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Anima autismo e quotidianità

Post n°402 pubblicato il 06 Aprile 2017 da frmango
 

Il 01 aprile ci ha fatto visita,  presso la “Domus” di Bernalda, una famiglia di una cittadina pugliese. Una visita concordata.  Il papà ha lavorato in questa zona e non ha avuto difficoltà ad arrivare dopo due ore di macchina. La mamma si mostra subito speranzosa per Francesca, una ragazza di ventitre anni con molti chili in più. Entriamo nell’ufficio dove ci conosciamo bevendo un succo, Francesca preferisce la brioches.  I genitori ci raccontano quella che purtroppo è una storia spesso ascoltata. La ragazza frequentava un centro di riabilitazione per la patologia autistica,  poi è diventata maggiorenne  per cui è stata dimessa.  Attualmente sta a casa dove si annoia, ha iniziato a mangiare voracemente, adesso è obesa, nel frattempo è comparso pure il diabete e quando è nervosa sono costretti ad aumentare la dose dei psicofarmaci, che come sanno gli addetti ai lavori aumenta il senso di fame e alimenta il circolo vizioso. Diciamo alla famiglia che a nostro avviso Francesca ha tutti i requisiti sanitari per poter iniziare un percorso riabilitativo. Gli prospettiamo attività fisica in palestra e all’aria aperta, l’ippoterapia,  una dieta ricca di fibre e verdure per lenire la fame, attività ludiche per migliorare l’umore, la musicoterapia per ridurre la tensione di base,  i laboratori formativi-occupazionali per imparare un lavoro creativo. Il padre ci dice che proveranno ad avere l’autorizzazione al ricovero, hanno un conoscente che metterà la “buona parola” La famosa “buona parola” la quale mi dicono essere quella cosa per cui quello che dovrebbe essere un diritto sancito dalla costituzione diventa un favore. Io non ci credo, ma troppo spesso ho sentito ripetere questo concetto, ma non ci credo, anche perché se fosse vero sarebbe veramente grave. Alla fine ci salutiamo speranzosi non sappiamo se nel diritto o nella “buona parola”.       Il 2 aprile è stata la giornata mondiale  della consapevolezza dell’autismo.  Per l’occasione  alcuni dei monumenti più importanti del mondo, dall'Empire State Building di New York al Cristo Redentore di Rio de Janeiro, si tingono di blu, il colore scelto dall'ONU per l'autismo. Si cerca così di sensibilizzare la gente verso la peculiare patologia. Come tutte le occasioni simili, in Italia “si moltiplicano gli   “appelli a favore delle persone affette da autismo”  Gli appelli sono sempre utili. Mi risulta difficile comprenderne il senso quando a farli sono le persone di “potere” che devono e possono decidere. Mi chiedo quelli appelli a chi li fanno?. Il Nostro Centro ha partecipato non solo illuminando di blu parte della struttura, ma anche partecipando a un seminario organizzato dal Comune di Taranto.  Il dott Ippazio Stefano, sindaco di Taranto è un pediatra appassionato  per il proprio lavoro e di grande sensibilità umana. Ha organizzato una confronto sulle problematiche della patologia autistica con famigliari “esperti del settore” e l’intervento del prof  Emilio Franzoni, direttore della Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile  dell’Azienda Ospedaliera di Bologna, nonché docente presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Le considerazioni emerse sono state interessanti e concrete. La prima è che si parla di autismi. Ormai lo “spettro” della patologia è molto ampia. Ci sono persone che evidenziano cenni di tratti di autismo fino a persone in cui si manifesta in maniera completa. La seconda considerazione derivante dalla prima è stata che le risposte devono essere” sartoriali “ su misura dei bisogni della persona e delle famiglia. Una terza considerazione è stata che i bambini affetti da autismo diventano adulti affetti da autismo. Lunedi 03 Aprile  ci ha fatto visita,  presso la “Domus” di Bernalda, una famiglia di una cittadina calabrese. Una visita concordata.  Il papà conosce questa zona e non ha avuto difficoltà ad arrivare dopo due ore di macchina. La mamma si mostra subito speranzosa per Francesco, una ragazzo di 32 anni. Entriamo nell’ufficio dove ci conosciamo bevendo un succo. I genitori ci raccontano quella che purtroppo è una storia spesso ascoltata. Il ragazzo ha frequentato un centro di riabilitazione per la patologia autistica,  poi è diventata maggiorenne  per cui è stata dimesso.  Attualmente sta a casa dove si annoia,  quando è nervosa siamo anche costretti ad aumentare la dose dei psicofarmaci, che come sanno gli addetti ai lavori aumenta il senso di fame e alimenta il circolo vizioso. Diciamo alla famiglia che a nostro avviso Francesco ha tutti i requisiti sanitari per poter iniziare un percorso riabilitativo. Gli prospettiamo un percorso riabilitativo individualizzato. Il padre ci dice che proveranno ad avere l’autorizzazione al ricovero, hanno un conoscente che metterà la “buona parola” La famosa “buona parola” la quale mi dicono essere quella cosa per cui quello che dovrebbe essere un diritto sancito dalla costituzione diventa un favore. Io non ci credo, ma troppo spesso ho sentito ripetere questo concetto, ma non ci credo, anche perché se fosse vero sarebbe veramente grave. Alla fine coi salutiamo speranzosi non sappiamo se nel diritto o nella “buona parola.

 P.S . A quanti nei 364 giorni che vanno da un due aprile all’altro lottano per un diritto. Buona Pasqua di cuore.

 

 
 
 
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