Creato da frankcontinel il 14/03/2012

sognatore romano

un pò di tutto racconti ,musica ,immagini , ma sopratutto la storia di roma...

 

 

Il passetto di borgo l’ultima risorsa dell’papa

Post n°242 pubblicato il 18 Gennaio 2016 da frankcontinel
 
Foto di frankcontinel

Il passetto di borgo l’ultima risorsa dell’papa
Il passetto di borgo non è una costruzione famosa, né è assunta fortunatamente di recente agli onori delle cronache, ma fino al tardo rinascimento era un cardine difensivo fondamentale per la sicurezza del papato una via di fuga sopraelevata munita di merlature e costruita in arcate piuttosto massicce, che aveva come funzione principale quella di permettere l’evacuazione del papa dal vaticano, al meglio difendibile Castel’ sant’angelo, infatti, nel medioevo fino al tardo rinascimento le rivolte per sovvertire l’ordine e per deporre il papa o peggio le invasioni di eserciti stranieri, erano una triste realtà e innumerevoli le occasioni in cui il contrasto d’interessi tra il potere temporale regnante a Roma, e quelli laici spesso le monarchie degli stati più importanti europei e non, si risolsero con la forza, con il papato che di rado né uscì vincitore, invasioni, razzie, saccheggi e violenze, si susseguirono senza sosta nei secoli facendo da corollario alle fasi che la chiesa era alleata o nella sfera d’influenza dei potentati esteri che si alternarono nei secoli successivi sull’Italia, prima gli effimeri regni barbarici, poi i bizantini, i franchi, ma soprattutto il sacro impero germanico entrarono in attrito col’ papato, molte monarchie avevano bisogno della legittimazione del’ papa che però era bisognoso della protezione politica e militare di questi e spesso gli interessi divergevano molto, inoltre le lotte intestine tra le famiglie nobili romane per imporre un proprio membro sul’ soglio papale invero una piaga costante causando avvicendamenti forzati quasi in ogni papato, avere un congiunto papa significava avere il potere assoluto sulla città e spesso arricchirsi a dismisura, in questo clima di caos la sicurezza del papato era quasi nulla tanto che per secoli la sede papale san giovani in Laterano poco difendibile poiché priva di mura fortificate, in molti casi i papi si ritirarono nel vaticano o a Castel’ sant’ angelo con risultati dubbi il problema rimase almeno fino a quando si fece meno pressante con il trasferimento definitivo al vaticano da san Giovanni senza risolverlo dell’tutto una soluzione era necessaria.

Storia ed evoluzione del passetto di borgo
Questa fu duplice fortificare ulteriormente Castel’ sant angelo e il vaticano con nuove mura, edificando il viadotto sopraelevato, il passetto che permettesse al papa di raggiungere in sicurezza e velocemente Castel’ sant’angelo in caso di estrema necessità. L’antesignano di quello che diverrà il corridore di borgo risale a Totila quando il re ostrogoto dopo aver conquistato gran parte della penisola, prese anche Roma nel’546 dovendo continuare la campagna eresse un basso muro che partiva dalla mole adriana e si collegava con le vicine mura aureliane, per proteggersi dalle incursioni delle truppe di Belisario, ma questo doveva essere mal’ costruito dopo qualche tempo, crollò e abbandonato andò in rovina, oggi ci restano solo poche pietre, il successivo capitolo della storia si ebbe nell’800 regnante papa leone iii che come forse saprete incornò Carlo magno imperatore del sacro romano impero (ma è più preciso dire che fu costretto) Roma era ritenuta la capitale religiosa dell’impero e per Carlo magno necessario innalzare un muro che proteggesse la tomba di Pietro, Ma morto leone fu lo stesso popolo romano durante una sommossa a demolirlo. Ora accadde che nel’830 e poi nel’846 delle incursioni saracene arrivassero alla città le mura aureliane la protessero ma non san Pietro e san Paolo sguarnite di esse che furono saccheggiate e depredate e molti religiosi uccisi, questo smacco e le pressioni conseguenti fatte da Liutprando allora imperatore franco, portò alla costruzione del terzo muro tutto attorno alla basilica e i suoi terreni tra l’848 e l’852 che ripetevano il percorso tra Castel’ Sant angelo arrivando nel’ suo tratto finale di circa trecento metri replicando quello attuale erano sorte le mura leonine (da papa leone iv) lunghe 3 km e dotate di 24 torri,ampi tratti sono ancora visibili ,soprattutto sul lato nord est che corrisponde a viale del vaticano e appunto a via leone iv per andare ai musei vaticani che risultarono le prime efficaci mura a difesa di san Pietro . Ma per arrivare al passetto di borgo attuale bisogna aspettare il pontificato di Niccolò iii , successivo all’esilio avignonese in cui i rapporti con la Francia si fecero critici , stabilendo definitivamente la propria sede al’ vaticano e quindi si realizzo sulle mura leonine un camminamento sopra il vertice, la struttura cominciò a servire come passaggio di sicurezza tra i palazzi apostolici e il bastione san marco alla “ fortezza “ due secoli dopo papa Alessandro vi chiuse questo viadotto , rendendolo interno e costruendone uno più in alto dotato di merlature quello che vediamo oggi , tutti gli interventi successivi ad eccezione del’ muro eretto dal’ Laparelli 100 metri più avanti oggi scomparso ,che tolse la funzione difensiva al passetto , si possono considerare adattamenti minori per necessità contingenti come quando Bonifacio viii, aprì una porta per facilitare il transito dei fedeli durante il primo giubileo , o quando urbano viii, murò gli intervalli dei merli ottenendo così un nuovo camminamento coperto munito di tetto . Oltre alla funzione principale serviva anche per traferire in segreto prigionieri da internare o eliminare dentro le segrete di Castel’ sant’angelo luogo lugubre tanto che era denominato, “ bocca del’ inferno “ inoltre poteva assolvere anche come punto di osservazione. Essendone una parte, il metodo costruttivo del passetto è lo stesso delle mura leonine, edificato in gran parte con materiale di spoglio di antiche costruzioni, aveva dei blocchi di tufo , spessi alla base 4 metri uniti per opera cementizia in molti tratti, si sovrappongono mattoni anch’essi legati da cemento i merli sono in pietre squadrate unite con malta , ma le mura sono un mix di vari generi secondo le epoche in cui furono edificate o rimaneggiate, nella forma attuale arrivano a 10 metri mentre le torri quadrate arrivavano a 14 metri , in un paio di occasioni la costruzione si rivelò fondamentale per permettere ad Alessandro sesto nel’1494 e a clemente vii nel’1527 di salvarsi in Castel sant’ angelo assolvendo in pieno alla sua funzione in questa e diverse altre circostanze. Il resto è storia recente con la decadenza dello stato della chiesa la struttura perse la sua ragion’ d essere e venne abbandonata poiché instabile ed insicura fu chiuso all’pubblico nel’1936 l’architetto Antonio spaccarelli demolì le case che si erano addossate restaurandone una parte , in vista dell’giubileo del’1950 ci furono interventi straordinari che tolsero il tetto di urbano viii ma il passetto rimase chiuso, ci volle il giubileo dell’2000 per ripristinare l’agibilità della costruzione con un serio e consistente intervento di restauro ma sempre a piccoli gruppi e con prenotazioni molto in anticipo.
Grazie a tutti voi che avete avuto la pazienza di leggere
questo post un grato ringraziamento e un
caro saluto a tutti voi.

SI RINGRAZIA NSANPETER BASILICA PER LE FOTO


 
 
 

LA STORIA NASCOSTA DELLA BEFANA UN MITO TIPICAMENTE ROMANO

Foto di frankcontinel

 

LA STORIA NASCOSTA DELLA BEFANA
UN MITO TIPICAMENTE ROMANO

L’epifania tutte le feste si porta via è un detto che conosciamo tutti ,  allo stesso tempo , immaginiamo la befana come la vecchietta magari brutta ma benevola che rimprovera i bambini capricciosi e premia quelli obbedienti ma a tutti , porta comunque dei doni  volando a cavallo di una scopa  , è una figura famigliare e molti di noi la legano alla propria infanzia , ma quasi nessuno s’interessa della storia della vecchia con la scopa che chi studia le tradizioni capitoline  sa comunque che essa era un importante festa cattolica particolarmente sentita a Roma soprattutto dal popolo e vista principalmente come il giorno dei regali costosi e importanti era il sei gennaio mentre oggi la moda si è trasferita a Natale seguendo una tendenza d’oltre oceano che ha altresì introdotto la figura di santa Claus alias babbo natale , alla nostra vecchietta è rimasto poco , la sua festa è in tono minore continuata soprattutto delle famiglie più tradizionaliste che seguono il rito della calzetta accompagnata più che altro da dolciumi tra cui il temuto carbone duro da masticare ma che alla fine si mangia comunque con piacere . Lo studioso Luigi Zanazzo descriveva con vivida partecipazione nell’Usi costumi e pregiudizi del popolo romano le tradizioni che seguiva la festa dell’epifania cominciando, dalla lettera che mandava uno dei genitori di solito la mamma, diceva di aver mandato la lettera con le richieste dei bambini, tranne mandarne un'altra per non farsi portare nulla, se i pargoli non si comportavano bene, la vecchia era descritta come intenta tutto l’anno a fabbricare il necessario per la festività, giocattoli, a spezzar carbone, ricucire vecchie calze, ma non era sola assistita dai suoi aiutanti i befanotti (apporto delle credenze toscane trasferitasi anche a Roma) gnomi laboriosi e allegri che secondo certe varianti accompagnavano la vecchia a scendere dal camino per il suo lavoro , non solo ma certi genitori raccontavano anche del paese di befana dove venivano portati i piccini molto dispettosi , con tanto del marito della befana una sorta di orco che mangiava i bambini cattivi , altri ancora raccontavano che la befana abitasse a Roma vicino a piazza sant’Eustacchio in un’immaginaria via della padella due insomma certe storie per tenere buoni i bambini c’erano già allora potete immaginare l’attesa e le attese dei piccini di entrambi i sessi all’approssimarsi della fatidica data (ma ci siamo passati anche noi ricordate ?) poi arrivati alla mattina ci precipitavamo in cucina dove con l’ansia per sapere cosa ci aveva portato la vecchia con la scopa , qualcuno rimaneva deluso per aver ricevuto solo carbone altri la gran parte festeggiava ci ricordiamo tutti questi gioiosi momenti penso , se oggi è in definitiva una festa di passaggio che sancisce definitivamente la fine del periodo natalizio una volta era la festa per eccellenza dei bambini la più attesa e la più sentita col tempo a lungo andare le tradizioni cambiano anche la befana è si è dovuta adeguare .
STORIA ORIGINI E GENESI DELLA BEFANA
Le origini della befana attuale risalgono alla notte dei tempi e hanno a che fare con i riti pagani collegati alla fertilità della terra diffusasi tra lo x° e il vi secolo a.C. riguardanti  il solstizio d’inverno , qualcuno le collega  con i riti dedicati ad Anna perenna che però erano molto diversi e avevano più aderenze col capodanno tranne però  che la dea era raffigurata come una vecchia piuttosto brutta , quindi assai simile alla nostra beniamina . Nei dodici giorni che separavano l’evento astronomico al sei gennaio erano associati i mesi del calendario e alla credenza che figure femminili volassero sopra i campi per propiziane  la fecondità , non si sa bene quali fossero taluni le associano a Diana , altri a Sàtia dea minore della sazietà , o ancora ad Abbundia dea dell’abbondanza altri ancora a giano e strenia che però ci sembrano più legati al capodanno sia come sia , la ricorrenza  che si , festeggiava il sei gennaio era di madre natura che segnava la rinascita della terra.  Fino al quarto secolo dopo cristo quando tutte le feste pagane furono soppresse e imposte quelle cristiane, forse perché la chiesa di allora piuttosto bigotta temeva un ritorno delle credenze pagane e, una perdita di potere per se, senza peraltro molto successo, le feste rimasero mutando nome e aspetto è di quel periodo l’associazione della figura con la scopa che vola attributo tipico delle streghe, ma la nostra la cavalca al contrario con le ramaglie davanti e non dietro (forse credenza posteriore) il portare doni è l’ennesima cristianizzazione della figura per renderla più consona ai crismi cristiani cui si sono legate fantasiose leggende di stampo cattolico chiaro tentativo d’inglobare nel calderone cristiano anche questa figura, ancor più evidente è in tal senso lo sforzo di associarla alla Quaresima oltre che al periodo d’inizio anno soprattutto in chiave penitenziale per esaltare il comportamento da tenersi in quel periodo, più di pentimento che come spesso voleva il popolo festeggiando, ma esso è tradizionalista e guai a cercare di negarglielo, per inculcargli idee di virtù pentimento e rinunce cosa peraltro sgradita in ogni epoca , infatti i resti delle credenze pagane sopravvissute si possono intravedere in molte feste soprattutto rurali  praticate tuttora in Italia in primis ma anche all’estero seppur con meno fortuna , in questo senso si devono interpretare quelle feste quali la Giubiana o festa dalla Gobba in Lombardia e Piemonte il Panevin e Pignarùl in Friuli , o come Brusa la vecia a Padova e il falò del vecchione a bologna dove spesso per salutare il nuovo anno si brucia un fantoccio di una vecchia su una catasta di legna ma anche nei giorni precedenti l’epifania oppure si sega un fantoccio di legno non prima di raccoglierne i doni che essa morendo lascia a tutti , evidenti i contenuti simbolici connessi con la befana essa è una vecchia quindi simboleggia metaforicamente la fine dell’anno e l’oramai secca madre natura pronta per essere bruciata , la rappresentazione femminile  dell’anno vecchio che sacrificandosi per far rinascere una nuova fase  di prosperità , nella successiva primavera permettendole  , di rinascere sotto forma di giovinetta che portava a tutti i doni della natura , che si risvegliava nuovamente , connotati questi squisitamente pagani facenti parte della nostra cultura , ricordandoci  le nostre origini contadine , che è saggio rimangano vive nella memoria collettiva . E’ se l’etimologia del nome befana dopo un lunghissimo periodo di corruzione linguistica durato secoli deriva da epifania ovverosia manifestazione può dirsi prettamente cristiana come del’ resto a seguire nel’ xii secolo si cominciò ad associare anche i re magi figure nettamente canoniche a fianco della nostra vecchietta per sovrapporsi o sostituirla come spesso ha fatto la chiesa con le feste pagane , con risultati  invero scadenti , perché essa è tenace , e profondamente radicata nel’ inconscio collettivo  nel’ tempo ha perso i suoi connotati sacrali , e religiosi diventando più una figura pedagogica nella forma in cui è vista nell’attuale cultura italiana difatti per noi è una singolare vecchietta , una nonna di tutti e chi vorrebbe rinunciare, a questa figura materna e rassicurante , a cui forse tutti ambiamo inconsciamente ? che però è rispettata e temuta  poiché può assegnare premi e punizioni qui s’manifesta in pieno la capacita pedagogica insegnando ai bambini ma ricordandolo anche a noi adulti , cosa sia giusto e cosa no con il mezzo quello dei doni che capiscono tutti , in questo la funzione della befana è un efficacissimo metodo d’insegnamento con effetti molto significativi. Quanto sia sentita la festività e quanto radicata a Roma  lo dimostra ancora  il mercatino che si tiene a piazza Navona tradizionalmente un evento , passato il Natale si connota chiaramente in funzione dell’epifania e una delle più caratteristiche della capitale e in se uno spettacolo quasi commovente , in passato però era più spettacolare e si teneva nella trasteverina piazza Eustacchio intorno al 18 secolo si trasferì nella sede attuale , ma in tutto il Lazio vi si associano sagre e feste che dimostrano quando la festa sia sentita una volta era anche occasione per fare un dono soprattutto tra fidanzati , parenti stretti ,  e tra marito e moglie .Per terminare L’atmosfera dell’epifania penetrò perfino nell’austero e riservato Vaticano dove fino al 1802 era prassi il giorno della stessa di praticare il rito della befana dei cento scudi del collegio dei novantanove scrittori apostolici nell’quale il cardinale pro-datario presentava al papa il collegio , dopo un’allocuzione in latino porgeva il tributo di una coppa o calice d’argento quindi gli scrittori erano ammessi al bacio della pantofola, grazie della pazienza di aver letto questo post , che spero vi abbia interessato e raccontato qualcosa di più un caro saluto e buona befana a tutti

 
 
 

USI COSTUMI E TRADIZIONI NATALIZIE DEL'POPOLO ROMANO

Post n°240 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da frankcontinel
 

Usi costumi e tradizioni
natalizie dell’popolo romano

Con lo approssimarsi oramai vicino a del’ Natale, è d’attualità  presentare le tradizioni tipiche di Roma sia ben chiaro nella capitale della cristianità il Natale non può non essere percepito che come una festa molto importante, una delle principali dell’calendario, infatti, oltre alla festività cristiana c’è, infatti, anche il Natale di Roma celebrato il 21 aprile in un clima più clemente che ricorda la festa pagana, dei parilla una sorta di benedizione degli armenti ottima occasione per fare una visita all’centro , magari anche guidata  dell’centro storico festività comunque vissuta più intimamente quasi senza clamore , ma è quello cristiano il più sentito  a cui dedicare molti sforzi , tempo e denaro , a parte la frenesia tutta commerciale della ricerca dell’regalo più originale possibile , importata come sempre dall’mondo anglosassone , di cui spesso ne subiamo le mode più effimere e inutili . Il natale comincia ufficialmente a Roma con la visita dell’papa, a piazza di spagna portando dei fiori ai piedi della statua sull’obelisco appunto dell’immacolata concezione sotto il regno pontificio era poi un susseguirsi di processioni di congregazioni oggi quasi scomparse tranne quella dei sacconi , che pero oramai ha carattere puramente dimostrativo , dominano la scena soprattutto il lato  più ludico forse quello più sentito del acquisto dell’regalo peraltro tradizione che come molte altre ereditata degli antichi romani che il 24 all’termine dei Saturnali amavano donarsi a vicenda dei piccoli regali chiamati strenne , anche oggi i mercatini dominano la scena ce né sono diversi ma di certo il più famoso è quello di piazza Navona dove trovare di tutto , soprattutto prodotti artigianali, idee regalo , e giocattoli , ovviamente non mancano quelli gastronomici tipici romani , mentre è periodo  florido per i  artisti di strada onnipresenti nella piazza , altri mercatini di rilievo sono quello di piazza re di Roma facilmente raggiungibile  con la metro che si distingue per le decorazioni , e  i regali  utili , mentre quello di via Ankara vicino alla metro flaminio con numerosi regali etnici e solidali  e aste di beneficenza , ma praticamente in ogni zona anche di periferia ha un luogo o posto dove il piccolo commercio o scambio ha la sua punta massima prima di natale . Ma Roma in periodo natalizio diventa anche luogo  di esposizioni o mostre la prima è la sala del bramante  a via d’annunzio nello studio del grande architetto rinascimentale  trovano posto centinaia di presepi da tutto il mondo da quelli napoletani, a quelli d’artisti famosi di tutto il mondo, segue la cappella del presepio della basilica di santa Maria del popolo oltre alle opere d’arte di grandi artisti si apprezza l’adorazione dell’bambino con san Girolamo ritenuta miracolosa. Forse per alcuni l’aspetto gastronomico è quello che prevale sono le tradizioni di cucina romana è piuttosto varia che prende ispirazione sia ai piatti tipici della città, e di quelle vicine e della cucina tipica dell’ ghetto. Se in passato c’era la tradizione dell’ “ Cottio  “ che si teneva la notte del’23 ad sant’ angelo in pescheria all’ ghetto che di fatto era uno spettacolo per le contrattazioni fatta come esibizione , più recentemente  era uso fare la spesa dell’pesce ai mercati generali sull’ostiense e la cena della vigilia era dominata dalla minestra con l’arzilla una  razza tipica dell’tirreno assieme a broccoli, peperoncino spaghettini spezzati pomodorini e l’immancabile pecorino romano , assieme alla famosa coda alla vaccinara piatto tipico di testaccio , fatto di  coda di bue stufata e condita con verdure e un salsa in agrodolce , fatta di sedani lessati , uvetta pinoli e cioccolato amaro dalla provincia viene  invece l’abbacchio agnello da latte rosolato  aglio prosciutto a pezzetti e cotto con rami di rosmarino aceto sale e pepe in alternativa il piatto tipico dell’ghetto i carciofi alla giudia  tagliati a metà in modo particolare e poi fritti   e per bere i tipici vini laziali , ora accanto ai dolci tipicamente natalizi come il pangiallo o la nociata (adesso sempre piu spesso sostituiti con panettone e pandoro ) alla vigilia la preparazione dei fritti tradizionale contorno fatto di verdure di stagione , quali broccoli cavolfiori carciofi , filetti di zucchina gobbi, filetti di baccalà patate e ,mele con una pastella fatta rigorosamente di farina e acqua minerale antipasto di gamberetti, sgusciati , polipetti, angulla marinata e sottaceti , primo brodo di arzilla o spaghetti con le vongole veraci , secondo pesce arrosto o gamberoni al ’forno a completare la cena frutta fresca di stagione clementine mandarini e arance assieme a frutta secca noci nocciole o nocchie in successivo pranzo di natale prevede antipasto di affettati misti e verdure sott’olio primo stracciatella e/ o tagliatelle all’uovo con ragù di carne alla romana secondo cappone in salsa verde oppure cotolette d’abbacchio panate con contorno di cicoria ripassato con aglio e peperoncino contorno insalata mista con finocchi , ravanelli e  rughetta , dolci tradizionali . e per finire la frutta di stagione o secca prima dell’caffe d’obbligo per terminare secondo tradizione un pranzo di natale . Per i turisti ma in fondo anche per noi romani Roma appare coperta di luci a parte quelle che fioriscono dappertutto nei quartieri , testimonianza dell’attesa che suscita la festa , i principali monumenti appaiono inghirlandati di luci il Colosseo , il quirinale , il pantheon , ma quello che colpisce sono via dell’corso letteralmente sfavillante di armonie visive e san Pietro con il suo albero di natale spesso gigante e il presepe in piazza san Pietro . Tornando all’aspetto religioso molta attesa suscita la messa di mezzanotte una volta  si celebrava a santa Maria maggiore ora a san Pietro  e di solito trasmessa in mondovisione come la benedizione urbi e torbi ( alla città e all’mondo ) che precede tradizionalmente il pranzo e dove folle immense di fedeli seguono con fervore le parole dell’papa . Oltre  a tutti questi aspetti ci sono anche numerosi eventi musicali come il concerto di natale all’auditorium parco della musica con l’orchestra di santa cecilia e il coro di voci bianche di don Milani , chi ama la musica moderna può ascoltare il concerto gospel sempre all’auditorium , come potete vedere c’davvero tanto da vedere in primo luogo per noi romani che abbiamo vissuto un anno particolarmente difficile sotto molti aspetti , e le prospettive non sono certo buone , ma rassereniamoci viviamo questa festa , con serenità tralasciando almeno per qualche giorno , tutti i problemi che la nostra amata città ci pone , abbiamo bisogno di un poco di tranquillità un saluto e grazie a tutti quanti voi che avete onorato questo blog della vostra visita ancora grazie a tutti  da Francesco .

 
 
 

TOPONOMASTICA ROMANA : NOTE CURIOSITA’ E TENDENZE DELLA CITTA’ ETERNA

Post n°239 pubblicato il 10 Dicembre 2015 da frankcontinel
 
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TOPONOMASTICA ROMANA : NOTE  CURIOSITA’ E TENDENZE  DELLA CITTA’ ETERNA


La toponomastica ossia lo studio dell’origine storica dei nomi dei luoghi come sanno tutti gli esperti in merito, costituisce una documentazione di fondamentale importanza per le storie delle città , e per questo dovrebbe essere oggetto negli addetti ai lavori  della massima cura e impegno, sia per catalogare quelle vecchie salvaguardando quelle che in qualche modo le strade che rappresentano momenti storici , o in qualche aspetto tipici della città che per poterne indicarne di nuove  .Questo è quanto mai vero a Roma che con quasi quindicimila nomi, ne rappresenta l’esempio più vasto e vario in Italia, essendo scienza recente non copre il periodo antico che comunque ci risulta non ci fossero numeri civici e nomi di vie lasciando il ritrovamento di una via alla buona memoria del passante .Fu soltanto sotto lo stato pontificio che si diffuse in modo generalizzato l’utilizzo dei nomi delle vie sull’esempio di altre capitali  più moderne, c’è da dire che all’epoca furono molto pragmatici e chiari nello scegliere le regole da applicare infatti i nomi delle vie o prendevano spunto , dai monumenti , chiese, palazzi , resti archeologici  o  da circostanze di fatto , o ancora, storiche e curiosità in genere presenti sulla stessa via o vicine , se si guarda con attenzione molte vie e piazze del centro  storico rispondono perfettamente a questi criteri , l’unica eccezione erano quelle strade create ex novo dai papi o ampiamente ristrutturate che prendevano il nome del pontefice che aveva promosso i lavori (esempio via Giulia via Gregoriana, Strada Felice , via Urbana, borgo Pio solo per indicarne alcune) come c’era da aspettarsi , l’influenza del potere imperante era netta ponendo comunque dei criteri piuttosto Unificanti ma di fatto era la storia del luogo a imporre il topinomio .Diversa diventò la situazione  con l’avvento dello stato italiano e la monarchia dei Savoia , le regole si fecero più nebulose e meno chiare , ma unica cosa certa i nomi divennero tutti laici se non ostinatamente anti clericali , così anche nell’urbe che nonostante tutto aveva delle regole precise in merito , s’importò il costume di intitolare vie e piazze soprattutto a personaggi della politica,  delle scienze , e dell’arte , a solo titolo d’encomio cioè di celebrare il personaggio , senza alcuna relazione di nessun tipo al luogo e alla storia del posto , dapprima solo nei nuovi quartieri o nelle strade principali di antichi rioni (via Cavour o corso vittorio) quindi specie dopo il 1870 , si cominciò a cambiare il nome di strade consolidate , nella storia della Città come via del corso che divenne Corso Umberto 1° le scelte della toponomastica cominciarono a rispondere a criteri più politici e ideologici che relativi al luogo , ma sempre in rispondenti a rigorosi dettami laici , nessuna nuova strada indicava anche indirettamente la religione cristiana ad esempio il nuovo quartiere di prati fatto per ospitare i burocrati che da Torino , si trasferirono a Roma dopo l’unità d’ Italia  ha nomi che richiamano i grandi dell’antichità , e del medioevo ma mentre a Ovidio , Virgilio , Orazio, e a Tito Livio , il fior fiore della letteratura latina sono riservata  traverse minori , se confrontate al lungo e ampio  Viale e piazza dedicata  a Cola di Rienzo che parte guarda caso da piazza della libertà e termina coincidenza non casuale in piazza risorgimento! Più retorico di così… citando appena il ventennio fascista che non dimostrò particolari tendenze a riguardo ispirandosi , alla storiografia classica sia latina che greca a scopi meramente propagandistici teso a esaltare virtù italiane che alla riprova dei fatti non vennero fuori , incise molto di più sul’ edilizia che sulla toponomastica basti guardare il quartiere dell’E.U.R. mai terminato.Si arriva all’immediato dopo guerra  con la espansione dell’edilizia popolare , che portò ovviamente anche all’esigenza di dare nuovi nomi ai quartieri , che rapidamente s’espansero a macchia d’olio lungo le consolari , io ad esempio abito in una zona dove si trovano appaiati  architetti militari , aviatori della prima guerra mondiale , e capitani di ventura rinascimentali , sulla tuscolana ai nomi dei degli antichi ordini sacerdotali s’affiancano nomi di consoli , pretori e tribuni a Centocelle e l’Alessandrino  dominano i nomi della flora vegetale , e dei studiosi relativi , alla rustica sulla prenestina le vie ricordano le divinità pagane dell’antica Roma , Ma l’esempio più frequente sono le vie che richiamano sia  nomi propri che di paesi e città italiane e persino frazioni come a tor tre teste , tor sapienza od a giardinetti in pratica ogni zona ha i nomi che s’ispirano a una materia dello scibile umano e la tendenza continua senza sosta.
CURIOSITA’  E NOMI STRANI DELLE VIE ROMANE 
Molti degli esempi che citeremo fanno parte delle vie dell’centro storico ma non mancano esempi curiosi ed insoliti anche nelle zone fuori dall’raccordo l’esempio più famoso è via delle Zoccolette  ultima traversa di via Arenula prima dell’ lungotevere il nome si deve all’istituzione , il conservatorio che accoglieva le figlie delle madri che si prostituivano , qui ricevevano una severa educazione ,ma una volta uscite erano scarse le possibilità che non proseguissero il mestiere più antico dell’mondo , quindi il termine indicava quasi amichevolmente le future prostitute . Veramente numerosi sono i nomi di animali in genere provenienti dalle osterie che di solito si trovavano nella via , per esempio via della lupa a campo marzio, via della gatta sotto piazza Venezia , via del cardello a monti , anche via dell’Leonocino  , via monte d’ oro ,  via della gensola ( famoso ritrovo d’artisti) , via dell’grottino traevano il nome dalle insegne delle osterie e trattorie famose non mancano denominazioni che sfiorano il grottesco , come via tre pupazzi  a borgo pio che prende nome da un iscrizione funeraria iscritta dentro un muro , via Leccosa all’corso di etmiologia incerta ma si suppone derivi dall’dialetto romano per limacciosa , stesso discorso per via arco della ciambella che s’origina dai resti delle terme d’Agrippa parzialmente inseriti nei palazzi circostanti , incomprensibile sembra via della pilotta al rione trevi se non si sa che sia un antico gioco romano in cui i tre giocatori si disponevano a triangolo usando palle dette pilae triangolares invece via panispena al rione monti deve probabilmente il nome al latino panis at perna pane e prosciutto che i frati della locale chiesa distribuivano ai poveri,  mentre salita dell’grillo sempre a monti  prende chiaramente spunto dal vicino palazzo dei grillo appunto quelli narrati da alberto sordi Via dell’vantaggio all’corso  sembrerebbe ma non e’ certo  dovuto all’vicino ponte che per un certo periedo fu l’ unico agibile per oltrepassare il tevere quindi chi lo oltrepassava” s’avvataggiava” da cui il nome, vicina è via di gesù e maria parrebbe un imprecazione ma deve chiaramente l’etmio dalla ononima chiesa ricca di decorazioni che si trova nella stessa via , quasi comprensibile via della spada d’ orlando al rione ripa , che nasce dalla leggenda che s’ispira all’orlando furioso che qui avrebbe sostenuto un duello per questioni d’onore , ma di cui la veridicità dubitiamo alquanto , via della panetteria a trevi deriva da una panetteria che serviva nientemeno che il papa, mentre arco degli acetari  poco più di uno spiazzo a campo dei fiori ( ma luogo molto caratteristico che vi consiglio vivamente di vedere ) pare derivi da delle famiglie che qui abitavano e vivevano della vendita ambulante dell’acqua acetosa erano appunto acquacetosari . Ma un intera zona quella di capo dè fiori è caratterizzata da nomi degli antichi mestieri artigiani di roma e l’ origine in questo caso sembra spesso chiara se parliamo di via dei : Giubbonari , Sediari, Cartari , Chiavari , Cappellari , Baullari , funari, cestari , pianellari , in ogniuna di queste vie si trovavano degli artigiani che producevano queste merci , un po’ meno intuitivo è il mestiere dei cimatori ( coloro che cardavano e filavano la lana ) i vascellari  ( i produttori di vasi di terracotta ) e i leutari ( quelli che costruivano  liuti ). In una città votata all’cristianesimo sembra ovvio che ci siano innumerevoli nomi legati a santi più o meno noti c’è invero addirittura spazio  per quelli  inesistenti come san Cosimato  derivante dalla corruzione dialettale dei santi cosma e damiano che è il protettore dei trasteverini , altri sono piuttosto equivoci e  alludenti al sesso come vicolo e via di  santa passera al’ portuense penso abbiate capito l’allusione , mentre sull’appia antica troviamo perfino via della marrana di  santa fresca  che riguarda in dialetto lo stesso attributo femminile a cui è dedicata una chiesa ! , state certi però che non troverete nessuno di questi negli elenchi dei santi ufficiali redatto dalla chiesa . Divertenti e talvolta esilaranti spesso riguardanti il soprannaturale i nomi delle strade soppresse , credo per decenza e immagino per non alimentare troppo la superstizione imperante allora, a il rione monti dove adesso c’è la salita dei Borgia   una volta si chiamava vicolo scellerato  dall’nome latino secondo la leggenda qui Tullia minore avrebbe finito investendolo con un carro il padre Servio Tullio e si manifesterebbe il suo poltergeist (mah  io ci sono passato numerose volte anche di notte mai sentito nulla di strano) pittoresco anche via tiradiavoli  oggi parte del Aurelia ma fino all’1914 esistente vicino a villa dora pamphili , da cui pare partisse  il carro infernale di olimpia maidalchini ( vedi post precedente ) stesso argomento per l’attuale piazza elio Callisto  all’quartiere africano che fino a non molti anni fa era piazza della sedia dell’diavolo   qui la fantasia popolare si è scatenata e grazie alla forma diroccata dell’monumento funebre e probabilmente a qualche fuoco acceso all’suo interno pensato a qualche evento soprannaturale immaginando che qui il maligno ci si sedesse per osservare l’opera dell’suo avversario, niente di tutto questo è solo un mausoleo di un liberto di adriano , comprensibile il motivo  che portò  alla rimozione di vicolo calabraghe  o colabraghe  dalle parti di via dei cerchi , ora non più esistente ma allora c’era un notevole traffico di prostitute citato da l’aretino Pietro e dall’cellini , non sappiamo molto invece di via Asino fritto al celio se non che prendeva nome da un insegna di locanda in zona . Uscendo dall’centro e inoltrandosi nelle periferie sull’appia nuova a colli albani c’è via dei cessati spiriti dove l’evento soprannaturale parrebbe certo , tanto che sparivano oggetti a iosa ma forse era l’opera di ladri molto astuti che coprivano le loro tracce con la scusa dei fantasmi , la chiesa vi mise una madonnina e si dice che le sparizioni smisero(va bene facciamo finta di crederci ) , il noto quartiere dell’Pigneto ospita diversi nomi che a noi sembrano strani come via Castruccio castracane , via Braccio da montone , via Fanfulla da lodi , via amico da venafro , tutti capitani di ventura rinascimentali mentre nella  vicina  via roberto malatesta ci sono via giovanni dalle bande nere  via facino cane  e via gentile da mogliano ,  via conte di carmagliola anchessi a vario titolo capitani mercenari , a don bosco quartiere cinecittà troviamo Viale dei romanisti  cosa c’è di strano ? che essa non celebra i tifosi  della squadra di calcio , ma i studiosi  delle cose romane (restando il fatto che i laziali hanno il largo vicino alla stazione al capolinea dei tram ) a fiumicino a fianco dell’aeroporto corre una delle strade più lunghe di Roma , oltre sei km quasi quanto la vicina pista , ma quello che colpisce è il nome via coccia di morto termine lugubre , ma che si riferisce a un tipico mitilo mediterraneo tornando un più indietro ad Acilia quartiere sulla Cristoforo colombo , troviamo piazza Stallio & Olio in una zona che ha comunque molti attori  , ma il record di originalità  forse lo ha detenuto per circa un anno una via di ponte di nona che aveva il nome evocativo di via mejo de’ niente !?  priva della strada per accedervi quando l’hanno fatta si sono limitati a una di terra battuta , e si sono scordati di dargli il nome così qualche anonimo in vena di umorismo con la tipica verve romana per protesta vi ha aggiunto un cartello di sua iniziativa , vista la malparata che ha fatto il giro di internet , gli amministratori hanno provveduto ad asfaltarla e darle un nuovo nome più consono all’luogo diventata via nicola saliola , per questa volta e tutto e spero di non avervi annoiato troppo , con l’augurio che il post vi sia piaciuto a p
resto
Francesco .


 
 
 

Ancora altre ulteriori e ancor di più , notizie curiose su ROMA

Ancora altre ulteriori e ancor di più , notizie curiose su ROMA

SANT’ ANDREA DELLE FRATTE E IL CAMPANILE  “BALLERINO”
L’originale ed elegante campanile realizzato dall’Bernini nel’1659 con pianta prismatica prima nei due ordini inferiori , quindi circolare , e l’ultimo ordine ondulato è soggetto ad un curioso quando parzialmente indagato fenomeno  … di elasticità edilizia infatti quando suonano le campane per un fenomeno di vibrazione acustica che si trasmette alla struttura che oscilla in maniera impressionante , visibile ad occhio nudo e nonostante questo curioso attributo è ancora lì tanto che  affettuosamente è chiamato dai romani “ campanile ballerino “
LA CARROZZA CON IL FANTASMA
Una delle superstizioni più radicate quanto temute, dai romani perché  impressionante , e ritenuto se vista , sinonimo di sventura ed imminente morte  riguarda la carrozza che trasporta il fantasma di Olimpia Maidalchini  potentissima cognata dell’ papa Urbano  viii , eminenza grigia che prosperò durante il regno dell’augusto cognato , e che la vox populi  voleva avida e spregiudicata e che influenzasse praticamente ogni decisione dell’papa , odiatissima dai romani che mal la sopportavano in quanto “ burina “ era nativa di Viterbo , ma soprattutto per il suo potere assoluto come molti dei personaggi che particolarmente colpirono , la fantasia popolare né malignarono anche da morta infatti c’è chi afferma che nelle notti di cattivo tempo una carrozza dorata con il cocchiere  senza testa e cavalli con gli occhi rossi e che sprizzavano fiamme la carrozza partisse da villa Pamphili  lanciata a folle velocità lasciava dietro di se una coda di fiamma unita a una scia di fumo nero dentro donna olimpia irride con delle forti risate i sventurati che la incontrano il mezzo doppia ponte Sisto per ritornare alla villa dove una volta imboccata quella che si chiamava via tiradiavoli veniva inghiottita da un gorgo di fiamme ( in un'altra versione invece si dirige verso piazza Navona passa davanti all’palazzo Barberini per poi dirigersi verso ponte Sisto per cadere dentro il Tevere che la inghiottiva in un gorgo infernale ) via tira diavoli rimase nella toponomastica , fino all’1914 quando divenne parte dell’ Aurelia antica, aldilà della leggenda resta come esempio di quanto i potenti possano restare nell’immaginario popolare dei romani fino a trascendere all’grado di fantasma e donna Olimpia non è l’unico esempio .
Luca fa presto
Con questo soprannome venne conosciuto il pittore napoletano luca Giordano detto anche “ fulmine della pittura “ per la grande velocità con cui finiva i suoi quadri , il record lo raggiunse quando dipinse l’affresco raffigurante S. Lorenzo Giustiniani nella seconda cappella di destra della chiesa della santa Maddalena , una volta acquisito il contratto  se né dimenticò aveva la veneranda età di 72 anni ( allora considerata molto avanzata per i tempi ) il giorno prima della scadenza gli fu chiesto il dipinto , che egli ovviamente non aveva neanche incominciato , minacciato d’arresto l’artista non si scompose e si lascio chiudere dentro la chiesa con pennelli colori e le candele e il mattino successivo , consegnò puntualmente l’opera dipinta in una sola notte.
L’OBELISCO GIROVAGO DEL’PINCIO
Copia d’imitazione egizia alto poco più di nove metri , inizialmente era posto nello cenotafio fatto erigere dall’ imperatore Adriano vicino a porta maggiore in ricordo di Antinoo suo favorito scomparso nelle acque dell’Nilo , venne ritrovato nella vigna dei fratelli Saccocci nel’1570  innalzato cadde poco tempo dopo , li rimase fino al’ 1632 quando urbano viii lo fece erigere nuovamente all’ingresso di palazzo Barberini per agevolare il transito delle carrozze la principessa Cornelia Barberini lo dono a papa clemente xiv che non sapendo che farne lo lascio nell’cortile delle pigne il successore pio vi progettò d’innalrzarlo  ma non se ne fece nulla ,  pio vii infine l’assegno nel’1822 alle cure , dell’architetto Giuseppe Marini che lo collocò nell’attuale posizione tra gli ippocastani dell’Pincio.
LA RUOTA DEGLI “ESPOSTI “
A sinistra della porta principale dell’ospedale di santo spirito in sassia fondato da papa innocenzo iii che espressamente aveva dedicato nelle “ regole” dell’opera benemerita aveva dedicato un reparto ai bambini orfani e abbandonati esiste ancora  la ruota degli esposti nella quale le madri potevano  porre i neonati di cui volevano disfarsi , il bambino avvolto in un drappo azzurro veniva portato dalla priora delle balie , che vi apponeva sopra il piede sinistro il segno della doppia croce , simbolo dell’istituto legalizzandone la posizione giuridica , dell’nuovo venuto che da allora godeva dei pieni diritti  diventando un “ figlio della casa “ o “ figlio della famiglia “ non essendo figlio di ignoti che praticamente non aveva nessun diritto ed era riservato  un amaro destino.

IL BARBIERE DELLA “ MELUCCIA”

Tra le figure tipiche di piazza Montanara , vi era il cosiddetto barbiere della meluccia che per un soldo tagliava con una velocità notevole capelli lunghi e barbe “ lunghe né settimana “ di contadini e per tendere le gote avvizzite dei vecchi gli faceva tenere dentro la bocca, una piccola mela da cui il soprannome con cui era conosciuto , che infine faceva mangiare all’ultimo cliente della giornata !

LE LEGGI DELLA CIVILTà….
La grande villa che si estende per circa 85 ettari , fu La villa privata dei borghese , nel’1900 venne acquistata da re Vittorio Emanuele iii per adibirla a verde pubblico , come da desiderio dell’fondatore, Scipione Borghese che in un iscrizione in latino nell’marmo così recita
“Chiunque tu sia , entra ed esci quando vuoi , sei libero di andare dove vuoi di chiedere ciò che vuoi , questo è un posto di onesto piacere fatto  più per gli altri che per il padrone , ma non infrangere le leggi della civiltà se non vuoi esserne cacciato “
quanto servirebbe mettere in atto questo saggio e civile ammonimento , se si guarda non solo villa borghese  lasciata in uno stato miserevole , ma tutto la città oramai …

ER  PONTE DE FERO O DELL’SOLDINO
Così veniva chiamato ponte dei fiorentini montato nei pressi della basilica di san Giovanni dei fiorentini di costruzione completamente metallica venne realizzato da privati in struttura prefabbricata , nel 1863 i quali ottennero di diritto di poter esigere un pedaggio un anacronismo degno dell’medioevo (dall’quale  erano esentati i militari , i gendarmi in servizio , e i frati mendicandi scalzi ) di un soldo che divennero 5 centesimi con l’unità d’ Italia .Orbene dall’lato della basilica c’era il cartello che avvertiva
“ il pedaggio si paga all’altra sponda “
Uno spirito burlone dopo una delle ricorrenti piene dell’Tevere vi aggiunse in rima :
“Sempre che prima non t’ inghiotta l’onda “
l’appaltatore indispettito da questa inattesa quanto pertinente battuta sostituì il cartello con :
“All’altra sponda si paga il pedaggio “
lo stesso anonimo autore dopo un'altra piena  si divertì ad aggiungere
“se non ti mancano i soldi e il coraggio “
il ponte fu demolito il 15 luglio 1941 e sostituito da ponte principe Amedeo D’Aosta che sta 100 metri più avanti all’incirca un anno dopo. 

Un grande saluto a tutti e grazie della visita  





 


 
 
 

VDO AUTOSTART SIMPLE MINDS BIG SLEEP REMIX VER

IMPORTANTE SE LA MUSICA DI SOTTOFONDO VI DISTURBA O INTERFERISCE CON UN ALTRO VIDEO PREMETE PAUSE / STOP SU QUESTO VIDEO versione alternativa e remixata
della nota canzone di new gold
dream pubblicata nel'2009 come
bonus track

 

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MUSE LUCE DI STELLA

Questa canzone la più famosa dei muse mi riconduce col 'pensiero , al'anno e mezzo passato accanto a nunzia al'suo capezzale , ascolto da qualche anno i muse e gliela feci sentire una volta da allora le l'ascolto  , una volta arrivando viddi mamma e figia quasi danzare sul letto al ritmo di queste note , uno dei tanti piccoli grandi miracoli che mi hai donato cucciolotta , anche se non ci sei più ,  il solo pensiero di te mi commuove , nel'mio cuore resterai per sempre bella e dolcissima sei e restrerai lì la mia luce di stella come amavo chiamarti ...

 

SIMPLE MINDS THEME FOR GREAT CITY LIVE 2003

Pezzo strummentale tratto da l'album

sister feeling call del'1981 suonato dal'vivo

a londra hammershmith club il 5 dicembre

2003 il migliore di quelli strumentali dei simple

buon ascolto

 

 

MIDGET URE RESPIRO - VERSIONE VIDEO CLIP

Vi ricordate la pubblicità della sector ? prima della cantante asiatica Anngun , breathe del'ex leader degli ultravox midget ure è un canzone gradevole e piacevole da sentire , ma sopratutto ha un testo molto positivo che rinfranca lo spirito e trasmette voglia di vivere ed è una metafora della stessa , qui tradotta si apprezza ancora meglio buon ascolto .

 

SPANDAU BALLET ROUND AND RUOND VIDEOCLIP

il primo gruppo straniero a cui mi sono affezionato furono gli spandau che allora aprezzavo per la loro musica straordinariamente melodica anche se poi erano una tipica band della prima metà degli anni 80 certamente merito di tony hadley e dei suoi dirimpettai martin e gary kemp in ricordo dei ruggenti anni 80 che in questo momento di danno tanta nostalgia come sempre buono ascolto

 

 

TEARS FOR FEARS SHOUT VIDECLIP 1985



Certamente il successo più conosciuto della band di mike orzabal e john hughes l'urlo è uno dei maggiori  successi tecno pop degli annoi 80 è una canzone con una grande forza e energia io la sentivo spesso prima di andare a scuola mi dava una fortissima carica ottima canzone che non sfigura neanche adesso se siete amanti mella musica anni 80 buon ascolto

 

JOHANN STRAUSS JR SUL'DANUBIO BLU

quando la musica classica sfiora il sublime io e nunzia abbiamo imparato il valzer per poterla danzare e ci eravamo promessi che se ci saremmo sposati la nostra musica di nozze sarebbe stata questa ricordi bellissimi

 

J.PACHABEL CANONE E GIGA IN DO MAGGIORE

certamente l'opera più famosa del'compositore austrieco qui suonata con i strumenti originari del'epoca pezzo usatissimo nei matrimoni  una musica che ispira un senso di grazia e armonia a chi l'ascolta ed è l'ammetto uno dei miei  brani perferiti mio padre me la faceva ascoltare da bambino quando facevo i capricci o piangevo così questa composizione mi è rimasta dentro spero vi piaccia buon ascolto

 
 

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