Creato da mcalise il 13/05/2013

Civis

Discussione sulla democrazia, cittadinanza e partecipazione

 

 

 
 

Fusione. Cinque nuovi Comuni dal 1° gennaio 2015

Post n°52 pubblicato il 01 Dicembre 2014 da mcalise

I cinque comuni che hanno risposto al quesito del referendum consultivo sulla

loro fusione e che saranno formalmente istituiti dal 1° gennaio 2015 (14 soppressi).

 

Friuli-Venezia Giulia

Valvasone Arzene (PN)

1 nuovo, 2 soppressi

Toscana

Sillano Giuncugnano  (LU)

1 nuovo, 2 soppressi

Trentino-Alto Adige

Predaia (TN)

3 nuovi, 10 soppressi

 

 

 

San Lorenzo Dorsino (TN)

 

Valdaone (TN)

 

 
 
 

S. Agostino e la democrazia

Post n°50 pubblicato il 24 Novembre 2014 da mcalise
 

Parafrasando quanto scriveva S. Agostino sul concetto di tempo:

Che cos’è dunque il tempo? Quando nessuno me lo chiede, lo so; ma se qualcuno me lo chiede e voglio spiegarglielo, non lo so” (S. Agostino, Le Confessioni)

potrei affermare:

Che cos’è dunque la democrazia? Quando nessuno me lo chiede, credo di saperlo; ma se qualcuno me lo chiede e voglio spiegargliela, non lo so”.

In effetti ponendo una domanda così fondamentale le risposte, spesso, non misurano più di tre parole sospese: “governo del popolo”, “governo della maggioranza”, … . Mezze verità, riduttive semplificazioni. Ciò è anche, in una certa misura, comprensibile; quello che non riesco a comprendere è la riluttanza a colmare questa lacuna quasi che “democrazia” fosse un concetto non necessario. Le iniziative per parlarne, a Sapri, raccolgono poche adesioni. Ad esempio la lotta dei giovani di Hong-Kong continua, anche se i riflettori dei media si sono pressoché spenti, ma qui nessuno ne parla.

 
 
 

La casta dei “generosi”

Post n°49 pubblicato il 18 Novembre 2014 da mcalise
 

È ormai diffusa fra i politici, specialmente fra quelli locali, la pratica di rinunciare all’indennità.

Vi sono persino leggi che, esplicitamente, prevedono incarichi ricoperti a titolo gratuito (Es. la cosiddetta legge Delrio).

Ma la gratuità degli incarichi pubblici, scelta o imposta, è cosa buona, positiva? La maggioranza delle persone, se intervistate, probabilmente risponderebbero in modo affermativo. Qualsiasi cosa si possa togliere alla politica ed ai politici è vista di buon occhio per motivi comprensibili ma non per questo corretti.

Ma allora domandiamoci: chi potrà concorrere a un incarico elettivo?

L’articolo 69 della nostra Costituzione recita: I membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge.”. Il motivo di tale formulazione può essere compreso leggendo l’intervento del Deputato costituente Vincenzo La Rocca il quale “ritiene indispensabile fissare questo principio, del tutto aderente alle necessità della carica di deputato. Osserva che per lungo tempo i rappresentanti delle correnti popolari sono stati praticamente esclusi dalla partecipazione alla vita pubblica, che era in tal modo riservata a coloro che potevano trarne profitto o a coloro che erano largamente provvisti di beni di fortuna. Oggi non può esservi dubbio sull'assoluta necessità di porre coloro che difendono gli interessi del popolo nella condizione di potere, senza preoccupazioni di ordine materiale, assolvere al loro compito con dignità, con fierezza, con indipendenza, con serenità.

La stessa logica, per il passato, è stata estesa a tutte gli incarichi elettivi, anche locali.

Come potrebbe uno studente, un operaio, un impiegato, impegnarsi nella vita pubblica e candidarsi senza una indennità?

Gli incarichi politici, le cariche elettive sono ormai riservate a coloro che sono almeno benestanti o, peggio, a coloro che pensano di trarre profitti illeciti dalle stesse.

Sbaglia il legislatore, in cerca di facili consensi, a imporre la gratuità degli incarichi.

Sbaglia il politico, l’amministratore che fa “il bel gesto” di rinunciare all’indennità. Infatti, così facendo, mette in difficoltà, o addirittura elimina, i concorrenti alla carica per i quali la gratuità sarebbe un lusso. Inoltre mette in cattiva luce chi non può fare “il bel gesto”.

I cittadini sbagliano ad apprezzare coloro che offrono gratuitamente i loro servigi alla comunità; può accadere che il politico “generoso” glielo faccia pesare o, addirittura, lo rinfacci.

Perciò riflettiamo, non ragioniamo con la pancia. Ci deve essere una giusta indennità per le cariche elettive; gli eletti che possono e vogliono rinunciarvi possono farlo devolvendo, in modo preferibilmente anonimo, i loro compensi ad associazioni utili alla collettività.

 
 
 

1957 “La speculazione edilizia”

Post n°48 pubblicato il 18 Novembre 2014 da mcalise
 

L’annuncio di disastri ambientali è quotidiano. I telegiornali ci mostrano immagini straordinariamente simili a quelle viste anni orsono, una tragica ripetizioni che non può essere giustificata con l’eccezionalità degli eventi atmosferici. L’incuria e, soprattutto, l’incapacità di programmare per tempo gli interventi necessari sono le cause principali.

La colpevole mancanza di una visione, di uno “sguardo lungo”, ci consegna un conto economico salato ed una intollerabile perdita di vite umane.

Queste gravissime omissioni hanno prodotto, tra l’altro, la cementificazione del territorio che rende pericolosa qualsiasi precipitazione atmosferica. Particolarmente colpita è la Liguria. In questa regione, nella cittadina *** (probabilmente S.Remo) è ambientato il romanzo di Italo Calvino “La speculazione edilizia”. Pubblicato per la prima volta sulla rivista “Botteghe oscure” nel 1957!.

Calvino, con una scrittura asciutta, parla della crisi di valori che, già allora, presagiva. Lo scrittore si rivela profetico nell’individuare alcuni mali e alcune tendenze del nostro Paese. Riconfermando uno “sguardo lungo” che manca ai nostri politici e, prima ancora, a noi cittadini.

 
 
 

Legge 56 del 2014 (Delrio) Estratto: articoli sulla Fusione di Comuni

Post n°47 pubblicato il 15 Novembre 2014 da mcalise
 

               109. Per il primo mandato amministrativo, agli amministratori del nuovo comune nato dalla fusione di più comuni cui hanno preso parte comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti e agli amministratori delle unioni di comuni comprendenti comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti si applicano le disposizioni in materia di ineleggibilità, incandidabilità, inconferibilità e incompatibilità previste dalla legge per i comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.

               116. In caso di fusione di uno o più comuni, fermo restando quanto previsto dall'articolo 16 del testo unico, il comune risultante dalla fusione adotta uno statuto che può prevedere anche forme particolari di collegamento tra il nuovo comune e le comunità che appartenevano ai comuni oggetto della fusione.

  117. L'articolo 15, comma 2, del testo unico è sostituito dal seguente:

  «2. I comuni che hanno dato avvio al procedimento di fusione ai sensi delle rispettive leggi regionali possono, anche prima dell'istituzione del nuovo ente, mediante approvazione di testo conforme da parte di tutti i consigli comunali, definire lo statuto che entrerà in vigore con l'istituzione del nuovo comune e  rimarrà vigente fino alle modifiche dello stesso da parte  degli organi del nuovo comune istituito. Lo statuto del nuovo comune dovrà prevedere che alle comunità dei comuni oggetto della fusione siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi».

               118. Al comune istituito a seguito di fusione tra comuni aventi ciascuno meno di 5.000 abitanti si applicano, in quanto compatibili, le norme di maggior favore, incentivazione e semplificazione previste per i comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti e per le unioni di comuni.

               119. I comuni istituiti a seguito di fusione possono utilizzare i margini di indebitamento consentiti dalle norme vincolistiche in materia a uno o più dei comuni originari e nei limiti degli stessi, anche nel caso in cui dall'unificazione dei bilanci non risultino ulteriori possibili spazi di indebitamento per il nuovo ente.

               120. Il commissario nominato per la gestione del  comune derivante da fusione è coadiuvato, fino all'elezione dei nuovi organi, da un comitato consultivo composto da coloro che, alla data dell'estinzione dei comuni, svolgevano le funzioni di sindaco e senza maggiori oneri per la finanza pubblica. Il comitato è comunque consultato sullo schema di bilancio e sull'eventuale adozione di varianti agli strumenti urbanistici. Il commissario convoca periodicamente il comitato, anche su richiesta della maggioranza dei componenti, per informare sulle attività programmate e su quelle in corso.

  121. Gli obblighi di esercizio associato di funzioni comunali derivanti dal comma 28 dell'articolo 14 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni, si applicano ai comuni derivanti da fusione entro i limiti stabiliti dalla legge  regionale, che può fissare una diversa decorrenza o modularne i contenuti. In mancanza di diversa normativa regionale, i comuni istituiti mediante fusione che raggiungono una popolazione pari o superiore a 3.000 abitanti, oppure a 2.000 abitanti se appartenenti o appartenuti a comunità montane, e che devono obbligatoriamente esercitare le funzioni fondamentali dei comuni, secondo quanto previsto dal citato comma 28 dell'articolo 14, sono esentati da tale obbligo per un mandato elettorale.

               122. I consiglieri comunali cessati per effetto dell'estinzione del comune derivante da fusione continuano a esercitare, fino alla nomina dei nuovi rappresentanti da parte del nuovo comune, gli incarichi esterni loro eventualmente attribuiti. Tutti i soggetti nominati  dal comune estinto per fusione in enti, aziende, istituzioni o altri organismi continuano a esercitare il loro mandato fino alla nomina dei successori. 

 
 
 

Fusione di Comuni - Documentazione (1)

Post n°46 pubblicato il 13 Novembre 2014 da mcalise
 

Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali”.

Estratto: Artt. 15 e 16

Articolo  15

Modifiche territoriali fusione ed istituzione di comuni

 1.  A norma degli articoli 117 e 133 della Costituzione, le regioni possono modificare le circoscrizioni territoriali dei comuni sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalla legge regionale. Salvo i casi di fusione tra più comuni, non possono essere istituiti nuovi comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti o la cui costituzione comporti, come conseguenza, che altri comuni scendano sotto tale limite.

2.  La legge regionale che istituisce nuovi comuni, mediante fusione di due o più comuni contigui, prevede che alle comunità di origine o ad alcune di esse siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi.

3.  Al fine di favorire la fusione dei comuni, oltre ai contributi della regione, lo Stato eroga, per i dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi contributi straordinari commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono. 

4.  La denominazione delle borgate e frazioni è attribuita ai comuni ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione. 

 Articolo 16

Municipi

1. Nei comuni istituiti mediante fusione di due o più comuni contigui lo statuto comunale può prevedere l'istituzione di municipi nei territori delle comunità di origine o di alcune di esse.

2. Lo statuto e il regolamento disciplinano l'organizzazione e le funzioni dei municipi, potendo prevedere anche organi eletti a suffragio universale diretto. Si applicano agli amministratori dei municipi le norme previste per gli amministratori dei comuni con pari popolazione.

 
 
 

Fusione dei Comuni - intervista di Telearcobaleno

Post n°45 pubblicato il 13 Novembre 2014 da mcalise
 

Fusione dei Comuni - intervista di Telearcobaleno del 11 nov. 2014

http://www.golfonetwork.it/news/news_commenti.asp?NewsID=7488

Vedi anche sul Blog:

Post n. 37 "Fusione di Comuni. Un cambiamento possibile"

 

 
 
 

Andate a leggere!

Post n°44 pubblicato il 01 Novembre 2014 da mcalise
 

Un tempo poteva capitare d’ascoltare l’esortazione “Andate a zappare!”, una sollecitazione non sempre scherzosa.

Oggi credo si debba dire “Andate a leggere!”. Non è una novità che gli italiani abbiano poca dimestichezza con la lettura; qui vorrei dimostrare il nesso fra lettura e sviluppo economico. In altre parole: pochi lettori, poco sviluppo.

Vediamo le statistiche. Dal “Rapporto sulla promozione della lettura in Italia” del 2012 ricavo i seguenti dati: solo il 46% degli italiani dichiara di leggere almeno un libro all’anno, dato da raffrontare con il 70% dei francesi e l’82% dei tedeschi. Il nostro Pil pro capite è di 25.200 euro; ci superano i francesi con 27.500 e i tedeschi con 31.300.

Più è alta la percentuale di lettori maggiore è il Pil pro capite. Un raffronto fra le regioni italiane (dati ISTAT 2012) conferma l’ipotesi.

La regione italiana con il Pil pro capite più alto (30.843 euro) è la Valle d'Aosta dove il 55,2% degli abitanti legge almeno un libro all’anno.

La Calabria, ultima nella classifica del Pil (14.383), ha una percentuale di lettori del 29,3%.

La Campania si posiziona al penultimo posto sia per il Pil (14.422) sia per la percentuale di lettori 28,9%.

Sono dati molto negativi vista, anche, la soglia molto bassa di un libro all’anno.

Prima di concludere voglio segnalare un “buon esempio”. Il Comune di Brembate di Sopra, con un numero di abitanti poco superiore a quello di Sapri, ha una biblioteca di 38.000 volumi e, cosa più significativa, fa 35.000 prestiti all’anno.

Tuttavia non credo che la scarsa propensione alla lettura sia imputabile, solamente, alla mancanza di strutture, come, ad esempio, le biblioteche.

Quanto esposto dovrebbe dimostrare che la crescita culturale, lettura compresa, dovrebbe essere un obiettivo di tutti: educatori, politici, studenti, imprenditori, professionisti, … . Anche da essa dipende la riduzione del divario crescente, come ci dice il Rapporto Svimez 2014, fra Nord e Sud. È un altro aspetto dell’irrisolta questione meridionale; infatti la carenza lamentata accomuna tutte le regioni del sud.

Una politica che guarda al futuro non dovrebbe assolutamente trascurare il problema; ma ci sono politici e amministratori che lo hanno fra le priorità della loro agenda? Occorre uno sguardo “lungo” che, purtroppo, sembra manchi.

 
 
 

Il meridione che cambia

Post n°43 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da mcalise
 

“ … andate un pomeriggio d’estate in uno di quei circoli di civili, in cui si raccoglie il fior fiore della poltroneria paesana; ascoltate per qualche ora conversare quella gente corpulenta, dagli occhi spenti, dalla voce fessa,  mezzo sbracata, grossolana e volgare nelle parole e negli atti, badate alle scempiaggini, ai non sensi, alle irrealtà di cui sono infarciti i discorsi …”

Gaetano Salvemini (1873 – 1957)    “Scritti sulla Questione Meridionale, 1896-1955” 

 
 
 

La gran bonaccia della baia di Sapri

Post n°42 pubblicato il 22 Ottobre 2014 da mcalise
 

Una collettività triste, immobile. Nessun fremito civico, nessuna curiosità culturale e, direi di conseguenza, nessun sviluppo economico. Stanchi riti si ripetono sempre più raramente. Vuoti richiami all’ amore della propria terra corredati da foto. Gli strilloni dell’effimero impazzano. Ipocriti inviti alla critica trovano pronti: scopritori di buche, spostatori di statue, amanti delle fontane, appassionati di parchi giochi, … . Sul passato qualcuno si è fatto una reputazione, sul futuro silenzio.

 […] la bonaccia continuava, noi continuavamo a star qua e loro là, immobili […] non volevano che si muovesse nulla, per carità! Su quel punto, i capi della nostra nave e quelli della nave nemica, pur odiandosi a morte, andavano proprio d’accordo. Cosicché, la bonaccia non accennando a finire, […] fu una bonaccia che nessuno s’aspettava durasse tanto addirittura per degli anni, […] e con un afa, un cielo pesante, basso, […] Tutto era così immobile, che anche quelli di noi che erano più impazienti di cambiamenti e novità, stavano immobili anche loro […]

(da “La gran bonaccia delle Antille” di Italo Calvino)

 
 
 

Circolo PD di Sapri. Un anno è passato …

Post n°41 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da mcalise
 

In questi giorni ricorre il primo anniversario della creazione del circolo PD di Sapri (25-10-2013) e, purtroppo, bisogna registrare il mancato rispetto degli impegni presi.

Giova prima ricordare che il circolo saprese è nato frutto di un inciucio (v. www.giornaledelcilento.it del 28-10-2013 Congresso Pd Sapri: Limongi nuovo coordinatore è polemica).

Infatti all’assemblea costitutiva erano presenti gli amici e i pochi che, accidentalmente, ne erano venuti a conoscenza. L’elezione del coordinatore e dei componenti del direttivo è consistita nell’approvazione di una lista predefinita di candidati; nessuno di essi ha motivato la propria candidatura e qualcuno risultavano addirittura assente. Il tutto è sembrata una forzatura voluta da un gruppo ristretto per poter partecipare alla fase congressuale del PD.

Tuttavia, in un clima confuso, è stato strappato al Coordinatore eletto Corrado Limongi, vista la palese “parzialità” dell’adunata, un impegno a indire, entro sei mesi, le nuove elezioni degli organismi di circolo. Tale impegno, del quale non c’è traccia nel reticente comunicato finale dell’assemblea, non è stato rispettato.

Da un circolo costituito in questo modo poco democratico è difficile aspettarsi una vivace vita associativa che, infatti, non c’è stata. Nessuna assemblea degli iscritti, nessuna iniziativa, nessuna proposta, nessuna idea.

Tutto ciò è grave, anche perché il circolo è (o meglio, sarebbe) l’unica sede di un partito nazionale a Sapri; il suo mancato funzionamento non è solo un danno per il PD e i suoi iscritti.

I membri del Direttivo, Limongi in testa,  sentiranno il dovere di giustificare la loro inerzia?

Con quali finalità hanno occupato uno “spazio” sottraendolo agli altri?

Le responsabilità sono precise e chiare anche se velate da una diffusa omertà e da una colpevole smemoratezza. Qualcuno parla di un’altra occasione persa! 

 
 
 

La libertà sui social networks

Post n°40 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da mcalise
 

Gli entusiasti ritengono i  social networks spazi globali di libertà. La realtà mi sembra molto diversa, almeno a giudicare dalle pagine “locali”. Le opinioni ragionate, frutto di un “lavoro”, sono ignorate: nessun “mi piace”, nessun commento, nessuna critica.

Al contrario: foto, slogan, aforismi, accuse immotivate, gossip, banalità, sdolcinatezze, saluti godono di un ampio consenso.

L’impressione è che, più del contenuto, conti l’autore del POST. Ad un paesano, soprattutto se ritenuto influente, un commento o, almeno, un “mi piace” a prescindere, non si nega.

Con ciò non intendo significare che i contenuti debbano essere necessariamente seriosi, frutto di una riflessione, ma mi sembra che il futile abbia preso il sopravvento. A volte, cosa più grave, lo si vuole spacciare per cosa seria, ad esempio: attaccamento alla propria collettività.

Quando poi qualcuno critica un POST e, badate bene, non è un paesano o un compagno di merende, può essere offeso o ricevere risposte del tipo “scrivo quello che voglio!” (Esempio di apertura mentale!) o ricevere minacce anche fisiche o vedere cancellato il proprio commento. O più di queste reazioni insieme. A riprova che i social networks non sono spazi di discussione e, tantomeno, di libertà. In attesa di una maggiore maturità degli utenti possono, al massimo, essere degli strumenti di comunicazione/informazione.

 
 
 

I pro e i contro della libertà (tratto da “Modernità liquida” d Zygmunt Bauman)

Post n°39 pubblicato il 15 Ottobre 2014 da mcalise
 

In una  versione apocrifa  del famoso episodio tratto dall'Odissea (Odysseus und die Scbweine: Das Unbebagen an der Kultur), Lion Feuchtwanger sostenne che i marinai ammaliati dalla maga Circe e trasformati in scrofe trovarono oltremodo soddisfacente la loro nuova condizione e si opposero disperatamente ai tentativi di Ulisse di ridare loro sembianze umane. Allorché questi disse loro di aver trovato delle erbe magiche in grado di spezzare l'incantesimo che li imprigionava e che essi sarebbero presto tornati nuovamente uomini, i marinai/ scrofe se la dettero a gambe a tutta velocità piantando in asso il loro zelante salvatore. Alla fine questi riuscì a prenderne uno e a strofinargli l'erba magica sul dorso; ed ecco che dal corpo setoloso dell'animale spuntò fuori Elpenoro,

 un uomo - afferma Feuchtwanger- sotto tutti i punti di vista assolutamente normale. Il «liberato» Elpenoro non fu affatto grato a Ulisse di tale liberazione e attaccò furiosamente il suo «liberatore»:

E così sei tornato, farabutto, ficcanaso che non sei altro? Vuoi tornare ad affliggerci e tormentarci, desideri ancora esporre i nostri corpi ai pericoli e costringere i nostri cuori a prendere sempre nuove decisioni? Com'ero felice; potevo sguazzare nel fango e crogiolarmi al sole; potevo trangugiare e ingozzarmi, grugnire e stridere, ed ero libero da pensieri e dubbi: «Che devo fare, questo o quello?». Perché sei tornato? Per rigettarmi nell'odiosa vita che conducevo prima?

 
 
 

L’astrazione (il grano)

Post n°38 pubblicato il 15 Ottobre 2014 da mcalise
 

Il coltivatore conosce bene il suo podere e il grano che produce ma ci ricava poco denaro.

Il trasportatore ha un’idea alquanto astratta del grano che trasporta ma fa più denaro.

Il sensale di borsa lo conosce solo in modo astratto, come qualcosa che può aumentare o diminuire di prezzo; è molto lontano dalla realtà concreta. Ne ricava più denaro e più potere.

          Liberamente tratto da “La visione scientifica del mondo” di Bertrand Russel

 
 
 

Fusione di Comuni. Un cambiamento possibile

Post n°37 pubblicato il 07 Ottobre 2014 da mcalise
 

La fusione consiste in un processo di accorpamento e soppressione di più Comuni preesistenti finalizzato ad istituire un Comune unico. Essa è regolata dal Decreto Legislativo 267/2000 “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali” con riferimento all’articolo 133 della Costituzione comma 2 che recita “La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”.

Razionalizzazione dei servizi e della spesa, riduzione dei costi degli organismi rappresentativi (sindaco, assessori e consiglieri), finanziamenti garantiti al nuovo Comune unico per diversi anni dallo Stato; sono alcuni dei punti di forza di questo tipo di progetto.

Il Decreto Legislativo 267/2000 prevede, fra l’altro, che alle comunità di origine siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi.

Una proposta di fusione dei Comuni del Golfo di Policastro è stata già lanciata dal Sindaco di Ispani.

Credo che sia un’occasione di cambiamento, una riforma strutturale. Essa, se attuata, avrebbe altri vantaggi di natura materiale e immateriale; quest’ultimi non meno importanti e concreti dei primi. Alcuni esempi.

Si potrebbero realizzare strutture e servizi difficilmente attuabili in un centro molto piccolo: biblioteca, centro sociale, trasporti pubblici, impianti sportivi, … .

Allo stesso modo, più efficacemente, si potrebbero attivare politiche e iniziative per lo sviluppo del territorio.

Il personale politico/amministrativo potrebbe essere scelto in una platea più vasta.

Si supererebbero quelle arcaiche divisioni che contraddistinguono la vita civile di molti paesi: familismi, personalismi.

Insomma si potrebbe sperare in una maggiore vitalità sociale, economica e culturale.

Alcune fusioni sono già una realtà.

In Italia, nel 2014, sono stati istituiti 20 Comuni sopprimendone 57; ciò è avvenuto, soprattutto, nel Centro-nord.

In Campania è nato, in provincia di Avellino, il Comune di Montoro, con la fusione di Montoro Inferiore e Montoro Superiore.

Certo non mancano le difficoltà e, soprattutto, è facile prevedere la resistenza di chi vede danneggiati i suoi interessi personali. Ma, anche da parte dei semplici cittadini, vi potranno essere quelle resistenze che sempre ostacolano i cambiamenti. Credo che ciò possa e debba essere superato coinvolgendoli e non solo nei momenti istituzionali. Una campagna di informazione e discussione è necessaria.

È una sfida per assicurare a tutti un domani migliore, rispettoso delle tradizioni ma proiettato verso il futuro. Una partita che se giocata, comunque vada, quantomeno accrescerà in tutti noi una maggiore consapevolezza dell’essere cittadini.

 
 
 

La qualità della nostra vita. Un paradosso

Post n°36 pubblicato il 01 Ottobre 2014 da mcalise
 

Siamo tutti impegnati, più o meno consapevolmente, a migliorare o, almeno, a mantenere invariata la qualità della nostra vita. Lo facciamo fra mille incertezze e, inevitabilmente, commettendo errori. A volte occorre rischiare e qualcuno lo fa, altri si abbandonano ad una irriflessa routine. Il buon senso ci suggerisce che la qualità della nostra vita, la sua serenità, non dipende solo dal nostro comportamento. La nostra esistenza è fortemente condizionata dall’ambiente in cui viviamo; esso ci offre, o ci nega, opportunità, diritti, servizi.

Insomma la nostra esistenza dipende anche dagli altri; qualcuno, addirittura, è portato ad attribuire agli altri le proprie disgrazie, vere o presunte.

Modificare queste condizioni, migliorare l’ambiente in cui viviamo è possibile solo con una azione collettiva: attività di protesta, proposta, sensibilizzazione, … .

E allora, perché il nostro disimpegno? Qualcuno potrebbe rispondere: a causa della sfiducia, dell’incertezza che ci bloccano. C’è del vero. Ma perché la volontà e la necessità di badare a noi stessi, ai nostri cari e ai nostri beni, non bilancia la sfiducia e l’incertezza?

È paradossale che quest’ultime siano più forti della nostra volontà di tutelarci.

Forse difficoltà obiettive divengono alibi e, su questo, siamo tutti chiamati a riflettere.

 
 
 

Perchè riformare il mercato del lavoro

Post n°35 pubblicato il 01 Ottobre 2014 da mcalise
 

“[…] le multinazionali […] si limitano a far presente al governo che se continua a tenere in piedi […] un sistema esteso di diritti dei lavoratori, smetteranno di investire in quel Paese. I principali partiti. […] dicono agli elettori che la legislazione del lavoro è datata e va riformata. L’elettorato […] vota per quei partiti […]. A questo punto si può dire che la deregulation del mercato del lavoro è stata scelta liberamente attraverso il processo democratico.”

 Da Colin Crouch – Postdemocrazia editore Laterza (2003)

 
 
 

Perché parlare di democrazia?

Post n°34 pubblicato il 29 Settembre 2014 da mcalise
 

La mia generazione ha vissuto un’epoca in cui era normale, per molti, partecipare alla vita politica del Paese. Spesso essa si manifestava iscrivendosi ad un partito, frequentandone le sezioni.

Da molto tempo non è più così. Il distacco dalla politica è andato crescendo e la diminuzione totale dei votanti ne è solo una delle manifestazioni. Tale disaffezione ha più cause, alcune specifiche dell’Italia altre di portata mondiale. È difficile, e non è questa la sede, discuterle tutte.

Il nostro impegno politico, fino alla fine degli anni ottanta, si poneva l’obiettivo di promuovere una “società giusta” che, le varie correnti di pensiero, evidentemente, prospettavano in modo diverso.

Oggi, nella migliore delle ipotesi, ci si impegna per i “diritti”; ossia per la tutela e, possibilmente, per l’ampliamento dei diritti facenti capo al singolo individuo.

Sembra che l’odierna società, consumista ed individualista, non abbia alternative. Si è creata l’illusione che ciascuno sia artefice del proprio destino a prescindere da quello degli altri. Mi sembra che ciò sia un illusione per tutti e tanto più  grande quanto più sono svantaggiate le condizioni di partenza.

Ormai gli Stati nazionali perdono, sempre più, potere. Al netto di tutti i limiti della nostra classe politica bisogna dire che il potere è altrove; in organismi sovranazionali che non hanno un’investitura democratica. Tali organizzazioni sono necessarie per affrontare problemi internazionali o, addirittura, globali; è auspicabile una loro democratizzazione.

Poi ci sono le comunità locali che, depotenziandosi lo Stato nazionale, assumono una importanza crescente.

I Comuni, le istituzioni a noi più vicine, saranno, sempre più, gli interlocutori  privilegiati  dei cittadini. Presupposto per una loro azione efficace è una ampia partecipazione civica.

Con quali modalità, con quale metodo la partecipazione si deve estrinsecare? Attraverso il metodo democratico che deve guidare le iniziative concrete: la definizione dell’agenda (priorità), le modalità di decisione, la selezione dei propri rappresentanti.

Il metodo democratico è, a mio parere, una competenza di base ossia una “attrezzatura” che ciascuno, libero di usarla o meno, deve tuttavia possedere.

Per questo, anche per questo, è importante parlare di democrazia.

Occorre la consapevolezza che i beni comuni devono essere gestiti insieme padroneggiando, tutti, il metodo democratico.

 
 
 

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro

Post n°33 pubblicato il 22 Settembre 2014 da mcalise
 

“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” così inizia la nostra Costituzione. Essa sottolinea la fondamentale importanza che il lavoro ha per la piena affermazione umana e sociale di ciascun cittadino. La sua importanza è ulteriormente sottolineata dal fatto che esso è affermato come diritto ma, anche, come dovere verso la società (art. 4 Cost.). I costituenti hanno voluto creare le premesse affinché tutti, attraverso il lavoro, abbiano una vita dignitosa dal punto di vista umano, sociale ed economico e tutti contribuiscano allo sviluppo della società.

Evidentemente il primo obiettivo, lungi dal realizzarsi, è offrire una opportunità lavorativa a tutti. Ma qual è tipo di lavoro soddisfa il dettato costituzionale? Quello senza regole dei call centers? Quello dei contratti a termine rinnovati, se rinnovati, di volta in volta? Quelli che, in pratica, pongono il lavoratore in una condizione di soggezione, d’inferiorità, di incertezza? Certamente no; l’obiettivo quindi dovrebbe essere quello di garantire a tutti un lavoro dignitoso.

Sull’argomento il “Job act” proposto dal Governo Renzi ha riacceso le polemiche. Credo che vi siano, minoritari ma presenti, coloro che, più o meno velatamente, vorrebbero una deregolamentazione totale e coloro che non vorrebbero cambiare nulla.

Ma, fra questi due estremi, esistono posizioni responsabili da valutare con attenzione.

Credo che sul “Job act”, come su altre riforme in discussione, non vi sia una chiarezza sui fini ultimi. Mi spiego: premesso che la riforma del lavoro non crea lavoro; oggi un’impresa ha già gli strumenti per assumere personale temporaneo e flessibile, occorre chiedersi qual è l’obiettivo che si intende perseguire. Si vuole semplificare il mercato del lavoro? Bene. Si vogliono attirare capitali stranieri? Bene.

È mio parere che tutto possa e debba essere fatto nel sostanziale rispetto della Costituzione non perché totem intoccabile ma perché essa pone in primo piano la persona, il cittadino.

Monetizzare il diritto al licenziamento significa porre i lavoratori allo stesso livello delle macchine utensili. Una macchina non mi soddisfa? Sostengo un costo e me ne disfo.

Mi sembra che nessuno contesti la necessità di un contratto di lavoro a tutela crescente, ma vi deve essere un termine oltre il quale il diritto al reintegro è ribadito.

Occorrerebbe una approfondita e sollecita discussione dove i dissenzienti non siano visti come sabotatori. Solo un confronto serrato e serio può produrre buone soluzione. Su questa, come sulle altre riforme proposte, i cittadini, almeno da quel che vedo nel Cilento, sono spettatori distratti.

 
 
 

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