DarkSoulLa mia vita dopo la tossicodipendenza |
L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio. (Philip Dick, da “Un oscuro scrutare”, 1977)
Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita.
ORA SONO LIBERO
Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.
PENTIMENTO
Io rimpiango
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Messaggi di Maggio 2018
Post n°265 pubblicato il 28 Maggio 2018 da mygangsta
Ecco cosa non sa fare mio padre. Ovvero il padre di un ex tossicodipendente. Perdonarsi e perdonare. Esatto, mi dicono che non si sia mai dato pace per non essersi accorto di quanto stava accadendo a me, suo figlio. E che non si sia mai dato pace per ciò che gli ho fatto passare. Non ha mai saputo, e non sa, perdonarsi per aver sottovalutato eventuali segnali, per aver continuato a fare la stessa vita di sempre mentre, nella sua stessa casa, entravano sudbole varie sostanze, dapprima leggere e poi sempre più forti e devastanti. Non si perdona per non aver visto, ascoltato, capito. Per non aver sospettato dei miei silenzi, reticenze, sbalzi d'umore, uscite improvvise e prolungate. Per non aver messo in dubbio, neanche per un istante, che la sua idea di "famiglia perfetta" non era più realtà da un bel pezzo. E non ha mai saputo, né sa, perdonarmi per avergli "portato in casa" quelle sostanze e avergli distrutto l'idea di "famiglia perfetta" e "padre perfetto". Per averlo reso un "padre peggiore", per avergli fatto perdere parecchi amici, per avergli fatto parlare dietro da parenti, colleghi, vicinato eccetera. E per averlo fatto assistere, suo malgrado e inaspettatamente, a quel momento di cui non ho memoria ma che segnò il "quasi punto di non ritorno" della mia vita: l'overdose. Immaginiamo un padre che, dopo una normale giornata di lavoro, rientra in casa e, lui solo, si ritrova di fronte al figlio a terra sul pavimento del salotto in totale stato di incoscenza e, dopo poco, si ritrova dinanzi all'inequivocabile "sentenza" degli operatori del 118. Ecco, non posso certo biasimarlo. Non si perdona e non mi perdona. Il "nodo" è tutto qua. Di fronte a certe cose, se prima non si passa attraverso il perdono di se stessi e degli altri, non ci sarà mai nessun cambiamento positivo. Io, dopo lunghi tenebrosi anni, mi sono perdonato per ciò che ho fatto a me stesso e ho perdonato mio padre per il suo comportamento nei miei confronti, la sua freddezza e distanza. Mia madre, dopo i miei anni in comunità, è riuscita a perdonarsi per non aver capito, visto o sospettato ed è riuscita a perdonare me per tutto il dolore che ho procurato alla famiglia. Le mie sorelle si sono perdonate per aver fatto tranquillamente la loro vita e non aver capito nulla di quanto il loro caro fratello stava passando. E mi hanno perdonato per aver sconvolto l'equilibrio familiare mai ristabilito. La chiave è tutta qui: il perdono. Tutto si può fare ma se nel cuore non sgorga il perdono non si ricomincerà mai daccapo con il sorriso. Una lezione che amo raccontare ogni qualvolta ne ho l'occasione e che spero sia sempre d'esempio e da monito.
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Inviato da: cassetta2
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