Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Ultime visite al Blog

giuliosforzafantasma.ritrovatom12ps12patrizia112maxnegronichioooooannaschettini2007kunta.mbraffaele.maspericotichPoetessa9avv.Balzfamaggiore2dony686cassetta2
 

Ultimi commenti

Non riesco a cancellare questo intruso faccendiere che...
Inviato da: Giulio Sforza
il 20/11/2023 alle 07:25
 
Forse nei sogni abbiamo una seconda vita
Inviato da: cassetta2
il 01/11/2023 alle 14:32
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:38
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:34
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:31
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Il Dante di Voltaire nel...Debussy, 'Pelléas et Mé... »

Memento audére semper. Voltaire su Dante II parte. Seminario sulla creatività. Falstaff...

Post n°1076 pubblicato il 21 Aprile 2021 da giuliosforza

987

   Per l’ennesima volta su Rai5 all’alba (è bene così: non inseviscano i primi violenti raggi del sole sulle pupille  offese dell’Arcangelo Coclite!), nel centesimo anniversario della fine dell’Impresa, non del Sogno, mi godo il bel servizio sul Vate, su la sua Vita e la sua Arte inimitabili, su le sue imprese ineguagliabili, le su case, le sue donne, i suoi debiti, i suoi cavalli, i suoi cani, la meschinità dei suoi detrattori, la bava dei suoi calunniatori e censori piagnoni, sul suo Vittoriale - ‘il più bel giardino d’Italia’, quale lo volle e rese l’infaticabile Custode del Sacrario Giordano Bruno Guerri-; ma anche ogni volta m’incazzo nell’ udire storpiato dal pur discreto narratore il forte Memento Audēre (seconda coniugazione!) Semper nello sbiadito Memento Āudere Semper. Chi può intervenga, di grazia. Se lo svarione tanto offende il mio orecchio, figuratevi quello del più fine Esteta Umanista della nostra Storia!    

*

   Sempre più prendo coscienza (non, si badi bene, atto: prender atto sa di resa) della mia decadenza fisica, della via via crescente, ineluttabile resistenza del mio corpo ‘fisico’, non di quello ‘etereo’, a rispondere (‘perché a risponder la matera è sorda’, vero, beata Beatrix?).  Sempre più il mio Spiritus (non purtroppo quello Domini’che ‘ferebatur super aquas!) a stento galleggia sul mare della traballante fisicità, come barca antica su onde agitate.  Invitato a fare quattro passi da Fiammetta, Jacopo Numa Leon e Gino, cucciolotto inquieto, a stento riesco a stare al loro già rallentato, per rispetto al Vegliardo, ritmo. E i passanti mi lasciano il passo, e i conducenti d’autobus rallentano o arrestano il mezzo, e al minimo tentativo d’accelerazione cresce il mio affanno. Inesorabilmente si declina, caro il mio Giulio! Ma, di grazia, non cedere alla compassione, Non esser vile a tal punto. Segui Friedrich.

   (Quel passo, che tanto agile corse per monti e per valli, cede; quello sguardo, che fu sì chiaro e possente, s’appanna. Inesorabilmente si declina).  

*

   Su sollecitazione di Gianmarco Bonavolontà, mio ex allievo ed ora verace amico e non della ventura, ho tenuto stamane a distanza un seminario sulla creatività per le studentesse del prof. Fabio Bocci, giovane brillantissimo talento di Roma Tre (Dipartimento di Scienze della Formazione). Tre ore di … incontinenza verbale, more meo solito, dopo tanti anni di silenzio monacale. Da secoli (perché tali mi appaiono ormai i lustri) non concionavo (ciarlavo, affabulavo?) cotanto, da quell’esaltato che, forse a ragione, taluni dissero e dicono io ormai irrimediabilmente essere. Mi sono meravigliato di me stesso. Polmoni corde vocali cervello e cuore hanno retto splendidamente come se non un altro decennio (l’ottavo) fosse trascorso dalla mia ultima sortita pubblica, ma un giorno. Lode e grazie a Chi (Natura, Provvidenza, List der Vernunft, Destino, Dio?) ancora m’ama e ritarda il mio definitivo tramonto. E a chi ha ancora piacere d’udirmi, orecchio da intendermi, o pazienza da sopportarmi.

   Chairete aèi, Dàimones!

   Fra i tanti affettuosi commenti, ecco quello del prof Bocci che, sarei ipocrita a negarlo, mi manda proprio in …solluchero. Grazie Fabio, troppo buono.

   Caro Prof. Sforza caro Giulio, grazie a te... oggi è stato un giorno in cui l'accademia si è riappropriata di se stessa nella migliore immagine che di se stessa può dare. Ci siamo appassionati e nutriti, emozionati e commossi, abbiamo errato immergendoci e astraendo siamo riaffiorati (questo è un omaggio a Roberto Maragliano  )... i demoni, invocati, ci hanno accompagnato e ne abbiamo tratto beneficio... e allora ecco la proposta... la rifacciamo a maggio e invitiamo Roberto, Cesare Fregola, Simona Dreca Taborro, Massimiliano Fiorucci e gli altri amici che vorranno partecipare... un abbraccio affettuoso e riconoscente fabio”.

*  

   Rai Cultura. Luisa Miller di Verdi, libretto di Cammarano dal solito (per fortuna!) Schiller (Kabale und Liebe). Mi mancava. Mai tragedia più romantica coi tre protagonisti tutti morti: lui, Rodolfo, suicida, lei, Luisa, avvelenata da Rodolfo; e il verme calunniatore, Verme di nome e di fatto (Wurm), assassinato. Musica adeguata. C’è di meglio nel Bussetano.   

   E Falstaff, l’ultima opera dell’ottantenne Verdi, nata tre anni dopo l’Otello e diciassette dopo la terz’ultima, l’Aida, libretto del genialissimo Boito ‘scapigliato’ a tempo perso ed eccellente  musicista poeta a tempo pieno, tratto da Le allegre comari di Windsor; Falstaff  l’opera del senile disincanto, della, se non triste e disperata, divertita presa d’atto che tutto nel mondo è burla.  E la musica giocando si adegua, procedendo anche formalmente tutta d’un fiato e dimostrandosi finalmente arresa ai nuovi ritmi che, Wagner capofila, hanno ormai conquistato l’Europa se non il mondo, e d’averne assimilato la lezione. E, colmo dei colmi, il compositore del tragico romantico per antonomasia dà il meglio di sé nel comico (ché dell’unica sua opera buffa si tratta), e sembra ad essa affidare il suo estremo messaggio mediante una strepitosa fuga finale, un groviglio di suoni strumentale e vocale, un baccanale ove nessun elemento è possibile individuare, nel tutto fuso e confuso che in sé l’assorbe e dissolve. Verdi gioca, stavo per dire finalmente gioca, e come gioca. Altri grandi Vecchi dichiararono variamente il loro senile disincanto (vedi il D’Annunzio del Libro segreto e il suo famoso, per la verità non eccelso, tetrastico: “Tutta la vita è senza mutamento, / ha un solo volto la malinconia; /il pensiero ha per cima la follia / e l’amore è legato al tradimento”. O il Formiggini del simpatico motto dalla sua casa editrice ‘amor labor vitast, risus quoque vitast, et mihi confricor’, molto più prossimo al nicciano mir ward alles Spiel). Nessuno come Verdi si divertì e il suo messaggio affidò ad una intera opera lirica. Buffo davvero il mondo!  

*  

    Teatro del tempo perduto inutilmente ricercato. Godimento puro con lo Shakespeare poco frequentato, almeno da noi, del Misura contro misura (Measure for measure) nella traduzione-allestimento del compianto Luigi Squarzina del 1987 con Luigi Vannucci bravissimo e bellissimo, non molto tempo dopo tragicamente suicida, Mario Sciacca della cui morte ricorre il decennale, Roberto Lavia e Ottavia Piccolo felicemente viventi e operanti. Il tragi-comico dramma (Problem-Play), meglio comico-tragico dell’ormai maturo Autore, davvero diverte e commuove. Sotto molti aspetti un Falstaff in prosa antelittera. Dieci e lode a Squarzina Vannucci Sciacca in memoriam, Piccolo e Lavia in vitam.    

*

Voltaire e Croce su Dante nell’Enciclopedia dantesca - 2

   (seguito dal post precedente)

   In questa parte conclusiva del suo articolo Felice del Beccaro tenta un recupero di Croce all’ortodossia dantesca. É la parte che meno mi sento di condividere, ritenendo l’escamotage crociano dell’allotria, termine che grecamente suona estraneità, assolutamente non convincente. Croce con la teoria dei distinti in sostanza nega l’unità dello Spirito che è la premessa sine qua non di una risoluzione dialettica dei contrari nella loro coincidentia, Nella teoria dei distinti ciò che è lirico è lirico e non può risolversi in ciò che lirico non è. Nella teoria dei distinti ogni ambito è compartimento a sé o la teoria stessa dei distinti si autonega. Una dialettica dei contrari, una coincidentia oppositorum,  può trovar senso solo all’interno di un Atto puro.   E qui ricedo la parola a Del Beccaro. 

   “Nel 1768 uscì a Parigi, presso il libraio Prault, nella Collection des meilleurs auteurs dans la langue italienne una nuova edizione in due tomi della Commedia a cura dell'abate O. Marrini (Firenze 1722-1790). Nel primo tomo furono ristampate, alla distanza di dieci anni, le due lettere sopra D. di V. Martinelli indirizzate al conte di Orford. La polemica volterriana si riaccese così nelle tarde Lettres chinoises, indiennes et tartares (1776), in cui il filosofo ritorna (lettera XXII Sur le Dante et sur un pauvre homme nommé Martinelli) sui suoi giudizi danteschi ripetendo anche stancamente l'analisi in chiave burlesca del Dictionnaire philosophique. In forma aneddotica introduce a parlare il  maître de langue’ Martinelli il quale rimprovera al Bayle e a lui, V., di aver detto molte schiocchezze su Dante. Il filosofo si mostra dapprima indignato, poi obietta rintuzzando le accuse con distacco ed espone in breve il contenuto della prima cantica. In quanto all'interesse del poema neppure parlarne: ‘Le Dante, qui avait été chassé de Florence par ses ennemis, ne manque pas de les voir en enfer, et de se moquer de leur damnation. C'est ce qui a rendu son ouvrage intéressant pour la Toscane. L'éloignement du temps a nui à la clarté; et on est même obligé d'expliquer aujourd'hui son enfer comme un livre classique. Les personnages ne sont pas si attachants pour le reste de l'Europe’.

   Nella contemporanea Lettre à l'Académie Française (1776), V. ricorda ancora D. a proposito del titolo Commedia per concludere singolarmente che in Italia, sin dalla fine del sec. XIII, si rappresentarono lavori teatrali comici.         Nell'arco di tempo di una cinquantina d'anni la critica dantesca di V. non subì, dunque, alcun mutamento sensibile, eccetto quell'occasionale frattura che non corrisponde al minimo approfondimento. Critica di gusto, stretta agl'ideali classici del sec. XVII, fondamentalmente dogmatica, godette all'inizio, pur nelle implicazioni polemiche, di una sua spontaneità che si attenuò col passar degli anni per concedere sempre più agli umori e alle reazioni contingenti. Ma di siffatto immobilismo non è parte piccola il mancato allargamento della conoscenza dell'opera dantesca. Seppure con minori scompensi che nei riguardi di Shakespeare, V. mantenne ancorato il proprio giudizio sul poema di D. alla qualifica di ‘bizarre’ che è spia d'intransigenza e di limiti invalicabili per i suoi principi di ‘buon gusto’ che, pur respingendo i dogmi e le regole sotto la specie universale, ne ristabilivano l'autorità in nome di un ideale estetico personalmente asserito e difeso con armi intellettualmente più sottili e penetranti.

   Nel 1921 Benedetto Croce dava alle stam­pe per la casa editrice Laterza di Bari il suo La poesia di Dante; un libro – saggio che, nel commentare o ristabilire, secondo il suo pensiero critico, non poche letture critiche di letterati prima di lui, a comin­ciare dal De Sanctis, e tracciava una linea interpretativa che doveva aprire una via nuova intorno al mondo esegetico, nonché estetico, di valutare o considerare il poema dantesco. Fu quello di Croce un documento caratteristico del suo pensiero critico e, al tempo stesso, come ebbe a scrivere Ma­rio Fubini, un’opera di provocazione e, an­che in parte, di contraddizione con quanto lo stesso Croce aveva in saggi precedenti operato intorno alla poesia e al suo intimo carattere. Cosa scriveva Croce in quel suo saggio nel 1921? Quale era il suo più in­cisivo concetto e, per certi aspetti, anche nuovo intorno alla poesia dantesca? Quale poteva essere il carattere e l’unità della po­esia del maggior poeta italiano e fra i più grandi dell’umanità? Quale per il metodo che Croce applicò alla sua intensa lettura e ai suoi convincimenti sull’opera di Dante? Quale fu la sua definizione categoriale in­torno alla multiforme vita di pensiero e di poesia che circola per tutta la Divina Com­media, che Croce definì ‘un Poema teolo­gico’? Tutto nasce da una prima posizione all’interpretazione dantesca di Francesco De Sanctis. Per il grande critico irpino l’Inferno era opera più lirica delle altre due Cantiche e che il Paradiso era più opera te­ologica, di ultraterrena allegoria, che pre­valentemente poetica. E tuttavia Dante, no­nostante questo contrasto o separazione di concetti estetici, rimaneva non solo il più grande poeta italiano e fra i più grandi del mondo; ma per l’Italia (e qui De Sanctis fu portato dalla sua passione risorgimentale) il Profeta della unità nazionale e il padre della lingua italiana. Croce entrò subito nel vivo delle considerazioni desanctisiane.

   Se c’è un contrasto estetico più che poetico nell’opera dantesca, questo contrasto è tra il Dante poeta e il Dante teologo, fisico, me­tafisico, mitologico, scienziato. Ma codesta dualità, così accentuata dal De Sanctis, per Croce era ben risolta nell’unità poetica dell’opera che superava ogni contrasto fra poesia e altro dalla poesia. E Croce definì ‘allotria’ quell’unione e separazione fra le parti divinamente liriche e le parti che, al­tro dalla lirica, erano “struttura”. Ma senza quella “struttura” non sarebbe nato il fio­re della poesia. Anzi quelle parti storiche, geografiche, teologali ed altre simili erano necessarie allo svolgersi di quel romanzo o poema umano e ultraterreno che dove­va essere; e fu nella immensa ispirazione e creatività di Dante. Come in un gran palaz­zo che rifulge di una bellissima architettu­ra, ma quella architettura non sarebbe nata senza la struttura materiale (invisibile poi, ma organica), onde poter costruire il bellis­simo edificio nella sua terminale visione. Insomma Dante aveva bisogno della parte “strutturale” senza la quale non avrebbe potuto nascere e vivere il suo genio creati­vo. Così per i tanti personaggi che rivivono nella sua Commedia e ai quali Dante parla e con i quali partecipa col pensiero e con il cuore. Pensiamo a Francesca, a Farina­ta, a Brunetto Latini, a Ulisse, a Catone, a Manfredi, a Pia dei Tolomei, a Buonconte, a Piccarda, a Costanza, a Francesco e Do­menico, a Carlo Martello, al trisavolo Cac­ciaguida, all’apparizione di Dio nell’ultimo del Paradiso. Certamente non manca, cro­cianamente, la “struttura” ma è in intima connessione con la poesia che nasce pro­prio da quella struttura, come della storia nasce sempre il progresso all’umanità.

   La poesia di Dante del Croce aprì in quel lontano 1921 uno spazio nuovo nella ese­gesi dell’opera dantesca; diede vita a non poche discussioni da parte di altri validi critici, dal Fubini al Russo, dal Sapegno al Marigliano, dal Vallone al Contini, al Sansone. Ma la strada era tracciata. Dante operò, primo fra tutti, la inscindibile unio­ne fra il pensiero quale intelletto e ragione e il pensiero quale ente fantastico e crea­tivo. Dopo di lui nessun altro poeta seppe coniugare la grande esperienza politica, teologale, geofisica, classica e biblica con la virtù, senza confronti, dell’espressione poetica. La sua esperienza fu unica; e tale unica rimane”.

_________________

    Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

   Gelobt seist Du jederzeit, Frau Musika!

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963