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Passano i mesi ma nulla cambia

Post n°458 pubblicato il 16 Novembre 2018 da Hanahr

Ho ragionato parecchio ultimamente se scrivere ancora in questo blog, e soprattutto se scrivere di come mi sento in questo periodo, perché ogni volta che scrivo pare che sia per lamentarmi, ma ho anche pensato che non riesco mai a sfogarmi pienamente nella vita reale, a esprimere con sincera e brutale violenza ciò che mi passa per la testa, e credo di essere arrivata al punto in cui semplicemente non posso più sopportare questa sensazione.
Ho sempre sofferto di sbalzi di umore piuttosto altalenanti, a fasi di relativa quiete sono seguiti periodi molto bui, sono sempre stata una persona umorale il cui principale sfogo era appunto scrivere. Non solo qui sul blog, ma anche come passione personale.
Ormai da diversi anni la mia passione per la scrittura è stata completamente cancellata da necessità impellenti, pigrizia, stanchezza e inutile a dirsi mancanza di stimoli, di idee.
La vita quotidiana ha assopito il mio cervello.
Il fatto è che soprattutto negli ultimi due o tre anni, ho cominciato a sentirmi sempre più mediocre. Sempre più irrilevante.
Vedo la mia vita e non la capisco più, forse non l'accetto più.
C'è una parte di me, di cui ho paura, che urla disperatamente per liberarsi, per rivoluzionare ogni cosa, per cancellare questa polvere che mi si deposita addosso.
E' una parte piccola, ben avvolta dal buon senso con cui mi sono sempre relazionata col mondo, il mio cervello sa bene che quell'angolo urlante del mio intimo è solo un modo per esprimere le infelicità e le delusioni della vita di cui soffriamo tutti.
So perfettamente che non c'è niente di speciale né di strano nella mia infelicità, so bene quindi di essere mediocre.
Forse una parte di me ha sperato negli anni di essere qualcosa di più che una persona banale, senza particolare pregi. Quando ero adolescente e negli anni successivi al diploma, pur nelle mie difficoltà emotive che mi hanno sempre accompagnato, c'era un barlume di me che sapeva della mia "straordinarietà", facevo teatro, ero impegnata politicamente, scrivevo, c'era qualcosa di me che mi distingueva dalla massa. Qualcosa di solo mio, di speciale.
Io mi sentivo speciale, stupidamente migliore di molti altri.
Quella luce si è spenta da tempo, non so bene nemmeno io da quando.
I miei progetti, le mie ambizioni, la mia insensata arroganza giovanile, il mio sentirmi superiore, sono spariti a un certo punto qualche anno fa, non so bene nemmeno io quando.
Non è che ciò che non mi piaccia, sono sempre stata una persona da radici più che da foglie. Mi piace l'idea di aver costruito qualcosa, per quanto traballante, di mio e di essere sempre stata indipendente. Ma forse a un certo punto quelle radici hanno cominciato a marcire e ora tutta la pianta non sembra molto in salute.
Ciò che so è che ho cominciato a disprezzare me stessa, in un modo che nemmeno a 17 anni forse riuscivo a fare. A mala pena riesco a guardarmi allo specchio, o a trovare qualcosa che mi dia la forza per uscire di casa la mattina.
Ogni giornata sembra sempre più pesante, sempre più cupa, e io mi sento sempre più invisibile agli occhi del mondo, ma soprattutto a me stessa.
Quando ero adolescente mi sentivo fuori posto, per la verità mi sentivo fuori posto anche alle medie, alle elementari, forse persino all'asilo. Ho sempre pensato che crescendo, riuscendo a rimettere in proporzione le cose, mi sarei sentita meglio, che avrei trovato un posto nel mondo.
Forse in alcuni momenti è stato anche vero, con alcune persone lo è, le persone che riescono a bilanciare quella sensazione profondamente estraniante con cui vivo tutti i giorni. Eppure io continui a sentirmi fuori posto, la mia vita sembra costantemente sbagliata.
Queste cose le sto scrivendo ora, le ammetto e le accetto ora, ma nella vita di tutti i giorni non si può avere il lusso di crogiolarsi in questa infelicità mediocre, perché so bene che è un'infelicità comune a tutti. Siamo tutti mediamente infelici, siamo tutti mediamente mediocri, non c'è niente di speciale nel modo in cui mi vedo o mi sento, perché faccio parte della massa.
A volte mi chiedo se abbia senso vivere così, probabilmente non ce l'ha un senso, probabilmente è quello che mi merito per aver fatto scelte pigre o codarde, per non aver mai davvero rischiato nulla nella mia vita. Ho preferito procedere in maniera automatica, senza mai davvero aver tentato.
Forse non è tardi per cambiare, ma i rischi mi spaventano e sinceramente non so davvero cosa dovrei fare per trovare un senso a questa infelicità. Non so bene nemmeno cosa mi faccia sentire così, se la mia mediocrità fisica, o la mia mediocrità intellettuale, o entrambe.
Quante volte nei film o nei libri abbiamo visto e letto di personaggi all'apparenza comuni, ma che in realtà nascondevano quelle qualità uniche che li rendevano speciali. E a tutti noi, prima o poi è stato detto che siamo speciali, che siamo unici.
Tutti ci abbiamo creduto, finché non abbiamo cominciato a dover rinunciare ai nostri sogni per campare, perché gli speciali semmai sono quelli che quei film li interpretano, gli unici sono quelli che stanno lassù a guardarci dall'alto in basso, ma quelli che poi ce la fanno sono ben pochi (per lo più di bell'aspetto), mentre noi altri, quelli normali, dobbiamo pagare le bollette, prendere il treno, pagare il mutuo, lavare i piatti.
Lo ammetto, a volte provo davvero una gran rabbia, oltre all'invidia, per le vite di chi sta lassù, chi ha successo, chi fa viaggi in giro per il mondo, chi non ha problemi a pagare le bollette e il mutuo, chi non deve fare fatica per apparire bello e attraente o intelligente e brillante, chi è speciale.
Poi subito dopo mi sento una perfetta idiota, perché so benissimo che la mia vita è tutto sommato decente, che vivo in uno Stato di perfetti imbecilli, e nonostante questo sono riuscita a ottenere alcune delle cose fondamentali per avere una vita accettabile, come un lavoro, un tetto sulla casa, un frigo pieno, la possibilità di avere una vita comoda, mentre milioni di persone non hanno nemmeno l'elettricità.
IL fatto è che questo malessere così occidentale ce lo possiamo permettere proprio perché tutto sommato non abbiamo altri cazzi per la testa, anche se la mia testa è continuamente impegnata a contare ogni centesimo.
Mi piacerebbe tornare a quel punto in cui mi sentivo felice per ciò che avevo, per i risultati che avevo ottenuto, per gli ostacoli che avevo superato per ottenere questa vita che ora mi sembra così mediocre.
Vorrei tornare al punto in cui mi accettavo e sentivo di aver fatto bene e abbastanza per me stessa.
Dove sia quel punto, perso dietro di me, però non l'ho ancora capito.

 
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