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Creato da: lully_rossa il 14/11/2005
Comunista, atea, femminista e zapatista. Ho tutto!

 

 
« Boicottaggio!Le vacche »

La mia catenina...

Post n°300 pubblicato il 25 Settembre 2006 da lully_rossa

Io ho una catenina con un ciondolo un pò particolare: la falce e il martello.
Questa catenina a me è molto cara per due motivi: prima di tutto per chi me l'ha regalata (che l'ha anche disegnata e fatta realizzare dall'orafo) e secondo per ciò che rappresenta.
La indosso orgogliosamente, consapevole di ciò che quel simbolo ha rappresentato per l'umanità e rappresenta ancora per tante persone.
Da sempre so cosa la gente pensa dei comunisti. In particolare poi in questi ultimi anni nei quali la parola viene sempre più utilizzata con un'accezione negativa. Privazione dei diritti, della libertà, di avere e accumulare...insomma tutto ciò che ci hanno fatto credere.
Nonostante ciò, io porto con orgoglio la mia catenina. In certi luoghi, ad esempio a lavoro, la devo tenere nascosta ma a me basta averla con me.
In quasi qualunque altro luogo la indosso nella maniera più naturale. Ma non sono "naturali" gli sguardi della gente. E si, perchè sapete, se mi vedeste, io non ho affatto l'aria da "comunista", no no, sembro una persona "normale". Infatti mi lavo, non vado in giro con i capelli rasta, non porto gonnelloni o jeans stracciati, e non ho mai avuto la maglietta del Che (eh si, perchè questa è l'idea che la massa ha dei militanti comunisti). Tutto il contrario. Potrei tranquillamente sembrare una mite cittadina di centrosinistra. Impossibile certo confondermi con una vacca del centrodestra: non porto le meches nè il capello cotonato e sempre in piega, non ho le unghie finte con i disegnini sopra che tanto ora si usano, ma soprattutto non ho la borsetta abbinata alle scarpe (questo da solo basta!).
Per questo motivo quando qualcuno mi avvicina tanto da scorgere la catenina accade qualcosa. La persona trasfigura. Si, la prima cosa che muta è lo sgurdo: occhi sgranati, inizialmente sinceramente stupiti poi inorriditi. La bocca si apre leggermente come per far uscire un "ohhh"...per poi richiudersi immediatamente e mutare in un ghigno molto particolare...gli angoli della bocca vanno verso il basso e le labbra si serrano come se non dovessero aprirsi mai più.
Qualunque cosa la persona stesse dicendo, smette, si interrompe, balbetta quasi. Insomma, perde il filo del discorso. Da quel momento cade qualunque possibilità di continuare il discorso, fosse anche l'indicazione di una strada. La persona passerà il resto del tempo a fissare quel ciondolo come se volesse tenerlo sotto controllo, come se potesse improvvisamente aggredirlo, prendendo vita propria. Avete presente quando noi donne abbiamo la sfortuna di incontrare quel genere di maschio che mentre parla con te ti fissa le tette? Ecco, più o meno l'insistenza con la quale lo sfortunato fissa il mio ciondolo è quella (la finalità però è molto diversa)! Infine l'ignaro mostra una gran fretta di andar via, e nel più breve tempo possibile se la svigna e, immagino, in cuor suo sente d'aver scampato un grosso pericolo.
Ora, io l'ho voluta buttare un pò sullo scherzo, mettendo l'accento sull'aspetto divertente del discorso, ma se mi fermo un attimo a riflettere, di divertente non c'è proprio nulla.
La falce e il martello sono un simbolo di libertà e di giustizia. Sono la realizzazione di un sogno. Sono la speranza di libertà per tutti gli oppressi del mondo.
Oggi, nell'immaginario collettivo, sono divenuti l'opposto. Non voglio ora entrare nel discorso in maniera profonda, questo post non lo consente. Voglio solamente dire che io continuerò a credere in quell'ideale, continuerò a credere in quel simbolo, continuerò a portare orgogliosamente la mia catenina con la speranza e la voglia che un giorno ricominci a splendere nel cielo il sole dell'avvernire.
Viva il comunismo, Viva la libertà!

 
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Il mio "eroe"


Penso a lui quando mi sembra che la mia lotta perda di senso. La sua vita e le sue idee sono per me una luce nelle tenebre e una via da percorrere.
 
"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".
Mahatma Gandhi
 

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