DarkSoulLa mia vita dopo la tossicodipendenza |
L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio. (Philip Dick, da “Un oscuro scrutare”, 1977)
Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita.
ORA SONO LIBERO
Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.
PENTIMENTO
Io rimpiango
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Una madre
Post n°209 pubblicato il 10 Maggio 2015 da mygangsta
Già scrissi della reazione di colui che era mio padre dinanzi alla mia caduta nella tossicodipendenza più nera e alla mia condotta dissoluta nel passato. Stanotte scriverò di mia madre, della sua reazione, per molti aspetti completamente diversa da quella di mio padre. Mia madre non si trincerò nel silenzio, anzi, dopo lo shock della notizia dell'overdose, venne da me e me disse di tutti i colori, gridò la sua rabbia "al mondo intero", divenne "una furia" ma non smise mai di parlarmi anche se, soprattutto all'inizio, molto duramente e senza perdere occasione di rimproverarmi. Ricordo ancora quella volta che trascorremmo tutta la notte a parlare, senza quasi smettere un'istante, in cui lei, seppur profondamente arrabbiata, mi ascoltò con attenzione e riflettè con me sul mio grande errore. Mia madre non si è mai nascosta, non è mai fuggita da tutto questo dolore, ma lo ha vissuto tutto esponendosi con me in prima persona, piangendo poco e gridando tanto ma solo per il mio bene. Il suo perdono non è arrivato subito e non è arrivato facile, me lo sono dovuto guadagnare ed è stato più che giusto così. D'altronde io non ho mai chiesto sconti. Ma lei è stata presente durante il mio recupero, dura e inflessibile certo, però c'era. Non ha mai ammesso lacrime o vittimismo. Mi disse "Adesso devi combattere la battaglia più dura che ci sia. Te la sei cercata e la combatterai tutta, senza risparmiarti. Se vuoi tornare a vivere devi lottare con le unghie e con i denti e soffrire l'inimmaginabile. E non ti tirerai indietro per nulla al mondo". Veniva a trovarmi e non si impietosiva davanti alla mia sofferenza ma mi "ordinava" di resistere. Non sorrideva ma infondeva coraggio. Non mi aveva detto "ti perdono" ma mi incitava a tornare a vivere. Poi, quando uscii dalla comunità, rividi il suo sorriso, cosa che non scorderò mai. Capii così che avevo il suo perdono e lasciammo indietro quanto accaduto e tutta la sofferenza, ricominciando da capo. Oggi tra me e lei c'è di nuovo un normalissimo rapporto madre/figlio, spesso ci ritroviamo a cena da me, a volte facciamo insieme escursioni in montagna, insomma è sempre mia madre...
E le mie sorelle? Molto più grandi di me, mi videro crescere come fossero "vice-mamme" e mai si sarebbero immaginate che proprio io, il "piccolo di casa", potessi cadere in quel tunnel. Ne rimasero decisamente deluse e rattristate. All'inizio, furono piuttosto restie a perdonarmi ma poi, piano piano, si riavvicinarono a me e ora mi vogliono bene come prima, sono sempre il loro caro fratello. Insomma, tre su quattro ce l'hanno fatta a perdonarmi anche se so che, dentro di loro, tutto l'accaduto è rimasto ma d'altronde non potrebbe essere altrimenti.
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Inviato da: cassetta2
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