Creato da ekeo il 26/10/2009

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Partorisce dopo il reimpianto di ovaie congelate da bambina Causio ginecologo

Post n°102 pubblicato il 10 Giugno 2015 da ekeo

BRUXELLES - Per la prima volta al mondo, una donna ha dato alla luce un figlio dopo che i chirurghi le hanno impiantato tessuti ovarici che erano stati rimossi e congelati quando era ancora una bambina. L'ha reso noto l'équipe dell'ospedale belga Erasmus alla rivista Human reproduction. Alla donna era stata diagnosticata un'anemia acuta, che richiedeva una terapia particolarmente pesante, con effetti distruttuvi sulle ovaie. Per questo motivo, i medici, a 13 anni, prima d'iniziare la cura, avevano rimosso l'ovaio destro della ragazza e l'avevano congelata a frammenti, sperando di poterlo reimpiantare più avanti.

Il reimpianto dopo 10 anni. Dieci anni dopo, i chirurghi hanno effettuato il reimpianto e, a novembre dello scorso anno, è nato un bambino in perfetta salute.  Protagonisti del successo sono stati diversi medici dell'ospedale Erasme di Bruxelles, in Belgio, che hanno visto nascere un bambino in piena salute lo scorso mese di novembre.

Il trattamento apre speranze per centinaia di ragazzine che devono affrontare la chemioterapia o cure pesanti da piccole. La neo mamma oggi ha 27 anni. Nata nella Repubblica del Congo,  era andata a vivere in Belgio a 11 anni. Dopo essersi ammalata fu sottoposta a una chemioterapia che nei bambini anemici ha effetti positivi sul sangue, ma mette a rischio le ovaie. La piccola non aveva ancora le mestruazioni, ma era già in pubertà.

La nascita. "La nascita è stato un momento di estrema felicità - ha spiegato alla stampa Isabelle Demeestere, la ginecologa del centro di fertilità dell'ospedale Erasmus - . Ero felice per la mia paziente perché temeva di non riuscire ad avere figli. Non avevamo altre scelte per farle avere un bambino".

In passato ci sono stati casi di donne adulte che hanno avuto una gravidanza dopo il trapianto di ovaie, ma è la prima volta che questo accade su una persona che è stata trattata durante l'infanzia. Mentre qualche mese fa una donna di 36 anni, in Svezia, è riuscita a partorire dopo il trapianto dell'utero. "Non sapevamo cosa poteva succedere nei casi in cui il tessuto trapiantato coinvolge un paziente molto giovane - ha aggiunto Demeestere - Ma quando ho visto che la paziente ovulava e aveva una buona reazione ormonale, mi sono convinta che sarebbe rimasta incinta".

Le bambine malate. La dottoressa Demeestere è convinta che "questo metodo possa funzionare anche su bambine che non hanno ancora iniziato la pubertà". Secondo altri esperti la scoperta apre nuove speranze per le pazienti giovanissime, ma non dimostra che i trapianti di ovaie sui bambini potranno portare a risultati positivi in futuro anche perché la donna coinvolta nella sperimentazione aveva già iniziato la pubertà quando fu operata.

 
 
 

Diagnosi Preimpianto Causio Ginecologo Eterologa

Post n°101 pubblicato il 15 Maggio 2015 da ekeo
Foto di ekeo

ROMA - E' illegittima la norma che vietava l'accesso alle tecniche di fecondazione assistita, e dunque alla diagnosi pre-impianto, alle coppie fertili, ma portatrici sane di patologie genetiche. Questa, secondo quanto si è appreso, sarebbe la decisione presa dalla Corte Costituzionale in merito alla norma contenuta nella legge 40 sulla procreazione assistita. E' l'ennesima decisione dei giudici che colpisce i divieti di una legge molto discussa e a questo punto completamente svuotata.

Il ricorso è nato dalla richiesta di due coppie iscritte all'associazione Luca Coscioni, i cui casi sono stati affrontati dal tribunale di Roma che ha poi chiamato in causa la Corte Costituzionale. In entrambi i casi il problema che si poneva è che queste persone, anche se portatrici di una malattia cromosomica e di una distrofia, essendo comunque fertili non potevano accedere alla fecondazione assistita. Questa tecnica nel loro caso sarebbe stata utilissima perchè permette di fare fare la diagnosi pre impianto e capire se gli embrioni sono sani o malati. Le coppie si sono rivolte ai giudice dopo aver avuto ben 4 aborti naturali. Per loro non c'era alternativa e soprattutto vivevano una discriminazione rispetto a quelle sterili, che invece quando fanno la procreazione medicalmente assistita possono precedentemente verificare lo stato di salute dell'embrione. Ad assistere le coppie sono gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, che dice: "Finalmente è caduto un altro pezzo importante della legge 40 che discriminava in modo inaccettabile coppie malate. I nostri assistiti sono felicissimi, perché da domani potranno rivolgersi agli ospedali per cerca un figlio sano. Il prossimo appuntamento, con ricorsi già pendenti presso la Corte Costituzionale, è la battaglia contro il divieto di effettuare ricerca scientifica sugli embrioni malati o in sovrannumero rispetto a quelli utilizzati dalle coppie". Anche Filomena Gallo esprime "enorme soddisfazione. Ci riserviamo di entrare nel merito appena la Corte Costituzionale avrà emanato un comunicato stampa o pubblicato il dispositivo della sentenza. Esprimiamo gioia insieme alle coppie che per tanti anni hanno solo desiderato avere un bambino sano ed evitare aborti. Oggi è un giorno importante per tante famiglie. Questa era l'unica decisione che la Corte poteva prendere perché l'unica che equivale al rispetto di diritti fondamentali delle persone". 

L'associazione Luca Coscioni, che si batte contro la legge 40 fin dal giorno della sua approvazione, ha calcolato ben 33 decisioni di Tribunali di vario grado contro la normativa. L'ultima è quella di poco più di un anno fa che ha fatto cadere il divieto di fecondazione eterologa che ha costretto migliaia di coppie a spostarsi in altri paesi europei, come la Spagna, per cercare un figlio. Ma precedentemente erano stato cancellati il limite dei tre embrioni producibili con la procreazione medicalmente assistita, l'obbligo di contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti e pure il divieto di diagnosi pre impianto per le coppie sterili. I quattro

 
 
 

Fecondazione, Zain il primo bambino nato con l'aiuto delle staminali

Post n°100 pubblicato il 08 Maggio 2015 da ekeo

ZAIN Rajani  ha 22 giorni. E' il primo bambino al mondo nato con "l'aiuto" delle staminali grazie alla scoperta di un gruppo di scienziati di Toronto. I medici canadesi hanno sviluppato  una tecnica di fecondazione in vitro che potrebbe aprire un nuovo capitolo nella storia della medicina. Già dall'estate, come anticipa il giornale Time, dovrebbero nascere altri bambini con questo metodo che migliora sensibilmente le possibilità di portare a termine la gravidanza.

Ovuli più forti. Gli esperti hanno studiato a fondo l'infertilità femminile. Si sono concentrati sul fatto che molte pazienti hanno ovuli "più deboli", che non riescono ad essere fecondati. Hanno capito che la soluzione del problema era utilizzare  cellule staminali di ovuli sani non ancora sviluppati per "ringiovanire" quelli più vecchi. Fra l'altro, mentre la maggior parte delle cellule staminali possono svilupparsi in altre cellule nel corpo e a volte diventare cancerogene, in questo caso non c'era un pericolo di questo tipo. Le staminali degli ovuli più giovani si trasformano solo in ovuli.

La mamma di Zain. Un anno fa, a maggio 2014, è stato prelevato alla mamma di Zain, Natasha Rajani, una piccola parte di tessuto ovarico in laparoscopia. La donna, 34 anni, ha subìto questo piccolo intervento nel centro di First Steps Fertility di Toronto, Canada, città dove vive. Gli esperti del centro OvaScience, hanno in seguito identificato le cellule staminali ed estratto al loro interno i mitocondri, le cosiddette "centrali elettriche" della cellula che le danno 'forza e energia'.

Quattro embrioni. A quel punto si è deciso di inserire i mitocondri negli ovuli più deboli della donna e di eseguire la fecondazione in vitro, utilizzando lo sperma del marito. Nel primo tentativo Natasha ha prodotto 15 ovuli e solo 4 sono stati fecondati. Ma solo uno si è sviluppato in modo tale da poter essere trasferito nell'utero della paziente. "Sapevo che non era un embrione di primissima qualità, ma era tutto quello che lei aveva", racconta il suo medico Marjorie Dixon, del First Steps Fertility. Una scelta fortunata, perché da quell'embrione sarebbe nato Zain. Alla fine della sperimentazione la coppia ha prodotto 4 embrioni, due dei quali sono stati congelati.

La sperimentazione. In futuro il test potrebbe aprire nuove speranze per quelle donne che hanno problemi di infertilità, in parte dovuti all'età e alla qualità degli ovuli. Questo tipo di sperimentazione è vietata negli Stati Uniti perché la  Food and Drug Administration (Fda) considera l'uso dei mitocondri una forma di terapia genetica. Ma fino ad oggi una trentina di donne in 4 diversi paesi hanno cercato di avere un figlio con questa tecnica, e ora 8 di loro sono incinte. "Potrebbe essere l'inizio di qualche cosa di veramente importante - ha detto Owen Davis, presidente dell'American Society of Reproductive Medicine (Asrm) - . Potrebbe diventare veramente rivoluzionario".

L'attesa. Era da tempo che i genitori di Zain cercavano di fare un figlio. Tempo fa Natasha si è sottoposta a un trattamento di fecondazione in vitro e non è riuscita a portare a termine la gravidanza. "Ho cercato di essere ottimista, speravo di vedere la luce alla fine del tunnel, speravo che il bambino mi potesse aspettare alla fine del tunnel", ha spiegato la neo mamma.

Bimbi nati da 3 genitori. La pazienza della coppia e la tenacia di Natasha è stata ricompensata. La chiave di tutto questo, spiegano gli scienziati, è che le cellule vengono dalla mamma. I mitocondri contengono il Dna del futuro genitore e questo non crea problemi etici. Questioni di questo tipo sono state sollevate invece qualche tempo fa nel caso di bambini nati da tre genitori. Con un pronunciamento storico il Parlamento britannico ha detto sì questa tecnica. I piccoli che nasceranno con questo tipo di fecondazione, infatti, avranno il Dna di mamma e papà oltre a quello di una 'seconda mamma' donatrice, per evitare il rischio di malattie genetiche mitocondriali.

 
 
 

Infertilità ecografia esami di laboratorio Causio ginecologo eterologa

Post n°99 pubblicato il 03 Aprile 2015 da ekeo

La visita ginecologica riveste un ruolo di fondamentale importanza nella vita di una donna, ma da sola non basta a dare un quadro completo del suo apparato genitale, soprattutto nella donna in età fertile e con problemi di infertilità. Si ricorre pertanto ad un esame ormai entrato nella routine quotidiana dei medici ginecologi ed ostetrici cioè l’ecografia, che può essere pelvica o endovaginale. Essa ha come vantaggi il basso costo, la rapida esecuzione, la ripetibilità, ma ha come limiti la perizia dell’operatore, l’interpretazione in tempo reale dell’esame, artefatti di vario tipo, ostacoli all’esecuzione come meteorismo (gas) intestinale, struttura della paziente (tessuto adiposo in eccesso per esempio) e strutture ossee.

Per garantire una migliore visione e caratterizzazione delle strutture da analizzare in relazione a problematiche d’infertilità (utero, ovaie e annessi) è preferibile che questo esame venga effettuato per via endovaginale. Si tratta di un esame ripetibile poiché gli ultrasuoni utilizzati non sono assolutamente dannosi per la salute, a differenza delle radiazioni ionizzanti utilizzate per le radiografie. Un’attenta valutazione ecografica consente di individuare alcune delle cause responsabili dell’infertilità femminile: cause uterine, come neoformazioni benigne (es. fibromi e polipi) o malformazioni congenite (utero unicorne, utero sub-setto) che alterano le caratteristiche della cavità uterina ostacolando il processo di impianto dell’embrione; cause ovariche, come l’endometriosi e la micropolicistosi, patologie che determinano una funzionalità alterata delle ovaie nonché produzione di ovuli di scarsa qualità; cause tubariche di una o di entrambe le tube con raccolta di materiale infiammatorio al loro interno e relativa dilatazione (sactosalpinge). Questo screening ecografico oggi si può eseguire anche con immagini tridimensionali (ecografia 3D), consentendo all’operatore di valutare l’endometrio nelle diverse fasi del ciclo allo scopo di misurarne lo spessore e valutarne l’aspetto e compararli con i livelli ormonali riscontrati. È inoltre possibile verificare le caratteristiche della vascolarizzazione uterina, strettamente correlata con le percentuali di successo della fecondazione assistita, mediante il Doppler delle arterie uterine per il calcolo degli indici di resistenza (RI) e pulsatilità (PI).

L’ecografia è inoltre coinvolta nelle più importanti fasi di un trattamento di fecondazione assistita: serve infatti per:

  • la valutazione della risposta ovarica (con o senza terapie di stimolazione);
  • il recupero degli ovociti mediante ago-aspirazione follicolare;
  • il trasferimento embrionale.

Recentemente è stato introdotto nella pratica clinica un nuovo approfondimento di tipo ecografico, la conta dei follicoli antrali, che si effettua all’inizio del ciclo mestruale ed è utile per la valutazione della riserva ovarica (funzionalità residua dell’ovaio). Essa è direttamente correlata alla probabilità di gravidanza dopo tecniche di fecondazione assistita: sembra infatti che maggiore è il numero dei follicoli antrali, maggiore sia la possibilità di recuperare ovociti in seguito a una stimolazione ovarica.

A questo nuovo dato si associano i seguenti dosaggi ormonali in tutte le donne che afferiscono ai centri di procreazione medicalmente assistita, ma in particolare a quelle che mostrano notevoli difficoltà ovulatorie nei cicli spontanei:

  • Dosaggio sierico dell’ormone antimulleriano (AMH) in qualsiasi giornata del ciclo, che nel maschio è prodotto dalle cellule del Sertoli mentre nelle femmine è prodotto dalle cellule della granulosa. Nella donna l’AMH viene secreto dalle cellule della granulosa dei follicoli pre-antrali e dei piccoli follicoli antrali con il compito di regolare la crescita follicolare e di inibire il reclutamento e la crescita dei follicoli non dominanti.
  • Dosaggio di AMH può essere usato come indice di risposta ovarica nelle donne sottoposte a stimolazione follicolare multipla per fertilizzazione in vitro (IVF). Molti studi concordano nell’affermare che il valore di 1,26 mg/ml è cruciale: con valori superiori si può predire una buona risposta (> di 4 ovociti), con valori inferiori una scarsa risposta (< 4 ovociti) e per valori inferiori a 0,5 mg/ml una risposta scarsissima (< 2 ovociti).
  • Dosaggio plasmatico dell’ormone follicolo stimolante (FSH) nella seconda o terza giornata del ciclo, per il quale si può prevedere una determinata risposta alla stimolazione a seconda se il valore basale ottenuto rientra in uno dei seguenti gruppi, FSH <15 UI/L, tra 15 e 25 UI/L e >25 UI/L [2].
  • Dosaggio plasmatico dell’inibina B in terza giornata del ciclo.
  • Dosaggio dell’estradiolo (E2) in seconda o terza giornata del ciclo.

Altri elementi da tenere in considerazione ai fini dell’ottenimento di una gravidanza da tecniche di PMA sono le variazioni drastiche di peso, il fumo che riduce più rapidamente la riserva ovarica, l’uso indiscriminato di alcol o droghe.

Di grande rilevanza sono anche alcune patologie autoimmuni, intolleranze alimentari, squilibri ormonali.


Sezione di Fisiopatologia della Riproduzione

 
 
 

Endometriosis: a high-risk population for major chronic diseases Causio Ginecologo

Post n°98 pubblicato il 17 Marzo 2015 da ekeo

Despite an estimated prevalence of 10% in women, the etiology of endometriosis remains poorly understood. Over recent decades, endometriosis has been associated with risk of several chronic diseases, such as cancer, autoimmune diseases, asthma/atopic diseases and cardiovascular diseases. A deeper understanding of these associations is needed as they may provide new leads into the causes or consequences of endometriosis. This review summarizes the available epidemiological findings on the associations between endometriosis and other chronic diseases and discusses hypotheses for underlying mechanisms, potential sources of bias and methodological complexities.
METHODS:

We performed a comprehensive search of the PubMed/Medline and ISI Web of Knowledge databases for all studies reporting on the associations between endometriosis and other diseases published in English through to May 2014, using numerous search terms. We additionally examined the reference lists of all identified papers to capture any additional articles that were not identified through computer searches.

RESULTS:

We identified 21 studies on the associations between endometriosis and ovarian cancer, 14 for breast cancer, 8 for endometrial cancer, 4 for cervical cancer, 12 for cutaneous melanoma and 3 for non-Hodgkin's lymphoma, as well as 9 on the links between endometriosis and autoimmune diseases, 6 on the links with asthma and atopic diseases, and 4 on the links with cardiovascular diseases. Endometriosis patients were reported to be at higher risk of ovarian and breast cancers, cutaneous melanoma, asthma, and some autoimmune, cardiovascular and atopic diseases, and at decreased risk of cervical cancer.

CONCLUSIONS:

Increasing evidence suggests that endometriosis patients are at higher risk of several chronic diseases. Although the underlying mechanisms are not yet understood, the available data to date suggest that endometriosis is not harmless with respects to women's long-term health. If these relationships are confirmed, these findings may have important implications in screening practices and in the management and care of endometriosis patients.

© The Author 2015. Published by Oxford University Press on behalf of the European Society of Human Reproduction and Embryology. All rights reserved. For Permissions, please email: journals.permissions@oup.com.

KEYWORDS:

asthma; autoimmune diseases; cancer; cardiovascular diseases; endometriosis

PMID:
 
25765863
 
[PubMed - as supplied by publisher]
PubMed Commons

 
 
 

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