ESPERANZABLOG

buongiorno espe, bellissima la seconda foto. come anche il tuo post. bacione forte. ciaoooooo.

ciao cara....la seconda foto per me rappresenta il perdono,uno spiraglio di luce in un bosco autunnale coperto di foglie e rami secchi...... Un abbraccio e buon fine settimana:-)

Il perdono è difficile da gestire, io non so se riuscirei a perdonare

Hai ragione,è difficile molto difficile perdonare....in particolar modo le persone che ami di più al mondo... Il perdono però è sorgente di guarigione del corpo e dello spirito....

Esprimi buoni intenti, la ricerca della pace, il perdono, la comprensione, la tolleranza... tra singole persone e tra popoli. Si nota che c'è anche qualcosa di personale, qualcosa che riguarda le tue esperienze, forse anche qualche delusione... Ok. Un saluto carissimo.

Grazie Cheope...le tue percezioni sono esatte:-))e tu sai perdonare?:-) Un abbraccio

La sua riflessione, di portata esistenziale e antropologica rilevante, sottolinea, realisticamente, un profilo drammatico della vita: il dolore patito, la sofferenza di cui siamo vittime, il segno che il carnefice lascia sulla nostra pelle. Esperienza lacerante che provoca in noi, - e direi a buon diritto - la rabbia, il segreto desiderio di vendetta, la risposta violenta. Sembra che tale atteggiamento è umano, comprensibile. Ma, paradossalmente l'umano si muove in un altro binario, assume un'altra logica: è il suo scudo, armatura fatta dal perdono e dalla comprensione. Il primo è un iper-dono e la seconda (comprehensio) è la capacità di abbracciare l'altro in tutte le sue espressioni difettose o positive. Siamo, detto altrimenti, sulla scia della logica oblativa che, come lei saggiamente dice, "difficilmente viene trafitta". Penso che in questo post si profila il valore della "santità" come senso dell'avventura umana, come ciò senza di cui si corre il serio di rischio di sbiadire il volto umano perché, mancando tale valore, saremmo plasmati, e necessariamente, dalla logica crudele del boia. Dello scudo di cui lei parla l'io può trovarne l'esigenza soltanto in se stesso. Un'esigenza che non è debolezza, anzi tutto il contrario. E' un'esigenza che pone al primo posto la bontà, l'unica fonte da cui possono scaturire nuove forme di coesistenza umana.Il suo scudo, difficile di prendere in mano, mi fa pensare alla "piccola bontà" che va da un uomo al suo prossimo restando il solo rifugio del Bene. Ecco perché ho detto che in tutta la sua riflessione si profila il valore della santità come il valore che custodisce il volto umano. Detto questo, mi sembra importante sottolineare un piccolo particolare: l'immagine dell'uomo trafitto. Penso che in questa immagine siamo chiamati non soltanto a vedere l'io, il proprio Sé, ma piuttosto l'io dell'altro del quale, forse noi, in tanti modi, consapevoli o non, siamo il carnefice. Certo che l'io è trafitto ma non dobbiamo dimenticare che pure noi, ogni giorno, siamo il soldato romano che trafigge il cuore di tanti innocenti. Pace e bene. Lungo questo commento ma il suo post è eccellente. Un invito a pensare seriamente. Fra Eduardo

E’bellissimo leggere i Suoi commenti, aprono nuovi sentieri alle riflessioni interiori, il perdono ha bisogno di essere elaborato nel tempo, io l’ho girato e rigirato nell’anima l’ho vestito di lacrime,l’ho spogliato di rabbia, l’ho tradito più volte,fingendo alleanze, gli ho fatto fare una bella fatica, (un viaggio nel cuore poi nella razionalità e poi ancora giù nella profondità del mio IO,umiliato,schiacciato) prima di abbracciarlo ed invitarlo a non lasciarmi mai. Non riesco però a dimenticare. Mediterò sul valore della “santità” e sulla mia spada. Grazie di cuore Fra Eduardo,un caro saluto.