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Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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Post n°343 pubblicato il 05 Febbraio 2023 da ElettrikaPsike
Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le sette generazioni, dopo la seconda, arriviamo alla terza.
La terza coorte demografica è quella considerata silente, la generazione di individui definiti “silenziosi”. Ne fanno parte i ragazzi che nacquero durante gli anni terribili della seconda guerra mondiale e che furono adolescenti o giovani uomini e donne tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento. La “Generazione silenziosa” fu quella che durante l’infanzia imparò necessariamente a tacere e che poi, anche in seguito, preferì non esporsi nella lotta mai, neppure per la difesa dei diritti civili. Profondamente segnata nei primi anni di vita dalla crisi economica e dalla devastazione della guerra, rimase lungamente in disparte. Vigile, cauta ed essenzialmente introversa, di fatto preferì restare (almeno apparentemente) passiva dinanzi ai cambiamenti sociali. Solo da adolescenti, infatti, o nella prima loro giovinezza, gli appartenenti a questa terza generazione poterono respirare un clima più disteso, grazie all’inizio di una ripresa economica e al drastico desiderio di riscatto e poterono sperimentare benessere ed un’atmosfera familiare calorosa e sicura. Quelli furono anche i giovani che videro nascere il rock ed i primi in assoluto a sperimentare il salto generazionale, con un modo di essere adolescenti del tutto nuovo rispetto al passato. Difatti, proprio questi ragazzi che vissero la loro prima giovinezza tra gli anni ’50 e ’60 non furono più giovani adulti in miniatura come tutti i loro predecessori, ma iniziarono ad utilizzare un abbigliamento espressamente dedicato a loro, fatto di maglioncini attillati e pantaloni a sigaretta a vita alta ed i teenager, per primi, resero popolari i jeans, fino ad allora considerati unicamente come abbigliamento da lavoro. Eppure, per quanto indiscutibilmente catturati dall’ideale del sogno americano, dalla brillantina nei capelli, dai Levi’s 501 button fly e dal mito di James Dean e Marlon Brando, questa generazione restò comunque ancora più o meno pesantemente contrassegnata da un’atmosfera conservatrice. Così, questi ragazzi così diversi per certi aspetti da ogni altra generazione precedente, per altri restarono quietamente obbedienti alle regole apparecchiate da una società e da una famiglia incorniciate in ruoli precisi e ordinati, con le mamme ai fornelli in gonne a ruota e colori pastello e papà incravattati al lavoro, rassicurati da giornate scandite dai compiti e da merende con pane burro e marmellata e sigillate dalle ultime parole proferite rigorosamente dal capo famiglia, con il quale certamente non si discuteva. Edulcorata e perbenista, rigorosa e unita in vincoli familiari indissolubili, la società si manifestava per gli adolescenti di quegli anni al contempo protettiva e castrante e fondamentalmente diversa dal cinematografico happy ending sognato al cinema. Resa quasi impermeabile dal clima rigoroso in cui è nata, la Generazione dei Silenti spese gran parte della sua giovinezza patinata in una sorta di limbo edulcorato ma fondamentalmente statico.
E così, se la Generazione dei “Giovani perduti” fu trasgressiva per disillusione e quella dei “Ragazzi sopravvissuti” alla seconda guerra mondiale fu, invece, stoica e coriacea, quella degli anni ’50 e ’60 fu una generazione di bambini già responsabilizzati, educati all’assennatezza e al dovere e, pertanto, disincantati. Allevati in modo necessariamente pragmatico, questi ragazzi rimasero fondamentalmente inascoltati ed essendo stati abituati, sin da piccoli, al silenzio e all’inazione, per alcuni versi furono giovani già “vecchi”, resi consapevolmente realisti ed avvezzi a nutrirsi di assennatezza e di prudenza. Nonostante, quindi, siano stati senza dubbio la generazione del decollo giovanile per antonomasia, furono anche quegli stessi individui che vissero male – ed in modo tardivo – i cambiamenti socio-culturali che si stavano prospettando durante la loro adolescenza e prima giovinezza. Ed ancora oggi sono molti i soggetti della “generazione silente” che difficilmente si aprono a visioni eccessivamente discostanti dalle loro consolidate certezze. Solidi e materialisti, tenacemente ancorati ai valori di una morale conservatrice, sono ragazzi che osarono indossare i jeans ascoltando Elvis Presley e sognando l’America, ma che si realizzarono pienamente solo attraverso ruoli preimpostati e nettamente definiti.
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