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Le verghe …’mosaiche’ di papà, Pitigrilli e la Madonna di Lourdes stratega. Cronaca minima

Post n°1175 pubblicato il 08 Settembre 2023 da giuliosforza

 

1070

   Le verghe …’mosaiche’ di papà, Pitigrilli e la Madonna di Lourdes stratega. Cronaca minima

   Con quello di oggi sono già dodici i giorni consumati del mio novantunesimo anno. E non posso dire siano stati tra i giorni più felici della mia vita. Quello di ieri in particolare, per motivi sì di salute e d’altra natura che non dico, sarebbe risultato particolarmente uggioso e gravoso ai limiti dell’insopportabile se non ci fosse stato un Pitigrilli, alias Dino Segre di buona memoria, a restituirmi il buon umore con i suoi vaneggiamenti di convertito fresco, perciò ingenuo freschissimo visionario, ad un cattolicesimo bigotto e fondamentalista, e perciò   particolarmente predisposto a bersi e ingollarsi  anche le fole più strampalate,  robetta, stile e contenuti da peggior Brosio. C’è da rimanere basiti. Nemmeno più le vecchiette analfabete del mio paese reggerebbero a tanta stupidità contrabbandata per verità, che la sofferta verità di un’autentica conversione discredita e umilia. La citazione di Bergson poi, non documentata e fuori contesto, umilia il grande Filosofo e ne fa uno dei tanti rivenduglioli di rimasticata saggezza che in rete imperversano. Forse il pezzo di Pitigrilli non merita nemmeno il risolino voltairiano, tanto meno il cachinno mefistofelico. Meriterebbe solo un silenzio pietoso. Ma io oggi ho bisogno di divertirmi e perciò dedico all’ex (forse presunta) spia di origine ebraica dell’OVRA, la polizia politica fascista,  per tale presunto reato processata, un poco del mio tempo ricopiando e pubblicando il pezzo giornalistico ‘Ciò che la storia -quella  della Menzogna Ufficiale- non dice’, e qualche divertente divagazione che fa bene alla mia salute e al mio umore, e spero anche a quelli di qualche lettore.

    Pitigrilli mi ha dunque ieri terribilmente innervosito ma anche divertito per la vasta copia di imbecillità di cui le pagine che trascrivo, datate 8 settembre ’65 (sarei curioso di sapere quale giornale, e non penso a La Croix, gliele accettò) traboccano, in me risvegliando  il voltairiano che, in maniera più o meno latente, sempre fui, anche quando curai per Armando con animo non del tutto  benevolo un’edizione scolastica del Candide, spesso e volentieri non concordando con l’Arouet. Avessi ieri avuto Pitigrilli sottomano mi sarei divertito a rompergli le ossa con le verghe …’mosaiche’ di puro pero selvatico, alte più di due metri, del mio gigantesco papà, quelle che vedete riprodotte in foto e che, si narra, lui e il minuto Giampietro usarono per avventurarsi in un anfratto del colle San Biagio onde misurare la profondità dello strato nevoso raggiunta nell’invernata del Novecentoventinove, una delle più rigide e nevose del secolo. Le tre verghe da circa un secolo sono al Frainile, qui traslocate dalla casa paterna di cui rappresentano uno dei cimeli a me più cari, e narrano la loro storia dall’angolo del piano terra che è tra l’Organo Farfisa e l’invetriata che dà sul verde, di nuovo intenso e rigoglioso dopo i temporali di questi giorni, del giardino. Anche ora che scrivo alzo ogni tanto lo sguardo a quei cimeli e mi commuovo, ma la commozione trapassa al Segre che sto odiando di tutto cuore. Mi sento dal Pitigrilli che conosco tradito, nemmeno dalla bocca dei ‘missionari’ passionisti della mia infanzia che imperversavano dal pulpito della mia chiesa ogni anno nella settimana santa sarebbero uscite cotante idiozie.

Gli increduli per natura, gli scettici di mestiere e i negatori per eleganza, davanti ai racconti di apparizioni domandano: «Ma perché la Vergine appare sempre a contadinelli analfabeti?». Risponderò: probabilmente perché a proposito di bimbi, la Madre la pensa come suo Figlio. Rileggere il Vangelo. Molto più sospette sarebbero le sue apparizioni e le sue parole, se scendesse da un albero del giardino dell’Eliseo per parlare a De Gaulle, o se fermasse Sartre sulla soglia del café de Flore. Quando Papa Pio XII vide accanto al suo letto Gesù e gli parlò, non tutti,. fra gli ecclesiastici, ci hanno creduto, e un alto prelato francese, alludendo all’illustre infermo e alle malefatte dell’arteriosclerosi, disse con ironica indulgenza: «C’este de son âge», ossia sono cose che accadono alla sua età.

   Abbiamo oggi la rivelazione di un fatto meraviglioso, diverso dai soliti. Nel 1915 e 16, sul fronte e  nelle trincee francesi corse una voce relativa alla battaglia della Marna. Si alludeva all’apparizione della Vergine (8 settembre del ’14) che avrebbe avuto una potenza decisiva nel rovesciamento non altrimenti spiegabile della situazione. Lo spirito depresso dei Francesi, il deperimento morale e lo sfacelo fisico dei combattenti facevano prevedere che la Francia sarebbe stata invasa. Un soldato che partecipò alla ritirata dal Belgio fino alle vicinanze di Parigi, un cattolico, forse un sacerdote del quale non si fa il nome, pubblica in una rivista questo racconto che ha tutto il sapore dell’obiettività.

   I racconti dei giornali della fine d’Agosto e del principio di Settembre del ’64 (cinquantenario della Marna) alludevano al miracolo militare che da quest5o storico fiume prende il nome, limitandosi a esaltare il sussulto, la ripresa, il recupero inatteso dei soldati del 1914, che l’8 settembre avevano respinto l’invasore. Per qualcuno che prese parte a quegli avvenimenti, lo scatto delle truppe francesi avrebbe potuto, secondo la scienza degli strateghi, trattenere il nemico per 24 ore, o 40 al massimo. Il documento che ho sotto mano, scrive il narratore nella rivista   Le Monde et la Vie e che era caduto nell’oblio, lancia una luce nuova su quegli avvenimenti e chiarisce il mistero del capovolgimento della situazione. È un ritaglio di giornale (Le Courier de la Manche, 8 gennaio ’17) che riferisce ciò che avrebbero detto i tedeschi fatti prigionieri dopo il combattimento famoso. Frattanto si viene a sapere che a Pontmair i Padri posseggono un incartamento completo della vicenda.  Esse sono riportate dal Courier de Saint-Lô. (8 gennaio ’17). Un prete tedesco ferito e fatto prigioniero alla battaglia della Marna e morto in un’ambulanza francese nella quale si trovava una suora, avrebbe detto: «Come soldato dovrei mantenere il silenzio, custodire il segreto, ma come sacerdote debbo dire ciò che ho visto. Durante la battaglia della Marna, noi, Tedeschi, eravamo stupiti di venire respinti, perché eravamo legioni al confronto dei Francesi, ed eravamo sicuri che saremmo arrivati a Parigi. Ma noi abbiamo visto la Vergine, tutta vestita di bianco, con una cintura azzurra, inclinata verso Parigi. Volgeva le spalle a noi e con la mano destra sembrava che ci respingesse». Nei giorni in cui questo sacerdote parlava così, due ufficiali tedeschi feriti vennero raccolti in un’altra ambulanza della Croce Rossa, accompagnati da una dama infermiera che parlava la loro lingua. Quando entrarono nell’ospedaletto dove si trovava una statua di Notre-Dame de Lourdes, dissero: la Vergine della Marna!

  (A questo punto non posso non concedermi un irriverente intervallo e citare l’esilarante scena delle Lusiadi di Camoes ove si dice

   Più in là una religiosa che curava i feriti a Issy-le-Mouleneaux scrisse: «Era dopo la battaglia della Marna. Fra i feriti in cura all’ospedale di Issy si trovava un tedesco gravemente colpito, che i medici davano per irreparabilmente perduto. Grazie alle cure, visse ancora un mese. Era cattolico e manifestava grandi sentimenti di fede. Gli infermieri erano tutti sacerdoti. Ricevette i conforti della Fede, e non sapeva come dimostrare la propria gratitudine. Finalmente il giorno in cui ricevette l’Estrema Unzione, disse alle infermiere:

    Mi avete curato con infinita carità. Voglio fare qualche cosa per voi, narrandovi un fatto che non giova, militarmente, al prestigio dei tedeschi, ma che vi farà piacere, Pagherò così il mio debito di riconoscenza. Se mi trovassi sul fronte sarei fucilato dopo un processo sommario e simbolico, perché è vietato, sotto pena di morte, narrare ciò che sto per dirvi. Quando siamo giunti quasi alle porte di Parigi, abbiamo dovuto fermarci lì. Non ci è stato possibile andare oltre, perché una vergine stava davanti a noi con le braccia distese, respingendoci indietro ogni volta che ricevevamo l’ordine di avanzare. Durante molti giorni ci domandammo se era una delle vostre sante nazionali, Genoveffa o Giovanna d’Arco. Abbiamo compreso poi che colei che ci immobilizzava su quel piccolo fiume che sfiora Parigi era la Vergine stessa. L’8 settembre ci fece indietreggiare con tanta energia, che tutti noi, come un sol uomo, ci siamo messi a fuggire.

   Così disse il tedesco e concluse:

   Ciò che ho narrato io, lo sentirete ripetere più tardi, perché siamo in centomila ad averlo visto.

   Il miracolismo strategico e logistico dei tassì della Marna racimolati per le vie di Parigi che portarono i soldati al fronte, fa parte della gloria oleografica dei libri scolastici e delle epigrafi sotto i monumenti al generale Gallieni, governatore di Parigi. L’intervento della Vergine non è celebrato negli Annali della Storia, cioè della Menzogna Ufficiale. Ma la Madonna non ha bisogno che ricevano pubblicità i suoi gesti stupefacenti, perché tutto ciò che ci circonda nel mondo, è stupefacente. Ci sono dei fatti che dovrebbero convincere, dice Bergson, se la convinzione fosse unicamente questione di intelligenza e intuizione, e se i pregiudizi e la ‘routine’ non c’entrassero spesso in gran parte. Verrà il giorno i cui nessuno comprenderà l’opposizione di tanti spiriti. Ma questi comprenderanno allora e crederanno (sottolineato da Bergson). Il grande filosofo ebreo, con la sua conversione intima, se non ufficiale, ha dimostrato di credere”.

 *

minima  

   Domande estemporanee di una allieva al suo prof. e relative risposte.

   D.

   Dopo tante elucubrazioni, ci dice, prof, in estrema essenziale sintesi cosa è per lei 'educare'?

   R.

   'Dis-educare', 'de-gregare'.

   D.

   Cioè?

   R.

   Strappare pecore al gregge, servi ai padroni, schiavi ai tiranni.

   D.

   Che tipo di padroni, che tipo di tiranni?

   R.

   Soprattutto i padroni e i tiranni delle Anime.

   D.

   Con quali armi?

R.

   Le armi del Pensiero e dell'Arte

   D.

   Utopia utopia utopia!

   R.

    La sola utopia per la quale vale vivere, per la quale vale morire   

 

    Il breve questionario, pubblicato su FB, ha avuto molte risposte di gradimento e un commento inatteso mi ha commosso. È di Nensi Bego Kristuli: Sono una di quelle pecore strappata dal gregge dal Prof. Sforza. Da allora ho sempre cercato maestre e maestri che gli somigliassero nell’animo e nel pensiero. Leggo questo proprio ora, dopo un meraviglioso ritiro di danza dove abbiamo vissuto l’Utopia”.

   Così fosse, che non sia vissuto del tutto invano? 

 

*

   José Saramago, Caino, Universale Economica Feltrinelli, sesta edizione luglio 2023 

   Gradito dono di Isabel e Lisa.

   Densa, giocosa, irriverente, impertinente rivisitazione del mito biblico da parte del Nobel portoghese nel suo ultimo romanzo.

   "La storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con dio, né lui capisce noi, né noi capiamo lui." (Cap. VI, p. 74)

   Sintesi editoriale:

   Se non fosse stata l’invidia a spingere Caino a uccidere Abele, ma il disprezzo del padre celeste? Condannato comunque a una vita errabonda, il fato di Caino è quello di un picaro senza requie, Ora da protagonista, ora da semplice spettatore, questo avventuriero un po’ mascalzone attraversa tutti gli episodi più significativi della narrazione biblica. Riscrittura ironica e personalissima della Bibbia. Caino mette in scena l’assurdo di un dio più crudele del peggiore degli uomini”.

*  

   Ricevo in dono un biscione visconteo-sforzesco metallico, ma senza il trucido particolare del bambino semiingoiato (che lo renderebbe emblema della setta degli educatori divoratori di fanciulli,) da indossare a mo’ di collana; piuttosto angue zarathustriano simbolo dell'eterno ritorno dell'identico. Io d'ora in poi ogni tanto ne inanellerò  miei foulards per gratitudine non solo verso chi (quasi come me vecchio ma già da tempo della schiera dei dementi farneticanti) ignoro con quale intenzione me lo ha donato; ma in omaggio a colui della nobile stirpe che volle includermi nel folto elenco dei frutti dei suoi amori ancillari. C'è un rischio, quello di esser preso per un milanista, come poco fa ha subito fatto il revisore della mia vecchia saxo. Sia ben chiaro, non ho niente contro il Milan, semplicemente odio il calcio, moderno oppio dei popoli, al cui confronto il presunto oppio della religione diventa una gradevolissima salvifica tisana.

 __________________                           

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 
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