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La nolana Festa dei gigli nella testimonianza di Gregorovius

Post n°777 pubblicato il 30 Giugno 2014 da giuliosforza

Post 733

 

Ancora un omaggio a Nola ed agli amici nolani. Ma son certo che anche a chi di Nola non conosce che il nome per aver dato i natali  all’Apostata immane, folosofo-poeta dell’infinito. farà piacere leggere queste pagine, che sono oltretutto un contributo non indifferente di un grande umanista all’antropologia culturale.

 

Nel 1853 Ferdinand Gregorovius così, nei minimi particolari, con la pignoleria di uno storico, descrisse la Festa dei gigli in Passeggiate in Campania e in Puglia, pagg. 59-70, edizioni Spinosi, Roma 1966. Prima edizione 1853 (Fonte:: Leonardo Avella, Annali della Festa dei gigli, Ist. Grafico Editoriale It., Napoli 1989)

 

 

"Davanti alle porte di Nola vidi già una folla di persone che si precipitavano all'interno della città. All'entrata di questa si erano installate numerose bottegucce; le antiche mura della città ed una torre che vi confinava erano ricoperte di giganteschi cartelloni...

Appena entrato nella città fui colpito da uno spettacolo mai visto prima d'allora. Vidi, retta da facchini, una altissima torre, rivestita di oro scintillante, di argento e di rosso; era alta cinque piani, elevata su colonne, adorne di fregi, nicchie, archi e figure, guarnita ai due lati da bandierine colorate e ricoperta da carta dorata e di coperte rosse e variopinte. Scintillavano nel loro rosso metallo le colonne; le nicchie a fondo d'oro, decorate con i più strani arabeschi, le figure, i geni, gli angeli, i Santi e i cavalieri vestiti di costumi a vivaci colori. Collocati in piani sovrapposti avevano in mano cornucopie, mazzi di fiori, ghirlande o bandiere. Era un agitarsi, uno sventolare continuo, dato che la torre oscillava di qua e di là sulle spalle di circa trenta portatori. Nel piano più basso sedevano ragazze incoronate di fiori, al centro un coro di musicanti con trombe, timpani, triangoli e cornette eseguivano una musica assordante...

Anche un altro lato giungeva una musica rimbombante e vidi, sorgere sopra le case, un'altra torre, poi un'altra ancora... Ne vennero nove da direzioni diverse. Avevano tutti la stessa altezza, tranno uno che era alto 25 metri e che apparteneva alla corporazione dei contadini. Infatti, ogni "arte" importante presenta un obelisco per la festa. Per prepararlo ci si lavora dai quattro a sei mesi. I denari per costruirlo vengono procacciati dalle "arti" e ammontano per ogni torre a circa 96 ducati napoletani.

Ogni obelisco ha il suo posto in una strada accanto alla casa di un artigiano famoso. È li che lo strano oggetto viene fabbricato sotto un'alta staccionata ricoperta di tela per riparare gli operai ed opere dalle intemperie. Alberi e travi formano il primo scheletro; un piano viene sovrapposto all'altro, poi tre lati vengono ricoperti da carta da parato, mentre quello posteriore viene adornato da rami di mirto, fogliame e da una foresta di bandierine. Alle pareti laterali sono raffigurati su carta colorata, geni alati che portano delle ghirlande. La più grande cura viene dedicata alla parte frontale; infatti se ne occupano con impegno pittori ed architetti...

Un attributo che pende dal fregio della nicchia centrale, indica a quale "arte" appartengano i vari obelischi; sull'obelisco dei mietitori si vedeva una falce; su quello dei fornai... due enormi ciambelle; ... dei macellai un pezzo di carne; ... i calzolai una scarpa, i pizzicagnoli un formaggio ed i vinai avevano appesa una bottiglia...

Gli obelischi si dirigevano, ognuno con un coro di musica nel piano più basso, verso la cattedrale... Il corteo dell'obelisco principale era aperto da due obelischi piccolissimi, nei cui piani più bassi sedevano bimbi incoronati. Seguivano poi una nave sulla quale era un giovane vestito da Turco con in mano un fiore di melograno. Dietro a questa nave veniva un gran bastimento da guerra su un lembo di mare che gli faceva da fondamento. La galea era equipaggiata alla perfezione. Sul bompresso stava un giovane, in vesti moresche, l'aria divertita, fumando un sigaro. Sul tribordo però si trovava, inginocchiata davanti all'altare, la figura di S. Paolino.

Appena un obelisco era giunto al Duomo cominciava uno spettacolo singolarissimo: la gigantesca torre si metteva a ballare al suono della musica rimbombante. Davanti ai portatori camminava un uomo con un bastone e mentre egli indicava il tempo, quelle torri si muovevano secondo il ritmo, di qua e di là. Poi l'obelisco si fermava davanti alla cattedrale e non appena aveva trovato il suo posto iniziava davanti a questa un girotondo di giovani e uomini. Una ventina di essi circa formava un cerchio, di modo che ognuno posava le sue braccia sulle spalle dei vicini; e mentre in questa posizione si muoveva il cerchio, al centro due solisti ballavano le danze più graziose. Con le braccia sollevavano un terzo ballerino, facendolo danzare con loro, in posizione giacente. Diventato esausto e, preso da capogiro, lasciava chinare la testa: era morto. Tutto il cerchio intanto circondava, ballando con ritmo sfrenato. Dopo un breve tempo il morto si rialzava e, levato il capo, ridendo, imitava con le dita il suono delle nacchere. Dovetti pensare al culto di Adone; ... tutto questo spettacolo pagano si svolgeva davanti al Duomo; mentre all'interno, il vescovo di Nola, impassibile e con la più grande calma celebrava la messa cristiana che i fedeli, senza lasciarsi turbare, ascoltavano in ginocchio. Dopo il ballo degli obelischi e la messa furono terminati, la cerimonia religiosa si chiuse con una processione di sacerdoti... La processione attraversò l'intera città seguita dagli obelischi; sparatorie ed esplosioni continue di bombe a mano si sparsero immediatamente in tutte le strade. A mezzogiorno, le funzioni religiose erano finite, ed il popolo attendeva ai suoi divertimenti..."



 

 

Chàirete Dàimones!

 

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 

 

 

 

 

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