EROI E UOMINITutto ciò che si acquisisce a fondamento di cultura arricchisce la vita e la matura |
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IL TEMPO
Il tempo
in groppa al vento
corre
Le foglie son cadute
mi vedo scheletro
come le piante
Avaro il sole
sopraffatto da alterne piogge
e rischio di neve
San Martino
non m’illuse. Da tempo
calpesto la terra
e vivo morendo
Se un orizzonte si aprisse
col Sole negli occhi
e dentro l’anima
per sempre (A. Ol.)
CUORE IMMOTO
E quando
vampe colori geli tenerezze
saran vicende chiuse
e gli occhi spenti e il cuore immoto
nulla più nulla conterà
oltre gli arditi gesti e i baldanzosi passi
tra cielo e terra
se non li avrò siglati
col segno dell’eterno (A.Ol.)
GIUDICARMI
Per giudicarmi ogni volta
cosa sono
cosa ero
cosa devo essere
La vita corre
ma guai esserne travolto
come sotto l’urto di fiumana
come rottame di naufragio
Volere
lottare
vincere
O Dio con Te (A. Ol.)
SUGGESTIONI
Chiamatele pure
suggestioni di forme
e di novello stile
ma il sentimento è mio
linfa della mia pianta
fiore del mio cuore
stilla della mia fede
Io non rincorro il grido
che fa grandi i nomi
o i fosfomi di evocazioni vane
Credo e amo
soffro e credo
attendo sicuro (A. Ol.)
CHI NON SA
Tanto meno uno sa
quanto più crede di sapere;
tanto più uno sa
quantomeno crede di sapere.
Chi non sa
cerchi di sapere;
chi sa
faccia di sapere di più.
Buffo è l’ignorante
che sdottoreggia;
amabile il sapiente
che parla in umiltà. (A. Ol.)
CHI NON SA
Tanto meno uno sa
quanto più crede di sapere;
tanto più uno sa
quantomeno crede di sapere.
Chi non sa
cerchi di sapere;
chi sa
faccia di sapere di più.
Buffo è l’ignorante
che sdottoreggia;
amabile il sapiente
che parla in umiltà. (A. Ol.)
COSA VERA
Nessuna cosa
è subito vera
Bisogna che acqua passi
tra salti e sassi
per esser chiara (A. Ol.)
LE IDEE
e le idee
quando sono verità
trovano nel cuore
il sole che le scalda (A. Ol.)
NATURA D'INCANTO
il concerto dei grilli e i fanalini
delle lucciole oblique sulle siepi
mentre al mattino le campane
risvegliate dai pettoruti galli:
lo spirito in sospeso
(aveva un bel chiamare la mia mamma
per la povera cena o per la scuola).
E la pioggia su tegole sconnesse
tastiera a molte mani
e il vento in frúscio tra le piante e l’erbe
e l’abbaiar dei cani. (A. Ol.)
PRIMAVERA
al ritorno delle rondini
mi perdevo pur io a ghirigoro
nel sole e nell’azzurro
e dentro i prati verdi mi pareva
sentire aprirsi i fiori.
CONOSCENZA
a indagare, ma non basta.
Son come risucchiato in un gorgo
profondo, dove - negato a ogni via
d’uscita (carrozzone piombato) –
non mi sarà mai possibile risolvere
il problema della vita, senza il ricorso
a una realtà trascendente. (A. Ol.)
CULTURA
a fondamento di cultura
arricchisce la vita e la matura
(A. Ol.)
VENTO
Oggi c’è vento
e il freddo cielo
sembra addolcirsi a primavera
Ma nella sera
tornan le nubi e spengono
desideri di fiori
acute speranze
contro fermi ritmi di stagione
c’è chi presiede e sa
qual è maggior bene
Io mi abbandono e credo
felice se già tanto
consola le mie pene
DON GIOVANNI TAMIETTI 1° DIRETTORE MANFREDINI
Il Collegio convitto Manfredini fu aperto il Novembre 1878, nel palazzo detto Ca' Pesaro, situato nella regione Torre di Este, e appunto ove la strada provinciale Este - Masi si incontra colla strada regionale Este - Montagnana Legnago. Ebbe il nome di Manfredini in ossequio a sua Ecc.za Mons. or Federico co. Manfredini , vescovo di Padova alla cui diocesi Este appartiene.
Il merito principale di questa situazione fu del M.o R. o D. Antonio Perin da Thiene, parroco in Este della parrocchia di S.a M.a delle Grazie. Esso mosso dal desiderio di arricchire questa città di un Collegio, ove si potesse avere una educazione veramente cristiana, tanto seppe instare presso il Sig. Dn Bosco da ottenere ch'egli aprisse questa nostra casa. Anzi aggiungendo al Collegio anche il Convitto (ed era necessario per la distanza che vi ha da Este) fu data comodità a quanti di questa provincia desiderano allevati cristianamente i propri figliuoli. [...]
(prof. sac. Giovanni Tamietti)
DON AGOSTINO PERIN PARROCO S.MARIA GRAZIE ESTE
Nel mese di Giugno [1878] fu all'Oratorio di San Francesco di Sales un degno ecclesiastico, Cooperatore Salesiano : era il M. Rev.do D. Agostino Perin, Parroco di Este. Colà lo moveva il vivo desiderio che dà molto tempo gli ardeva in petto di vedere nella sua parrocchia un Collegio-Convitto diretto dài Salesiani. Siccome i numerosi impegni già prima assuntici, non che le spese ed i gravami di tante opere in corso, formavano quale un monte di difficoltà non facile à superarsi; così il generoso uomo con uno slancio veramente edificante ci `disse : « Ebbene, mi promettano di venire fin di quest'anno, ed io farò per essi l'acquisto del locale. » Un atto di cotanta carità ci rapi l'animo, e lo giudicammo degno di essere assecondato. Pertanto accettammo il dono, e ci disponemmo a portare le povere nostre tende in quella città illustre.
Avuta la sospirata parola, lo zelante Sacerdote ritornò contento e giulivo ad Este, ove giunto, tanto s'ingegnò che, col fatto suo e coll'aiuto d i alcuni altri Cooperatori e benefiche persone, pose insieme la somma necessaria di comperare un grande ed ampio palazzo, capace di 200 convittori. Il Convitto fu aperto il 18 dell'or passato novembre, e porta il nome di Collegio Manfredini in ossequio a Monsignor Federico de' Marchesi Manfredini, Vescovo di Padova, nella cui diocesi si trova.
L'insegnamento abbraccia i1 corso elementare e ginnasiale, e viene impartito a norma dei programmi governativi da maestri e professori~ approvati. In quest' anno però saranno solamente attivate le quattro classi elementari e la prima ginnasiale.
La pensione è di L. 40 al mese. Le domande di ammissione si fanno al Sac. D. Agostino Perin, Parroco in Este, o al Direttore del Collegio Sacerdote Giovanni Tamietti, Dottore in lettere, oppure a D. Giovanni Bosco in Torino.
Fedelissimo alle sue promesse degnisi Iddio rimunerare col centuplo in questo mondo, e colla Vita Eterna nell'altro coloro tutti, che cooperarono all'impianto di questo nuovo Collegio; e nella sua misericordia renda pur questo per moltissimi giovanetti studiosi quale una scuola di virtù, ed un vivaio di buoni cristiani e probi cittadini.
(Bollettino Salesiano - Torino 1878)
MONS. FRANCESCO G. BRUGNARO - LA CULTURA ...
La vera cultura umana non può esaurirsi nella funzione di mediazione, di preparazione scientifica, nell'impegno fattuale; una cultura è in grado di rispondere e di maturare la potenzialità della persona solamente se s'interroga sui fini; se, invece, la problematizzazione del fine le è estraneo o le appartiene come uno dei valori, allora mancherà al suo obiettivo primario. Esso, proprio perché la cultura è in funzione della persona, consiste nel sottoporre le scelte al vaglio continuo della ragione, ed è quest'ultima a stabilire i criteri in base ai quali tendenze, desideri, impulsi e natura si ordinano.
Il metodo dell'intelligenza: domandare, vedere insieme, confrontare, ordinare, è l'unica garanzia nei confronti di culture unilaterali, ideologiche, totalitarie; l'intelligenza non tende all'esclusività, non ammette che qualcosa si perda. Se lo sviluppo storico della cultura, quasi sempre, non ci presenta come determinante l'aspetto di cui parliamo, la nostra esperienza, tuttavia, ci fa vedere con altrettanta chiarezza come diventino oscuri e tragici i momenti nei quali una cultura si trasforma da funzione, da descrizione, in obbligante valutazione, in cieco dover essere per altro.
(Prof. Francesco G. Brugnaro, Monografia Centenario Manfredini, 1978)
« DEDICA DI DON MATTEO RIGONI | MEMORIE DI DON MATTEO RI... » |
Memorie di Don Matteo Rigoni degli anni 1884/1888 Desideravo di continuare gli studi per essere un giorno Sacerdote […] fui accettato nell'oratorio di Dn. Bosco a Torino. Ai primi di Ottobre del 1883 per la prima volta lasciavo il mio altopiano dei Sette Comuni per raggiungere l'ultimo lembo sulla Cima Emerle, di dove all'improvviso mi si distesa dinanzi agli occhi l'interminabile sottostante pianura padana. Gli occhi, le mani, il corpo, lo spirito fatto era in sussulto, mi pareva di aver scoperto un mondo nuovo come Colombo, dopo 13 anni passati nel reclusorio, sebben magnifico, della mia conca alpina. Era con me un altro compagno dell'Altipiano, e precisamente di Rotzo di cui non ricordo il nome. Guida a tutti e due era il caro don Pertile distinto sacerdote ben noto fra i Salesiani di Gallio, che ritornava a Torino dopo alcun tempo passato in patria. Entrai nell'oratorio a notte inoltrata, e col mio compagno fui introdotto in una camera all'ultimo piano "camera S. Luigi". Al mattino mi svegliai, ero solo col mio compagno in un gran camerone, e sento al fondo della camera uno che parlava in modo incomprensibile, era un imbianchino che aveva cominciato di passar il suo lavoro. Non capivo una parola! Povero me! Viene mezzogiorno al centro in un refettorio sotterraneo; la prima volta mi vedo passare una pietanza di peperoni con un intingolo non ne avevo mai assaggiati e nemmeno visti. Quale disillusione! Fortunatamente minestra e a pane non ne mancavano. Ma ecco dopo qualche giorno una visione di pranzo viene a mitigare anzi a scancellare le prime impressioni di disgusto: una mattina sento un gridare, vedo un correre da tutte le parti verso un cortile " Viva Dn. Bosco! si gridava da ogni parte. Era per me la prima volta che lo vedevo, passava sopra un loggiato che metteva sulla sua camera; un incontro, talora si fermava, guizzava giù con un movimento di mani e braccia; un sorriso di Paradiso, sotto in cortile un battimano che non finiva un entusiasmo indescrivibile. Nessuno, che non l'abbia provato può immaginare l'effetto magico prodotto nel cuore dalla vista di un tal Angelo dei fanciulli, di un Santo Padre. Quale conforto per un fanciullo mai uscito dal dolce nido della famiglia e trasportato in un collegio, incontrava subito un volto amico, un dolce sorriso, una parola che sa di papà e di mamma. Il giorno dopo io salivo per una scala, ed egli discendeva. Quale felice, inaspettato incontro! Mi ferma e mi rivolge alcune domande sull'età, sui miei parenti, il mio paese, tutto con sommo imbarazzo e tenendomi per mano. E poi in atto di licenziarmi: "Ben, saremo dunque amici, non i vero?…Intanto preparati a far la confessione generale dei peccati della vita futura". Era evidentemente uno scherzo, ma io fui colpito solo dalle parole "confessione generale". Ne fui come atterrito, e andavo pensando alle cose mie, e non mi sarei incontrato volentieri da solo e solo un'altra volta con Dn. Bosco. Ma ecco che un altro giorno, non so come, mi trovo solo con Dn. Bosco, e prendendomi per mano le sue prime parole furono: "E dunque, sei pronto a fare la confessione generale dei peccati della vita futura?" Ohimè! ci siamo, ho detto fra me; ma subito come un lampo ho intraveduto tutto il pensiero, l'altra volta mi era sfuggito quel "peccati della vita futura". Dn. Bosco ripetendo quelle parole, sorrise, io insieme con lui, e quella nebbia svanì. Potente sempre, comunque avvenga, quel richiamo di Dn. Bosco alla Confessione! Dopo qualche giorno un nuovo spettacolo m'impartiva. Dn. Bosco attraversa lentamente il cortile. Tutti corrono, avanti a lato, dietro Dn. Bosco. Egli alza le mani e le braccia, e vedo tutti quelli che ci arrivano allungare la mano, per toccare anche solo con un dito la mano santa di Dn. Bosco. Simbolo dei pulcini sotto l'ala protettrice della chioccia. Intanto, si procedeva piano piano; Dn. Bosco parlava ora intimo, e ora coll'altro, ora a tutti. Io piccolo stavo timidamente nascosto dietro gli altri, nella speranza di passare inosservato, quando all'improvviso Egli apre lo sguardo verso di me; i suoi occhi di una dolcezza misteriosa s'incontrano coi miei; "Fate largo, disse, lasciate che venga a me li quel mio nuovo amico". |
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PRENDI IL TUO SACCO IN SPALLA
Prendi il tuo sacco in spalla
senza guardare agli altri
e portalo animosamente
anno dopo anno
verso le cime
Brughiere
spini
aguzzi sassi
normal retaggio
del comun viaggio
Ambire e durare
verso l’adempimento
di non fallace promessa
(Prof. Aurelio Olivati)
LUNA ROSICCHIATA
Stasera
c’è una luna rosicchiata
da un buio che non vuol lasciarsi vincere
Però io so aspettare
quando la notte
sarà come giorno (A.Ol.)
DOPPIO FULGORE
Doppio fulgore
dalla neve recente
quasi abbaglia
come provai su gli alti monti
E vedo nei tuoi occhi
una balenare dolce
che quasi saetta
dal candore della tua anima
O benedetta innocenza
primavera del mondo (A. Ol.)
RICONOSCENZA
Scoppio di riconoscenza
Sempre così
quando sul poco umano
sovrabbonda il divino
Se si sapesse leggere la storia…
Senza piega senza velo
l’uomo sarebbe verticale
piedi per terra
ma il cuore e la mente
negli occhi
tesi al Cielo (A. Ol.)
LO SCRIGNO
Cavo dallo “scrigno”
e mi rileggo tutto
del mio stato d’animo
Si risvegliano pungenti
le tristizie
e peno
e quasi piango
Ma su tanto mutare terreno
si stende un infinito
ad arcobaleno (A. Ol.)
NON DORMO
Non dormo
conto minuti eterni
fuori
né luna né stelle
immense cose belle
È buio
è freddo
anche nell’anima
Non so pensare
non so vagare
non so pregare
Invoco il sonno
fior della notte (A. Ol.)
L'ALTRA VITA
Fuoco di sole stanco
temperato da fasce scure in basso
in alto una fascia arancione
sfumata in oro
Ha finito il suo viaggio
qui da noi
promette un bel domani
Che orizzonte
tessuto nel ricamo
degli alberi ancora scheletriti
che ostentano prime gemme
La notte che verrà
è già addolcita dal pensiero
d’un alba tutta rosa (A. Ol.)
ADESSO
son tutto nel frastuono
di ritmi forsennati e dinnanzi
e l’anima ha perduto la sua gioia. (A. Ol. )
NEBBIA
Velo agli occhi tirati
nebbia greve sul cuore
Vivo nel rovello
d’un gorgo da risucchio
Carrozzone piombato
mi trascina dilemma antico
O Verità, spalanca i tuoi cieli.
(A. Ol.)
IL MIO TRAMONTO
Per “quelli”
togli memoria
poiché il paradiso
è nuova storia
Per “questi”
solo ringraziamento
alla misericordia
ce tramite mio
o Dio
volle tua gloria
Al mio tramonto
la vita vera
in luce e in gioia
purificato
dal mondano tormento
da grave noia
Inquieto il mio cuore. (A. Ol.)
L'UOMO
Succhiato mente e sensi
da una luce spettrale
di pur alto congegno
l’uomo non sa più vedere
nemmeno i fiori del suo orto
né rispecchiarsi più alla festa
dei bimbi dentro il sole
ai trilli degli uccelli
ai miracoli di natura
Addio poesia
canto di gioia viva
Adesso automi e schiavi
regnano sul mondo
e angoscia li attanaglia
in casa a porte e finestre murate
Resta l’universo
una tastiera muta
STANISLAO GASPARETTO (1920-1934)
DON LUIGI BOSCAINI - MANFREDINI: GIOVANI, ...
(don Luigi Boscaini, Monografia Centenario Manfredini, 1978)
HUMOR (DON MASSIMO GATTO)
"Come si chiama lei?"
"Gino"
"Bartali?"
"Eh, magari!"
e all'altro: "E lei come si chiama?"
"Fausto"
"Coppi?"
"Eh, magari!"
Uno dei due: "E lei, madre?"
"Maria"
"Vergine?"
"Eh, magari!".