n°220 pubblicato il 01 Marzo 2005 da gates_of_dawn
Foto di gates_of_dawn


Che qualcuno mi spieghi com'è
che piace tanto questo Michael Bublè, che sta cantando adesso adesso a sanremo..
Io proprio non capisco.

 
Una discreta vocetta, gradevole, ma guardalo.. una faccia da bamboccione tirato su ad omogeneizzati, e uno sguardo che non brilla di particolare intelligenza.

E gliene devono avere dati, di soldi, per accettare di rendersi così ridicolo con quell'esaltato narcisista perennemente in fase maniacale di Bonolis..

Bon, il cicciobello esotico e il cicciomenobello nostrano (che si mette a cantare pure lui, ed è difficile dire cosa è peggio, se il suo inglese o il suo gorgheggio).

Uh.. l'italia è soddisfatta.





 

 
 
 

Post N° 219

Post n°219 pubblicato il 01 Marzo 2005 da gates_of_dawn
Foto di gates_of_dawn



Una promessa è una promessa.

Ogni cosa è illuminata è un romanzo dalle molte anime. Commuove, intenerisce, fa ridere e agghiaccia.

Avete presente lo spirito del film 'Train de vie'?
I racconti yiddish di Isaac B. Singer?
E le saghe surreali e ferventi d'immaginazione e di drammi di tanta letteratura latino-americana?

Un gioco sapiente con la lingua e con i linguaggi (letterari).
Il grottesco e la tragedia, l'amore e lo sterminio, la sensualità e la distruzione dell'umanità. 
Il tentativo di ricostruire una storia familiare che si intreccia con la Storia.
Un incontro che cambia diverse vite.
Domande che troveranno inaspettate risposte e alla fine "ogni cosa è illuminata" e ognuno dovrà affrontare la verità della propria storia e della propria responsabilità.

Forse non è un capolavoro, ma secondo me è veramente notevole, e ancora di più se si pensa, appunto, che Jonathan Safran Foer ha ventisette anni, e l'ha pubblicato tre anni fa. 



 
 
 

Post N° 218

Post n°218 pubblicato il 15 Febbraio 2005 da gates_of_dawn
Foto di gates_of_dawn




I libri dell'influenza



Bel-Ami
di Guy de Maupassant (rilettura)

Tokio Station di Martin Cruz Smith

Il Codice da Vinci di Dan Brown

La donna e la scimmia di Peter Hoeg

Io sto come mi pare di Carlo Molinaro

Ogni cosa è illuminata di Jonathan Safran Foer  






 
 
 
 
 
 
 

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