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La Leggenda di Capo Caccia
Post n°3 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da nuraghin45
LA LEGGENDA DI CAPO CACCIA Seconda ed ultima parte Non si può descrivere la furia che sconvolse il terribile fratello. La sua voce rimbombò nel cielo come il più fragoroso dei tuoni. - Stolto umano Sei sciocco e insistente, sarai castigato immantinente. Ti ho già avvertito, in verità Roccia diverrai, per l'eternità. Qui giacerai, verso ponente, dove la sera io calo dormiente ed ogni dì, nell'ora del riposo vedrò un macigno tutto corroso. La Luna, sentendo quelle parole, pianse, pregò, invocò, scongiurò, ma non ci fu nulla da fare. Il Gigante si trovò ben presto avviluppato dai raggi solari che lo trascinarono fino all'orizzonte dove fu disteso e trasformato in bianco calcare. Ma l'amata Luna non sopportava l'idea che il suo Gigante fosse mutato in una brulla falesia scavata dall'acqua, dilaniata nelle sue viscere, e fosse destinato a diventare un misero nero antro. Allora pensò di fargli un piccolo dono, in ricordo del loro immenso amore. Pregò l'Acqua, sua grande amica, di renderle un favore. - Amica Acqua, immenso è il dolore vengo per chiederti un gran favore. Quando entrerai a goccia a goccia lascia il calcare sopra la roccia. So che, se vuoi, tu puoi creare trine, ornamenti e gemme rare. Sarà il mio dono per il Gigante che di sventure ne ha avute tante. Trascorsero gli anni, i secoli, i millenni. Per il volere del Sole, la pioggia si infiltrò lentamente nella roccia calcarea ed iniziò pian piano la sua opera di distruzione penetrando attraverso misteriosi passaggi. Ma ben presto in quei bui e spaventosi antri cominciarono a cadere delle goccioline ... tic... tic...tic...una, due, tre, e così via, per un tempo lunghissimo. Quelle gocce non erano fatte solo d'acqua, ma, per esaudire il desiderio della Luna, ciascuna portava con sé un pochino di quel calcare che aveva preso dalla roccia, e infine lo affidava ai pavimenti, ai soffitti e alle pareti della cavità. E, come per miracolo, nelle grotte della falesia crebbero possenti colonne bianche e splendenti, ricche di trine e ricami. Stalattiti e stalagmiti rendevano preziosi i cunicoli e gli antri, che divennero più sontuosi dei saloni che si trovano nel palazzo del re. Un diafano strato di alabastro rivestì le nude pareti; qua e là curiose figure di esseri arcani affiorarono e popolarono di affascinanti presenze quel regno misterioso. Il grande amore della Luna per il Gigante aveva creato dunque delle magnifiche grotte, a dispetto del crudele Sole. E ancora oggi, nelle calde notti estive, la Luna invia i suoi bianchi raggi al Gigante. Sembra quasi che voglia tenerlo stretto in un forte abbraccio. Il calcareo promontorio allora pare elevarsi dalle acque scintillanti, come se stesse per spiccare un salto, per raggiungerla.» - Ora è proprio finita! - Disse Sirio. - Questa volta però era più lunga. - Aggiunse Stella. - Era proprio bella. - Dissero i gemelli in coro, mentre i loro occhi neri riflettevano i colori e le luci del tramonto. - E' ora d'andar via. Il sole sta per tramontare. Su, su, dobbiamo affrettarci.- Li avvertì la mamma. I bambini volsero lo sguardo verso ponente e lanciarono delle eloquenti occhiate all'astro dorato che s'inabissava all'orizzonte, accanto al Gigante di pietra. - Il Sole è proprio cattivo! - No, bambini, non sempre il Sole è cattivo! Un'altra volta vi racconterò di quando il Sole fu generoso... - Racconta, racconta!... - Un'altra volta. Via, via, ora si è fatto tardi! I tre si avviarono lungo la spiaggia verso oriente e nessuno li vide più in quei luoghi. Poco dopo la marea cancellò le loro leggere orme sul bagnasciuga. Nel cielo ad est era apparsa la Luna. Con il suo bianco splendore disperdeva le tenebre della notte e sorvegliava amorevole il sonno del Gigante. Le erano vicine due stelline che sembravano fare un girotondo insieme a lei. |
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