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LA SINDROME DI STENDHAL
La Sindrome di Stendhal, detta anche "Sindrome di Firenze, la città in cui si è spesso manifestata, è una affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazione in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono compresse in spazi limitati. Il nome di questa sindrome è attribuito allo scrittore francese Stendhal (1783/1842), che ne fu personalmente colpito durante il suo Grand Tour effettuato nel 1817, e ne diede una prima descrizione che riportò nel suo libro "Roma, Napoli, Firenze" - "Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere"
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La pubblicità, quella televisiva, da sempre fa ricorso alla grande musica, e accade che, tanto per fare un esempio a caso, il brandy Vecchia Romagna Etichetta Nera, rende maggiormente conosciuta - almeno per il grande pubblico che non frequenta le sale da concerto, la Romanza per violino e orchestra di Beethoven. E questo a mio parere è positivo.
E questo succede anche per la pubblicità cartellonistica, e in questo caso con i capolavori della pittura e della scultura, ma in alcuni casi lo fa in maniera "irriverente", e sotto certi aspetti discutibile, come in questi casi che mi lasciano perplesso:
L'imperturbabile bellezza della Venere di Botticelli che nasconde un cioccolatino in bocca.
L'ineffabile Monna Lisa che trova l'anima gemella presso una agenzia per single.
Van Gogh che si fa un selfie per incoraggiare lo studio della lingua francese.
Un David assai improbabile in bermuda jeans.
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MICHELANGELO
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L’arte è contemplazione: è il piacere di uno spirito che penetra la natura e scopre che anch’essa ha un’anima; è la più sublime missione dell’uomo, poiché è l’esercizio del pensiero che cerca e comprende l’universo e di farlo comprendere.
(Auguste Rodin)
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