« mi butto via | pesciolino » |
Post n°345 pubblicato il 23 Luglio 2015 da fugadallanima
Quando ero piccola, molto piccola, quattro o cinque anni, non di più, mio padre mi portava a pescare. A pescate lungo il fiume, di notte. Si saliva per l'argine tra le erbe alte e si scendeva verso la sponda dove le erbe erano più alte ancora. Lui davanti a calpestarle per "fare il sentiero " ed io dietro. Poi si arrivava "alla posta". Generalmente lo spiazzo era pulito perchè era lì che quasi tutte le sere lui veniva a pescare. Pescava con la canna, quella in bambù, non le moderne super leggere e tecnologiche di oggi; canna, bava, amo, esca. Era molto buio perchè nelle notti di luna il pesce non abbocca. Lui aveva il suo seggiolino in legno e tela richidibile ed io sedevo sulla cassetta rettangolare dove custodiva tutto il necessario per la pesca. Ero piccola, ma andare a pescare con papà mi faceva sentire grande, di notte poi era davvero una cosa da grandi. Non ci si andava spesso e quelle sere erano magiche. Il fatto che mi prendesse con sè perchè la mamma doveva occuparsi del fratellino appena nato non faceva parte dei miei pensieri. Mi prendeva con lui perchè ero "grande". E mi insegnava i segreti della pesca. Pe prima cosa ci vuole pazienza, tanta pazienza. Pazienza e silenzio: non battere i piedi sul terreno, il pesce non ti deve sentire. Prepara la canna con calma, controlla che il filo non si aggrovigli, sistema l'amo secondo la misura del pesce che vuoi prendere. E l'esca deve essere fissata bene, deve coprire tutto l'amo, non si deve sfilare, deve essere appetitosa. L'esca per attirare il pesce, l'amo per acchiapparlo, la bava per trascinarlo a te e la canna per controllare il tutto. Il lancio sull'acqua d'argento e l'attesa..... Mai avere fretta, resta lì che il pesce abbocca da solo, tu non devi fare niente, solo aspettare. Se si attarda muovi un pò il filo, sposta dolcemente l'esca e continuamente tieni d'occhio il galleggiante. Tutto qui, pazienza e attesa, attesa e pazienza ed pesce arriva da solo. E restavo in silenzio accanto a lui per ore a guardare il piccolo galleggiante leggermente luminoso che stava fermo o andava secondo corrente. Il tempo passava, dopo un pò un nuovo lancio ed ancora consigli sussurrati sommessamente come a raccontatare un grande segreto. E quando abbocca, quando vedi il galleggiante andare sotto, un colpo secco, uno strappo e poi, allenta di nuovo. Serve per "illamarlo " bene. Ora è solo questione di abilità. Si sente ferito e cerca di allontanarsi da ciò che gli ha fatto male. Dai acqua, allenta il filo, lascialo andare. Pazienza, pazienza, ecco, adesso che si è calmato, lentamente, mi raccomando lentamente comincia a recuperare la lenza, un giro di mulinello e aspetta, ora due giri e cerca di saggiare piano la resistenza. Non forzare, arriverà da solo, basta aspettare. E i movimenti erano lenti, lentissimi e le parole altrettanto lente a seguire i movimenti delle mani. Ecco adesso è quasi a riva, lo sciabordio leggero dell'acqua: ancora un piccolo sforzo. Il guadino immerso lentente nell'acqua ad accoglierlo per poi dolcemente sollevarlo e posarlo sulla riva. Quasi un gesto d'amore. Ero piccola, che il pesce fosse destinato a morire non era un pnsiero. Da grande non ho mai pescato, anche la morte di un pesce mi causa dolore Da grande non ho mai pescato pesci, mai. Adesso però stò pescando..... Attento pesciolino
|
https://blog.libero.it/fugadallanima/trackback.php?msg=13248297
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
AREA PERSONALE
CERCA IN QUESTO BLOG
MENU
I MIEI BLOG AMICI
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: senzazioniemozioni
il 26/08/2024 alle 07:14
Inviato da: cassetta2
il 07/08/2024 alle 17:03
Inviato da: Marion20
il 15/09/2023 alle 16:20
Inviato da: icabo
il 08/02/2016 alle 10:55
Inviato da: EMMEGRACE
il 05/02/2016 alle 10:24