Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Ultime visite al Blog

giuliosforzam12ps12patrizia112maxnegronichiooooofantasma.ritrovatoannaschettini2007kunta.mbraffaele.maspericotichPoetessa9avv.Balzfamaggiore2dony686cassetta2
 

Ultimi commenti

Non riesco a cancellare questo intruso faccendiere che...
Inviato da: Giulio Sforza
il 20/11/2023 alle 07:25
 
Forse nei sogni abbiamo una seconda vita
Inviato da: cassetta2
il 01/11/2023 alle 14:32
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:38
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:34
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:31
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« "Non ha Dio per Padre c...Dendrosofia (Tiziano Fra... »

D'Annunzio al Mediamuseum. Montéhus e "La Terre Nationale". Civiltà e civilizzazione secondo T. Mann

Post n°970 pubblicato il 10 Dicembre 2017 da giuliosforza

Post 890

Così, a prima vista, un convegno che sarebbe stato assolutamente da non mancare. L’ironia, il sarcasmo, la malinconia, fanno da sfondo alla retorica panvitalistica e all’attonimento panico dannunziani, rappresentano i colori base della sua tavolozza spirituale, etica ed estetica. Un tema che ho sempre ritenuto fondamentale ma che non ho mai sviluppato e visto sviluppare. Ora pare, a leggere dai rapporti in rete, ci abbia pensato il 44esimo convegno di Studi dannunziani del Mediamuseum e della fondazione Taboni di Pescara. Una rosa di relatori dannunzisti, non necessariamente dannunziani, giovani e meno giovani, fra i quali spicca il nome di  Gianni Oliva, hanno dedicato all’argomento due intense giornate. Leggo in un resoconto giornalistico anonimo:

“Ironia e malinconia sono due tratti costitutivi della personalità dannunziana, come attestano le acquisizioni manoscritte e documentarie degli ultimi anni, in maniera anche più significativa rispetto al recente passato.

    Sul piano critico ed introspettivo l’influenza che la malinconia e l’ironia hanno avuto per D’Annunzio è rimasta a lungo sullo sfondo rispetto alla cifra lirica e metapoietica che ne segna l’invenzione letteraria. In questo senso, lo studio del rapporto tra arte e vita si rivela un percorso di conoscenza a tutto tondo per comprendere la genesi e l’evoluzione del D’Annunzio uomo pubblico ed esteta, che trova evidentemente nella scrittura la sua espressione esistenziale più compiuta. Non solo i romanzi e le poesie, ma anche le cronache giornalistiche, le lettere, le prose memoriali, i taccuini schiudono scenari e motivi ‘liminari’, tali da porre il lettore al cospetto di un intellettuale inaspettatamente ironico e sarcastico, o sorprendentemente malinconico e riflessivo.

    Per queste ragioni ironia e malinconia sono da concepire come poli supplementari e interconnessi dell’officina creativa dannunziana, dalle novelle giovanili fino alle epigrafi memoriali del Vittoriale, laddove il flusso dei ricordi si alimenta spesso dei fasti vitalistici del passato. Di qui l’opportunità per studiosi, critici, docenti, ricercatori di approfondire la dimensione più propriamente ironica e melanconica dello scrittore, mediante lo studio circostanziato di un singolo libro o di uno specifico percorso di ricerca e di lettura con l’obiettivo di evidenziare due aspetti essenziali della modernità dannunziana, così prossima alla sensibilità esistenzialista e sperimentale del Novecento”. ( estratto da L’Opinionista, Giornale on line del 20/11/2017).

Anche senza ricorrere al tetrastico conclusivo del Libro segreto, conclusivo si direbbe anche di tutta la vita e di tutta l’opera del Pescarese (Tutta la vita è senza mutamento / Ha un solo volto l malinconia / Il pensiere ha per cima la follia / E l’amore è legato a l tradimento), nel quale alla malinconia evocata  è sottesa una ben celata ironia, al lettore attento non sfugge come anche sotto le euforie superomistiche, anche sotto il tardoromantico o neoromantito Streben del d’Annunzio giovane e di quello maturo, facciano capolino i segnali depressivi  (post coitum animal triste …), susseguenti alle euforie di quel bipolare che ogni artista, soprattutto il grande artista, fatalmente è.

Raffaella Canovi per gli Amici del Vittoriale ha accennato, col titolo “Schegge e baleni dal 44mo Convegno di studi dannunziani; spunti di riflessione e approfondimento”, ad altri temi trattati nel convegno, anch’essi meritevoli di attenzione e di approfondimento:
1) gestualità verbale dannunziana, per stupire e attirare su sé l'attenzione 
2) il corpo ferito del poeta nelle pagine del "Notturno", dove l'immaginazione compensa l'immobilità, dove la scrittura diviene strumento sensoriale 
3) "Il secondo amante di Lucrezia Buti", ipertesto dannunziano, reticolo di citazioni 
4) ultimo atto al Vittoriale: poeta prigioniero della vecchiaia, Comandante disarmato dagli anni, amante dall'eros angoscioso…

Non resta che attendere gli Atti.

*

Nelle mie frequenti peregrinazioni a Parigi non mi son fatta mai mancare una visitina ai bouquinistes del Lungosenna, presso i quali ho trovato più di una cosa interessante, fra cui due stampe a colori della famosa Imageries d’Épinal (stampe popolari antenate dei fumetti odierni, del formato, centimetro più centimetro meno, di una pagina della nostra fu Domenica del Corriere) la cui curiosità è che, pubblicate allo scoppio della Grande Guerra 15-18, sono una testimonianza della ubriacatura patriottarda di quei giorni e, ancora di più, dell’abbandono, per l’occasione, della vocazione universalistica da parte di uno degli autori. Una image è dedicata alla Marsigliese, parole melodia e illustrazione tratteggiante una Marianne alata che impugna la bandiera e guida i rivoluzionari alla battaglia; un’altra a La Terre Nationale, composta da Théodore Botrel stando alla stampa, da Marty Montéhus stando invece ad un’altra fonte, alla quale io son portato a dare più credito. Costui, come molti altri, cambia opinione per la circostanza, e da autore di canzoni ispirate all’ideale del socialismo pacifista ed internazionalista, passa con nonchalance alla composizione di canzoni militariste e patriottiche. In ciò egli segue l’umore delle folle che, tranne pochissime eccezioni, sono per l’‘Union sacrée’  contro il maledetto nemico alemanno. Ne La Guerre Finale,  deviando da L’Internationale, scrive: Et maintenant tous à l’ouvrage / Amis, on ne meurt qu’une fois! E nella Lettre d’un Socialo: Nous chantons la Marseilleuse / Car dans ces terribles jours / On laisse l’Internationale / Pour la victoire finale / On la chantera au retour:

Nella canzone impregnata del razzismo del suo tempo, intitolata L’Arbi, Montéhus esprime in jargon propositi xenofobi: Moi li sait bien, toi pas voulu guerre / Toi, li Français, c'est kif kif le bon Dieu.  E Più oltre:

Moi suis content voir Paris: / J'suis content, c'est bézef bonno / A couper cabêche aux sales Pruscots / Car eux, du tout, pas gentils / As pas peur, as pas peur, Sidi / Si Pruscots venir, moi coupe kiki.

Durante i quattro anni di guerra, non smette di comporre canzoni bellicose (La Dernière victimeLa Voix des mourantsLa Vision sanglanteDebout les Morts !, etc.), non sarà mai mobilitato e non conoscerà di conseguenza personalmente gli orrori del fronte. In compenso, sulla scena, à l'Olympia, si mostrerà ferito alla testa cantando canzoni belliciste, e alla fine della guerra, nel ’18, per i suoi buoni e leali servizi, riceverà la Croce di guerra.

Per quanto riguarda La Terre nationale che dire. Si tratta di un inno di ben nove strofe composte  di otto novenari piani e tronchi, più un ritornello. affidate ad una melodia a tempo di marcia molto orecchiabile. Riporto la prima e l’ultima strofa e il ritornello, quanto basta per farsi un idea. L’illustrazione centrale, di proposito molto naïve, mostra in alto una schiera di soldati lanciati alla battaglia dalla Marianne armata, la personificazione storica della Francia rivoluzionaria; e in basso un lavoratore che col cappello, la mano destra levata, saluta i soldati, mentre con la sinistra guida un aratro dai cui sillons (chiara allusione alla Marseilleuse) fuoriescono teschi.

De même que du fond de l’ȃme / Nous n’aimons d’un aveugle amour / Que la vaillante et noble flamme / Qui, jadis, nous donna le jour; / Dans l’univers entier, de même, / Il n’est, sous le bleu firmament, / Qu’une seule terre qu’on aime /Comme une seconde maman.

Refrain: C’est la Terre Nationale / Que de nos morts est l’immense tombeau. / Pour garder la Terre Natale / Soyons tous prêts à risquer notre peau. / Pour la Terre Nationale, / Serrons nos rangs sous le même Drapeau!

……

Et c’est Toi, Patrie adorable, / Que d’aucuns voudraient déserter, / C’est ton Drapeau qu’un miserable / Sur le fumier voudrait planter! / De peur que ces Iscariotes / Ne la vendent è l’Étranger, / Coeur contre coeur, fils patriotes, / Entourons la Mère en danger!

Refrain.

Sarei curioso di sapere quale è il misterioso personaggio indicato come colui che vorrebbe piantare la bandiera su un mucchio di letame, ma forse è solo da intendere, collettivamente, come l’insieme degli iscarioti traditori della causa, i pacifisti non interventisti.

Con i risorgenti nazionalismi, soprattutto  nella Frania chauviniste di sempre, quest’inno potrebbe nuovamente tornare d’attualità. Hai visto mai….

P. S.

Per che volesse fare un salto indietro di un centinaio di anni: La Musique d’accompagnement (piano) est en vente chez M. E. MAZO, 8, Boulevard Magenta, 8, PARIS. Pour l’achat de la présente image d’Epinal, en gros, s’adresser: soit directement à la Maison Pellerin & C°, à Epinal (Vosges); soit à “LA BONNE CHANSON” 35, Rue Boissy d’Anglas, à PARIS: soit à M. E. MAZO, 8, Boulevard Magenta, 8, à PARIS.

Cette chanson existe dans presque toutes le marques de phonographe, enregistrée par Georges Elval.

*

A proposito di ‘culture’ e del loro rispetto, tema particolarmente attuale, mi piace riportare l’opinione di Thomas Mann, che trovo nell’introduzione al suo “Considerazioni di un impolitico” (“Betrachtungen eines Unpolitischen”, 1918) curato da Marianello Marianelli e di Marlis Ingenmey per Adelphi 1997. Nel 1914 Thomas era in fitta corrispondenza polemica epistolare col fratello Heinrich (autore fra l’altro del famoso “Professor Umrat” da cui fu tratto il film L’Angelo azzurro con la Dietrich), socialista progressista antiinterventista, assai critico con la Germania dell’Epoca, e pubblicò, in risposta indiretta, “Gedanken im Kriege”, Pensieri di guerra, dove tra l’altro scriveva:

«Civilizzazione e cultura non soltanto non sono la stessa cosa, sono due cose opposte…Nessuno vorrà negare, per esempio, che il Messico, al tempo in cui venne scoperto, possedesse una sua cultura, ma nessuno potrà sostenere che fosse civilizzato. Evidentemente cultura non è il contrario di barbarie: essa è piuttosto e abbastanza spesso una primitività stilizzata, e d’altronde, civilizzati, tra tutti i popoli dell’antichità furono forse solo i cinesi. Cultura significa unità, stile, forma, compostezza, gusto, è una certa organizzazione spirituale del mondo, per quantio tutto possa sembrare avventuroso, scurrile, selvaggio, sanguinoso, tremendo. La cultura può comprendere l’oracolo, la magia, la pederastia, messe nere, sacrifici umani, culti orgiastici, l’Inquisizione, l’autodafé, il ballo di san Vito, processi alle streghe, il fiorire di venefici e le più varie atrocità. Civilizzazione è invece ragione, illuminismo, addomesticamento, incivilimento, scetticismo, dissolvimento -spirito».

La questione per me resta aperta, non mi è facile prendere una posizione.

_________________

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963