Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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TERZA GENERAZIONE: I SILENTI CONSERVATORI

 

Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le sette generazioni, dopo la seconda, arriviamo alla terza.

 

 

 

La terza coorte demografica è quella considerata silente, la generazione di individui definiti “silenziosi”. Ne fanno parte i ragazzi che nacquero durante gli anni terribili della seconda guerra mondiale e che furono adolescenti o giovani uomini e donne tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento.

La “Generazione silenziosa” fu quella che durante l’infanzia imparò necessariamente a tacere e che poi, anche in seguito, preferì non esporsi nella lotta mai, neppure per la difesa dei diritti civili.

Profondamente segnata nei primi anni di vita dalla crisi economica e dalla devastazione della guerra, rimase lungamente in disparte. Vigile, cauta ed essenzialmente introversa, di fatto preferì restare (almeno apparentemente) passiva dinanzi ai cambiamenti sociali.

Solo da adolescenti, infatti, o nella prima loro giovinezza, gli appartenenti a questa terza generazione poterono respirare un clima più disteso, grazie all’inizio di una ripresa economica e al drastico desiderio di riscatto e poterono sperimentare benessere ed un’atmosfera familiare calorosa e sicura.

Quelli furono anche i giovani che videro nascere il rock ed i primi in assoluto a sperimentare il salto generazionale, con un modo di essere adolescenti del tutto nuovo rispetto al passato. Difatti, proprio questi ragazzi che vissero la loro prima giovinezza tra gli anni ’50 e ’60 non furono più giovani adulti in miniatura come tutti i loro predecessori, ma iniziarono ad utilizzare un abbigliamento espressamente dedicato a loro, fatto di maglioncini attillati e pantaloni a sigaretta a vita alta ed i teenager, per primi, resero popolari i jeans, fino ad allora considerati unicamente come abbigliamento da lavoro.

Eppure, per quanto indiscutibilmente catturati dall’ideale del sogno americano, dalla brillantina nei capelli, dai Levi’s 501 button fly e dal mito di James Dean e Marlon Brando, questa generazione restò comunque ancora più o meno pesantemente contrassegnata da un’atmosfera conservatrice.

Così, questi ragazzi così diversi per certi aspetti da ogni altra generazione precedente, per altri restarono quietamente obbedienti alle regole apparecchiate da una società e da una famiglia incorniciate in ruoli precisi e ordinati, con le mamme ai fornelli in gonne a ruota e colori pastello e papà incravattati al lavoro, rassicurati da giornate scandite dai compiti e da merende con pane burro e marmellata e sigillate dalle ultime parole proferite rigorosamente dal capo famiglia, con il quale certamente non si discuteva.

Edulcorata e perbenista, rigorosa e unita in vincoli familiari indissolubili, la società si manifestava per gli adolescenti di quegli anni al contempo protettiva e castrante e fondamentalmente diversa dal cinematografico happy ending sognato al cinema.

Resa quasi impermeabile dal clima rigoroso in cui è nata, la Generazione dei Silenti spese gran parte della sua giovinezza patinata in una sorta di limbo edulcorato ma fondamentalmente statico.

 

 

E così, se la Generazione dei “Giovani perduti” fu trasgressiva per disillusione e quella dei “Ragazzi sopravvissuti” alla seconda guerra mondiale fu, invece, stoica e coriacea, quella degli anni ’50 e ’60 fu una generazione di bambini già responsabilizzati, educati all’assennatezza e al dovere e, pertanto, disincantati.

Allevati in modo necessariamente pragmatico, questi ragazzi rimasero fondamentalmente inascoltati ed essendo stati abituati, sin da piccoli, al silenzio e all’inazione, per alcuni versi furono giovani già “vecchi”, resi consapevolmente realisti ed avvezzi a nutrirsi di assennatezza e di prudenza.

Nonostante, quindi, siano stati senza dubbio la generazione del decollo giovanile per antonomasia, furono anche quegli stessi individui che vissero male – ed in modo tardivo – i cambiamenti socio-culturali che si stavano prospettando durante la loro adolescenza e prima giovinezza. Ed ancora oggi sono molti i soggetti della “generazione silente” che difficilmente si aprono a visioni eccessivamente discostanti dalle loro consolidate certezze.

Solidi e materialisti, tenacemente ancorati ai valori di una morale conservatrice, sono ragazzi che osarono indossare i jeans ascoltando Elvis Presley e sognando l’America, ma che si realizzarono pienamente solo attraverso ruoli preimpostati e nettamente definiti.

 

 

 

 

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Commenti al Post:
woodenship
woodenship il 06/02/23 alle 01:59 via WEB
"Generazione silenziosa"?...certo: ne hanno patita di fame! Ricordo di un tizio che era diventato un carnivoro vorace, perché era bambino proprio in tempo di guerra. E la carne l'aveva sempre vista da molto lontano. Negli anni '60 però aveva partecipato slle lotte operaie. Lotte durissime: cariche di polizia e spari ad altezza d'uomo...i morti di Reggio Emilia... no, non so dire se fossero così silenziosi. Però so che le lotte di quei ragazzi, nati durante la guerra, furono durissime, perché la repressione era durissima. Però essi furono ancora più duri: sarà perché sapevano cosa era la fame? In ogni caso, quelle lotte furono propedeutiche a quelle degli anni '70. Tanti di questi ragazzi silenti erano comunisti. Certo rimasero delusi dal partito, dalla società che non rispose alle loro rivendicazioni di giustizia sociale. Quella giustizia per cui i loro genitori avevano subito il fascismo e poi la guerra. Ma una cosa è vera: non volevano sovvertire la società, desideravano solo giustizia sociale. E in questo senso furono ligi all'autorità. E dunque davvero furono"silenti". Al contrario dei loro figli che, a differenza loro, volevano fare la rivoluzione, rivoltando il mondo come un calzino.......un bacio scintillante di stelle.....w.....
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 12/02/23 alle 17:39 via WEB
Grazie wood, eh si, silenti certo, ma come spiegato, per ovvi motivi. Tengo a precisare che la mia è stata - inevitabilmente - una sintesi generazionale e altrettanto inevitabilmente non ho potuto considerare i casi particolari. Non volevo generalizzare penalizzando nessuno, né ignorando coloro che lottarono e molto duramente (anche perché ogni generazione, indipendentemente dalla tendenza generale che la può rappresentare, ha le sue lotte e le sue piccole e grandi rivoluzioni e non potrebbe essere altrimenti) ma semplicemente raccontare una propensione generazionale. Tu poi, giustamente, ricordi Reggio Emilia; ma uno dei motivi per i quali non ho incluso nel post questi "fotogrammi" - sicuramente propedeutici alle successive lotte e non meno importanti - è anche stata l'esigenza di parlare, ogni volta e per ogni generazione, solo della rappresentanza giovanile, vale a dire di coloro che erano sostanzialmente adolescenti nel periodo trattato e tra i morti di Reggio Emilia, a parte Ovidio Franchi, che all'epoca aveva solo 19 anni (ed era quindi rappresentativo della sua generazione, in quanto teenager) e un ventiduenne Lauro Farioli (molto giovane anch'esso) gli altri erano uomini adulti, trentenni e quarantenni e quindi appartenenti non a quella generazione, ma a quella prima.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
ARGYRIA il 10/02/23 alle 20:33 via WEB
Non conoscevo questa generazione, cioè non sapevo che si chiamasse in questo modo e pensavo fosse quella di cui si parla tanto in rete e nei programmi adesso, la boomer, invece non sono loro. Davvero interessante questo ciclo di post Ele e mi sa che serviva per fare un pó di chiarezza sui termini e le suddivisioni ed io sono sempre + curiosa.a questo punto :))
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 12/02/23 alle 17:44 via WEB
Infatti al momento c'è una tendenza a raggruppare, per semplificare e sintetizzare lo scontro generazionale tra ragazzi e adulti - più generazioni, non tenendo conto delle distinzioni tra le varie epoche. In realtà quella a cui tu stai facendo riferimento è quella nata negli anni della ripresa economica e che succede a quella dei Silenti che, invece, ancora era bambina o neonata durante la seconda guerra.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Arwen71 il 11/02/23 alle 02:16 via WEB
:) i miei genitori fanno parte di questa generazione...
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 12/02/23 alle 17:45 via WEB
Credo che di questa o, al massimo dei rappresentanti più anziani della prossima, facciano parte tutti i genitori delle X ;-)
 
legrillonnoirdestael
legrillonnoirdestael il 11/02/23 alle 02:21 via WEB
Vigili e cauti, silenziosi, pragmatici, i più rivoluzionari senza esserlo. Ottima istantanea generazionale, Ele. Come sempre attenta e come sempre vai dritta al punto del discorso facendo centro e cogliendo tutto ciò che c'è da cogliere, lasciando l'inutile e il già detto. E quindi si avvicina sempre di più la X...;-)
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 12/02/23 alle 17:46 via WEB
Tra 2...ma sarà comunque divisa in una prima e seconda parte. Non anticipo...
 
ravenback0
ravenback0 il 12/02/23 alle 16:42 via WEB
I ragazzi degli anni'50 e '60 erano i miei genitori e zii. Sembrano foto questi tuoi post, che malinconia (bella) :)
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 12/02/23 alle 17:46 via WEB
;-)
 
rteo1
rteo1 il 13/02/23 alle 08:41 via WEB
"I silenti conservatori" e "giovani già vecchi". Sintesi efficacissima, relativamente alla generazione degli anni del dopoguerra. Eppure anche loro sono stati delle "vittime", della società in cui sono stati inseriti e di sé stessi. Lo so che alla lunga risulterò noioso, perchè forse ripetitivo, e perchè, a quanto pare, non "salvo" nessuna generazione ma, purtroppo, non mi riesce. Vorrei poterlo fare, ma quando penso all'esodo "biblico" dei tanti contadini del sud che andarono a riempire le fabbriche del nord (la tua Torino), ma anche quelle degli USA e di altri paesi europei (in primis la Germania, ma anche la Francia, l'Inghilterra....) mi viene da pensare a quante sofferenze furono sottoposti i giovani che definisci "silenti" e "conservatori". Da esseri naturali a uomini macchina, ghettizzati in aree sovrappopolate e di periferia. I "sogni" si infransero contro una dura e spietata realtà. I padroni (senza virgolette) che li sfruttavano, così come era accaduto nei lontani luoghi di origine, dove i contadini, i braccianti, gli operai erano schiavizzati dai "padroni" (qui con virgolette, perchè appartenevano alla "classe" dei cc.dd. nobili o benestanti). Fuggivano dalla miseria ma caddero nelle braccia di altra miseria, peggiore della prima perchè nella seconda venivano recise le loro radici più profonde; cancellata la loro identità perchè non dovevano più essere ciò che erano stati e diventare ingranaggi di linee di montaggio. Certamente la generazione dei "silenti" includeva anche tantissimi che se la "spassavano", si "godevano" gli agi della vita, ma la massa, la stragrande maggioranza, alleviava le proprie sofferenze fantasticando sul "futuro" dei propri figli. Ma quanti sacrifici per farli studiare, per farli vivere meglio dei propri genitori, senza rendersi conto che, così facendo, stavano ancora una volta dando in pasto ai "padroni" la propria carne: i figli. "Silenti", perciò, perchè spaventati, di fronte a delle contraddizioni che non riuscivano a spiegarsi, con la paura, sempre di più certezza, di aver sbagliato tutto nella propria vita. E così la storia si ripete, ma non perchè sia la "storia" a ripetersi ma perchè gli umani la riscrivono sempre con la stessa sostanza, e col proprio essere "umani" (che peraltro hanno un DNA simile a quello dei maiali, come hanno scopeto alcuni scienziati).
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 13/02/23 alle 19:47 via WEB
Premetto che "silenti conservatori" e "giovani già vecchi" sono definizioni prive di accezioni e senza giudizi di merito. Mio padre stesso (giusto per intenderci) è stato un rappresentante di questa generazione nella sua adolescenza tra la fine degli anni '50 e gli inizi dei '60; ma probabilmente non ho esposto in modo sufficientemente chiaro in che ambiti e contesti (e soprattutto le motivazioni per le quali) quegli adolescenti vennero riconosciuti (non già individualmente ma in una sintesi generazionale) come tali. Non so come l'hai potuta vedere tu, rteo, ed anzi ti invito a spiegarmi meglio - se lo desideri - il tuo punto di vista perché, come ti ho detto già in risposta all'altro commento, sei libero di esprimere ciò che vuoi e nel modo che ritieni più opportuno. Proprio come ho scritto anche in risposta al commento di woodenship - che forse non hai avuto modo di leggere - la mia è ovviamente una inevitabile generalizzazione visto che di inclinazioni generazionali e non di casi particolari si vuol parlare, e proprio per questo ho dovuto dare un assetto al post che includesse l'atmosfera- dopoguerra, periodo di spinta alla rinascita in tutti i sensi, anche economica, ed in relazione all'infanzia di queste persone trascorsa ancora sotto i bombardamenti - e non tanto una suddivisione specifica tra chi fosse più o meno benestante o disagiato. Conosciamo tutti la realtà contadina di quegli anni, costretta a lasciare le proprie terre per ritrovarsi con un sogno tra le mani dai contorni ben diversi da quelli imbastiti sulle loro aspettative. Ma esattamente come ho scritto in risposta a wood, i rappresentanti generazionali di un'epoca sono soltanto coloro che in quel periodo hanno un'età compresa tra gli 11 e i 19 anni. Di quelli parlo. In questo caso la generazione dei "silenti conservatori" (il perché silenti e il perché conservatori ho provato a spiegarlo nel post) é quella degli individui che sono stati teenagers tra gli anni '50 e '60. Quindi non tanto i lavoratori di cui tu parli, quanto piuttosto i loro figli. La generazione (quindi la coorte di individui adolescenti) a cavallo degli anni '50 e '60, quindi, probabilmente non fantasticava sul futuro dei propri figli ancora non nati in quegli anni perché era composta da ragazze e ragazzi giovanissimi al di sotto dei 20 anni...Spero di aver chiarito meglio questo punto, perché il termine "generazione" si presta facilmente a far insorgere equivoci (pensiamo solo alla generazione Y, composta dai cosiddetti "Millenial", che venne identificata a lungo con i bambini nati nel nuovo millennio - decade 2000 - quando, invece, era significativa di coloro che furono ragazzi nel 2000 e che nacquero tra gli anni '80 e '90).
 
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