Creato da grechu il 25/10/2005
«Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo.»
 

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Post N° 484

Post n°484 pubblicato il 27 Febbraio 2007 da grechu

Campagna Acqua Pubblica


MANIFESTAZIONE NAZIONALE A PALERMO

Manifestazione

Leggi tutto


per l'acqua bene comune e per una moratoria immediata sui processi di privatizzazione
per una legge per l'acqua pubblica

10 MARZO 2007
GIORNATA NAZIONALE DI LOTTA DELL'ACQUA

 
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Post N° 483

Post n°483 pubblicato il 26 Febbraio 2007 da grechu

Archivio dell'Antisemitismo Fascista
  lunedì 26 febbraio 2007  - 13:03:47, in Italia,
immagine
Vorrei segnalare l'importante iniziativa di Michela Visone, una giovane storica napoletana, che ha creato e reso disponibile in rete l'APFA, Archivio della Propaganda Fascista Antisemita.

Si occupa in particolare di studiare le addirittura sei riviste fasciste create ad hoc per propagandare l'antisemitismo (La difesa della razza è la più famosa, ma c'erano anche Razza e Civiltà, Il problema ebraico, Il diritto razzista, Razza e Razzismo) a partire dal Regio decreto del 7 settembre 1938 passato alla storia come Leggi razziali. Il sito raccoglie un database che raccoglie tutti gli articoli apparsi, tra il 1938 e il 1943, su tali riviste.

 
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12 APOSTOLI

Post n°482 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da grechu

ARRIVANO I 12 APOSTOLI,MA TRA LORO NON VEDO:
                                                                                                       DICO; NO TAV; LOTTA AL EVASIONE; PRECARIETA; LOTTA  ALLA POVERTA.
CI SIAMO ARRESI AL VATICANO?
VALE TANTO IL GOVERNO,CHE SIAMO CAPACI DI DIMENTICARE LE VERE PRIORITA?.....
NON VOGLIAMO CHE TORNINO LE DESTRE, MA NON VOGLIAMO CLUDICARE LE NOSTRE RICHIESTE DI UN VERO CAMBIAMENTO DI POLITICA CHE CI FACCIA ROMPERE CON I 5 ULTIMI ANNI.immagine


 
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Post N° 481

Post n°481 pubblicato il 16 Febbraio 2007 da grechu

  venerdì 16 febbraio 2007  - 10:09:09, in Foto del giorno,
immagine
La squadra della Sierra Leone all'ultimo allenamento prima dell'inizio del primo campionato africano di calcio paraolimpico per amputati che si sta disputando a Freetown con le squadre di Angola, Ghana, Liberia, Nigeria y Sierra Leone, quasi un elenco di guerre dimenticate africane.
gennaro carotenuto

 
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Post N° 480

Post n°480 pubblicato il 15 Febbraio 2007 da grechu

Il machista di An scivola a Strasburgo

immagine Donata Gottardi*,  14 febbraio 2007

immagine Il graffio      Incredibile intervento al Parlamento europeo di Umberto Pirilli, che durante la relazione di Fava sul rapporto Cia afferma "La legge è femmina e può esere violentata; il diritto no, perché è maschio".

Ci sono luoghi in cui sciocchezze e volgarità vanno bandite. Il Parlamento europeo é e deve continuare ad essere un luogo immune, che faccia da schermo all'oscenità, all'intolleranza, alla stupidità. Ogni volta che si verifica un episodio che rischia di aprire una china pericolosa dobbiamo immediatamente reagire, vigilare, impedire che la soglia della tolleranza rischi di innalzarsi, richiamare al rispetto del senso di appartenenza alla istituzione più democratica tra quelle europee.

Cosa é successo oggi? Era in corso di discussione in aula la relazione di Claudio Fava sul trasporto e la detenzione illegali di presunti terroristi da parte della CIA. Molti sono stati gli interventi dedicati a questo dossier incandescente, scomodo per gli stessi governi di molti paesi europei, che mette allo scoperto il tema della salvaguardia dei diritti fondamentali della persona all'epoca della lotta al terrorismo.

Interviene Umberto Pirilli, della delegazione di Alleanza nazionale nel gruppo UEN, che chiude il suo discorso con questa inaudita affermazione: "la legge é femmina e può essere violentata; il diritto no, perché é maschio; ed é per questo che mi esprimo a favore del diritto".

La reazione é immediata e coinvolge l'intera delegazione italiana PSE. Segue il comunicato stampa: "Ci indignano le parole pronunciate oggi dal deputato Pirilli (An) in aula al Parlamento europeo, intervenendo sulla relazione Fava. La gravità di questa dichiarazione è di tutta evidenza, dimostra totale ignoranza giuridica, costituisce offesa della democrazia e profondo disprezzo per le donne. Affermazioni come queste sono inaccettabili sempre, ancora di più se pronunciate nell'aula del Parlamento Europeo".

La mostruosità giuridica non richiede conoscenze tecniche per essere compresa. Non termini qualsiasi, ma la legge e il diritto sono piegati a un incredibile gioco semantico, per di più intraducibile in altre lingue e in altri ordinamenti giuridici. Ma la non esportabilità del riferimento di genere e il profondo provincialismo che li contraddistingue non é attenuante, semmai è aggravante.

Amara é la stagione in cui le donne sono offese anche nel linguaggio. Si arriva all'oltraggio quando addirittura si lascia intendere la impunità della violenza su di loro esercitata.

Si prova una profonda stanchezza di fronte alla dimostrazione palese della incultura politica, oltre che giuridica, di esponenti di forze politiche che evidentemente devono ancora uscire dal recinto della rivendicazione virile che calpesta le donne e le continua a vedere come oggetto servile. Occorre continuamente risalire la china, lavorare ancora di più e ancora meglio per dimostrare ai rappresentanti degli altri Paesi che l´anomalia italiana é circoscritta.

E´ una pagina triste quella che questo deputato europeo ha fatto scrivere nel resoconto degli atti parlamentari a Strasburgo.

*europarlamento gruppo Pse

APRILE ON LINE

 
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Post N° 479

Post n°479 pubblicato il 14 Febbraio 2007 da grechu

Uomo morde cane

Se qualcuno, fino a due giorni fa, avesse detto a Berlusconi, Feltri e Farina che Ilda Boccassini, Armando Spataro e Guido Salvini avrebbero salvato loro la vita, sarebbe stato cacciato a pedate come un provocatore.

Invece la notizia è proprio questa: il Cavaliere, il direttore e il condirettore di Libero hanno evitato un attentato grazie alle indagini di tre magistrati che essi han sempre dipinto come «toghe rosse», «girotondini», «eversori», «golpisti al servizio delle sinistre», taroccatori di prove (la Boccassini con l’Ariosto, la bobina del bar Mandara e il fascicolo 9520/95), favoreggiatori del terrorismo (Spataro che chiede l’arresto dei sequestratori di Abu Omar) e nemici giurati dell’antiterrorismo (Spataro che fa rinviare a giudizio Pollari e gli uomini Cia, ma anche Farina alias Betulla per favoreggiamento), fans di Bin Laden e Saddam, inventori di teoremi contro la destra (Salvini autore dell’istruttoria sulle stragi nere nella Milano anni 60 e 70).

Per noi, che li abbiamo sempre considerati dei bravi e onesti servitori dello Stato, nessuna sorpresa. Ma per chi li aveva raffigurati così, lo stupore dev’essere stato tanto. Ecco per esempio Vittorio Feltri, annata 1996, prima pagina del Giornale,a proposito dei pm che avevano appena inquisito Berlusconi, Previti e Squillante per corruzione giudiziaria: «Lo strapotere che esercitano, la disinvoltura con cui interpretano e usano i codici… intimidiscono il cittadino, lo lasciano in uno stato di vaga inquietudine... Se guardo la foto di Davigo mi sento percorrere dai brividi. Egli mi ricorda il più ossessivo Poe, quello dei racconti gotici e neri… Per non parlare di Colombo, quello con le lenti spesse e i ricci da putto. E D'Ambrosio? È l'unico del pool di cui si ha la certezza che ha un cuore: perché gliene hanno trapiantato uno. Ma uno come Francesco Saverio mi paralizza anche se appare in tv; figuriamoci in un ufficio giudiziario: gli preferirei una sincope. Anche Ilda Boccassini è troppo per il mio grado di tenuta nervosa. Non giudicatemi male: con lei non salirei neppure in ascensore... Tra poco vi saranno le elezioni, difficile credere che sia soltanto una coincidenza. Comunque, dati i personaggi, più che scandalo, questo sarà archiviato come un impiastro. Alla puttanesca».

Per sapere com’è finito lo scandalo alla puttanesca, domandare a Previti, condannato definitivamente a 6 anni con i suoi compari.

Quanto alla Boccassini, che Feltri si augurava di non incontrare mai in ascensore, è diventata una santa. Riecco Feltri, ieri, prima pagina di Libero: «Senza tacere i meriti della magistratura (nelle persone della dottoressa Boccassini e del dottor Salvini) che, grazie al suo intervento, permette un brindisi al posto di qualche funerale». Farina, che dopo la sospensione dall’Ordine si firma «Dreyfus», turibola elogi alla «rete tesa da Ilda Boccassini (bravissima)» contro le Br. Bravissima? Strano. L’ultima volta che se n’era occupato, Farina l’aveva dipinta come una subornatrice di testimoni prezzolati (Stefania Ariosto), addirittura come una sadica sequestratrice di bambini strappati a una povera madre somala («Il Dna salva una somala dalla Boccassini», «La guerra santa del pm contro una mamma somala e il suo bimbo», «La Procura che rapisce i bambini»).

Ora, i casi sono due: o Spataro, Boccassini e Salvini erano bravi anche prima, quando scoprivano le tangenti Fininvest, le trame nere e gli intrighi Cia-Sismi; o sono dei putribondi figuri anche oggi, essendo improbabile che abbiano imparato il mestiere l’altroieri. Nel qual caso, Feltri e Betulla dovrebbero aver la decenza di scusarsi (per Bellachioma il discorso è diverso: nemmeno una parola per ringraziare i pm che hanno sventato gli attentati. Ma lui, si sa, ha i riflessi un po’ lenti: a 10 mesi di distanza non ha ancora ringraziato la polizia per la cattura di Provenzano).

P.S. Il blitz anti-Br è stato illustrato alla stampa da pm e forze dell’ordine in un conferenza stampa, e i verbali delle intercettazioni con i filmati dei pedinamenti, sono stati distribuiti a giornali e tv. Meno male che gli arrestati erano presunti terroristi e le vittime erano Bellachioma, Feltri e Farina.

Se, putacaso, gli arrestati fossero stati politici o imprenditori, Bellachioma, Feltri e Farina starebbero strillando da due giorni contro i giudici che violano la privacy e il segreto istruttorio. Invece, al momento, non si segnalano proteste. Persino James Bondi, eccezionalmente, tace. Tutto è bene quel che finisce bene. »

Marco Travaglio
da l'Unità del 14 febbraio 2007

 
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Post N° 478

Post n°478 pubblicato il 13 Febbraio 2007 da grechu

9 Febbraio 2007
ZNet-iT

Il caro prezzo dell’economia di guerra
Perché opporsi alla nuova base americana

Andrea Licata


 

 


Se uno dei criteri è l’ospitalità, non pare che questa a Vicenza ci sia. Attraverso i boicottaggi economici e le azioni nonviolente di massa si possono oggi raggiungere risultati interessanti. Il movimento vicentino ha studiato ed è maturo: sa bene che queste basi hanno un costo altissimo e si prepara a sostenere forme di conversione preventiva dal militare al civile della Caserma Ederle, che porterebbe veri benefici diffusi, anche occupazionali, come dimostrano i tanti precedenti nel mondo.



Gli Stati Uniti non hanno nemici ai propri confini ma il mondo è pieno delle loro basi militari overseas (oltremare), centinaia e centinaia di postazioni avanzate, un network dove “il sole non tramonta mai”. Come fa il governo USA a mantenere questo impero di basi? Facendolo pagare ad altri, caricando cioè i paesi ospitanti, o meglio occupati, delle spese di mantenimento delle truppe USA di stanza all’estero.

I cittadini residenti in Italia, si è scoperto, ma ancora in pochi lo sanno, ne pagano il 41%. Pagano di più, a quanto mi risulta, solo Germania e Giappone. Anche così si mantiene il leggendario complesso militar – industriale, una piovra tentacolare che non ha mai smesso di crescere, mantenendo ben stretti i suoi tentacoli laddove gli interessi strategici sono più forti. Un paese occupato, magari con le armi atomiche, non è certamente libero: attraverso queste basi si influenza, come vediamo, la politica estera e militare di altri Stati. Non è poco.

Perché quindi ancora l’Italia? Sia chiaro, le basi USA in Italia, sono oggi dichiaratamente basi di guerra rivolte contro i civili del Sud del mondo. La penisola fa comodo per diverse ragioni: la riduzione dei costi appunto, l’”ospitalità” politica, gli scarsi controlli. Nel pacchetto promozionale per le truppe che partono al fronte la possibilità di un soggiorno in Italia è un ottimo biglietto da visita per il reclutamento. C’è poi la posizione geopolitica favorevole ai militari: al centro del Mediterraneo l’Italia rischia di veder rafforzata il ruolo di piattaforma di lancio per le nuove guerre, che mirano ad avanzare il fronte esterno del capitalismo. Una prospettiva da brivido, altro che dialogo euro mediterraneo fra i popoli! Le basi militari USA, una sorta di progetto separato e calato dall’alto, si concentrano nei paesi ricchi di risorse energetiche e nelle potenze industriali, come appunto Italia, Giappone e Germania. Dovrebbe farci riflettere anche il fatto che la deroga ambientale, ossia la possibilità di inquinare senza troppi controlli, è un altro dei criteri molto congeniali al Pentagono.

Le basi USA consumano inoltre enormi quantitativi energetici (gratuiti al 98%), molta acqua e danneggiano l’ambiente in maniera a volte davvero grave, tanto che i possibili costi della bonifica delle basi overseas erano tra le preoccupazioni del Pentagono. In questo caso attraverso un accordo favorevole, questi costi sono spesso elusi: succede infatti che il governo USA vanti le “migliorie apportate al territorio” al momento della chiusura. Possiamo pertanto affermare con in Italia certezza i civili pagano al complesso militar industriale centinaia di milioni all’anno per queste installazioni. Alcune conseguenze? Quelle di rischiare il coinvolgimento nei prossimi conflitti bellici: le contraddizioni politiche tra le dichiarazioni di pace e questi atti di governo sono sotto gli occhi di tutti.

Il prezzo che Vicenza rischia di pagare è altissimo: la città, già fortemente militarizzata, perde una grande area verde e le prospettive di avviare progetti a favore di un’ economia civile e sostenibile, rischiando di diventare capitale delle nuove guerre piuttosto che città d’arte di fama mondiale. L’area del Dal Molin si appresta ad essere letteralmente svenduta. Al Pentagono risulta oggi utile pubblicizzare ai propri dipendenti la possibilità di vivere in un’area attraente, come compensazione della destinazione finale, il fronte. La posizione del governo italiano risulta poco comprensibile anche partendo da un’ottica moderata. Appoggiare il governo Bush, oltretutto indebolito, non è una politica ragionevole: la base è dichiaratamente rivolta contro Africa e Medio Oriente, paesi vicini.

Gli unici realisti sono i movimenti per la pace, i veri estremisti sono evidentemente i sostenitori delle guerre preventive del Bushismo, che passa attraverso la costruzione di questi accampamenti in un logica “basi guerre basi guerre” che rischia di vedere i civili intrappolati in un’economia bellica. Malgrado le negativamente sorprendenti notizie che giungono da Roma la partita è ancora aperta. Se uno dei criteri è l’ospitalità, non pare che questa a Vicenza ci sia. Attraverso i boicottaggi economici e le azioni nonviolente di massa si possono oggi raggiungere risultati interessanti. Il movimento vicentino ha studiato ed è maturo: sa bene che queste basi hanno un costo altissimo e si prepara a sostenere forme di conversione preventiva dal militare al civile della Caserma Ederle, che porterebbe veri benefici diffusi, anche occupazionali, come dimostrano i tanti precedenti nel mondo.

 
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Hugo Chávez, il riformista!!!!!

Post n°477 pubblicato il 03 Febbraio 2007 da grechu

Hugo Chávez, il riformista
  venerdì 2 febbraio 2007  - 21:45:30, in America Latina, Gennaro carotenuto
immagineLa "legge abilitante" che, secondo l’opposizione, darebbe al presidente venezuelano Hugo Chávez “poteri assoluti", semplifica e accelera la realizzazione del programma socialista per il quale è stato votato dal 63% degli elettori lo scorso 3 dicembre. Due mesi dopo, una moderata nazionalizzazione del petrolio e dell'energia elettrica, si realizza in pace, democrazia e senza strappi né espropri.

Hugo Chávez è spesso definito dalla stampa internazionale in maniera polemica ed oggettivamente non corretta: “autoritario”, perfino "dittatore". E’ difficile rompere il corto circuito delle vulgate, delle semplificazioni e della propaganda, ma è vero l'esatto contrario.

In un continente caratterizzato da repubbliche presidenziali, dove il potere del presidente è sterminato, l'eccezione è proprio la Costituzione partecipativa del Venezuela. Questa stabilisce una serie senza precedenti di contrappesi che riequilibrano i rapporti tra eletti ed elettori. Hugo Chávez, al di là della forza concessagli dalla maggioranza dei venezuelani, e dagli errori dell'opposizione, è il presidente americano che meno poteri ha e con più strumenti costituzionali che ne limitano l'agire.

L'esempio principe è l’istituto del referendum revocatorio, con il quale la cittadinanza può rimuovere l'eletto a metà mandato. Proprio Chávez uscì vincitore dal referendum revocatorio del 15 agosto 2004, dimostrando che lo strumento funzionava nei due sensi. L'opposizione poteva chiedere il referendum, e l'eventuale maggioranza poteva riconfermare la fiducia all'eletto. Ci fosse stato il revocatorio, tanto Fernando de la Rúa in Argentina, come Gonzalo Sánchez de Lozada in Bolivia, sarebbero stati dimissionati senza che corresse sangue. Un presidente come il peruviano Alejandro Toledo, che ha governato per anni con un'approvazione popolare inferiore al 15%, sarebbe stato mandato a casa a metà mandato. Perfino la crisi di Oaxaca, in Messico, costata oltre 20 morti, torture, arresti indiscriminati, con il revocatorio si poteva risolvere pacificamente.

Non è provocatorio definire Hugo Chávez un "riformista" che sta trasformando il paese e la regione in pace e democrazia. Non è provocatorio a meno di non violentare il dizionario e considerare “riformista” un mero sinonimo di “liberalizzatore”. Non si perde sotto le “lenzuolate”, e Tony Blair o Massimo D'Alema o perfino Nicola Rossi dovrebbero guardare a lui con stima e forse una punta d’invidia.

immagineSi comincia con il petrolio e l'energia elettrica, le chiavi dello sviluppo del paese, finora in mani straniere. Tutto viene fatto senza espropri e garantendo i piccoli azionisti, come nel caso di Electricidad de Caracas, la più grande azienda elettrica del paese. All’elettricità seguirà il ridisegno dei rapporti con le multinazionali che estraggono il petrolio dall'Orinoco, una delle più grandi riserve al mondo, con una stima di almeno 1,3 miliardi di barili. La PDVSA, la compagnia statale, finora è stato socia di minoranza nelle imprese miste con le multinazionali statunitensi Exxon Mobil, Chevron-Texaco e Conoco-Phillips, la britannica British Petroleum, la francese Total e la norvegese Statoil. Dal primo maggio la PDVSA passerà ad avere una quota del 60%, pagando quel che c'è da pagare ma anche incassando quel che c’è da incassare.

Le schermaglie verbali con le quali George Bush e Hugo Chávez si lanciano reciproci insulti -ma Chávez non ha mai fomentato un golpe negli Stati Uniti come Bush fece con quello dell'11 d'aprile 2002 a Caracas- non passano dall'essere tali, anche se è curioso che i grandi media internazionali si scandalizzino solo per gli attacchi di Chávez a Bush e mai viceversa. La sostanza è che il programma di sviluppo accelerato del Venezuela non può prescindere dalla pace internazionale, nella regione, e verso il "grande fratello", che resta il primo partner commerciale del paese. I dati diffusi recentemente dall'ALADI testimoniano che, in appena tre anni, l’attivismo di Chávez e di Lula ha fatto da volano alla crescita del 110% del commercio interno latinoamericano. Oggi l'America Latina è meno dipendente dai centri economici mondiali, Stati Uniti in testa, che infatti non gradiscono, ai quali invece era ammanettata negli anni del "Consenso di Washington". E questa è sicuramente una rivoluzione.

 
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Post N° 476

Post n°476 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da grechu

Basi Usa: Il conto? 366 milioni di dollari ma è l'Italia che li paga

 Una leggenda circola da anni negli ambienti politici e economici: gli americani saranno anche ingombranti, però pagano l'affitto delle basi allo Stato italiano. Falso. Completamente. La verità è contenuta nel "2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense", ultimo rapporto ufficiale reso noto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Alla pagina "B-10" c'è la scheda che ci riguarda: vi si legge che il contributo annuale alla "difesa comune" versato dall'Italia agli Usa per le "spese di stazionamento" delle forze armate americane è pari a 366 milioni di dollari. Tre milioni, spiega il documento ufficiale, sono versati cash, mentre gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l'Italia concede all'alleato: si tratta (pagina II-5) di «affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti». Ciò che le imprese del Nord-Est e del Meridione domandano da anni a Roma senza ottenerlo, gli Usa lo incassano in silenzio già da molti anni. È come se il padrone di casa, oltre a dare alloggio all'inquilino, gli girasse anche dei soldi. Nel caso delle basi americane, il 41 per cento dei costi totali di stazionamento sono a carico del governo italiano: il dato è riportato alla pagina B-10. Alla tabella di pagina E-4 sono invece messi a confronto gli alleati: più dell'Italia pagano solo Giappone e Germania, mentre persino la fidata Gran Bretagna è dopo di noi, si è limitata - nel 2004 - a contribuire con 238 milioni di dollari.

Una sorpresa la si ha mettendo a confronto i dati del 1999 e del 2004: si scopre che il Governo Berlusconi ha incrementato i pagamenti agli Usa, passando dal 37 per cento al 41 per cento dei costi totali sostenuti dalle forze armate ospiti.

Ma non basta. In base agli accordi bilaterali firmati da Italia e Usa nel 1995, se una base americana chiude, il nostro governo deve indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al territorio. Gli Usa, per esempio, hanno deciso di lasciare la base per sommergibili nucleari di La Maddalena, in Sardegna: una commissione mista dovrà stabilire quanto valgono le «migliorie» e Roma provvederà a pagare. Con un ulteriore vincolo: se l'Italia intende usare in qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli americani, Washington riceverà un ulteriore rimborso.

(Marco Mostallino)

 
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Post N° 475

Post n°475 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da grechu

“…Il governo è stato costretto a prendere questa decisione. 
Noi non abbiamo indagato sulla natura di queste costrizioni…

 


Enrico Letta, sottosegretario alla Presidenza del consiglio

Dal Molin: attentato all’integrità territoriale

 


Paolo Emiliani, da Rinascita del 18 gennaio 2007

 

La Repubblica è una e indivisibile

 


E' molto chiaro, in questo senso, l'articolo 5 della nostra Costituzione.

 


Anche il Codice Penale non ha bisogno di molte interpretazioni su questa materia.

 

Art. 241 Attentati contro la integrità, l'indipendenza o l’unità dello Stato.

 


Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l'indipendenza dello Stato è punito con l’ergastolo.

 

Originariamente era prevista la pena di morte, poi soppressa e sostituita con il carcere a vita, a testimonianza che questo è, per la legge italiana, reato più grave, per esempio dell’omicidio, per il quale sono previste gradazione di pena più lievi prendendo in considerazione le modalità del delitto.

 

L’attentato alla integrità dello Stato non ammette, invece, attenuanti e l’articolo 5 dello stesso Codice Penale non ammette l’ignoranza della legge.

 


Noi crediamo che la decisione di concedere agli Usa l'area attualmente occupata dall'aeroporto "Dal Molin» per la realizzazione di una base militare americana (Ederle2), che sarà fuori dalla giurisdizione italiana, violi proprio l’articolo 241 del Codice Penale.

 

E' infatti indubbio che, quel pezzo di madre Patria verrà sottratto nel fatto e nel diritto all'Italia diventando un'isola straniera all'interno dei nostri confini.

 


Probabilmente nessun magistrato avvierà mai un procedimento in questo senso, come nessuno fece nulla quando, ambiguamente, nella legge che aboliva la leva obbligatoria, al comma 1 di fatto si stabilì la condizione subordinata dell'Italia alle decisioni delle "organizzazioni internazionali delle quali l'Italia fa parte”, leggi, tra l'altro, la Nato.

L’Italia deve difendere la sua residua sovranità nazionale e l'opposizione alla megastruttura militare americana di Vicenza sarebbe stato un passo fondamentale per invertire una tendenza che va avanti dalla fine della guerra mondiale.

 


Così non è stato e con la precisa responsabilità di un governo al cui interno siedono esponenti della cosiddetta sinistra radicale.

 

Ora Rc e Pdci hanno annunciato battaglia, ma su cosa? Se fossero veramente determinati farebbero cadere oggi il governo Prodi.

 


Gli italiani, nonostante oltre mezzo secolo di bombardamento mediatico, lo dicono i sondaggi, sono in maggioranza contrari a questa nuova base Usa in Italia.

 


Si vada quindi alle urne e non divisi tra liberisti filoatlantici di centrosinistra e liberisti filoatlantici di centrodestra, ma tra collaborazionisti dell’invasore e uomini liberi.

 

Questo però non lo faranno mai lorsignori ed allora tanto vale che la smettano con il loro starnazzare.

 


Semmai bisogna ulteriormente preoccuparsi per certe inquietanti dichiarazioni rilasciate ieri nientemeno che dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Enrico Letta.

 

Sette parlamentari veneti della maggioranza (Laura Fincato della Margherita, Elettra Deiana, Gino Sperandio, Tiziana Valpiana del Prc, Luana Zanella dei Verdi, Lalla Trupia dei Ds e Severino Galante del Pcdi) hanno voluto incontrare Letta: «Ci ha detto testualmente – ha riferito Severino Galante del Pcdi – che il governo è stato costretto a prendere questa decisione. Noi non abbiamo indagato sulla natura di queste costrizioni, però…»

 

Noi, invece, vorremmo indagare sulla natura di queste costrizioni.
Gli italiani devono sapere, perché in pericolo c’è la loro residua libertà immagine

 
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