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Renzi: il meridione puņ attendere

Post n°80 pubblicato il 13 Settembre 2015 da mcalise
 

Il Presidente del Consiglio Renzi ha deciso di disertare l'inaugurazione della 79esima edizione della Fiera del Levante per assistere alla finale tutta italiana degli Us Open.

Delusi tutti coloro che speravano che dal suo discorso arrivassero importanti annunci. Infatti il discorso ufficiale del Capo del Governo è sempre importante e, nel caso specifico, arriva dopo che, agli inizi di agosto, è stato annunciato un “masterplan” per il Sud e dopo la pubblicazione dei dati sconfortanti dello SVIMEZ.

La scelta di preferire la pur importante finale di tennis ad un appuntamento così atteso fa chiarezza sull’importanza che l’irrisolta questione meridionale ha per questo Governo. Ciò esigerebbe, a maggior ragione, una classe dirigente locale, non solo politica, intenta ad una seria e costante assunzione di responsabilità; chiamata, ancora una volta, ad un impegno concreto e non discontinuo. La questione meridionale è dimenticata, risuona solo nei convegni e in meritevoli ricerche mentre dovrebbe orientare costantemente l’azione dell’intera classe dirigente meridionale.

Alcuni studiosi spiegano il divario socio-economico fra territori con la qualità delle istituzioni, politiche ed economiche. Quest’ultime possono essere inclusive, favorendo il coinvolgimento dei cittadini e quindi, con la crescita economica, anche lo sviluppo umano e civile; oppure estrattive, finalizzate cioè ad “estrarre” rendite e consenso a favore di una minoranza.

Come non riconoscere in queste definizioni le “elites estrattive”, come le definisce Fabrizio Barca, del nostro Sud. Esse, per mantenere i loro privilegi, devono preservare lo status quo, sono le eredi del Gattopardo disposte a cambiare tutto purché nulla cambi.

Un esempio. Esiste la concreta possibilità e l’impellente necessità, di un riassetto amministrativo/territoriale che razionalizzi la spesa, ottimizzi i servizi  ed amplifichi le potenzialità di sviluppo dei territori. Una riforma concreta, strutturale che parte dal basso; è la Fusione di più Comuni preesistenti finalizzata ad istituire un unico ente. Essa è prevista dal D. Lgs 267/2000 “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali”. Nel centro-nord d’Italia questa opportunità è stata colta, solo nel 2014, da cinquantasette Comuni che si sono fusi creando ventiquattro nuove e più “robuste” realtà. Per i Comuni frutto della Fusione sono previsti anche finanziamenti aggiuntivi! Dobbiamo interrogarci sul come mai tutto ciò è avvenuto e avviene solo nel centro-nord.

E solo uno dei tanti esempi possibili; queste carenze sono la causa principale della persistenza del divario. Il primo problema del Sud è l’ordinaria, quotidiana gestione amministrativa e politica delle nostre istituzioni.

Capire e rimuovere le cause di una ordinarietà che non funziona sarebbe rivoluzionario.

In questo senso occorrerebbe una mobilitazione che denunci le carenze e solleciti le iniziative necessarie; in questo compito la classe dirigente migliore, gli intellettuali più sensibili devono assumere un ruolo attivo, operativo.

Certo la spinta dal basso non basta; anche il Governo deve essere sollecitato a fare la sua parte.

Ci troviamo in un momento potenzialmente favorevole: il Presidente del Consiglio e i Presidenti delle Regioni meridionali sono dello stesso partito; circostanza non essenziale ma che, tuttavia, potrebbe facilitare il necessario coordinamento.

Parlare della questione meridionale provoca un senso di scoramento, significa parlare del già detto e del già fallito; a fatica si cerca di reagire allo sconforto.

Se ne discute nei convegni ma, a testimonianza di come sia scarsa la consapevolezza della sua importanza, non è presente nelle discussioni di coloro che dovrebbero essere i principali interessati: i cittadini del Sud. Eppure la sua auspicabile soluzione riguarda il futuro non solo del Meridione ma dell’Italia intera; il futuro dei nostri giovani.

Presidente Renzi si goda la fantastica occasione sportiva, la finale giocata da Roberta Vinci e Flavia Pennetta e vinta da quest’ultima. Gioiamo anche noi, poi la festa finisce ma, finché non saranno i cittadini meridionali a battere un colpo, potrà sempre pensare: il meridione può attendere.

 
 
 
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