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Il palloncino magico
Post n°6 pubblicato il 09 Ottobre 2010 da nuraghin45
IL PALLONCINO MAGICO Terza ed ultima parte - Quando sono entrato qui non ero così giudizioso, ma ero imprudente ed avventato. Rimanendo qua dentro per tanto tempo, ho avuto modo di riflettere. Così ho capito che, per riuscire a realizzare ciò che si desidera, occorre saper ascoltare e pensare. La principessa sentì nelle parole dello sconosciuto un gran rimpianto. Quindi lo ringraziò e pensò che fosse il momento di tornare indietro. - Mi raccomando! Tra sette giorni dovrai tornare! Non sbagliare! - Il cane procedette sicuro nella via del ritorno, ma ad un tratto si fermò. L'elefante, preoccupato per il ritardo, si mise a barrire davanti all'ingresso, ma questa volta i due erano troppo lontani e non l'udirono. Infine il pachiderma decise di passare alle maniere forti. Iniziò a scalciare e a pestare con le sue enormi zampe sul pavimento e sulle pareti, tanto che il labirinto rimbombò paurosamente. Il cane allungò le orecchie e sentì dei boati lontani. L'indomani Viola s'alzò molto presto, e vide che il sole era già sorto. A ben pensarci, nel periodo precedente, a quell'ora il cielo era ancora buio. Allora era proprio vero: le nottate potevano essere più lunghe o più corte. Ma come aveva fatto a non accorgersene prima? E, in effetti, ricordava come erano lunghe le fredde nottate invernali e come erano brevi quei lividi giorni. Per prima cosa prese un ramo e, con un coltellino, fece una tacca. Aveva imparato che, per raggiungere dei risultati, occorre essere precisi, accurati e scrupolosi nel seguire le indicazioni e i consigli. Avrebbe fatto tutto ciò che il vecchio le aveva raccomandato, perché si fidava di lui. Viola doveva iniziare subito il percorso, se voleva arrivare in tempo davanti alla grata di ferro. Prese con sé un gomitolo e, salutati i due amici, entrò da sola nel buio corridoio. In una mano teneva il gomitolo e nell'altra aveva la torcia. Procedeva sicura, senza mai voltarsi indietro, e cercava d'infondersi coraggio. Quando fu di fronte alla scalinata, dall'alto caddero grosse gocce d'acqua rovente. Lei si fermò ed attese che quella pioggia si calmasse. Di corsa salì sulla ripida gradinata, giusto in tempo per evitare un'abbondante nevicata che rese le scale sdrucciolevoli. Che cosa avrebbe detto loro? E che cosa avrebbe raccontato all'elefante? Per lui non ci sarebbe stata più la possibilità di tornare in patria, mai più. E lei non avrebbe più potuto guardarlo negli occhi, perché vi avrebbe letto un dolore senza fine ed un silenzioso rimprovero. Udì tutto intorno dei misteriosi sibili, dei fischi acuti che penetravano nel suo cervello come lame affilate, e poi sentì un gelo che la paralizzava, un formicolio insopportabile in tutto il corpo, e un vento che la avvolgeva tutta dal basso verso l'alto, facendo tremolare la fiamma della torcia. Pareva che mille forze si fossero scatenate per distruggerla, ma lei capiva che era solo l'impotente rabbia di un misterioso e malvagio essere che ormai aveva capito d'aver perso. Avanzò ancora, intrepida, senza più paura. Oramai era vicina alla meta. In lontananza vide l'inferriata, e al di là il vecchio la chiamava a gran voce. Ormai le rimanevano da aprire soltanto cinque scrigni. Sollevò gli occhi verso il vecchio e vide nel suo sguardo lo sconforto. Già dall'inferriata provenivano dei sinistri rumori, e pareva che la grata dovesse abbassarsi da un momento all'altro. -Svelta! Ti prego, più svelta! Il palloncino deve esserci per forza! La principessa non sentiva più nemmeno le sue dita. Come un robot apriva e richiudeva i piccoli forzieri, ma erano tutti vuoti. Infine sul tavolo ne era rimasto uno solo, l'ultimo. Già l'inferriata aveva iniziato a scendere lentamente. La fanciulla ebbe un attimo d'esitazione ed infine lo aprì. La grata era già arrivata alla metà dell'apertura. La sua mano toccò qualcosa di morbido. Viola l'afferrò stretto stretto, mentre il vecchio la prendeva velocemente per la mano e la trascinava fuori. Giusto in tempo per passare sotto l'inferriata che ormai era quasi del tutto abbassata! -Sei stata molto coraggiosa, le disse, e non ho parole per ringraziarti. E' merito tuo se ho ritrovato la libertà che credevo perduta per sempre. Anche il mio aspetto è ritornato normale. Come vedi non sono più quel vecchio che tu hai conosciuto nelle segrete. Ti sarò riconoscente per sempre e tu potrai chiedermi tutto ciò che vorrai. La principessa porse la mano al giovane e gli annunciò che avrebbe voluto sposarlo perché si era dimostrato molto saggio e generoso. Sarebbe stato un buon padre per i suoi figli ed un buon re per il suo regno. Anche il cane e l'elefante approvarono la decisione della fanciulla. L'elefante indicò il palloncino con la proboscide. Il cavaliere sapeva come trasformarlo in una comoda mongolfiera. Tutti salirono a bordo e ... via! Si diressero verso l'Africa, dove arrivarono in un batter d'occhio. Giunti nella savana vicino al grande fiume, scesero tutti vicino ad una famigliola d'elefanti. Alti barriti festosi s'alzarono nel cielo. L'elefante aveva ritrovato i suoi genitori e i suoi fratelli e corse verso di loro sollevando nugoli di polvere. I pachidermi si lanciarono nel fiume e si misero a giocare felici. Dopo aver salutato tutti, il cane, il cavaliere e la principessa risalirono sulla mongolfiera e raggiunsero rapidamente il castello. Pochi giorni dopo si celebrarono le nozze, e per la principessa l'avventura delle segrete divenne solo un lontano ricordo, da raccontare ai suoi figli. Le era rimasto però il prezioso palloncino che permise agli sposi di viaggiare in tutto il globo, Polo Nord compreso, per vedere il sole a mezzanotte, nella nottata più breve che ci sia al mondo.
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