Civis

Sapri. La “colpa” di Giovanni Fortunato

Le due questioni che l’On Fortunato ha sollevato, in questi giorni, sono note. La prima riguarda la gestione dei fondi per il Piano di zona S9. La seconda consiste in un esposto, scritto nel 2012, da alcuni medici dell’Ospedale di Sapri contro il loro collega dott. Martorano (anche vice-sindaco di Sapri) e che l’onorevole ha recentemente rispolverato. Senza entrare nel loro merito due parole sulla seconda. Auspico che il dott. Martorano, se non lo ha già fatto, denunzi alla Magistratura i suoi accusatori a tutela della sua onorabilità e della sua professionalità. Facendolo stroncherebbe la evidente strumentalizzazione politica che non potrebbe più coinvolgere la sua Amministrazione.Ora l’intera vicenda ha aspetti ambivalenti poiché da una parte nasconde, ai più, i l problema vero, dall’altra, a pochi, lo evidenzia.

Ai più sfugge che il problema vero è la gestione del potere sul territorio, ossia della qualità della democrazia.

Nel 2012, Ezio Mauro su Repubblica, ha definito la nostra democrazia: malata. È opportuno dire con fermezza ai tanti fautori “dei fatti concreti” che la democrazia insieme alla cultura sono i concreti presupposti di ogni sviluppo anche economico.

Dunque la democrazia; essa non può prescindere dalla trasparenza e dalla partecipazione. Quest’ultima significa, soprattutto, coinvolgimento dei cittadini nelle scelte e presuppone che siano informati ed allenati al confronto. Noi sappiamo che tutto ciò è lontano dalla nostra realtà in Italia e, ancora più, nel Mezzogiorno. Le modalità di acquisizione del consenso, di formazione e ricambio della classe politica sono in mano a gruppi, a cordate di amici, parenti; ciò sposta il confronto dalle idee alla “appartenenza”. Il problema è il metodo: qui una scelta può essere, entro certi limiti ,criticata ma se la critica si rivolge al metodo (È trasparente e rispettoso delle regole?) allora si diventa nemici e isolati come “scomodi”. La stessa sorte tocca a coloro che invitano ad un esame critico e autocritico della realtà; si preferiscono interlocutori compassionevoli delle proprie debolezze.

Ora i problemi, molto seri, all’ordine del giorno hanno sollevato fiammate di sdegno, qualcuno si è ipocritamente indignato della mancanza di trasparenza della Regione, l’individuazione del nemico coagula comitati. I molti non comprendono come tutto ciò sia effimero in mancanza di una coscienza civile che non cresce sotto i cavoli. Eppure i sapresi dovrebbero chiedersi cosa sia rimasto della loro lotta per l’ospedale nel 1979. Certo l’ospedale, e non è poco, ma nella coscienza civile, nella comunità cosa è rimasto? Una ricorrenza, un evento  peraltro fonte di litigi.

I pochi che avvertono e denunziano il problema sono appunto “scomodi”; sui social network, ad esempio, riceve più commenti un manifesto anonimo che una lettera aperta.

Abbiamo una classe politica, anche locale, che è dominante e non dirigente. Capace, forse di promettere, ma non di stimolare un cambiamento che porti ad una crescita sociale ed economica delle nostre comunità. L’On. Fortunato ha il suo personale modo di agire ma, purtroppo, gli altri eletti condividono con lui “la colpa” di non volere un reale e necessario cambiamento, gli stessi metodi (poco)democratici. A lor signori occorrono elettori che, oltre a votare, protestino all’occorrenza; perché un po’ di “casino” può aiutare. Ma per carità che non diventino cittadini smaniosi di contare! Se noi non cambiamo continuerà la nostra condanna all’irrilevanza.

                                                                                                           Massimo Calise