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Settembre, nuovi vecchi inizi

Post n°487 pubblicato il 03 Settembre 2021 da Hanahr

Neanche il tempo di riposarsi che sono già di nuovo alla scrivania.
Le ferie mi sembrano lontanissime.
Per ora mi sento ancora abbastanza propositiva e anche se non ho avuto molto tempo per staccare, tutto sommato mi sento bene, nonostante il mese terribile che si prospetta (lavorativamente parlando).
Fisicamente, anche se io mi sento forte, il mio corpo ha deciso di non collaborare pienamente. Sto facendo un po' di visite per approfondire alcune cose e a quanto pare mi toccherà (in un futuro non troppo remoto), sottopormi alla rimozione della cistifellea a causa di un grosso calcolo. In più ci sono altri problemini o comunque cose non proprio chiarissime ancora da risolvere.
Certo avere 36 anni e già cominciare con questi intoppi non è proprio il massimo, soprattutto dal mio corpo che ho sempre considerato una specie di roccia.
MI ammalo pochissimo, problemi di salute non ne ho mai avuti e sono sempre stata convinta che l'ospedale lo avrei sempre visto da lontano, eppure...eppure...
Lo so, questo nel panorama degli interventi è tra i più sicuri e anche di routine, ma ho proprio una fobia per ospedali, aghi, prelievi e compagnia cantante...Credo che quando arriverà il momento sarò semplicemente insopportabile, una delle peggiori pazienti della storia.
Al di là della diagnosi poi, è stata tutta la visita una vera agonia, pur trattandosi di una semplice ecografia, tra la tirocinante che non sapeva dove posizionare la sonda, al medico di competenza che ha fatto non pochi commenti sgradevoli, il disagio fisico che questo esame comporta di dover trattenere il fiato e avere la vescica piena, in buona sostanza una piccola tortura cinese, da cui sono uscita coi capelli dritti e spaventata a morte perché non mi erano state date le opportune informazioni.
Mi rendo conto che questi per i medici sono problemi minori e io sono il tipo di persona che quasi sempre alle visite cerca di essere comprensiva, tollerante e poco rompicoglioni. Se c'è qualcosa che non capisco mi rivolgo al mio medico di base, ma è veramente raro che sia una rompiscatole, perché capisco che ci sono tante persone in attesa, i tempi sono pochi, le risorse ridotte ecc.
Ma sentirmi trattata letteralmente come un pezzo di carne in macelleria non è concepibile.
Io mi ritengo una persona mediamente informata e abbastanza svelta a capire, ma di certo non sono un medico e non è il mio compito del resto, sei tu specialista che devi avere il buon senso di farmi capire, mettermi nella condizione di comprendere la situazione e non spaventarmi. Mi rendo conto invece che molti medici (non tutti per fortuna), sono spazientiti, intolleranti e sbrigativi, e creano un ambiente molto sgradevole per i pazienti che si sentono abbandonati e spauriti.
Ho passato la giornata di ieri agitata e arrabbiata per come ero stata trattata, quando sarebbe bastato un minimo di cortesia e di attenzione (tra l'altro ero l'unica in attesa all'appuntamento, quindi non c'era nemmeno l'urgenza di sbrigarsi, tant'è che ho fatto l'esame con 20 minuti di anticipo).
Si fa un gran parlare della necessità di comprendere i pazienti, di essere più empatici e di migliorare il rapporto tra medici e utenza, ma mi rendo conto che ci sono ancora enormi passi da fare per arrivare a questo obiettivo. Immagino che ciò dipenda da molti fattori, in primis di budget e risorse, ma c'è anche una componente umana.
Capisco che per un medico che deve visitare svariate decine di persone al giorno, soprattutto negli ambulatori pubblici, non ci sia né il tempo né il desiderio di immedesimarsi nel paziente, che finisce per diventare un numero. Capisco anche che sia una sorta di protezione personale per non farsi travolgere da un lavoro che sicuramente è logorante e molto impegnativo, fisicamente e psicologicamente, ma d'altra parte il paziente non è un numero.
Dall'atra parte c'è un essere umano, comprensibilmente spaventato o quanto meno dubbioso, comprensibilmente smarrito, magari ignorante o con difficoltà linguistiche, magari con difficoltà a esprimersi, magari solo intimorito, che viene sbattuto su un tavolo o all'apparecchio, controllato sbrigativamente, magari da un tirocinante e rispedito a casa con un pezzo di carta di cui probabilmente non saprà leggere il responso.
Io credo che ci siano grosse lacune nella preparazione dei medici, soprattutto nel coltivare quell'empatia o almeno quella minima cortesia necessaria per avvicinarsi al paziente. Secondo me si tratta davvero di poche mosse basilari, come per esempio essere rassicuranti, o sorridenti, o almeno solo cortesi. Guardare negli occhi la persona e fargli capire che la riconosci come tale e non come codice a barre su un foglio, spiegargli il tipo di esame o intervento che sta per subire, interessarsi al fatto se sia o meno comodo o chiedergli di avere pazienza nel caso in cui l'esame non possa essere comodo per altre ragioni. Interlocuire con lui come un essere umano.
Questi accorgimenti penso che porteranno via al medico forse 2 minuti, oppure si possono direttamente applicare al modo in cui si rapporta al paziente.
E mi chiedo, perché non si fa?
Sono una persona che più di una volta si è spesa con grande fervore a favore della medicina, della scienza, della ricerca ma è indiscutibile che c'è un enorme gap tra gli specialisti della materia e la "gente comune", un gap che viene acuito anche e soprattutto da esperienze come la mia, in cui per l'appunto non hai nessuna vera interazione umana con il medico, ma ti senti solo un esemplare da laboratorio.
Forse immaginare una medicina più empatica e accogliente potrebbe ridurre di molto il dilagare delle pseudoscienze e del timore medico.

 
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