Creato da ofelia770 il 08/04/2007

E l'acqua scorre

Tutto scorre, tutto passa, ma qualcosa ritorna

 

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Il Caso Eluana

Post n°534 pubblicato il 18 Novembre 2008 da ofelia770
 

In questi giorni si legge e si parla moltissimo del caso
di Eluana Englaro, la ragazza che da quasi 17 anni vive
in stato vegetativo. Il padre chiede da tempo che venga
lasciata morire e su questo controverso caso è stata emessa
pochi giorni fa la sentenza della Cassazione.
Si può sospendere l’alimentazione e l’idratazione forzata
ad Eluana.

Dal Vaticano, per voce del cardinale Javier Lozano Barragan,
presidente del pontificio consiglio per la salute, arriva una
nuova dura presa di posizione. Sospendere l’idratazione e
l’alimentazione, secondo Barragan, è “una mostruosità e
un assassinio”.

 

E si riaccende la polemica. Il vaticano parla di “assassinio”,
il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si aspetta dalla
sentenza “Il rispetto sempre della dignità della persona”.
Mentre l’Associazione Rossetti sostiene che la richiesta del Pg
della Cassazione “dà il via libera all’eutanasia”….
Da Il Secolo XIX.

 

Ma che cos’è “Lo Stato Vegetativo Persistente”?

Con un poco di pazienza leggete fino in fondo
l’articolo di  Carlo Alberto Defanti Coordinatore
nel 1992 del Gruppo di Studio “Bioetica e Neurologia”
che già anni fa si occupò direttamente di Eluana.

Eluana Englaro
(la fotografia può essere utilizzata dai mezzi d’informazione
citando la fonte Zadig.it)

Il caso E.E.

E.E., di sesso femminile, all’età di 20 anni fu vittima di
un incidente stradale che comportò un gravissimo trauma
cranio-cerebrale. Fu condotta presso un ospedale ove si
rilevò radiologicamente una frattura del cranio e una
frattura della colonna cervicale. Mediante la TAC vennero
evidenziate raccolte di sangue in uno degli emisferi cerebrali
e immagini di sofferenza nella regione talamica di ambo i lati.
Clinicamente la paziente era in stato di coma con assenza
quasi completa di riflessi, ma in grado di respirare
spontaneamente, anche se non in modo sufficiente.
I quattro arti erano paralizzati. La paziente venne
sottoposta a intubazione tracheale e a ventilazione
meccanica. Nei giorni successivi la situazione si aggravò
ulteriormente in quanto il rigonfiamento degli emisferi
cerebrali determinava la compressione del tronco encefalico
e, come spesso accade in questi casi, la comparsa di
un'emorragia nella parte più alta dello stesso
(il mesencefalo). Superata questa fase, la paziente riprese
gradualmente la capacità di respirare spontaneamente e,
circa un mese dopo il trauma, cominciò a riaprire gli occhi,
senza però mai riprendere contatto con l'ambiente e senza
presentare alcun movimento spontaneo degli arti.
Si configurò così il quadro clinico drammatico di uno
stato vegetativo persistente che purtroppo si è
mantenuto del tutto inalterato da allora.

Al momento della mia prima osservazione, sei anni dopo
il fatto, appariva in buone condizioni generali.
Manteneva gli occhi aperti durante buona parte della giornata,
i globi oculari erano deviati ("deviazione sghemba") e la
pupilla dell'occhio destro non reagiva alla luce.
Le labbra, la mandibola e la lingua erano animate da una
sorta di tremore ritmico. Gli arti erano immobili e spastici,
con atteggiamento in equinismo di entrambi i piedi.
Respirava spontaneamente, senza ausili meccanici.
La nutrizione avveniva mediante un sondino naso-gastrico.
Malgrado un'osservazione prolungata e stimolazioni di vario
tipo, non si è mai riusciti a entrare in contatto con lei.
Durante la giornata e soprattutto durante la notte si
osservavano momenti di sonno. Fra le indagini condotte
durante la degenza, l'elettroencefalogramma prolungato
per 20 ore confermava l'esistenza di un ritmo sonno-veglia.
L'attività elettrica registrata alla superficie del cranio
(e proveniente dalla corteccia cerebrale) si dimostrava poco
organizzata e non reagente ai diversi stimoli.
La risonanza magnetica dell'encefalo dimostrava una diffusa
alterazione della sostanza bianca dei due emisferi e un danno
marcato del tronco cerebrale, ove si osservavano gli esiti
dell'emorragia nel mesencefalo di cui ho parlato in precedenza.
Lo studio dei potenziali evocati dimostrava un'assenza di
risposta della corteccia cerebrale agli stimoli uditivi,
un'assenza di risposta agli stimoli elettrici applicati
sulle caviglie e una debole risposta corticale alla
stimolazione elettrica del polso destro.

La diagnosi da me formulata era di stato vegetativo e
la mia prognosi era negativa quanto al ricupero della
coscienza; parlavo perciò, usando il termine proposto
dalla "MultiSociety Task Force on Persistent Vegetative State",
di stato vegetativo permanente (o, in altre parole,
di stato vegetativo irreversibile). Purtroppo la previsione,
del resto fin troppo facile, si è avverata ed E.E. si trova tuttora
(nel febbraio 2000) nella stessa condizione clinica.

Che cos'è lo stato vegetativo persistente (SVP)

E' bene introdurre a questo punto una definizione di questo
stato, tratta dal rapporto della Task Force
4 testé citata.
Si definisce stato vegetativo un quadro clinico caratterizzato da:

  1. nessun indizio di consapevolezza di sé e dell'ambiente
    e di capacità di interagire con gli altri;

  2. nessuna risposta comportamentale riproducibile,
    finalistica o volontaria a stimoli visivi, uditivi, tattili o
    dolorifici;

  3. nessun indizio di comprensione del linguaggio altrui;

  4. presenza di un ciclo intermittente di sonno-veglia;

  5. conservazione sufficiente delle funzioni dell’ipotalamo e
    del tronco encefalico tale da permettere la sopravvivenza
    con semplici cure mediche e assistenza infermieristica;

  6. incontinenza urinaria e fecale;

  7. conservazione almeno parziale dei riflessi cranici.

Lo stato vegetativo può rappresentare una fase transitoria
che a volte è seguita dalla ripresa della coscienza, ma talora
esso si protrae. Si parla di stato vegetativo persistente
quando esso dura oltre un mese. Lo stato vegetativo persistente
differisce dallo stato di coma, con il quale viene spesso
confuso dal pubblico, in quanto il malato è in grado di aprire
gli occhi e conserva un'alternanza di sonno e veglia.
Quali lesioni cerebrali possono provocare lo stato vegetativo?
Le lesioni possono variare da un caso all'altro, ma ciò che
accomuna tutti questi malati è il fatto che essi conservano,
in varia misura, le funzioni del tronco encefalico
(responsabile sia delle funzioni vitali, come il respiro e
la regolazione del circolo, sia dell'alternarsi di veglia e
di sonno), mentre sono abolite le funzioni della corteccia
cerebrale (sia in seguito alla sua distruzione,
sia a causa dell'isolamento delle vie nervose che la
connettono ai centri sottostanti) e quindi è abolita
la coscienza. L'individuo ha perso la
vita cognitiva e mantiene quella vegetativa.

La diagnosi di stato vegetativo è relativamente semplice
nelle mani di un neurologo esperto, ma richiede,
a differenza di altre diagnosi, un'osservazione clinica
attenta e prolungata per cogliere eventuali segni di contatto
del paziente con il mondo esterno, segni che possono
sfuggire a un'osservazione superficiale.
La vera difficoltà che lo stato vegetativo solleva non è però
la diagnosi, bensì la prognosi,
vale a dire la previsione sulla sua reversibilità o meno.
Dopo molte discussioni, la Task Force citata ha raggiunto
un accordo su alcuni punti. Uno di essi è che prima di
dichiarare permanente, cioè irreversibile, lo stato
vegetativo di origine traumatica di un soggetto adulto
(il caso di E.E.) è necessario attendere almeno 12 mesi.
Trascorso tale lasso di tempo, la probabilità di una ripresa
di funzioni superiori è insignificante.

Amici cari, a prescindere dalle nostre convinzioni religiose,
cosa pensate realmente sia “giusto”nel caso di Eluana?

E’ “vita” da rispettare fino al suo naturale spegnimento,
o è già una “morte” tenuta artificialmente lontana per mano
dell’uomo e non per volontà di Dio?

Aspetto con ansia i vostri commenti e le vostre opinioni.

 
 
 
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