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«Orlandi rapita per ordine di Marcinkus»

Post n°714 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da  Corriere.it

Da verificare attendibilità racconto. La sorella di Emanuela: senza prove non ci credo

La testimonianza ai pm: «Sette mesi prima della morte di Emanuela la consegnai a un sacerdote in Vaticano»

ROMA - Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa e il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco, sarebbe stato gettato in una betoniera a Torvaianica. La rivelazione è della donna che ebbe una relazione con il boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis, detto Renatino, e che è stata sentita nelle scorse settimane dalla squadra mobile e dai magistrati che conducono le indagini. La donna, ex moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano, ha detto anche che la ragazza sarebbe stata prelevata per ordine di mons. Marcinkus, all'epoca il presidente dello Ior, la banca vaticana. E nel suo racconto avrebbe parlato anche di una cena a casa di Giulio Andreotti. Intanto, la sorella della giovane, tuttavia, fa sapere che non crederà a questa nuova versione fino a che non avrà la possibilità di verificare le prove dell'avvenuto omicidio. «Non dò credito a nulla di quello che viene detto in queste ore - è il commento di Natalina Orlandi - finchè non si accerta per davvero quello che è accaduto e lo si possa provare».

«UN MESSAGGIO A QUALCUNO» - Il coinvolgimento di Marcinkus, secondo quanto riferisce l'agenzia Agi, è una delle ultime rivelazioni che la supertestimone ha fatto durante un colloquio investigativo con i dirigenti della squadra mobile, avvenuto il 14 marzo scorso. Sempre secondo quanto apprende l'Agi, alla specifica domanda, tramite chi Renato era stato delegato a prendere Emanuela, la donna risponde: «tramite lo Ior…quel monsignor Marcinkus…Renato ogni tanto si confidava». Sulle motivazioni del sequestro, afferma poi: «stavano arrivando secondo me sulle tracce di chi…perchè secondo me non è stato un sequestro a scopo di soldi, è stato fatto un sequestro indicato. Io ti dico monsignor Marcinkus perchè io non so chi c'è dietro…ma io l'ho conosciuto a cena con Renato…hanno rapito Emanuela per dare un messaggio a qualcuno». La testimone sottolinea di non sapere chi materialmente prese Emanuela: «Quello che so è che (la decisione, ndr) era partita da alte vette…tipo monsignor Marcinkus…È come se avessero voluto dare un messaggio a qualcuno sopra di loro. Era lo sconvolgimento che avrebbe creato la notizia». La donna fa un paragone con la morte di Roberto Calvi: «gli hanno trovato le mani legate dietro, perchè tu mi vuoi dare un messaggio».

«GUERRA DI POTERE» - In un colloquio successivo, del 19 marzo, la donna aggiunge: «Renato, da quello che mi diceva, aveva interesse a cosare con Marcinkus perchè questi gli metteva sul mercato estero i soldi provenienti dai sequestri». La teste, sentita successivamente dal procuratore aggiunto Italo Ormanni e dai pm Andrea De Gasperis e Simona Maisto, ipotizza come ragione della scomparsa della giovante una «guerra di potere»: «Io la motivazione esatta non la so - dice ai magistrati -, però posso dire che con De Pedis conobbi monsignor Marcinkus. Lui era molto ammanicato con il Vaticano, però i motivi posso immaginare che fossero quelli di riciclare il denaro».

INCONTRI PARTICOLARI - «...Io a monsignor Marcinkus a volte portavo anche le ragazze lì, in un appartamento di fronte, a via Porta Angelica - dice ancora la testimone ai magistrati -…Sarà successo in totale quattro o cinque volte, tre-quattro volte»…Lui era vestito come una persona normale». Secondo la donna, l'iniziativa partiva da Renato. «C'era poi il segretario - rivela -, un certo Flavio. Non so se era il segretario ufficiale. Comunque gli faceva da segretario. Mi telefonava al telefono di casa mia e mi diceva: «C'è il dottore che vorrebbe avere un incontro». Embè, me lo faceva capire al telefono. Poi, a lui piacevano più signorine («minorenni, no»)! Quando entravo, vedevo il signore; non che mi aprisse lui, c'era sempre questo Flavio. Mi facevano accomodare i primi cinque minuti, poi io dicevo: «Ragazze, quando avete fatto, prendete un taxi e ve ne andate. Ci vediamo, poi, domani»». La teste, rispondendo alle domande dei magistrati, precisa che le modalità in cui avvenivano questi incontri era diverse da quelle riferite sull'episodio del Gianicolo. «Mi ricordo che una volta - conclude - Renato portava sempre delle grosse borse di soldi a casa. Sa, le borse di Vuitton, quelle con la cerniera sopra. Mi dava tanta di quella cocaina, per contare i soldi dovevo fare tutti i mazzetti e mi ricordo che contò un miliardo e il giorno dopo lo portammo su a Marcinkus».

RIVELAZIONE A TAVOLA - Quanto all'episodio specifico dell'omicidio della Orlandi, l'ex compagnia di De Pedis ha spiegato come ne è venuta a conoscenza. «Renato mi portò a pranzo in un ristorante a Torvaianica, da «Pippo l'Abruzzese» - ha raccontato- lui aveva un appuntamento con questo Sergio (che, a suo dire, faceva da autista a Renato) il quale portò quel bambino: Nicitra; il nome non me lo ricordo. Portò, dice lui, il corpo di Emanuela Orlandi. Io non lo so che c'era dentro (i sacchi ndr) perchè rimasi in macchina. Dice che, però, era meglio sterminare tutto, lui la pensava così. Sterminare tutto così non ce stanno più prove, non ci sta più niente. Lui mi disse che dentro a quella betoniera ci buttò quei due corpi. Poi, non lo so, insomma».

LA RICOSTRUZIONE - Sollecitata a essere più precisa dal pm, la donna ha spiegato che «c'era un cantiere lì vicino, come dire, una cosa in costruzione. Noi riprendemmo tranquillamente la macchina e pensavo di dirigermi verso Roma. Lui mi disse: gira qui, vai li e andammo in questo…Disse: stanno costruendo. Dico: Che me devo fermà a fà?'. Dice: no, qui stanno a costruì delle case delle persone che conosco, sta a costruì un palazzo o a ristrutturare, non mi ricordo. E da lì a poco mi disse: fermate qua!. Mi fermai e arrivò Sergio con la sua macchina e ad un certo punto misero in moto la betoniera. Vidi Sergio con una sacco per volta…e dopo chiesi a Renato: aho, ma che c'era dentro a quel… Ah, è meglio ammazzalle subito, levalle subito le prove, dice. E chi c'era?. Dice: che te lo devo dì io! Poi, io andai a casa e spinta dalla curiosità, le dico la verità, lo feci pippà Renato, perchè poche volte l'ha fatto…sniffare, insomma. Però quando lo faceva ce stava due o tre giorni…spinta proprio dalla curiosità di voler sapere e lui me lo disse. Cioè lui mi disse queste cose».

LA CONVERSAZIONE - E ancora il pm: «dunque, esattamente le disse?» La donna: «Le prove si devono estirpare… Lui usava molto questa parola: dall'inizio, dalla radice. Non lo so se sta ragazza aveva visto qualcuno; non essendoci più nè i corpi, nè niente, era meglio togliere di mezzo tutto, la parola tua contro la mia, diceva lui». Il procuratore aggiunto Ormanni ha aggiunto: «Quindi, in questi due sacchi, in uno ci sarebbe stato il figlio di Nicitra e nell'altro ci sarebbe stata Emanuela Orlandi?». E la testimone: «Lo stesso giorno arrivò con questi due sacchi. Ce li aveva in macchina Sergio, dentro questa Audi bianca». Il racconto della donna andrà verificato, tra l'altro, per quanto riguarda le date, anche se la teste premette di non essere in grado di essere puntuale («le dico la verità, io sto in una comunità terapeutica, ho fatto uso per tanti anni di cocaina, psicofarmaci, insomma, un pò di tutto, non mi sono fatta mancare niente, per cui i miei ricordi sono anche…Cioè, io magari un giorno mi ricordo nitidamente una cosa, ci ripenso dopo qualche giorno e me la ricordo un pò così, poi mi ritorna in mente una frase...»). La donna ha riferito che la sua relazione con De Pedis iniziò nella primavera inoltrata dell'82 e andò avanti fino a novembre '84. Quindi, Renatino venne arrestato e lei lo avrebbe rivisto dopo la sua uscita dal carcere nell'87.

CONSEGNATA A UN SACERDOTE - La testimone ha poi rivelato di aver visto anche da viva la Orlandi, che sarebbe stata consegnata a un sacerdote prima della morte. Sarebbe stata proprio la donna, sei-sette mesi prima dell'episodio di Torvaianica, ad accompagnare in Bmw la ragazza dal bar del Gianicolo fino al benzinaio del Vaticano. La giovane, a dire della testimone, «non era assolutamente lucida», era «intontita». «Io arrivai lì al bar Gianicolo con una macchina - racconta - . Poi Renato, il signor De Pedis, con cui in quel tempo avevo una relazione, mi disse di prendere un'altra macchina, che era una Bmw e di accompagnare…Cioè arrivò questa ragazza, una ragazzina, arrivò questa ragazza e se l'accompagnavo fino a sotto, dove sta il benzinaio del Vaticano, che ci sarebbe stata una macchina targata Città del Vaticano che stava aspettando questa ragazza. Io l'accompagnai: così feci. Durante il tragitto…non so quanto tempo era passato dal sequestro di Emanuela Orlandi…la identificai come Emanuela Orlandi…Era frastornata, era confusa sta ragazza. Si sentiva che non stava bene: piangeva, rideva. Anche se il tragitto è stato breve, mi sembra che parlava di un certo Paolo, non so se fosse il fratello. Va bè, comunque, io quando l'accompagnai c'era un signore con tutte le sembianze di essere un sacerdote, c'aveva il vestito lungo e il cappello con le falde larghe. Scese dalla Mercedes nera, io feci scendere la ragazza: "Buonasera, lei aspettava me?'" "Sì. Sì, credo proprio di si"». Guardò la ragazza, prese la ragazza e salì in macchina sua. Poi, io, dopo che avevo realizzato chi era, dissi, quando tornai su, a Renato: A Renà, ma quella non era…'. Ha detto: Tu, se l'hai riconosciuta è meglio che non la riconosci, fatti gli affari tuoi«.

TESTIMONIANZA DA CONTROLLARE - La testimonianza della donna presenta però diverse incongruenze relative alle date dei delitti. Di Emanuela Orlandi si persero le tracce il 22 giugno dell'83. Domenico Nicitra, il bambino di 11 anni, figlio di Salvatore, imputato al processo per i delitti commessi dalla banda della Magliana, scomparve invece il 21 giugno 1993 assieme allo zio Francesco, fratello del padre. E De Pedis a quell'epoca era già morto: venne ammazzato il 2 febbraio del '90.

PERQUISITA LA SEDE DELL'AGI - I magistrati devono rispettare il ruolo della stampa, ha affermato Franco Siddi, segretario generale della Fnsi a proposito della perquisizione nella sede dell'Agenzia Italia per la vicenda di Emanuela Orlandi. Siddi sottolinea che se un giornalista viene in possesso di notizie che riguardano uno dei principali misteri italiani, ha il dovere etico e professionale di informare il pubblico.

 
 
 

«Ostacolò de Magistris» Indagato l'ex pg Favi

Post n°713 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Corriere.it

Per i pm ci fu un «complotto» di toghe e politici

Il magistrato avocò l'inchiesta «Why not»

Nell'ottobre del 2007 venne aperta la cassaforte del pm di Catanzaro per prelevare a sua insaputa gli atti

DAL NOSTRO INVIATO

SALERNO — Non fosse stato per l'inchiesta Why Not che tolse al pm Luigi de Magistris — inchiesta in cui finirono indagati anche l'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella e l'ex premier Romano Prodi —, nessuno avrebbe mai saputo nulla del dottor Dolcino Favi. Ma da quel 19 ottobre 2007, quando da procuratore generale reggente di Catanzaro avocò a sé Why Not, Dolcino Favi da Siracusa non è più un Carneade. Perché quel giorno adottò il provvedimento più importante della sua vita. E lo fece con un tempismo e una determinazione che forse egli stesso non aveva mai sospettato di avere: Favi avocò Why Not giusto una settimana prima che scadesse la sua «reggenza » e quando il Csm aveva già nominato il procuratore titolare; subito dopo, attuò l'avocazione in una forma mai vista prima, facendo aprire la cassaforte dell'ufficio del pm de Magistris a sua insaputa, prelevandone tutti gli atti d'inchiesta. Disse, Favi, che de Magistris era in conflitto d'interessi, perché aveva iscritto sul registro degli indagati il ministro Mastella, che aveva chiesto il trasferimento del pm. E disse anche, Favi, che doveva essere il tribunale dei ministri a giudicare Mastella, benché de Magistris avesse replicato che Mastella era stato iscritto non da ministro, ma da senatore.

Dopo, diversi mesi dopo, su questi due punti cruciali de Magistris potrà dire di aver avuto ragione. Troppo tardi però. Su di lui, come sul gip di Milano, Clementina Forleo, pende una pesante quanto discutibile richiesta di trasferimento, che per entrambi è basata sullo stesso «giudizio di idoneità» formulato dal membro del Csm Letizia Vacca, che li liquidò definendoli «due cattivi magistrati». Un giudizio basato anche, veniamo a sapere oggi, sulla instancabile opera di denuncia del dottor Dolcino Favi. Ma oggi Favi, che è tornato a fare l'avvocato dello Stato, è indagato dalla procura di Salerno per rivelazione e utilizzo di segreti d'ufficio, diffamazione e calunnia. Uno dei protagonisti, sostengono i pm Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, dell'operazione di denigrazione e delegittimazione del pm de Magistris, studiata a tavolino dai vertici della magistratura lucana e calabrese in combutta con politici e imprenditori. Tutta gente che adesso è indagata a Salerno.

Non più Carneade, dunque. Ma tanta notorietà forse Dolcino Favi non se l'aspettava. Non solo per l'avocazione di Why Not, ma anche per quella interrogazione parlamentare su di lui presentata nel 1989 da quattro deputati radicali — Mellini, Calderisi, Vesce e Rutelli. In quell'anno, da pubblico ministero a Siracusa, Favi venne accusato di violare sistematicamente le norme a tutela dei diritti fondamentali dell'individuo, di avere rapporti con la malavita, di aver falsificato una delega del procuratore della Repubblica di Messina per il compimento di un atto istruttorio, facendosi da sé un fonogramma e di aver firmato mandati di cattura nei confronti di alcuni magistrati catanesi sulla base di intercettazioni telefoniche irregolari. Non solo. Favi fu anche accusato di aver prodotto davanti al Csm giustificazioni inesistenti, documenti falsi e di aver persino inventato reati per la vicenda di un cavallo imbizzarrito che aveva ferito il pretore di Lentini. Insomma, un vero garantista. E infatti nei confronti di Favi il Csm e la giustizia ordinaria non hanno fatto assolutamente nulla. Carlo Vulpio Pm Luigi de Magistris, il magistrato che avviò l'inchiesta «Why Not» in cui fu indagato (e poi prosciolto) Mastella

Carlo Vulpio

 
 
 

Finanziamenti e agevolazioni per adsl nella Finanziaria 2008-2009. Piano per banda larga e fibra ottica in Italia

Post n°712 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Web Master Point

Il governo manifesta l’intenzione di incentivare e agevolare la realizzazioni di nuove infrastrutture di TLC.

La bozza della manovra economica 2008-2009, infatti, impegna il governo a individuare «un programma di interventi infrastrutturali nella aree sottoutilizzate, necessari per facilitare l’adeguamento delle reti di comunicazione elettronica pubbliche e private all’evoluzione tecnologica e alla fornitura dei servizi avanzati di informazione e comunicazione del Paese».

Sono già previsti, per il periodo 2007-2013, 800 milioni di euro provenienti dai fondi FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate). Ma il governo promette anche che nel programma di interventi saranno individuate le risorse necessarie per integrare i finanziamenti pubblici, comunitari e privati.

Il quadro normativo, infatti, dovrà prevedere anche la disciplina delle tecniche di finanza di progetto e di accordo fra il settore pubblico e privato per finanziare e realizzare le infrastrutture, a condizione che i progetti selezionati contribuiscano allo sviluppo di un sistema di reti aperto alla concorrenza nel rispetto dei principi e delle norme comunitarie.

Insieme ai finanziamenti, il governo si impegna anche a emanare norme che servano a rendere più veloce le procedure burocratiche per la realizzazione delle opere legate alle infrastrutture di TLC: «Il Governo» si legge nella bozza «è delegato ad emanare, nel rispetto delle competenze delle regioni e in coerenza con la normativa comunitaria in materia, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi volti a definire un quadro normativo finalizzato alla celere realizzazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica a banda larga».

In particolare, per evitare lungaggini burocratici, le norme saranno intese a abolire qualsiasi diritto speciale o esclusivo nella posa e passaggio delle dorsali in fibra ottica e nell’accesso alla proprietà privata. Nelle intenzioni della compagine governativa guidata dal presidente Berlusconi, la realizzazione di infrastrutture di TLC sarà equiparata a opere di urbanizzazione primaria e le ditte, per avviare i lavori, dovranno presentare solo una denuncia di inizio attività.

Inoltre, per la posa di fibra ottica gli operatori potranno utilizzare infrastrutture pubbliche senza oneri e i soggetti pubblici non potranno opporsi alla installazione nella loro proprietà di reti e impianti interrati di comunicazione elettronica in fibra ottica. Solo nel caso di beni facenti parte del patrimonio indisponibile dello Stato, delle province e dei comuni e in presenza di possibilità concreta di turbativa al pubblico servizio, i soggetti pubblici potranno opporsi.

Si prevede anche di modificare il codice civile per favorire la posa di cavi e di infrastrutture avanzate di comunicazione all’interno dei condomini. Gli operatori di TLC potranno così entrare nei condomini senza l’autorizzazione di tutti i proprietari, come invece richiede la normativa attuale.

L’insieme di tali norme, quindi, è votato a una chiara semplificazione delle procedure di autorizzazione e messa in opera, una richiesta già avanzata dall’Autorità per le Comunicazioni al fine di accelerare la realizzazione della NGN (Next Generation Networking), la nuova rete a banda larga italiana.

Sulle misure per le TLC approvate dal Consiglio dei ministri, Il Sole 24 Ore ha chiesto il parere di Paolo Bertoluzzo, nuovo amministratore delegato di Vodafone Italia.

«Vogliamo capirne meglio tutte le implicazioni,» ha dichiarato Bertoluzzo, sottolineando che le misure «possono essere la base di partenza. È necessario dare al Paese un progetto di sviluppo delle TLC che abbia al centro la concorrenza e il mercato e che non sia guidato dalla sola Telecom. Bisogna distinguere tra le misure di semplificazione, sempre benvenute per favorire gli investimenti e portare benefici a tutti rispettando la neutralità tecnologica, e l’intervento pubblico nel quale la regia spetta alle istituzioni e le risorse devono andare a beneficio di tutti, non dei singoli. Come Vodafone siamo pronti a fare la nostra parte e tutti gli attori devono giocare un ruolo centrale».

Secondo l’amministratore delegato di Vodafone, «la priorità assoluta per la modernizzazione delle TLC in Italia è lo sviluppo della concorrenza nella rete di telefonia fissa, dove il ruolo di Telecom, al contrario di quanto avviene per la telefonia mobile che è un caso virtuoso in tutta Europa, resta dominante, con effetti penalizzanti sulla dinamica competitiva, sulla contendibilità dei clienti, sulla loro reale libertà di scelta e sulla penetrazione di Internet nel Paese. L’obiettivo più urgente è perciò quello della separazione funzionale della rete fissa di Telecom sul modello dell’inglese OpenReach, dove governance, board, investimenti e gestione del budget sono indipendenti da BT».

Non solo. Per essere all’avanguardia nella diffusione della banda larga, aggiunge Bertoluzzo, bisogna partire facendo leva sulla telefonia mobile, che in Italia rappresenta già oggi un caso di eccellenza.

«Due punti devono essere però molto chiari: portare l’accesso a Internet a chi oggi non ce l’ha conta di più che portare cento megabit al secondo a chi oggi ne ha già venti. In due o tre anni con alcune centinaia di milioni di euro gli operatori possono lavorare e colmare il divario; perché questo accada è indispensabile che lo Stato metta a disposizione nuove frequenze, a partire da quelle di Ipse, privilegiando chi si impegna a chiudere il digital divide».

Autore : Pierluigi Emmulo

 
 
 

WiMAX: rete attiva ad Amsterdam. E' la prima in Europa. In Italia entro luglio tutta l'Umbria? Costi

Post n°711 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Web Master PointIn occasione del WiMAX Forum Conference di Amsterdam, tenutosi il 17 e il 18 giugno, l’operatore olandese Worldmax ha riferito di aver attivato la prima rete WiMAX per navigare su Internet senza fili ad alta velocità.

La rete è stata sviluppata da Alcatel-Lucent e si basa sullo standard WiMAX 802.16e. Al momento il sistema copre solo la città di Amsterdam, ma nelle intenzioni di Worldmax c’è l’estensione della rete a tutti i distretti del Paese.

Worldmax ha messo a disposizione dei propri utenti pianti tariffari dedicati per abbonamenti e ricaricabili e conta di fare concorrenza agli operatori telefonici Kpn, Vodafone e T-Mobile, che stanno puntando sulla trasmissione dati per aumentare i profitti, attualmente poco vivaci a causa della staticità del mercato del normale traffico telefonico.

Worldmax ha dichiarato che chiederà circa 20 euro al mese per garantire una connessione mobile senza limiti.

Intanto, in Italia, Ariadsl, la società umbra che lo scorso febbraio ha acquisito i diritti d’uso delle frequenze Wimax in tutte e sette le macroregioni in cui è suddivisa l’Italia, ha avviato i primi test e prevede di coprire l’intera regione Umbria entro il mese di luglio.

A partire da agosto, invece, Ariadsl conta di iniziare a coprire tutto il territorio nazionale e a raggiungere 1,2 milioni di utenti entro il 2012.

Al momento, la società offre due tipologie di abbonamento flat: Ariadsl Home 2Mbit, con 2 Mbit/s in upload/download e 100 k/bit di banda minima garantita, a 23,94 euro mensili; e Ariadsl Home Extra 4Mbit, con 4 Mbit/s in upload/download e 180 kbit/s di banda minima garantita, al costo di 32,94 euro al mese.

Autore: Pierluigi Emmulo

 
 
 

Farmaci contraffatti: è allarme

Post n°710 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Corriere.it

Il fenomeno riguarda soprattutto le «pillole dell'amore», ma non risparmia nemmeno i «salvavita»

ROMA - - Europa «assediata» da pillole, sciroppi e fiale «taroccati»ì. Quella dei farmaci contraffatti è «una crescente minaccia per la salute» dei cittadini, anzi un crimine mortale, contro il quale il vecchio Continente deve mettere in piedi misure più rigide». Lo ha sottolineato il presidente della Federazione europea delle associazioni e industrie farmaceutiche (Efpia), Arthur Higgins alla Conferenza annuale della Federazione tenutasi giovedì a Parigi.

QUATTRO MILARDI DI FALSI - I numeri non lasciano dubbi: in tutto oltre 4 miliardi di confezioni di farmaci falsi sono stati sequestrati in Europa nel 2007. E se Internet si conferma la prima fonte delle pillole contraffatte, queste sono comparse ormai anche sul mercato tradizionale. Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanitá, diffusi a Parigi, il business dei falsi medicinali si aggira sui 45 miliardi di euro l'anno a livello mondiale, e rappresenta una fetta pari ad almeno il 10% del mercato farmaceutico globale.

I RISCHI PER I CONSUMATORI - Il pericolo per i consumatori che incappano in falsi farmaci è notevole, sottolineano gli esperti. Fra le confezioni contraffatte sono stati scoperti, infatti, medicinali contenenti sostanze tossiche, o privi del principio attivo, o ancora con un quantitativo di principio attivo errato. E nel mirino dei falsari ci sono anche prodotti salvavita, fra cui medicinali per trattare tumori e cardiopatie, problemi psichiatrici e infezioni. Se a livello europeo le proposte ad hoc per una legislazione più rigida in materia sono attese prima della fine dell'anno -insieme al nuovo 'pacchetto farmaceuticò- secondo gli specialisti riuniti a Parigi non è il caso di perdere tempo. Sono essenziali misure per combattere questo fenomeno allarmante, che non dá segni di cedimento e insidia la salute e la sicurezza dei cittadini europei.

«PILLOLE DELL'AMORE» - Un rischio particolarmente grave riguarda i farmaci contro la disfunzione erettile. A denunciarlo è la Societá italiana di andrologia (Sia) «Nel nostro Paese tutti i principali farmaci che servono ad aumentare la funzione erettile sono venduti sotto prescrizione medica e quindi vanno dispensati da una farmacia - sottolinea Vincenzo Gentile, presidente della Sia - Tuttavia è esperienza comune il bombardamento quotidiano di e-mail che offrono su internet la possibilitá di acquistare questi prodotti all'estero, aggirando la normativa in vigore in Italia». «Questa modalitá di acquisto non consente al paziente una verifica sulla provenienza e sull'effettivo contenuto del prodotto che gli sará inviato, la Società italiana di andrologia invita pertanto a non aggirare la prescrizione medica e a rivolgersi a uno specialista per avere informazioni adeguate e corrette e valutare quale sia la terapia più adatta, se necessaria». «Tanto più che, per l'assunzione di questo genere di farmaci, occorre una puntuale verifica dello stato di salute del paziente - puntualizza Gentile - Solo un medico è in grado di scongiurare complicazioni legate all'uso non corretto dei farmaci e individuare la causa del problema. Una visita annuale dall'andrologo - conclude l'esperto - permette di fare prevenzione e, inoltre, effettuare un controllo della propria salute sessuale parte integrante di una buona condizione generale».

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA - Il traffico, avvertono il presidente e vice presidente Efpia, Arthur Higgins e Jean Fran‡ois De Hecq, è gestito da «organizzazioni criminali vere e proprie, ben strutturate e non improvvisate». Spesso il business della contraffazione, rileva l'Efpia, è gestito dalle stesse organizzazioni dedite al traffico di droga.. Un altro dato che preoccupa l'Efpia è che il fenomeno della contraffazione è stato riscontrato anche in prodotti distribuiti attraverso i canali ufficiali e certificati come le farmacie. Numerosi casi sono stati ad esempio registrati in Gran Bretagna.

 
 
 

Retroscena Rai: Parisi dg. Petruccioli presidente. Riotta parte prima di Natale.

Post n°709 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Affari Italiani

Accordo fatto. Il dipietrista Leoluca Orlando verrà nominato presidente della Vigilanza Rai. La matassa del potere si è sbrogliata perché Silvio Berlusconi ha ottenuto ciò che voleva, ovvero la riconferma di Claudio Petruccioli alla presidenza, un diessino 'speciale', detestato da Prodi, che interpreta come nessun altro il cosiddetto ruolo “bipartisan”. Il manuale Cencelli della divisione dei poteri non poteva non soddisfare anche Giulio Tremonti, che è riuscito a imporre un ex socialista come lui, Stefano Parisi (Fastweb), alla direzione generale. A tifare Parisi anche l'influentissimo Bruno Ermolli e il sindaco di Milano Letizia Moratti. Gianni Letta spinge per Giancarlo Leone vicedirettore generale, ma difficilmente questa carica verrà istituita. Le nomine di Parisi e Petruccioli devono però attendere il parere che il prossimo 9 luglio la Consulta darà sulla legge Gasparri. Se sarà respinta sarà il caos. In caso positivo, invece, a metà luglio verrà messo in piedi il consiglio di amministrazione, che sarà dichiaratamente espressione degli schieramenti politici. Unica certezza la riconferma della leghista Giovanna Bianchi Clerici.

A proposito di nomine, con questo schema vacilla sempre di più la poltrona di Gianni Riotta. Il direttore del Tg1 però non partirà subito, bensì dopo le vacanze, probabilmente in autunno e prima di Natale. Al suo posto non andrà - a quanto spiegano nel Palazzo - Mauro Mazza. L'aennino fedelissimo di Maurizio Gasparri resterà quasi certamente al Tg2, anche perché Forza Italia non lo vuole alla guida dell'ammiraglia della Rai. Resta il nome dell'esterno Maurizio Belpietro, anche se è presto per fare un toto-nomine per il Tg1. In partenza il direttore del Tg3Antonio Di Bella, che non vede l'ora di trasferirsi a New York. Ottima vetrina, soprattutto con le elezioni presidenziali Usa alle porte, e senza le grane del cdr. Al suo posto due sono i nomi: Antonio Caprarica o il veltroniano David Sassoli. Più probabile il primo, però. E la Radio? La Lega, e in particolare la consigliera Bianchi Clerici, si è accorta di non avere alcun presidio. E in attesa di trasferire completamente Rai2 a Milano, si fa strada l'ipotesi di tornare a spacchettare i Gr della Radio, dopo il mezzo fallimento della gestione unica. E pare proprio che l'intenzione del Carroccio sia quella di trasferire nel capoluogo lombardo almeno la seconda rete radiofonica, in modo da poter garantire spazio e visibilità a molte categorie produttive che non trovano voce in tv. Naturalmente con un leghista alla guida del Gr2.

 
 
 

Italiani scoprono interruttore molecolare per metastasi tumorali e Hiv

Post n°708 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Yahoo! Notizie

La scoperta potrà risultare utile per bloccare la diffusione dei tumori e l'ingresso del virus nelle cellule

ROMA- Ricercatori italiani hanno scoperto un'interruttore molecolare che in futuro potrebbe essere sfruttato per ostacolare le metastasi tumorali e impedire al virus Hiv di infettare i linfociti T, cioè i particolari globuli bianchi che, venendo distrutti dal virus, provocano la perdita della capacità di difendersi da infezioni e tumori. Gli studiosi che hanno conseguito questo risultato fanno parte del del dipartimento di ematologia, oncologia e medicina molecolare dell'Istituto superiore di sanitá (Iss), di Roma, , coordinato da Cesare Peschle. La loro ricerca, pubblicata su Nature Cell Biology, .ha dimostrato per la prima volta che il miR-146a, un piccolo frammento di Rna con funzioni regolatorie, è in grado di sopprimere la produzione del recettore CXCR4, fondamentale nella produzione delle piastrine, ma anche per il meccanismo di formazione delle metastasi nei tumori solidi e nella patogenesi del virus dell'Aids.

RICADUTE PRATICHE - All'Iss si sottolinea che la scoperta «potrá avere ricadute terapeutiche importantissime sia per lo stimolo della produzione di piastrine, sia soprattutto per l'inibizione della diffusione dei tumori e per bloccare l'ingresso dell'Hiv nelle cellule». «Si tratta di uno studio che apre ampie prospettive terapeutiche - spiega Peschle - infatti abbiamo osservato che nel processo di produzione delle piastrine (megacariocitopoiesi), un decremento del miR-146a determina un aumento del recettore CXCR4, che stimola la stessa megacariocitopoiesi. A livello terapeutico quindi, uno stimolo della produzione di piastrine può venire indotto dalla inibizione del miR-146a mediante la somministrazione di uno specifico inibitore, l'antagomir». Secondo il ricercatore, modulando il miR-146a si potrebbero abbassare al minimo i livelli di CXCR4, «in modo da ostacolare le metastasi dei tumori solidi e sbarrare le porte al virus Hiv». Una prospettiva insperata che, ha dichiarato Peshcle all'agenzia di stampa Adnkronos, «potrebbe portare ad avere microRna "maneggevoli"» che, modificati chimicamente per renderli non degradabili e legati a molecole di colesterolo, entrino facilmente nelle cellule. Per di più con effetti tossici trascurabili».

ITALIA ALL'AVANGUARDIA - «Gli studi sui microRna, che esercitano la funzione di 'interruttori molecolarì nei circuiti alla base delle funzioni cellulari normali e patologiche, potranno davvero rivoluzionare il modo di sviluppare le future terapie per i tumori», spiega il presidente dell'Iss Enrico Garaci. «Il nostro Istituto - aggiunge - ha avuto il merito di iniziare queste ricerche quando ancora nella comunitá scientifica c'erano molte perplessitá sulla possibilitá reale di una terapia molecolare mirata, mediante microRna. Studi come questo dimostrano che si tratta invece di una frontiera estremamente interessante da esplorare ancora, soprattutto per la scarsa tossicitá delle terapie che ne potranno derivare». L'impegno dell'Iss dunque proseguirá su questo fronte di ricerche. «Alcuni indagini preliminari ci inducono a utilizzare il miR-146a - anticipa Peschle - per sopprimere il recettore CXCR4 per inibire la metastatizzazione dei tumori maligni e l'infezione dei T linfociti da parte del virus dell'Aids. Sará questo l'oggetto degli studi successivi, per dimostrare in vitro e in vivo come la somministrazione di questo microRna, e le molecole che ne derivano, siano effettivamente una risorsa terapeutica preziosa per il loro elevato grado di maneggevolezza e la scarsa tossicitá».

 
 
 

Cancro sconfitto con cellule immunitarie clonate?

Post n°707 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Yahoo! Notizie

di david frati Pensiero Scientifico - Ven 20 Giu - 17.29

Un uomo colpito da un melanoma con metastasi a polmoni e inguine è guarito grazie a una innovativa procedura terapeutica basata sulla clonazione di cellule del sistema immunitario. Ne dà notizia il prestigioso New England Journal of Medicine.

I ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle hanno estratto cellule immunitarie dal paziente, un uomo di 52 anni, e scoperto che una piccola percentuale delle cellule, denominate CD4 T, avevano la capacità di ‘attaccare’ una proteina presente su ¾ delle cellule tumorali.

Le cellule CD4 T del paziente sono state clonate in grandissima quantità (più di 5 miliardi di unità) in laboratorio e poi re-iniettate nell’organismo dell’uomo. Il sistema immunitario del paziente si è immediatamente scatenato contro i tessuti tumorali e metastatici, distruggendoli. Dopo 2 mesi il tumore e le metastasi erano scomparse e invisibili a qualsiasi strumento diagnostico, e attualmente, a due anni di distanza dalla terapia, l’uomo è ancora perfettamente sano.

I ricercatori ritengono che la tecnica sarebbe efficace in circa il 25 per cento dei pazienti affetti da melanoma, quelli cioè con un sistema immunitario già naturalmente in grado di riconoscere e attaccare le cellule tumorali.

Fonte: Hunder NN, Wallen H, Cao J et al. Treatment of Metastatic Melanoma with Autologous CD4+ T Cells against NY-ESO-1. N Engl J Med 2008; 358(25):2698-2703.

david frati

 
 
 

Il punto sul carcinoma renale

Post n°706 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Yahoo! Notizie

di martino dell'angelo Pensiero Scientifico - Ven 20 Giu - 18.46

Da anni, gli italiani sono secondi solo ai colleghi statunitensi per numero di contributi al congresso annuale dell'ASCO. Logico che l'interesse a valle del convegno sia anche molto alto. L'Azienda Ospedaliera di Perugia organizza da due anni a San Martino in Campo (PG) un meeting post-ASCO, dedicato alle novità in tema di tumori del rene. Perché il rene e perché a Perugia? "Il carcinoma renale esprime più degli altri tumori il processo angiogenico. È quindi una sorta di modello per le nuove terapie biologiche basate sull'antiangiogenesi", spiega Sergio Bracarda, Coordinatore scientifico e co-Presidente del convegno. Inoltre, Perugia è uno dei centri leader nella terapia del carcinoma renale. "Soltanto in regime di day-hospital, la nostra Azienda accoglie una media di 11 pazienti al giorno da fuori Regione, sui cento trattati quotidianamente", aggiunge Lucio Crinò, Presidente dell'incontro. "Il tumore del rene è una patologia purtroppo diffusa e subdola, perché spesso silente e asintomatica, la cui terapia si è giovata tantissimo dell'ingresso in clinica dei nuovi farmaci. Perugia ha avuto subito le nuove molecole, già in fase pre-registrativa, arruolando i pazienti del Centro nei principali trial internazionali". Da Chicago sono giunte innanzitutto conferme all'approccio antiangiogenico. "Abbiamo cinque nuovi farmaci registrati o in via di registrazione. Ciò consente di differenziare le strategie terapeutiche e di ottimizzare l'impiego delle risorse sanitarie", aggiunge Bracarda. "I nuovi farmaci e le loro combinazioni consentono di bloccare i due principali pathway - verticali e orizzontali, per dir così - dell'angiogenesi, il vascular endothelial growth factor e la protein-chinasi mTOR. Ci resta da scoprire quali combinazioni sono le migliori per i pazienti, i quali sono tutti diversi. Non siamo interessati al carcinoma renale, ma ai pazienti affetti da carcinoma renale", tiene a sottolineare Bracarda. Tanto è vero che oggi, prima giornata dei lavori, tre letture saranno intitolate a tre pazienti morti a causa della malattia, piuttosto che a clinici famosi. "A Chicago l'unica novità è venuta dallo studio sul RAD001, o everolimus, farmaco che si è dimostrato in grado di prolungare la sopravvivenza libera da progressione in pazienti precedentemente trattati con sorafenib, sunitinib o con entrambi. Perugia ha partecipato anche a questo studio". Dall'ASCO si è avuta conferma dell'efficacia di sorafenib anche per i pazienti anziani e nuovi dati hanno confortato il trial AVOREN su bevacizumab. La disponibilità di queste nuove importanti opzioni terapeutiche - fa notare Bracarda - sprona ad un impiego oculato delle risorse, non rinunciando alla sorveglianza attiva per quei pazienti in cui la malattia, anche metastatica, non è in progressione. D'altra parte, il costo medio mensile di una terapia coi nuovi farmaci si aggira sui 3500 euro; si deve dare atto all'AIFA, insieme alle Aziende interessate, di aver creato un sistema intelligente di rimborsabilità, basato sull'efficacia comprovata del farmaco. Dalla quiete di San Martino in Campo viene dunque un invito agli oncologi a lavorare animati da nuove, fondate speranze.

martino dell'angelo

 
 
 

Tumori colorettali, grandi speranze per un nuovo composto

Post n°705 pubblicato il 26 Giugno 2008 da giromapa

Da Yahoo! Notizie

di david frati Pensiero Scientifico - Ven 20 Giu - 15.50

Sintetizzato un composto simile all’oxaliplatino e al cisplatino ma drasticamente più efficace, che potrebbe diventare il farmaco di riferimento nel trattamento di prima linea dei tumori colorettali. L’annuncio arriva dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

Il composto, denominato cDPCP, raggiunge con maggiore precisione e si accumula nelle cellule tumorali più velocemente rispetto ai suoi omologhi già presenti sul mercato. I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology coordinati da Stephen Lippard, professore di Chimica al David H. Koch Institute for Integrative Cancer Research hanno testato il composto su tessuti tumorali in vitro, ottenendo risultati inattesi. "L’attività antitumorale di cDPCP era stata già osservata su topi di laboratorio circa 20 anni fa, ma non è mai stata testata sugli umani", spiega Lippard. "Ora a breve partiranno trial clinici su pazienti umani".

Bibliografia. Trafton A. MIT researchers see alternative to common colorectal cancer drug. MIT News 2008.

david frati

 
 
 

L'auto che va ad acqua? Si può fare

Post n°704 pubblicato il 14 Giugno 2008 da giromapa

Da Corriere.it
Motore elettrico, con 1 litro si viaggia un'ora a 80 km/h. Chiesto il brevetto per avviare lo sviluppo


OSAKA - Ah se le auto potessero viaggiare ad
acqua invece che a benzina benzina! In molti ci hanno pensato, specie
di questi tempi, con i prezzi dei carburanti schizzati a livelli sempre
più alti. Detto e fatto. La società giapponese Genepax ha depositato la
domanda per ottenere il brevetto di un motore elettrico alimentato ad
acqua. Qualsiasi tipo di acqua: dolce, salata o piovana. Se una
inovazione del genere diventasse una realtà produttiva e di consumo
sarebbe una vera rivoluzione. E in tempi di prezzi alle stelle per il
petrolio una notizia come questa, naturalmente, ha una risonanza
mondiale. Anche se dall'ideazione alla sua traduzione industriale il
cammino è ancora lungo.



UN LITRO - Kiyoshi Hirasawa, amministratore
delegato della Genepax, in un'intervista a una tv locale giapponese ha
detto che il motore, con un solo litro di acqua, sarebbe in grado di
far viaggiare un'auto per circa un'ora alla velocità di 80 km all'ora.
«Non c'è bisogno di costruire un'infrastruttura per ricaricare le
batterie, come avviene di solito per la maggior parte delle auto
elettriche», ha aggiunto Hirasawa. Il motore funziona grazie a un
generatore che la scompone l'acqua e la utilizza per creare energia
elettrica. Hirasawa ha ammesso però che l'applicazione pratica non è
nel futuro immediato e spera che il brevetto sia di interesse delle
grandi case automobilistiche giapponesi. Serve ancora una fase di
sviluppo e bisogna sperare che almeno uno dei grandi produttori creda
in questa prospettiva. Anche perché al momento i progetti fanno in
direzione opposta: motori a cellule di idrogeno che producono acqua nel
processo, e non che la consumano. Lì i produttori hanno investito
ingenti capitali. Avranno il coraggio di puntare e scommettere su un
motore che utilizza il carburante più diffuso sul pianeta?


 
 
 

Usa: si risparmia se si compra online un'auto europea e viene spedita via mare

Post n°703 pubblicato il 14 Giugno 2008 da giromapa

Da Corriere.it
Un «trucchetto» fatto già da molti, specie tedeschi. I concessionari Usa fanno anche molti sconti

 


NEW YORK – Gli esportatori in
Europa si lamentano, è vero, ma almeno per qualcuno l’euro che si
rafforza sul dollaro presenta inaspettati vantaggi. Un numero crescente
di automobilisti europei – soprattutto, pare, tedeschi – ha infatti
scoperto che, grazie alla deregulation americana
che permette di acquistare i veicoli anche online con la carta di
credito, o comunque con minime formalità, il turista straniero che
acquista una vettura di lusso europea e poi, terminata la sua vacanza
negli Stati Uniti, se la fa spedire a casa via mare, risparmia fino al
30% sui prezzi europei.



PARADOSSO - Il paradosso
dipende dal fatto che negli Stati Uniti, dove l'economia è debole e le
famiglie sono molto indebitate per la crisi dei mutui subprime,
molti rivenditori, per spingere il mercato dell’auto che è fermo,
concedono sconti. D’altra parte in America le case europee, anche per i
modelli di lusso come Bmw, Volvo, Maserati, Porsche e Mercedes, non si
possono permettere di ritoccare troppo i listini americani quotati in
dollari per non avvantaggiare i concorrenti giapponesi e sudcoreani. Il
risultato - mentre il dollaro dal 2007 a oggi ha perso il 18% nei
confronti dell’euro - è che per il cliente europeo, i prezzi delle
vetture d’importazione europee risultano negli Stati Uniti spesso molto
più vantaggiosi rispetto all’Europa.



ESEMPI - Una Porsche Boxter,
per esempio, negli Stati Uniti si vende a soli 46 mila dollari (29.500
euro), mentre anche una più costosa Mercedes 350 cabrio, con tutti gli
accessori e le tasse americane, viene a costare, nuova, non più di 85
mila dollari (55 mila euro). Proprio per questo motivo, allo scopo di
ostacolare il cosiddetto «mercato grigio» (gray market),
vale a dire il commercio dei veicoli venduti in un determinato Paese a
prezzi più bassi di quelli del luogo d’origine, dove poi finirebbero
per ritornare, le case costruttrici hanno messo in funzione, da sempre,
un elaborato meccanismo di sbarramenti. L’importatore americano di
vetture tedesche, per esempio, se un turista dell’Unione europea non
residente negli Stati Uniti gli chiede di vendergli una vettura nuova
per portarla in Europa, èobbligato dal suo contratto a dire di no, e se
trasgredisce si espone al rischio di un’azione legale.



AVVOCATI - Adesso in America,
nazione di avvocati che fanno cause e chiedono astronomici indennizzi
per tutto, ma trovano anche scappatoie ingegnose per minimizzare le
tasse e aggirare elegantemente le regole, è sorta la nuova professione
specializzata di automotive consultant
che risolve il problema. In pratica il rivenditore viene contattato non
dal turista europeo, ma da un intermediario, che compra il veicolo come
se fosse per uso proprio e poi lo passa al cliente come automobile di
seconda mano, e si occupa anche di spedirgliela a casa con tutte le
carte in regola. La procedura, nella realtà, e però più laboriosa
perché le auto preparate per il mercato americano, una volta riportate
in Europa, devono essere omologate di nuovo. Inoltre, per il trasporto
su nave c’è ora una lunga lista d’attesa. Ma. con la tradizionale
inventiva yankee, la
soluzione alla fine si trova per tutto. Anche per riconvertire, per
esempio, i contachilometri dalle miglia ai chilometri, il che è
facilissimo oggi perché la strumentazione è digitale e quindi basta
sostituire un quadrante e schiacciare un pulsante.



SCAPPATOIE - Un’altra
possibilità, se il cliente è in vena di economie, è di fargli trovare,
dopo una veloce ricerca online estesa ai rivenditori di tutta
l’America, un veicolo in ottimo stato con pochi chilometri e pochi mesi
di vita. Per esempio una Volvo XC70 del 2007 o una Bmw X3 SUV del 2006,
entrambe davvero regalate, a soli 27 mila dollari (17.500 euro). Così,
anche se gli americani terrorizzati dalla benzina salita al prezzo
«pazzesco» (per gli Usa) di 80 centesimi di euro al litro non comprano
più i fuoristrada, inaspettatamente il mercato dei più costosi 4x4
europei come Mercedes, Range Rover, Volvo e Porsche Cayenne –
inesplicabilmente negli Stati Uniti continua a tirare. Adesso se ne
comincia a capire il perché. Ma non sempre questo pellegrinaggio di
macchine attraverso l’Atlantico si conclude nell’Unione europea. Un
numero notevole finisce infatti sulle strade del Medio Oriente, della
Russia e, a volte, perfino del Montenegro.











Renzo Cianfanelli

 
 
 

Intercettazioni, cancellati furti rapine, estorsioni e sequestri

Post n°702 pubblicato il 14 Giugno 2008 da giromapa

Nel ddl mannaia per filmati, tabulati telefonici, microspie
Stampa, resoconti vietati per storie come quella della clinica degli orrori

Niente nastri per nuovo caso Abu Omar, le carte
dei processi dovranno restare segrete fino al dibattimento
di LIANA MILELLA




Intercettazioni, cancellati furti rapine, estorsioni e sequestri










ROMA
- Rigidissimo bavaglio alla stampa sulla cronaca giudiziaria. Carte dei
processi segrete fino al dibattimento (addio dunque a resoconti come
quelli sui medici di Milano o sull'omicidio di Perugia). Multe
salatissime agli editori (da 50 a 400mila euro). Stretta sui magistrati
che riferiscono il contenuto delle inchieste e si vedono sfilare il
caso. Reati gravi come il furto, la rapina, l'estorsione, il sequestro
non finalizzato a ottenere denaro o altro, cancellati dal novero di
quelli intercettabili. Nell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar, i pm
Spataro e Pomarici non avrebbero potuto neppure attivare gli ascolti.
Mannaia anche per i filmati, i tabulati telefonici, le microspie,
accomunati tutti alle stesse regole delle intercettazioni. Nessuna
possibilità, rispettivamente, né di farli, né di raccoglierli, né di
metterle per i reati che non superano i dieci anni di pena. E le
cimici, per evitare intercettazioni tipo quelle del famoso bar Mandara
(inchiesta Squillante), saranno possibili solo "se in quel luogo si
stia svolgendo l'attività criminosa". Infine: drastici limiti di tempo,
solo tre mesi, aumentabili solo per i delitti di mafia e terrorismo.





Una stretta senza precedenti, che va ben al di là dei ddl Castelli e
Mastella. Se è vero che i reati contro la pubblica amministrazione
(corruzione e concussione in primis) si salvano grazie allo sbarramento
della Lega, tuttavia ne "cadono" molti altri. Al punto che l'Anm lancia
il primo segnale di pericolo perché delitti di grave allarme sociale -
scippi, furti in casa, rapine, sfruttamento della prostituzione,
sequestro non a scopo di estorsione (come lo zingaro che tenta di
portarsi via un bambino) - non potranno più essere seguiti ascoltando i
telefoni. E Di Pietro aggiunge il falso in bilancio, l'evasione
fiscale, la truffa, i reati societari. Un indirizzo che appare in netta
contraddizione con l'irrigidimento delle norme sulla sicurezza appena
varate dallo stesso governo e contenute in un decreto e in un disegno
di legge. Da un lato si aggravano le pene, si colpiscono i clandestini,
si pensa al nuovo reato di immigrazione clandestina, si annullano gli
sconti, si va ai riti direttissimo e immediato, ma dall'altro, in nome
della privacy, si complicano le indagini dei magistrati fino a
cancellare per i medesimi crimini che si vogliono colpire un'importante
strumento per scoprire la verità.
Di pari passo si colpiscono i magistrati che parlano dei processi, o
quelli semplicemente denunciati, i pubblici ufficiali che passano le
carte, i giornalisti che le pubblicano o che fanno cronaca giudiziaria,
gli editori.





Non basta. Non solo il pm, per ottenere un'intercettazione, dovrà
rivolgersi a un tribunale collegiale, e questo determinerà tempi più
lunghi e incompatibilità a catena nei piccoli tribunali, ma gli ascolti
non potranno andare oltre i tre mesi. E la prova di un crimine pur
contenuta in una telefonata non potrà consentire un'ulteriore richiesta
di ascolto. Ci vorrà una prova "diversa". I testi non potranno più
essere riportati nell'ordinanza di custodia cautelare. Qualora, nel
corso nell'indagine, le intercettazioni chieste per un reato dovessero
rivelare che l'imputato va perseguito per un delitto diverso da quello
iniziale dovranno essere buttate via. In barba all'obbligatorietà
dell'azione penale. Allo stesso modo, i testi raccolti all'interno di
un'inchiesta non potranno più transitare in un'altra.





Ma per la prima volta le regole per le intercettazioni varranno anche
per i tabulati telefonici, per i filmati che la polizia utilizza per
seguire un criminale, per gli ascolti ambientali. Un limite contro cui
non solo protesteranno i magistrati ma soprattutto gli investigatori.
Basta fare un esempio: le riprese per i disordini allo stadio non
saranno più possibili. E anche l'acquisizione di un filmato amatoriale.
Non c'è che dire: da un lato si stringe sulla sicurezza, dall'altro si
limitano le intercettazioni favorendo comunque il crimine.







(14 giugno 2008)

 
 
 

Al macero le telefonate dei politicisul legame occulto Rai-Mediaset

Post n°701 pubblicato il 14 Giugno 2008 da giromapa

Il caso / Nei nastri colloqui di Berlusconi
e altri parlamentari con dirigenti di Viale Mazzini
di EMILIO RANDACIO e WALTER GALBIATI




Al macero le telefonate dei politici sul legame occulto Rai-Mediaset

Deborah Bergamini










MILANO
- Non sapremo mai quello che si sono detti al telefono Silvio
Berlusconi e Nicolò Querci, vicepresidente di Rti, la controllata di
Mediaset che raggruppa le tre televisioni del Biscione. Ma nemmeno
quello che il premier ha detto a Deborah Bergamini, la sua ex
segretaria, diventata poi una delle responsabile della programmazione
Rai e, da due mesi, parlamentare di Forza Italia.





Le intercettazioni con i politici registrate nell'ambito dell'inchiesta
sul fallimento di Hdc, quella che vede coinvolto Luigi Crespi, l'ex
sondaggista famoso per l'invenzione del contratto con gli italiani,
sono state distrutte.





Il giudice per l'udienza preliminare Marina Zelante ha deciso di
mandare al macero tutte le telefonate ritenute non rilevanti, comprese
quelle con i parlamentari, nel processo Hdc, applicando la legge Boato.
Eppure, alcune di quelle telefonate avrebbero potuto svelare qualcosa
in merito a come veniva gestita la comunicazione in Rai ai tempi del
terzo governo Berlusconi. Almeno in alcuni momenti delicati di quella
legislatura, quando agli inizi di aprile moriva Giovanni Paolo II e
subito dopo si tenevano le elezioni regionali, una tornata politica in
cui il Centro sinistra stravinceva sulla Casa delle Libertà.





A svelare l'importanza di quelle telefonate era stata la pubblicazione
a novembre 2007 su Repubblica dei brogliacci relativi alle
conversazioni di Deborah Bergamini, allora direttore del Marketing
strategico della Rai, di Flavio Cattaneo, all'epoca direttore generale
della Rai, e di altri manager del servizio pubblico e di Mediaset.
Dalle carte depositate emergeva come le due superpotenze nazionali
della tv, che avrebbero dovuto competere aspramente per la conquista
dell'audience, facendo a gara nella pubblicazione di servizi esclusivi,
in realtà si scambiavano informazioni sui palinsesti. Concordavano le
strategie informative nel caso dei grandi eventi della cronaca.
Orchestravano i resoconti della politica.
Fabrizio Del Noce, direttore di RaiUno, anche lui intercettato
indirettamente, aveva già chiesto e ottenuto dalla Zelante la
distruzione delle sue telefonate. Ora, il giudice milanese ha distrutto
anche le altre ritenute irrilevanti per la vicenda Hdc. Tra queste
figurano quelle di oltre trenta parlamentari da Silvio Berlusconi a
Giulio Tremonti, da Francesco Cossiga a Bobo Craxi, da Cesare Previti a
Sandro Bondi, da Claudio Scajola a Paolo Bonaiuti, da Maurizio Gasparri
a Francesco Storace, dall'avvocato Niccolò Ghedini a Katia Bellillo.
Tutti interlocutori o degli indagati intercettati o di persone non
indagate ma con l'utenza in quel momento sotto controllo dei pubblici
ministeri.





Sono state così distrutte tre telefonate di Berlusconi con Deborah
Bergamini e altre di lei con Bondi, Fabrizio Cicchitto, Massimo
Baldini, Paolo Ricciotti e Katia Bellillo. Al macero anche quelle di
Berlusconi con Querci e quelle di Bobo Craxi con i fratelli Crespi. La
stessa fine è toccata alle conversazioni di Alfredo Messina con
l'avvocato Ghedini e lo stesso Previti e dei dieci contatti fra
Tremonti e un manager di Crespi, Marini.





Per alcune bobine che sono finiti al macero, però, altri atti, come i
brogliacci delle conversazioni della Bergamini e di Cattaneo, sono
stati spediti a Roma, dove la Procura ha aperto un'inchiesta per
interruzione di pubblico servizio. Quanto all'inchiesta Hdc, i pm
milanesi Laura Pedio e Roberto Pellicano hanno chiesto il rinvio a
giudizio di una ventina di indagati, tra i quali spiccano oltre allo
stesso Crespi, alcuni nomi noti, come il presidente del collegio
sindacale, il professor Ferdinando Superti Furga, già sindaco di
Telecom Italia e Mondadori, nonché i banchieri Enrico Fagioli e
Gianpiero Fiorani. Nella rete dei pm, sono rimasti incastrati anche
Fedele Confalonieri e Alfredo Messina, rispettivamente presidente e
consigliere di Mediaset, con l'accusa di favoreggiamento e Fulvio
Pravadelli, amministratore delegato di Pubblitalia '80, la
concessionaria di pubblicità del gruppo del Biscione, con l'accusa di
bancarotta preferenziale.







(14 giugno 2008)

 
 
 

I campi magnetici svelati all'occhio umano

Post n°700 pubblicato il 06 Giugno 2008 da giromapa

Da Punto Informatico
Roma - Vedere i campi magnetici è qualcosa che in natura è impossibile per l'occhio umano. Ora, però, grazie ad una nuova simulazione creata dallo Space Sciences Laboratory dell'Università di Berkeley, si è fatto un passo avanti.

Un estratto del filmatoIn Magnetic Movie - questo il nome di un filmato prodotto da Semiconductor Films, che illustra il fenomeno in studio - si sono prese a riferimento le osservazioni scientifiche del Sole e dei venti solari, condotte dallo Space Sciences Laboratory presso la NASA.

Con
la collaborazione della casa di produzione - specializzata in
realizzazioni di questo tipo - Ruth Jarman e Joe Gerhardt, due
artisti-scienziati che lavorano presso il laboratorio, hanno combinato la loro preparazione tecnica e il loro istinto artistico, che hanno sfruttato programmando suono e animazione. Ne è
derivato un filmato per molti versi sorprendente: è persino difficile
di primo acchito stabilire se si tratti di fiction o di un fenomeno
inatteso. Il risultato è però spettacolare: i campi magnetici, a detta
degli scienziati, sono mostrati come se fossero visibili a occhio nudo.

Va precisato che l'audio che si ascolta non è casuale: si tratta di registrazioni effettuate in VLF,
che contengono la ricezione radio dei segnali elettromagnetici
naturalmente generati dalla ionosfera e dalla magnetosfera. Il loro
defluire è stato sfruttato per condizionare le animazioni che, di
conseguenza, ne seguono l'alternarsi e le variazioni. Dove queste sono
improvvise, ad esempio sotto forma di crepitio, l'animazione "guizza"
di conseguenza.

Molto intenso il tam-tam
in rete per la particolare spettacolarità del filmato, grazie al quale
il gruppo ha reso visibile all'occhio umano - sia pure in ambiente
simulato e con campi magnetici non reali - il comportamento del fluire
delle forze.

Qui di seguito il filmato, visibile anche a risoluzione più alta a questo indirizzo.

Marco Valerio Principato



 
 
 

Il WiFi è meglio del Bluetooth

Post n°699 pubblicato il 06 Giugno 2008 da giromapa

Da Punto Informatico
Una startup crea un chip dedicato e un apposito
software per dare al WiFi tutto quello che gli manca del Bluetooth. E
anche di più. Le aziende sono interessate: Intel finanzia, e vuole
mettere tutto sui nuovi Centrino

Roma
- Superare tutti i limiti del Bluetooth, facendo in modo che anche
cuffie, microfoni, auricolari, mouse, tastiere e quant'altro possano
essere collegati al PC via WiFi: è quanto sta realizzando Ozmo Devices, una startup che ha prodotto un sistema in grado di raggiungere questo risultato.

Il WiFi è meglio del BluetoothL'azienda, che a partire dal 2005 ha raccolto oltre 12 milioni di dollari di finanziamenti, ha ufficialmente presentato
un nuovo chip WiFi a basso consumo ed il relativo software di base, in
grado di aggiungere all'attuale WiFi molte nuove funzionalità.

I costruttori che vorranno adottare il nuovo sistema dovranno installare il chip solo nelle nuove periferiche:
per laptop, PC ed altro sarà sufficiente impiegare il software di base
prodotto da Ozmo e anche computer e palmari preesistenti potranno
impiegare tutte quelle periferiche che, sino ad oggi, erano relegate ad
essere connesse solo tramite Bluetooth.

"I costruttori inseriscono il WiFi nei propri apparati perché vogliono che si connettano ad Internet", dice
Roel Peeters, cofondatore e vice presidente marketing e sviluppo
business di Ozmo. "Ora, come possibilità aggiuntiva, stiamo offrendo al
WiFi la capacità di connettere anche periferiche a basso consumo, come
cuffie e altoparlanti". Dunque, per connettere i nuovi mouse, cuffie,
altoparlanti e tutte quelle periferiche finora dotate di connettività
Bluetooth con il nuovo sistema, i costruttori dovranno equipaggiarli
con il nuovo chip di Ozmo, che aggiunge allo standard WiFi un ulteriore
subset di istruzioni dedicato.

Diverse grandi aziende, Intel in testa, hanno dimostrato concreto interesse. Proprio Intel, infatti, da molto pensa a una tecnologia di questo genere, ha investito in Ozmo e vuole inserire
il suo software nelle prossime generazioni di macchine basate su
Centrino. Sembra infatti che questa nuova tecnica porti diversi
vantaggi anche sotto il profilo energetico: secondo Ozmo, il nuovo
sistema - oltre ad offrire maggiore velocità di scambio dati - consente una maggior durata delle batterie.

Naturalmente
occorrerà tempo perché se ne diffonda l'uso, ma l'avvio del "volano"
con la spinta di giganti del calibro di Intel è certamente un buon
inizio. Del resto, già da molto il Bluetooth ha mostrato limiti in più
occasioni, spingendo alla pianificazione di un Bluetooth 2.0 e di un 2.1 Enhanced Data Rate. Che, forse, ora non avranno più modo di ambire a grandi prospettive di sviluppo.

Marco Valerio Principato

(fonte immagine)

 
 
 

Internet gratis su cellulare così come la televisione su telefonino: nuova offerta 3 Italia

Post n°698 pubblicato il 06 Giugno 2008 da giromapa

Da Web Master Point
3 Italia, company nazionale di H3G, ha presentato una nuova offerta commerciale che comprende 6 canali televisivi gratuiti visibili sul proprio telefono cellulare e la navigazione Internet via videofonino a costo zero.

Nel dettaglio, 3 Italia offre agli utenti la possibilità di vedere le programmazioni di Rai 1, Rai 2, Mediaset, Sky Meteo24, Current TV e La3, un canale autoprodotto dall’operatore e definito come «uno dei più avanzati laboratori della TV Mobile nel mondo».

Il tutto senza pagare alcun canone e sfruttando la tecnologia DVB-H (Digital Video Broadcasting – Handheld), lo standard del consorzio europeo DVB per una modalità di radiodiffusione terrestre concepita per trasmettere programmi TV, radio e contenuti multimediali a dispositivi quali smartphone, palmari e telefoni cellulari, ufficialmente supportato dell’Unione Europea.

Per quanto riguarda, invece, l’offerta Internet, questa consiste nella possibilità di navigare sul web via videofonino a costo zero fino a un massimo di 50 MB al giorno di contenuti scaricati; se si supera tale soglia, 3 Italia applica la tariffa di 1 euro per 50 MB di dati.

In occasione della nuova iniziativa commerciale, 3 Italia lancia sul mercato anche una nuova serie di telefoni DVB-H, firmati Samsung, LG e Momodesign, più una chiavetta Onda che consente di seguire la programmazione del canale La3 direttamente sul proprio computer portatile o sul desktop PC.

Perfetta la tempistica per annunciare le nuove offerte, visto che tra pochi giorni inizia Euro 2008 e tra qualche settimana prendono il via le Olimpiadi di Pechino: 3 Italia conta di aumentare il numero dei propri clienti, che ora si attesta a 850 mila utenti.

«Siamo già il quarto operatore di TV mobile al mondo» ha dichiarato Vincenzo Novari, amministratore delegato di 3 Italia. «Di fronte a noi ci sono solo una società giapponese e due coreane e riteniamo che la TV mobile sia uno dei grandi trend di sviluppo economico dei prossimi dieci anni: al 2011 si calcola che il mercato avrà un fatturato di 20 miliardi di euro e 500 milioni di telespettatori. A novembre 2007 i telespettatori in tutto il mondo sono 50 milioni».

 
 
 

Mastectomie in aumento. Per colpa della risonanza magnetica

Post n°697 pubblicato il 06 Giugno 2008 da giromapa

Da Corriere.it
Indagini troppo sofisticate fanno apparire certi tumori più gravi di quello che sono


Dal nostro inviato
CHICAGO -
Un passo indietro: la chirurgia
conservativa del tumore al seno, da sempre sostenuta dal uno dei padri
della oncologia moderna, il professor Umberto Veronesi, sta perdendo un
po’ di terreno rispetto all’intervento radicale di mastectomia, cioè
dell’asportazione completa della mammella. Negli Stati Uniti, ma anche
in Italia. La colpa sarebbe della risonanza magnetica (un esame per la
diagnosi precoce del cancro più sofisticato della mammografia): secondo
gli esperti fa apparire certi tumori più gravi di quello che sono e
spinge le donne a ricorre a un intervento mutilante che potrebbe essere
evitato. Lo sostengono alcuni ricercatori americani della Mayo Clinic
di Rochester che hanno presentato uno studio al meeting annuale
dell’American Society of Clinical Oncology in corso a Chicago.



ALLA MAYO CLINIC - I loro dati riguardano oltre 4.500 donne, con
una malattia in fase precoce, che sono state operate dal 1997 al 2006
alla Mayo Clinic e dimostrano che la percentuale delle pazienti
sottoposte a una mastectomia radicale, invece che a interventi meno
pesanti come la semplice asportazione del tumore o la quadrantectomia,
si è ridotta dal 45 per cento del 1997 al 30 per cento nel 2003, ma è
poi risalita al 46 per cento nel 2006. Parallelamente la percentuale di
donne che avevano eseguito una risonanza magnetica è raddoppiato,
passando da un 11 per cento nel 2003 a un 43 per cento nel 2006. I
ricercatori sono così andati a scavare nelle storie cliniche delle
pazienti. «Abbiamo dimostrato – ha detto Matthew Goetz, uno degli
autori dello studio – che le donne sottoposte a risonanza magnetica
prima della chirurgia avevano un probabilità del 10-15 per cento
maggiore, rispetto a chi non aveva eseguito l’esame, di sottoporsi poi
a una mastectomia».



L’INDAGINE - La risonanza magnetica è un’indagine raffinata e
molto sensibile che può «vedere» non soltanto le lesioni cancerose, ma
anche lesioni non cancerose: difficile distinguerle, così si tende a
non correre rischi, optando per la scelta più impegnativa. «Si sa –
commenta Pierfranco Conte oncologo all’Università di Modena – che
quando si trova un tumore in una mammella, c’è una certa probabilità
che siano presenti microfocolai, qualche volta anche nell’altra
mammella, ma questo non cambia l’approccio: queste lesioni non evolvono
o evolvono molto lentamente, la terapia conservativa funziona e,
comunque, la terapia adiuvante con i farmaci dopo l’intervento è in
grado di distruggere anche queste micro-lesioni».



IN ITALIA - Lo studio americano ha rilevato come le donne che
erano ricorse alla risonanza magnetica sceglievano la mastectomina nel
52 per cento dei casi contro un 41 per cento di coloro che invece non
si erano sottoposte all’esame. Secondo Conte, benché manchino dati
precisi come quelli che hanno presentato gli americani, questa tendenza
si comincia a notare anche in Italia. «E’ indispensabile – commenta
Conte – fare diagnosi di malattia pericolosa per il paziente, non di
un’entità biologica che invece non incide sulla sua vita. Indagini
troppo sofisticate come la risonanza magnetica, che è utile nelle donne
giovani a alto rischio di tumore, potrebbero spingere, in altri casi, a
un aumento di interventi inutili».

Adriana Bazzi

 
 
 

Nanotubi di carbonio: possibili danni ai polmoni

Post n°696 pubblicato il 29 Maggio 2008 da giromapa

Da HWUPGRADE.IT
“Una ricerca ha dimostrato la pericolosità di alcune particelle di nanotubi di carbonio che, se inalate, possono causare infiammazione alla pleura polmonare”
Sono passati circa un paio d'anni dai primi allarmi riguardanti la presunta pericolosità per la salute delle micro-strutture a nanotubi, in virtù della loro forma e dimensione che ne faciliterebbero l'accumulo all'interno dell'organismo.

Non è la prima volta che voci allarmistiche si fondono con altre rassicuranti, specie quando vi è in gioco un potenziale pericolo per la salute. Un dubbio che si sono posti in molti, alcuni dei quali hanno condotto in questo lasso temporale alcuni interessanti test in vivo per fare luce sul problema.

In particolare una ricerca condotta dal dottor Ken Donaldson dell'università di Edimburgo ha avuto l'obiettivo di individuare quali potrebbero essere le particelle effettivamente dannose per la salute dell'uomo. Donaldson osserva come le particelle sottili ed allungate rappresentino la principale minaccia per l'apparato respiratorio, per via di un'incapacità da parte dei polmoni di "filtrare" e di conseguenza eliminare questo tipo di particelle.

All'interno dei polmoni si trovano infatti una serie di cellule, i macrofagi alveolari, deputate all'assorbimento ed espulsione di particelle estranee all'organismo. Si tratta di un normale processo immunitario, conosciuto con il nome di fagocitosi: il macrofago ingloba la particella estranea e (per semplicità di trattazione) la "digerisce".

Donaldson ha quindi condotto una serie di esperimenti iniettando nanotubi di carbonio di differente lunghezza nell'addome dei topi, verificando che solamente i nanotubi di una certa lunghezza risultano essere effettivamente dannosi con la comparsa di infiammazione e piccole cicatrici a carico del mesotelio polmonare, una membrana protettiva altresì conosciuta con il nome di pleura.

L'esperimento ha dimostrato come i macrofagi alveolari siano in grado di inglobare particelle estranee arrivando ad allungarsi fino a 20 micron. Superando questa lunghezza le cellule iniziano ad avere problemi a racchiudere la particella estranea in una struttura, impedendo di fatto il corretto processo di fagocitosi e causando così i problemi poco sopra citati.

La ricerca ha voluto inoltre indagare le conseguenze di un esposizione ai nanotubi di carbonio in modo tale che l'organismo dei topi ne venisse a contatto per normale inalazione (e non per iniezione). In questo caso i piccoli roditori hanno mostrato uno stato infiammatorio culminato a circa una settimana dall'esposizione, per poi ritornare in normali condizioni di salute nel giro di 4-8 settimane.

I risultati degli esperimenti dimostrano quindi la potenziale pericolosità di alcune particelle di nanotubi di carbonio. Attualmente, tuttavia, pur riconoscendo la pericolosità di queste particelle gli studiosi sottolineano che non può essere ancora provato un legame effettivo tra l'esposizione ai nanotubi di carbonio e la comparsa di forme tumorali a carico dell'apparato respiratorio e che ovviamente ulteriori ricerche si spingeranno avanti proprio su questa strada.

La ricerca vuole sensibilizzare le aziende, le industrie e i laboratori di ricerca attivi nei campi delle nanotecnologie, in modo particolare per le persone che si trovano direttamente conivolte nei processi di produzione e smaltimento di questi materiali portando l'esempio di come una cattiva gestione della realizzazione e smaltimento di strutture realizzate in amianto abbiano dato luogo, negli anni passati, a numerosi casi di asbestosi, la cui sintomatologia è molto simile a quanto riscontrato negli esperimenti di Donaldson.

 
 
 

Creare sito web in modo semplice e immediato con Google Sites. Ecco come fare. Video

Post n°695 pubblicato il 29 Maggio 2008 da giromapa

Da Web Master Point
a cura di Tweakness
Google ha oggi reso disponibile Google Sites, il servizio, già annunciato a Dicembre 2007, dedicato alla creazione collaborativa di siti web e deriva direttamente dall'acquisizione di JotSpot.

Da Google Blog: "Ora abbiamo reso semplice per tutti realizzare un sito web per condividere tutti i tipi di informazioni – progetti team, intranet aziendali, gruppi community, classroom, club, aggiornamenti di famiglia, decidete voi – in un unica location, per poche persone, un gruppo, o con il mondo. Potete ospitare in maniera sicura il vostro sito web su http://sites.google.com/ ed aggiunge tutte le pagine che desiderate gratuitamente".

"Iniziare ad utilizzare Google Sites è semplice. Potete creare diversi tipi di pagine da zero con il clic di un pulsante, e potete integrare documenti, calendar, foto, video e gadget direttamente in queste pagine. Come in Google Docs, gli strumenti di editing integrati permettono di effettuare tipiche modifiche al testo ed alla formattazione in una modo diretto e WYSIWYG. Una volta che il vostro sito sarà attivo, invitare persone ad editare o visualizzare i vostri contenuti sarà semplice come inserire il loro indirizzo di posta (ovviamente, potete modificare i livelli di accesso in qualsiasi momento). E voi (e tutti coloro che hanno privilegi di modifica) potete aggiungere o modificare le informazioni quando desiderate".

Ogni sito web creato con Google Sites ha un limite di storage massimo di 100MB. Google offre le stesse opzioni di personalizzazione basilari di Blogger (temi, editor di layout) e strumenti di editing rich text simili a quelli di Google Docs, con la differenza che è possibile anche integrare una serie di oggetti "whitelisted" (documenti Google Docs, fogli di calcolo, gadget e video di YouTube).
Oltre alle pagine web, è possibile creare semplici blog, liste, file cabinet e bacheche iGoogle-like. Ogni pagina può essere sistemata in una gerarchia e la cronologia di revisione permette di ripristinare versioni precedenti dei contenuti. Google crea automaticamente una sitemap del sito e offre un sistema di notifica sulle modifiche apportate al sito ed alle pagine.

Google Operating System commenta: "Per ora Google Sites sembra alquanto basilare e non include tutte le potenti funzioni di JotSpot, il servizio acquisito da Google e trasformato in Google Sites. Questo tuttavia non sorprende, se si considera che tutti i servizi di Google hanno debuttato in forma ridotta e gradualmente sono divenuti più potenti ed utili. Credo che il futuro di Google Sites sia quello di combinare i servizi collaborativi di Google in modo da permettere la condivisione di più documenti in una singola pagina o la creazione di blog nella stessa maniera di calendar, liste to-do e gallerie fotografiche".

Google ha reso disponibile anche un video dimostrativo delle funzionalità di Google Sites. Contestualmente l'azienda ha lanciato un nuovo blog interamente dedicato al servizio.


 
 
 
 
 

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