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Dossi esilarante. Dossi e le "Fleurs du mal", Maria Teresa, compare Romeo, "Carmina Burana"

Post n°1132 pubblicato il 16 Luglio 2022 da giuliosforza

 

1033

   Con piacere, ilarità e qualche perplessità leggo in Carlo Dossi (1849-1910), Note azzurre (op.cit. pp 632-633) quattro note consecutive, le 4639, 4647, 4648, 4649 (il salto tra la prima e le altre tre nella numerazione si trova anche nel manoscritto: evidentemente è lo stesso autore a non accorgersene al momento della correzione delle bozze, e quanto lo capisco!). Le perplessità riguardano la 4648 ove le considerazioni sulle Fleurs du mal, dopo tutto quello che ho scritto sul loro Autore e su di esse in particolare, mi fanno l’effetto di un pugno allo stomaco: ma tot capita tot sententiae, e mi tocca romanescamente ‘abbozzare’. Esilaranti sono quelle sulla papale sedia stercoraria e sul colle Vaticano, che si presterebbero a troppo facili ironizzazioni e riflessioni malevoli e maligne. Cose non da me, da quel pio e devoto uomo che notoriamente sono.

   In questi giorni fa un caldo assassino anche sui miei monti, ed è prudente che non metta il capo fuori. Purtroppo devo anche rinunciare alla mia passeggiatina antimeridiana, e al godimento degli incredibili riposanti panorami che essa offre allo sguardo. Me ne sto dunque al fresco piacevolissimo del piano terra, o alla vasta protettrice ombra del noce, a leggere e scrivere ed a godermi la quasi quotidiana Opera offerta da Rai 5, oggi il Don Giovanni nell’allestimento, solitamente fastosissimo, zeffirelliano del 2015 all’Arena di Verona, e a godermi i profumi del rosmarino fresco emananti dalle poche patate al forno che mi posso permettere.

   Scrive dunque Dossi:

    “4639. Nel dodicesimo secolo per rammentare al nuovo pontefice  che l’elevaione alla carica non doveva fargli dimenticare di essere uomo, egli veniva posto a sedere sopra una sedia di pietra forata e vuota al di sotto detta stercoraria  situata avanti il portico di San Giovanni in Laterano, e in quella posizione il pontefice gettava denaro al popolo (M. Gioja Galateo) ‘Questa esposizione del pontefice sulla sedia stercoraria, fatta senza calzoni, è perché il popolo passandovi sotto potesse persuadersi della sua virilità e che nessuna donna era assunta al papato. Ciò in ricordo della papessa Giovanna’.

    “4647. Il monte Vaticano appare negli scrittori latini spregiatissimo – Vaticana bibis -bibis venena – e Tacito: postremo ne salutis quidem cura, infamibus Vaticani locis megna pars tetendit. In non uso del corsivo per le citazioni è di Bossi stesso.

   “4648. Ho letto Baudelaire, il poeta dei profumi e delle puzze. Le poesie (Fleurs du mal) mi pajono brutte. Sono scritte in stile notarile, sono di una monotonia desolante, e dalle immagini e dalle idee stanche e colle rughe della decrepitezza. Baudelaire cerca di disporsi intorno artisticamente i suoi panni stracciati. Si direbbe l’orgoglio in cenci. Nota però che il Praga ha evidentemente copiato da lui le sue bruttezze (Cf. anche le frasi, azzurro, penombre ecc.), e che il Carducci sì è forse inspirato nelle litanie baudelairiane di Satana per comporre il suo Inno a Satana, e che il pittore Morelli può avere il suo quadro delle tentazioni di Sant’Antonio dai versi – ( nelle Femmes damnées) “D’autres commes des soeurs, marchent lentes et graves / à travers les rochers peins d’apparitions / où Saint Antoine a vu surgir comme des laves / les seins nus et apourprés de ses tentationons”. Ma tanto sono infelici e vecchie le poesie di Baudelaire, quanto i suoi petits poèmes en proses sono meravigliosamente belli e nuovi. La mia ammirazione per lo scrittore è però mista l dolore, dirò meglio all’odio di vedere che una parte dei miei letterari progetti fu già compiuta da Baudelaire in modo inarrivabilmente splendido. E splendida è pura la prefazione di Th. Gautier ai Fleurs du mal”.

   A parte che corretto è dire alle Fleurs, e non ai Fleurs,  essendo questo termine in francese femminile, a parte la stranezza della condanna delle Fleurs proprio per ciò che in essa v’ha di meglio e di nuovo (trarre dal male estremo l’arte suprema) che è il merito più grande che l’universale opinione riconosce al capostipite dei maudits (e i discepoli Verlaine e Rimbaud ben lo comprenderanno), a parte questo è ben bizarre passare alla lode direi sperticata dei petits poèmes en prose che delle Fleurs non sono che la coronazione, il naturale sbocco. Baudelaire e Wagner, la cui reciproca ammirazione, ai confini della venerazione che ben conosciamo, sono talmente grandi nella loro rivoluzione estetica che valutarli coi soliti meschini criteri moralistici è ciò che di più antiestetico possa darsi, e fa meraviglia che un uomo della qualità di un Bossi non se ne renda conto. E le Note azzurre sono zeppe di queste stranezze, come forse non può non essere in uno zibaldone che raccoglie le cose belle e quelle brutte, le osservazioni geniali e quelle banali a seconda degli umori quotidiani, Forse ciò è inevitabile, come può ben comprendere l’Autore di quello zibaldone presuntuosamente originale che sono i Dis-Incanti, dianoie metanoie paranoie di un Vegliardo diarista virtuale!

*

   La Signora dalla falce continua a danzarmi intorno la sua danza macabra. Anzi la accelera, In questa ultima quindicina ha strappato al mio affetto tre persone che hanno avuto un ruolo determinante nella mia storia e che perciò con la loro dipartita mi lasciano un vuoto grande nell’anima. Di Maria Teresa dico, di sua sorella Franca, del ‘compare’ Romeo, dei quali ho rispettivamente così scritto per gli amici su un social:

   ‘Dunque anche il Compare Romeo se ne è andato a raggiungere nelle lande del Mistero i suoi genitori e i suoi fratelli Romelia (Maria) Romano Remo e Romolo, i protagonisti di una saga vivarese che i monti racconteranno ai boschi, i boschi alle valli, le valli ai torrenti, i torrenti ai venti precipiti dal Crocione a Santa Maria finché madre Natura avrà voce. Nella sua voce le loro voci risuoneranno in eterno per chi ha orecchi da intendere le voci della Grande Madre di cui furono figli prediletti. Addio compare Romeo. Salutaci tutti. E a presto!’.

   E di Maria Teresa:

   ‘Chi ha conosciuto Maria Tersa Luciani, l'animatrice dei nostri Seminari di Educazione all'Ascolto, la pianga con me che sto scrivendo con lacrime di sangue. Quella grandissima e bellissima anima si è rituffata nella Musica Mundi che amò, di cui tanto scrisse, per la quale tanto fece, ieri notte dopo indicibili sofferenze, in Firenze, via Masaccio 143. L'hanno accolta il fratello Riccardo con la sua musica suonata dagli Angeli e diretta da Piero Bellugi, e i colleghi collaboratori (Tilde Salustri, Annamaria Masi, Marisa Castellazzo, Luciano Lucci) tutti a LEI e a me (questa la mia punizione) già da tempo premorti.

   Pace e Luce eterne a te, Mary!

   E Pietà per noi’.

   La musicologa amica Eleonora Negri mi ha inviato una foto di una ventenne Mary già direttrice e insegnante di Musica e di Teatro nel famoso orfanotrofio, voluto dai Conti Croff nella loro cinquecentesca Villa Castelletti a Signa di Firenze. L’ho condivisa per gli amici mettendo in risalto il sorriso che mai l'avrebbe abbandonata, nemmeno nelle circostanze più tragiche della sua vita. Molti amici ed ex alunni hanno espresso la loro commozione e il rimpianto di non poter essere ai funerali a Firenze, L’ho comunicato ad Eleonora con queste parole:

   ‘La notizia della scomparsa di Mary ha addolorato e commosso moltissimi amici ed ex allievi, memori della sua discreta quanto determinante presenza nelle nostre iniziative ('C.R.E.AR.E, Centro di Ricerca di Educazione Artistica ed Estetica', 'Associazione Culturale di Varia Umanità e Musica "Vivarium"', 'Gruppo Corale ' Metanoesi') legate alla nostra attività accademica e para-accademica. Attraverso me tutti intendono assicurare la loro presenza in spirito alla veglia

funebre e alle esequie insieme agli amici fiorentini. Saremo in tanti a salutarla e a piangerla’.

*

   Frau Musika è venuta in questi giorni a cercare di consolarmi in tanta desolazione, ed in parte le è riuscito. Una Così fan tutte deliziosa, un tragico Otello i cui panni ha rivestito un inimitabile Placido Domingo nel pieno della sua maturità, mentre Desdemona è stata degnamente interpretata da una strepitosa Barbara Frittoli (nella cui bocca la canzone del salice e l’Ave Maria, una delle più alte espressioni della ‘religiosità’ verdiana, hanno acquistato ancor maggiore intensità), senza dire di Leo Nucci, lo straordinario baritono che tutti ammiriamo, nella parte di Jago. Si trattava dell’allestimento inaugurale della stagione scaligera 2001-2002, ma la polvere del tempo non s’avvertiva, né nelle immagini né nel suono. Merito dei tecnici rai una volta tanto all’altezza della situazione. Ma i programmi della mia prediletta musica sinfonica non sono stati da meno, con Mozart Mahler ed altri, sopprattutto il Carl Orff dei Carmina Burana, trasmessi in diretta da Piazza San Marco, direttore un compostissimo Fabio Luisi. Evento rarissimo, almeno nei miei ricordi, e bellissimo, se non fosse stato un poco guastato dai soliti piagnistei delle presentatrici e dei presentatori, chiamati a leggere, quasi a giustificazione dell’evento in atto, le solite falsità sulle presunte simpatie naziste del bavarese Orff, che se anche ci fossero state chi se ne importa: i canti goliardici messi da lui splendidamente in musica nella loro integrità non hanno tempo, come tutte le grandi invenzioni musiche (nel senso lato: includenti cioè tutte le Arti delle abitatrici d’Elicona) e musicali. Chi pensa di potersene appropriare e le strumentalizza a fini di propaganda di parte è semplicemente un illuso e un prevaricatore che risponde lui delle sue idiozie di fronte alla Storia.

   Ora approfittando dell’aria rinfrescata dalla tempesta dei giorni scorsi torno a pensare e meditare sotto il noce grande in compagnia di Carl Jung, che riflette dal suo punto di vista, in quasi nulla da me condiviso, sull’Also sprach Zarathustra.

_________________

 Chàirete Dàimones!

 

 

 

 
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