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Post n°233 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da cavallo140
Tag: La pazzia.. “Siamo tutti costretti, Chi è il matto, il folle, il pazzo, il deviante? Cosa è la normalità? La società ha definito “pazzia” qualsiasi cosa irrazionale, inconcepibile, per cui il pazzo è stigmatizzato come una persona bizzarra, senza ragione; non solo: anche irrequieto, capace di far danno e di essere pericolosa, per cui il matto per la collettività è riconducibile ad uno stato di “confusione”, visto come un essere/persona “non-normale”. Anche la follia merita i suoi applausi.
Post n°232 pubblicato il 14 Febbraio 2012 da cavallo140
Tag: Auguri..
COS'E' L'AMORE
Quando ti chiedi cos'è l'amore,
COME T'AMO?
Come t'amo? Lascia che te ne conti i modi.
SENZA DI TE
Non posso esistere senza di te.
IL BACIO Ti manderò un bacio con il vento Felicissimo San Valentino a tutti...
Post n°231 pubblicato il 31 Gennaio 2012 da cavallo140
Tag: Questo mondo cada... Per il Bene. Per la Terra. Per noi stessi. Oggi non si crede più in nulla. Non parlo delle credenze, delle ideologie, che hanno ridotto il mondo di un gran teatro di burattini, dove la politica e l'economia hanno avuto la meglio, condizionando, ipnotizzando, distruggendo, asservendo. Parlo di valori. Un tempo si combatteva per ciò che vale. L'onestà, l'integrità, il sostegno, l'appartenenza a un popolo, in una sola parola il Bene. Oggi non si combatte nessuna battaglia di valore. Si fa guerra per conquistare le risorse energetiche e alimentari. Si distrugge per diventare sempre più ricchi. Nessuna battaglia ha veramente senso. La vita stessa ci insegna che la nostra esistenza è lotta: accade anche nel mondo animale. Ma questo tipo di lotta non ha nulla a che fare con la distruizione inutile, scollegata da ogni valore positivo.
Io amo la spada. Ne ho tre. La spada è una visione della vita. Se serve usarla, a mio avviso, è per il bene comune. Non per la sopraffazione. Un tempo vi era chi usava la spada per difendere il proprio regno, villaggio, famiglia, dagli assalti di ogni tiranno possibile. Per questo tipo di battaglia ha senso usare la spada. Oggi per cosa combattiamo? Per cosa lottiamo? Guardiamo il mondo dagli schermi e rimaniamo seduti. Non troviamo nulla per cui vale la pena combattere. E la rassegnazione avanza. Vengono meno le forze. L'uomo ha sempre avuto bisogno di credere in ciò che vale. Lo spettacolo abberrante a cui stiamo assistendo oggi in Italia è il trionfo della menzogna, dell'oscuro, della perversione, del potere nero. Molti giovani vedono e si ritirano nel proprio mondo interiore. Molti cittadini sono storditi. Anche chi vuole combattere, sa che ha do fronte un nemico potente: la televisione. E allora? Che fare? Arrendersi? No. Anche in questo mondo in decadenza, vale la pena lottare per ciò che vale. Chi crede nella Luce troverà sempre un'aquila che scenderà dal cielo per aiutare il guerriero. Il ruggito della forza interiore può echeggiare in modi nuovi, diversi, magari attraverso la Rete che ci connette tutti. Bisogna aspettare che questo mondo cada. Ormai i tempi sono maturi: è fin troppo evidente. Ma chi ancora crede in ciò che vale, chi crede nel Bene (cuore, solidarietà, rispetto per ogni creatura, amicizia, lealtà, verità) allora può sempre tirare fuori la propria spada interiore e combattere in questo tempo oscuro. Per il Bene. Per la Terra. Per noi stessi.
Post n°230 pubblicato il 30 Gennaio 2012 da cavallo140
ARROGANZA Arroganza. Non é il nome di un profumo, bensì un sentimento, uno stato d'animo che non ha niente di nobile, né di generoso. Per me é un vestito di pessimo gusto, orribile anche se ad indossarlo fosse Venere stessa, eppure se andassimo proprio ad analizzare l'essere umano, sono sicura che ognuno di noi ne possiede almeno un lembo da qualche parte, ma la capacità di farne una piccola palla grinzosa e buttarlo da una parte é una qualità che pochi riescono a sviluppare. Naturalmente esistono vari stadi di arroganza, quella grave é caratterizzata dal sudiciume interiore di chi riesce tranquillamente a calpestare gli esseri umani con assoluta assenza di vergogna per affermare i propri diritti calpestando quelli degli altri; a mio avviso, il mio Paese ne é la culla, infatti noto la mancanza del più grande strumento esistente per il controllo del comportamento e, cioé, la coscienza con il conseguente neutralizzarsi del sentimento della vergogna, sostituito dall'arroganza, spocchiosa e scostante con la sopravvalutazione dell'Io e l'assoluta consapevolezza dell'impunibilità raggirando abilmente le Leggi.
Ognuno poi ha il proprio carattere, caratterizzato da una linea genetica, principalmente, e formato in seguito dalla propria educazione, frequentazione, condotta di vita, studi, percorso di vita, vicissitudini, gratificazioni, successi, colpi bassi, etc. L'arroganza naturalmente non vive in solitudine ma in compagnia dei suoi sinonimi e cioé alterigia, prepotenza, superbia, insolenza, e devo dire, almeno per me, la sua forma meno sgradevole é la spavalderia che é forse l'unica sfaccettatura che personalmente riesco a malapena a tollerare, perché, in fondo, forse serve a dare un pizzico di coraggio nelle situazioni impreviste, a tener testa agli arroganti veri, proprio per evitare ferite gravi. Personalmente ritengo opportuno inserire nel proprio bagaglio un fazzolettino di umiltà, così tanto per mettere un profumo fresco adatto in tutte le stagioni, per essere piacevoli soprattutto a noi stessi, per ricordare la disponibiltà, l'educazione, la tolleranza, condannando a priori la prevalizzazione su esseri più miti, ricordando che il buon senso, secondo la mia opinione, é la più alta componente dell'intelligenza, e se per caso dovessi varcare quel confine che mi potrebbe trovare in stretta confidenza con l'arroganza, sarò grato ai miei più cari amici di farmelo notare e farò di tutto per ristabilire le opportune distanze.
Post n°229 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da cavallo140
"La ragione è uBenvenuti nella città invisibile, con le persone invisibili La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".
Esistono ma sono invisibili.
Partiamo da quello che, al parcheggio, vi sollecita con insistenza a dargli un contributo (se no ti ritrovi la macchina rigata), o al semaforo cerca di pulirvi il parabrezza o di rifilarvi improbabili souvenir.
La reazione spontanea è quella di dire: ma vai a lavorare. Giusto. Ma dove, da chi? Qual è l’azienda che può essere interessata ad assumere queste persone con un curriculum solitamente non incoraggiante?
Arriviamo al punto: tutti vorremmo che lavorassero. Tuttavia nessuno di noi sarebbe disponibile a dargli concretamente un lavoro (E chi si fida?).
Il problema è chiuso. Noi continuiamo nei nostri mugugni. Loro continuano ad "aggiustarsi". Del resto noi abbiamo cose ben più importanti di cui occuparci.
Proviamo ora a cercare di ricordare quante persone ciascuno di noi conosce che, per i più svariati motivi, nonostante siano in età da lavoro e nonostante siano privi di reddito sufficiente, passano la giornata prive di qualunque occupazione.
Non ci riferiamo a quelle persone, già sfortunate, che hanno perso il lavoro perché l’azienda ha chiuso (e di questi tempi è sempre più frequente...), ma di quelle che un lavoro non ce l’hanno proprio mai avuto. Per vicissitudini personali, per problemi psichiatrici, o semplicemente per stili di vita poco raccomandabili, per frequentazioni di sostanze o persone ritenute pericolose.
Ebbene, per queste persone concetti come ferie, vacanze, risparmio, orari, impegni, programmi per il futuro, sono concetti impropri, sconosciuti. I "consigli per gli acquisti" dai quali ogni minuto sono bombardate costituiscono autentiche istigazioni a delinquere. Le notizie che quotidianamente sentono relative alla vita politica ed economica sono indisponenti. Intanto perché sentono che gruppi numerosi di persone stanno vivendo spudoratamente sulle spalle della collettività, carichi di privilegi che non si preoccupano neanche più di tenere nascosti. E poi perché vedono la maggior parte delle persone che comunque, nel loro piccolo, hanno almeno una situazione sostenibile, una rete di rapporti familiari e sociali più o meno soddisfacente, un lavoro su cui contare pur con i problemi che comporta, qualche organizzazione sindacale o di categoria con la quale far sentire la propria voce. Persone che "esistono" non fosse altro perchè rientrano in categorie sociali riconoscibili sulle quali si fanno statistiche e sondaggi.
No, le persone di cui vi parliamo sono escluse da tutto ciò. Esistono ma sono invisibili. Colpevolmente (per noi) invisibili. Perché ci da fastidio vederle. Dunque rimuoviamo il problema. E ci illudiamo di averlo risolto.
E la prossima volta che al semaforo qualcuno ci infastidirà imprecheremo nuovamente: ma vai a lavorare. E continueremo a sentirci maturi e intelligenti.
Post n°228 pubblicato il 13 Gennaio 2012 da cavallo140
la libertà…… Morti sulle strade, morti sul lavoro, morti per droga, morti per soldi e morti per legge di sangue, morti tutti per non curanza. Sogno spesso un luogo
Post n°227 pubblicato il 06 Gennaio 2012 da cavallo140
Tag: la solitudine... Ma è così che ti frega, la vita...
A volte ci si illude di poter tenere il passato chiuso dentro una scatola riposta nell'armadio, così come in un cassetto in fondo al proprio cuore.
E un astronomo disse: Kahlil Gibran
Post n°226 pubblicato il 03 Gennaio 2012 da cavallo140
Tag: Massimo Ragnedda Sakineh... Ancora il caso Sakineh. Ancora una volta la strategia della tensione, dello scontro, della diffamazione e della strumentalizzazione dei media. Ancora una volta riparte la campagna di odio contro il nemico, con un balletto di ipocrisie e false notizie, di strumentalizzazioni e violenza verbale. Sia chiaro: sono contro la pena di morte in Iran, come negli Stati Uniti, come in Cina, come in Arabia Saudita e in tutte la parti del mondo dove ancora questa barbara pratica è in auge. Appunto, sono contrario alla pena di morte senza se e senza ma. Alcuni, ipocritamente, sono contrari alla pena di morte solo in Iran, perché in fondo non sono interessati a salvare dalla morte la condannata iraniana, ma a condannare un’intera nazione e popolo. L’obiettivo, non dichiarato, è preparare l’opinione pubblica alla guerra: quella prossima ventura contro l’Iran. Sono contro la pena di morte, ovunque nel mondo, ma anche contro la strumentalizzazione dei diritti umanitari, della falsa retorica e dell’ipocrisia. Il caso Sakineh è un emblema, un caso da manuale di strumentalizzazione e di manipolazione mediatica. Il caso della lapidazione a morte di Sakineh per adulterio (così ci è stata proposta, falsamente, per mesi e mesi) è forse uno dei casi più interessanti da studiare per capire come le campagne di odio nascono e si diffondono (il libro Barack Obush di Giulietto Chiesa e Pino Cabras spiega molto bene come sia nata la campagna per salvare Sakineh). Campagne di odio che prendono spunto da fatti concreti (in questo caso la condanna a morte di Sakineh) per essere poi strumentalizzati. È un classico da manuale e la storia recente è piena di questi esempi. Fu così durante la prima guerra mondiale quando si parlava dei crimini commessi dai tedeschi contro donne e bambini ai quali venivano tagliate le mani. Una notizia che ha scosso e turbato l’opinione pubblica e ha mobilitato parte di essa. Una notizia rivelatasi poi falsa, ma l’indignazione e l’odio, nel frattempo, erano già diventati guerra e mobilitazione contro il nemico tedesco. Fu così durante la seconda guerra mondiale quando si diede luogo, negli Stati Uniti, ad una feroce campagna d’odio contro i giapponesi con notizie false e strumentalizzazioni. L’obiettivo era lo stesso: trasformare un popolo riluttante alla guerra, in un popolo di feroci guerrafondai. Fu così per il Corea e il Vietnam. Fu così durante la guerra del Kosovo, la cosidetta guerra umanitaria (un orribile ossimoro). Si parlò di pulizia etnica, di sterminio sistematico, si paragonò Milosevic a Hitler. Alcune notizie erano vere, altre false, alcune per comodità taciute. L’obiettivo era evocare un’emozione da trasformare in odio per giustificare la guerra. L’obiettivo era spingere l’opinione pubblica ad accettare la guerra. E poco importa se quelle notizie, oggi, sono considerate esagerate e false (come i 500mila kosovari che mancavano all’appello e si temeva fossero stati uccisi da Milosevic). L’obiettivo è stato raggiunto. La guerra, per chi l’ha vissuta comodamente seduto a casa, è passata. È successo con Saddam Hussein (negli anni Ottanta fedele alleato degli Stati Uniti e poi considerato feroce nemico): accusato di detenere armi di distruzione di massa che a distanza di dieci anni non sono state mai trovate. Poco importa se poi proprio i marines americani in guerra per trovare le armi di distruzione di massa abbiano usato armi altrettanto micidiali e proibite dalla convenzione di Ginevra sugli iracheni (vedi il fosforo bianco usato a Falluja). Si diceva che l’Iraq perseguitava i kurdi (vero) ma si dimenticava di dire che la Turchia, membro della Nato dal 1952, fa altrettanto, ancora oggi. L’ultimo caso mercoledì 28 dicembre 2011 quando la Turchia con i suoi F-16 e droni senza pilota ha bombardato i dintorni di un villaggio chiamato Roboski (Ortasu in turco) al confine con l’Iraq. Primo bilancio parla di 35 morti (tra cui un dodicenne). I diritti umanitari vengono tirati in ballo quando conviene. È successo in Libia, ora succede in Siria e in Iran. Ma non succede in Barhein, Arabia Saudita e Kuwait. Loro sono gli alleati dell’Occidente e contro di loro nessuna campagna di sensibilizzazione. Si possono fare migliaia di esempi dell’ipocrisia occidentale, ma il caso Sakineh, in questi giorni ritornato di moda, è il più emblematico. Anche ieri ho sentito dire in TV che Sakineh è stata condannata per adulterio. Sakineh è stata condannata per omicidio e non per adulterio: l’accusa è di aver fatto drogare il marito e averlo fatto uccidere nel sonno dal suo amante. Per essere ancora più precisi: anche il suo amante (sì aveva un amante, ma è molto difficile in Iran provare l’accusa di adulterio poiché sono necessari 4 testimoni oculari che hanno assistito personalmente all’adulterio) è stato condannato a morte in entrambi i gradi di giudizio. Io spero che Sakineh non sia condannata a morte, come spero che tutti i detenuti statunitensi che vivono nel braccio della morte non siano condannati a morte. Spero anche che i condannati cinesi e quelli sauditi non siano condannati a morte, ma scontino la loro pena in carcere. La storia di Sakineh deve, però, farci riflettere. Non si tratta di una campagna per salvare la vita di una donna, ma una campagna per giustificare una guerra. Una campagna che prende spunto da un fatto concreto (la condanna a morte di una donna) ma che si discosta da essa per perseguire altri obiettivi.
Sakineh: “La donna non rischierebbe più la lapidazione, ma l’impiccagione che, come si sa, è più «umana»!”. Che dire allora dell’iniezione letale che ha ucciso la ritardata mentale Lewis due anni fa? È forse l’iniezione letale più umana? Il filosofo francese, parla di simboli, dignità delle donne, di uguaglianza dei diritti umani, di giustizia per l’innocenza. Parole nobili, belle, profonde. Ma perché non ha scritto due righe per Teresa Lewis? Non è una donna? Non è l’iniezione letale altrettanto inumana? Il segretario di Stato americano Hillary Clinton si è detta turbata da una possibile esecuzione a morte in Iran. Ha protestato dicendo che ancora una volta il regime iraniano non è in grado di salvaguardare i diritti fondamentali e in particolare quelli delle donne. La cosa che sorprende di questa affermazione è che è stata detta dal segretario di Stato di un paese che applica la pena di morte e che, proprio in quei giorni, assassinava Teresa Lewis, donna e ritardata mentale, anche lei accusata di aver fatto uccidere il marito. Proprio come Sakineh. Ma per salvare la Sakineh americana non c’è stata nessuna campagna internazionale. Ascolta il passo breve delle cose A L D A M E R I N I
Post n°225 pubblicato il 30 Dicembre 2011 da cavallo140
Tag: Auguri a tutti Ti auguro Io ti auguro non tutti i possibili regali. Io ti auguro del tempo per il tuo fare, per il tuo pensare, Io ti auguro del tempo non solo per poterlo sprecare. Io ti auguro del tempo per poter afferrare le stelle Io ti auguro del tempo per trovare te stesso, Io ti auguro di avere tempo per vivere..
Post n°224 pubblicato il 27 Dicembre 2011 da cavallo140
Tag: Perchè tutto questo La Crisi.... Non sono un economista e faccio fatica a districarmi in questa marea di informazioni e dati che tutto dicono e nulla spiegano. Quando gli economisti e i mass media parlano della crisi sembrano parlare in codice per non farci capire. I mass media hanno il dovere di informarci, ma non lo fanno. So tutto dell’omicidio di Avetrana, della casa di Cogne, del delitto di via Poma, della strage di Erba, eccetera, e non so i nomi degli speculatori, chi comanda il Fondo Monetario Internazionale, cosa sono le agenzie di rating e soprattutto cosa guadagnano le banche centrali e da chi sono governate. Voglio i nomi e voglio conoscere i meccanismi, e voglio che siate voi economisti a spiegarcelo.Per esempio mi piacerebbe che spiegaste questo ai cittadini. La crisi finanziaria non è un fatto inevitabile e in balia delle forze irrazionali della natura; non è un terremoto o un’eruzione vulcanica: non è, insomma, un evento geologico, ma un evento previsto e prevedibile. Mi chiedo e vi chiedo: qualcuno ci guadagna da questa crisi? E se sì, chi? E poi: se qualcuno ci guadagna, non potrebbe essere lui il responsabile creando ad hoc la crisi per specularci?
Cari economisti dovete dirci chi ci guadagna. Chi? Sappiamo chi ci perde, ovvero le classi sociali povere che sono costrette a pagare il debito in due modi: direttamente con l'aumento delle imposte e indirettamente con il taglio del welfare state e dei servizi che lo stato eroga ai cittadini. I giornali e i telegiornali parlano di crisi finanziaria, di attacco degli speculatori, di spread, di Bot e Cct, di Nasdaq, ma non spiegano niente. Sappiamo solo che la crisi la pagano i poveri. Questa è l'unica certezza. Quando lo stato sta “fallendo” (chi lo fa fallire? Perché?) Ad essere malizioso e a farla semplice si potrebbe dire: quando lo stato sta “fallendo” (chi lo fa fallire? Perché?) intervengono gli organismi internazionali che gli “prestano” i soldi ad un tasso di interesse altissimo, e chiedono in cambio, oltre alla restituzione dell’aiuto maggiorato da un tasso di interesse altissimo, “riforme”, un eufemismo per dire: riduzione dei servizi pubblici che lo stato offre ai cittadini (scuole e ospedali ad esempio); taglio dei diritti dei lavoratori, per permettere alle aziende di essere più competitive; e privatizzazione, ovvero vendita ai privati delle aziende “produttive” dello stato (quelle in debito ovviamente non interessano). Non sono un economista dicevo: allora cari economisti spiegatecelo voi come funziona. E parlateci anche del caso islandese. Nel 2008, con la crisi dei mercati finanziari, falliscono le principali banche islandesi e la corona islandese perse l’85% nei confronti dell’Euro. L’Islanda stava fallendo. A questo punto arriva la soluzione (come quella proposta alla Grecia e all’Irlanda e che può essere proposta al Portogallo, alla Spagna e chissà forse anche all’Italia). L’unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale pensano bene che il debito creato dagli speculatori e dai banchieri dovesse essere pagato dai cittadini e il governo islandese accetta. Il governo, che dovrebbe rappresentare e tutelare i cittadini, ha proposto a loro il pagamento di 3 miliardi e mezzo di euro in 15 anni con un tasso di interesse del 5,5 %. Detto in soldini (mi scusino gli economisti per i termini non tecnici, ma questo mi pare il modo migliore di spiegare la cosa): ogni famiglia islandese avrebbe dovuto pagare 100 euro al mese per 15 anni. Gli scontri in Grecia, per intenderci, si sono verificati per questi motivi: hanno obbligato i cittadini greci a pagare il debito, tagliando i loro stipendi (in alcuni casi anche del 25%), tagliando i servizi, privatizzando le aziende dello stato, licenziando i lavoratori, eccetera. Ovvero hanno preso dai poveri per dare ai ricchi. E l’Islanda invece come ha reagito? O meglio, il popolo islandese come ha reagito? Il diffuso malcontento popolare si è tradotto in manifestazioni pacifiche con slogan come “salviamo il paese, non le banche” e “no al capitalismo strozzino” che hanno portato alle dimissioni dell’allora governo in carica e a indire un referendum consultivo popolare. A marzo del 2011 il 93% dei cittadini islandesi ha detto no al pagamento del debito. Ma non solo: sono stati emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo. Certo il caso islandese è unico e forse non ripetibile, ma perché non ne parlate mai? Quando provate a spiegare la crisi, mai un accenno a quanto successo in Islanda. Perché? Se loro non si fossero ribellati, anche pacificamente, il debito l'avrebbero pagato i cittadini, mentre i banchieri sarebbero stati liberi e più ricchi. Invece è andata diversamente: la crisi non la pagano i poveri cittadini e i responsabili sono stati puniti. E in Italia e nel resto del mondo che succede? Cari economisti spiegateci che succede: chi sono i responsabili della crisi? Chi ci guadagna? È inutile dirmi che la borsa perde il 2,35% o che il Nasdaq scende del 2% e che lo spread si allarga, perché così non mi state spiegando un bel niente. Vogliamo i nomi dei responsabili della crisi e perché la crisi dovremmo pagarla noi. E poi spiegateci: possiamo fare come l’Islanda? Massimo Ragnedda
Post n°223 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da cavallo140
Tag: SOGNARE.. VORREI Se la mia stella dei desideri mi concedesse di decidere il futuro per tutti i giovani vorrei un mondo senza violenza e guerra pieno di solidarietà tra tutte le persone. Se avessi la possibilità di decidere per tutti i giovani vorrei che i ragazzi fossero quello che sono e non quello che vogliono apparire. Vorrei essere una stella
Vorrei essere una stella dipinta d’azzurro come l’azzurro del vasto mare. Vorrei essere una stella nel vasto cielo nero perché vorrei guardare con gli occhi di una stella il mondo lontano il mio mondo chiamato Terra. Vorrei guardare da lontano, le cose che accadono, le cose brutte e le cose noiose, potrei chiudere gli occhi di stella e non vederle… Vorrei essere una stella perché una stella è un qualcosa di simile a Dio, simile ad un anima di bambino, simile alla natura incontaminata, simile alle cose belle. Invece…, non sono una stella non vedo la terra dipinta d’azzurro anche lei, non umana, vede e vive cose che gli occhi miei vedono. Gli occhi miei umani troppo umani e vedono cose che gli fanno piangere pian piano. Vedono cose… nelle guerre, vedono cose…negli occhi di chi muore di fame. Vedono cose…mie… che mi fanno piangere pian piano… le cose belle son poche la felicità è poca nella mia vita nella vita di tutti. anonimo
Post n°222 pubblicato il 02 Novembre 2011 da cavallo140
Tag: scusate .... ADOLESCENTI DI OGGI UOMINI DEL DOMANI
Educare i propri figli non è un compito facile, soprattutto al giorno d’oggi. In questi ultimi tempi, infatti, come emerso dall’ottavo rapporto EURISPES sui giovani italiani, questi ultimi rivelano una “sofferenza di vivere” che era sconosciuta agli adolescenti di 30 o 40 anni fa, che non possedevano quasi nulla, vivevano in un ambiente familiare e sociale povero, autoritario e fortemente impositivo e non avevano certo di fronte a loro grandi prospettive di lavoro e di successo. Viene allora il sospetto che i giovani siano, in realtà, più poveri oggi di allora, senza voglia di fare, senza un’idea del futuro, senza nessun rapporto con il passato, incapaci di comprendere e di accettare il mondo degli adulti. Il periodo dell’adolescenza è infatti caratterizzato da cambiamenti fisici ma in particolare psicologici, cambia anche il modo di vedere la figura dei genitori con i quali spesso si iniziano a creare conflitti causati dalla voglia di indipendenza. Dal mio punto di vista i genitori di oggi non sono all’altezza di educare i propri figli; appaiono molto spesso assenti a causa del lavoro e della vita frenetica che conducono. Questo porta ad un vero e proprio capovolgimento dei ruoli, contraddistinto dal timore dei genitori di subire attacchi verbali o fisici da parte dei figli. Anziché rimproverarli molti preferiscono soddisfare le loro richieste con la convinzione che in fondo si tratta di piccoli capricci ai quali non conviene opporsi. La nuova generazione è quella del tutto e subito, che porta con sé due aspetti, uno positivo e l'altro negativo .
Se da un lato, infatti, è un bene che la conoscenza, contrariamente al passato, passi da figlio a padre, vista l'abilità dei ragazzi a utilizzare le nuove tecnologie, dall'altro, merita attenzione il fenomeno della sempre più crescente intolleranza dei figli nei confronti dei pari, dei professori e dei genitori stessi .L’idea di rispetto verso una persona più grande va ormai via via perdendosi ed è quindi un dilagare di maleducazione ovunque. Tuttavia anche l’uso della tecnologia,che può essere visto come un punto positivo,può diventare negativo nel caso in cui non se ne faccia un buon uso. Negli ultimi tempi abbiamo visto come gli adolescenti abbiano usato i cellulari e internet per divulgare su you tube video di vita scolastica ,spogliarelli nei bagni, bullismo, e altre situazioni che di certo non ci fanno onore. Inoltre hanno più facilità a parlare in chat che guardando negli occhi una persona, e hanno un rapporto quasi ‘morboso’ con le nuove tecnologie. L’unico modo per affrontare il problema è restituire importanza ai valori che da sempre erano alla base di una buona educazione,valori trasmessi da padre in figlio.Rilevante poi l’importanza del dialogo tra genitori e figli,ormai del tutto assente. Spesso i genitori pensano di poter colmare la loro assenza riempiendo il proprio figlio di regali inutili, accontentando ogni suo capriccio ovvero viziandolo ma delle volte vale molto di più una buona chiacchierata di qualsiasi altro desideratissimo regalo, che porta solo l’adolescente a credere che tutto gli sia dovuto, invece di imparare a guadagnarsi da solo ciò che chiede. Fortunatamente il rapporto con i miei genitori non ha mai attraversato momenti di crisi, in quanto basato su stima e fiducia reciproca. Loro sono sempre stati presenti, consigliandomi in molte scelte e aiutandomi nei momenti difficili. Se ho un problema prima di chiedere consiglio a qualsiasi altra persona so di poter contare su mia madre ,sempre molto paziente nell’ascoltarmi e soprattutto cosciente che ciò che ai suoi occhi può apparire un problema futile per me può non essere così quindi non sottovaluta ciò che mi rattrista ma anzi cerca di darmi conforto e di trovare una soluzione insieme a me. Sicuramente non è confortante pensare che i giovani di oggi sono il futuro del nostro paese in quanto se continuano così, mancheranno senso di responsabilità e capacità decisionali. È il caso quindi di rendersene conto e di prendere in tempo provvedimenti.
Post n°221 pubblicato il 23 Settembre 2011 da cavallo140
Tag: UTOPIA... La Libertà è solo utopia
Vi pongo la domanda del secolo, ossia esiste la libertà? La libertà di esprimersi .. Ma mi riferisco, alla libertà vera quella che ci libera da condizionamenti e catene più grandi di noi... Beh, quelle forse no. Perchè quando mi si dice che il mercato deve essere globalizzato, la guerra giusta è da combattere, oppure se per vari motivi sei curioso di certi aspetti che non ti quadrano, e vuoi sapere la verità in tutta la sua cruda essenza, vieni considerato anormale e quindi discriminato, ebbene quando mi si dicono queste cose o si verificano questi eventi, penso che allora si non siamo tutti liberi di fare quello che è ovviamente più giusto. Siamo portati ad accettare decisioni che dicono abbiamo preso tutti, Il popolo italiano ha deciso, molto spesso, e senza referendum.... Assurdo!!! La politica dovrebbe assicurare la libertà del popolo, che essa governa, il popolo segue lo stato, esso è sovrano ma deve assicurare norme giuridiche a favore del popolo che è in verità il sovrano, deve essere uno specchio, ma oggi quanti di noi si rispecchiano? Il nostro paese e tutta la politica è in continua discesa verso la perdita di valori, i valori che rendono tutti più liberi e felici di convivere in uno stesso luogo, si sta attuando una continua disgregazione delle identità piccole, provando a dare uno stampo unico per tutte le popolazioni, su scala mondiale. Si vuole omologare una tradizione...Ma come? Impossibile, o meglio possibile attraverso la violenza, di cui oggi siamo saturi!!
Sogno una rivoluzione, una rivoluzione umana, una rivoluzione degli individui che si capiscano, che capiscano che il diverso è bello, che nessuno è superiore all'altro, che tutti siamo diversi e per questo uguali, che tutti crediamo, lottiamo, viviamo, speriamo alla stessa maniera, con gli stessi occhi. Sogno una rivoluzione di tutti, che si prendano per mano, che credano nell'altro individuo, che siano contenti quando l'altro vinca, che applaudono quando raggiunge una meta. Sogno una rivoluzione, di individui liberi di poter andare dove vogliono, e non di essere discriminati, per razza, lingua, religione, tradizioni. Sogno una rivoluzione, di un mondo di pace, senza guerre, senza sofferenze, senza dolore. Sogno una rivoluzione, utopica,. Credo nell'utopia, credo nel sogno.
Post n°220 pubblicato il 18 Settembre 2011 da cavallo140
Tag: diverse... Capire la stupidità…impossibile
La stupidità è la più grande forza distruttiva nella storia del genere umano. Non è eliminabile, ma non è invincibile. Capirla e conoscerla è il modo migliore per ridurne gli effetti. Che la stupidità sia un problema grave e pericolosamente diffuso è cosa nota fin dall’antichità. Ma è sorprendente quanto siano scarsi in tutta la storia della cultura umana i tentativi di capire che cosa sia la stupidità e come se ne possano ridurre i perniciosi effetti. Una cosa è chiara: di tutte le possibili forze distruttive nessuna è così insidiosa, pericolosa e onnipresente
Come è evidente in ogni studio attento di questi problemi, l’ignoranza e la stupidità sono due cose completamente diverse. Sono altrettanto diverse l’intelligenza e la conoscenza. Ci possono essere persone molto stupide con un ricco bagaglio di nozioni. Come ci possono essere persone poco informate, o con una scarsa educazione scolastica, dotate di grande intelligenza. C’è anche una sostanziale differenza fra la lunghezza del percorso scolastico e il “sapere”. Una persona può avere frequentato scuole per molti anni e aver imparato poco o nulla, se non sterili “nozionismi”. Mentre ci sono “autodidatti” che hanno una cultura ricca e fertile. Perciò non intendo dire che ci sia una correlazione, univoca e diretta, fra ignoranza e stupidità. Ma quando i due fattori si combinano il risultato è molto preoccupante. Una delle più gravi manifestazioni dell’ignoranza è “credere di sapere”. Così come è molto stupido chi non si accorge mai della propria stupidità, è incurabilmente ignorante chi non si accorge mai di “non sapere”. Socrate diceva: «più so, più so di non sapere». E questo è uno dei più importanti motivi per pensare che fosse molto intelligente – e molto più sapiente di chi si illude di esserlo. Una persona nata e cresciuta in fondo a una spelonca potrebbe essere sconvolta dalla vista del sole. Siamo tutti, in un modo o nell’altro, in quella condizione.
Post n°219 pubblicato il 16 Settembre 2011 da cavallo140
La paura d'invecchiare Le varie fasi della vita, il loro modo di viverle, il corretto rapporto con l'idea della morte sono fattori che influenzano in maniera sensibile la qualità della vita e quindi è giusto che abbiano un posto rilevante nelle nostre riflessioni. Nel De Senectute Cicerone diceva che "nessuno è tanto vecchio da non sperare di vivere ancora un giorno né alcuno tanto giovane da essere sicuro di vivere ancora un giorno". In questa frase, che ricorda quella del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno che ci consente di distinguere ottimisti da pessimisti, è racchiusa la propensione al timore di invecchiare e al panico che l'idea della morte può generare.
I vecchi sulle panchine dei giardini Claudio Baglioni
Post n°218 pubblicato il 17 Agosto 2011 da cavallo140
La strada: non chiamatemi Barbone.
La storia di Gianni GIANNI LA SCIARPA a disegni Burberry se l'arrotola bene intorno al collo, poi infila il cappotto blu che sarebbe anche elegante, blu anche il berretto di panno a visiera tipo lupo di mare. Ha due borse, una 48 ore nera e una sacca grigia. Scarpe nere moderne. La vestizione è alle cinque e mezza della mattina, nella sala d'aspetto della stazione ferroviaria di Greco-Pirelli. "Prima sistemo le mie cose. Ho i cartoni sotto, poi una coperta, e il sacco a pelo. Piego tutto, e metto dietro la panchina di fuori. Fanno tutti così, nessuno tocca niente. Se posso, faccio colazione, sennò salto". Poi si avvia verso la sua giornata, e sembra un viaggiatore in arrivo. "Certo io non mi sento un barbone. Non ho fatto questa scelta".
Post n°217 pubblicato il 26 Luglio 2011 da cavallo140
Tag: Ah la vita... Proteggere il bambino che è in ognuno di noi Crescere un figlio non è cosa da poco.Non è solo metterlo al mondo .
la luce dei sogni Marco Danese
Post n°216 pubblicato il 20 Luglio 2011 da cavallo140
Tag: Addio .... UNA STORIA …………MI RACCONTO LA MIA FANTASIA
Non potrò mai dimenticare quella sera…. Scusatemi ma non posso dirvi cosa successe se prima non vi racconto un po’ di me, vi chiedo soltanto di avere pazienza per leggere qualcosa che sicuramente può essere anche la tua storia. Sono nato in Sicilia nell’era in cui in Italia il boom economico (anche se la Sicilia non ha mai realizzato un vero boom economico) , cominciava a dare i suoi primi frutti sull’economia delle famiglie, educato secondo i canoni tradizionali a cui ogni famiglia del tempo faceva riferimento, senza eccessi, ma anche senza penurie, sono cresciuto come tanti altri miei coetanei adeguandomi alle circostanze di un’era che aveva qualcosa di nuovo, e che non si rassegnava a lasciare il vecchio. L’educazione spirituale era quella cattolica, così ho avuto modo di ricevere nella mia vita quei sacramenti, di cui in realtà non capivo ne il valore e neanche la necessità, ma era ciò che tutti facevano, e che per tradizione si è sempre accettato senza porre tante domande. Così crescendo cominciai a fare come faceva mio padre e mio nonno prima di lui, mi recavo in chiesa la domenica mattina non certo per ascoltare le cose che riguardavano Dio (quelle erano discorsi per donne e per vecchi), cominciando a maturare in me l’idea che Dio in realtà non esisteva, era un’invenzione dell’uomo per mascherare la sua debolezza e la necessità di avere almeno la speranza in un qualcosa che nessuno può vedere, un vero uomo neanche pensa di parlare di Dio, dopo un po’ di tempo la chiesa per me era divenuta soltanto un monumento dedicato allo spreco umano. Subito dopo essere ritornato dal servizio militare decisi di andare via dalla mia regione,la scusa era quella di cercare lavoro, ma la realtà e che il modo di pensare e le tradizioni di quest’isola non erano da me condivise. Andai a vivere a Verona, e grazie all’aiuto di un mio zio riuscì ad inserirmi nel mondo del lavoro, trovai un piccolo appartamento in affitto, e finalmente cominciai a gustare la libertà da ogni vincolo e restrizione. Che bello il sapore della libertà, è come la brezza al mattino presto in aperta campagna, ti sveglia ti fa stare bene. Cominciai a farmi degli amici, le mie convinzioni erano di non ritornare più in Sicilia, e lavoravo solo il tanto che bastava per pagare le spese ed assicurarmi il divertimento. A poco a poco divenni identico nella mentalità di coloro che frequentavo, ero un ragazzo che come quelli della sua età, frequentavano i pub, le birrerie, le discoteche, e lo spinello era una cosa del tutto normale. Anche il livello culturale cominciava ad essere trasformato, cominciai ad interessarmi di tutto ciò che mi era nuovo cominciai a leggere libri di ogni genere, ma più di tutti mi appassionò un libro “Introduzione alla Psicoanalisi” di Freud. Col passare degli anni, tutta la mia spavalderia cominciò ad attenuarsi, vedevo lo scorrere dei miei anni, e ciò che avevo realizzato era il niente, non si prospettava un buon futuro, gli amici c’erano, ma non bastavano più, i divertimenti cominciavano ad essere monotoni e ripetitivi, e cominciai a coprire questi pensieri, abusando ed esagerando ogni cosa, smisi di fumare le sigarette, sostituendole con gli spinelli, che la sera con cura preparavo, mimetizzandole come delle sigarette, la birra cominciò a piacermi in un modo incredibile, il mio carattere cominciò a trasformarsi, divenni sempre più egoista ed impulsivo, non avevo rispetto più di niente neanche di me stesso, non volevo aiuto da nessuno, ma avevo un disperato bisogno di aiuto. Perfino con la mia famiglia ruppi i ponti, non mi recai più in Sicilia neanche per il periodo estivo, per me mio padre e mia madre erano morti. Il tempo passava e le cose non miglioravano, cominciai a perdere i posti di lavoro che trovavo, ero diventato sempre più pigro, riuscivo a malapena a pagare le spese, e così cominciai a cadere in una strana forma di depressione, esternamente non si notava, ma internamente milioni di pensieri si accavallavano nella mia mente, tutto cominciò ad andare veramente male. Pian piano cominciò ad affiorare nella mia mente, un pensiero che divenne sempre più insistente, era un pensiero che all’inizio mi mise paura, ma che a poco a poco cominciai a conviverci e ed assaporarlo: “La tua vita è ormai un fallimento vi è un’unica possibilità per rimediare, puoi fare qualche cosa che risolverà ogni tuo problema, bisogna che tu conosci l’oblio della morte, questa è l’unica possibilità che hai, la morte è la tua amica lei ti può aiutare” Man mano che il tempo passava le cose si mettevamo sempre peggio, ciò che prima mi procurava piacere adesso mi dava fastidio noia, volevo sempre di più e passare ogni limite, il mattino quando rientravo a casa dopo una notte di birra e spinelli, ed altro ancora non mi sentivo soddisfatto, cercavo ancora qualcosa che riuscisse a colmare quel senso di vuoto che c’era in me, ma non lo trovai mai. Non potrò mai dimenticare quella sera. Verona vi era una nebbia quasi irreale, dalla stanza del mio monolocale al 6° piano di un palazzo popolare, vedevo una nuvola poggiata sulla città, e le luci gialle dei lampioni sembravano come del fuoco che ardesse sotto quella coltre fitta di nebbia, ed io ero sopra quelle nuvole, sotto di me cera soltanto un vuoto, un vuoto infinito ed interminabile, in quel momento decisi di fare l’unica cosa che mi rimaneva da fare, ....MORIRE. Dopo qualche istante mi ritrovai sulla ringhiera di quel balcone pronto per spiccare il salto il mio ultimo salto verso l’ignoto, verso ciò che pensavo sicuramente meglio di quello che avevo, o che in realtà non avevo. Quegli istanti mi sembrarono un’eternità, ed è vero poco prima di morire vedi scorrere la tua vita come in un film, cominciai a sentire la nebbia sbattermi sulla faccia come un vento gelido che ti entra nelle ossa, stavo per staccare i miei piedi dalla ringhiera, ma ad un tratto sentii una voce che non ricordavo più, che avevo sentito qualche volta da bambino davanti a qualche vecchio film che parlava della storia di Gesù, che guardando mi mettevo a piangere, sentendomi il cuore scoppiare chiedendo nella mia innocenza di stare accanto a Lui, quella stessa voce che soltanto in un cuore di bambino poteva essere ascoltata, in quel momento cominciò a parlare, e parlava proprio nel mio cuore indurito e ormai privo di ogni tipo di amore o compassione, ricordo che furono poche parole ma dirette vere e che cambiarono ogni cosa in un istante, quella voce mi disse: “C’è sempre la possibilità di riscatto nella vita, ma se tu bruci la tua vita adesso io non potrò riscattarti” Forse potranno sembrare delle parole banali, ma vi assicuro in quel momento quella voce queste parole mi salvarono la vita. Poco dopo mi ritrovai seduto sul divano e cominciai a piangere, ma non mi sentivo più solo, sentivo accanto a me una presenza vera tangibile, che mi teneva fra le braccia, e sempre la stessa voce mi disse: “Da questo momento la tua vita non ti appartiene più, poiché io mi prenderò cura di tè io ti riscatterò, e tu mi sarai strumento”. Da quel momento mi ritrovai tra le mani una vecchia Bibbia regalatami da mia madre anni prima e dimenticata in un cassetto, e quando cominciai a leggere in quel libro le lacrime cominciarono ad attraversare la mia vita, e man mano che piangevo sentivo come liberarmi da pesi enormi, di cui io non ero più capace di portarne il carico. A svariati anni di distanza guardo a quelle tenebre che attraversarono la mia vita, e mi vedo oggi inondato dalla Sua luce dalla Sua grazia, e ringrazio Gesù, per avermi salvato, e portato a vivere una nuova vita, ma stavolta con Lui come compagno nel mio percorso. Oggi sono un cristiano, che segue la sua via, il Signore mi ha provveduto di ogni cosa, sono sposo di una dolce compagna, e genitore di due splendidi bambini, e posso dichiarare in tutta verità e schiettezza, il Signore mi ha riscattato. Vedi caro amico/a ancora moltissime cose potrei dirti e di quali grandi miracoli ho assistito nella mia vita, ma il miracolo più grande è stato incontrare Gesù, e non come una religione, ma come un amico, pronto soccorrerti in ogni circostanza, non voglio e non posso vivere più la mia vita senza di Lui, non posso e non voglio vivere una vita fatta solo di una facciata di religiosità, Lui mi ha insegnato ad avere un contatto diretto personale, Egli si prende cura di me, e vuole anche prendersi cura di te, in qualunque circostanza in qualunque situazione tu possa trovarti, fai l’unica cosa giusta grida al Signore ed egli ti soccorrerà.
Spesso nella vita fatta di quotidianità siamo messi di fronte ad angoscie che minano le nostre sicurezze, i nostri principi, la nostra voglie di vivere. In quei momenti tutto sembra non aver senso e un sentimento di inquietudine, disperazione e sfiducia avvolge le nostre emozioni. Tuttavia, la maggior parte di noi riesce in qualche modo a superare questo stato e a ritornare al livello di benessere precedente. In alcuni casi questa possibilità sembra non potersi attuare, è come se ci fosse un ostacolo insormontabile che impedisca l’inesorabile cammino della vita.
Addio amico mio trova pace .....
Post n°215 pubblicato il 08 Luglio 2011 da cavallo140
Generazione mille euro (film) Trama Matteo è un trentenne, neolaureato e geniale matematico, che lavora per una importante azienda di marketing, e divide il proprio appartamento con il suo migliore amico Francesco, appassionato di cinema e playstation. La vita dei due giovani sarà sconvolta e rivoluzionata dall'arrivo di Angelica, nuova direttrice dell'azienda di Matteo e della nuova coinquilina Beatrice. In brevissimo tempo una serie di eventi si abbatteranno su Matteo, che lasciato dalla fidanzata, sfrattato ed a rischio licenziamento sarà posto per la prima volta nella sua vita davanti alle responsabilità. Generazione 1000 euro è diretto da Massimo Venier che in conferenza stampa si stizzisce quando si parla di precari: "non amo molto la parola precariato perchè abusata e televisiva: uniformando la questione con questo termine/marchio si finisce per nascondere anzichè mettere in luce il problema". Alessandro Tiberi, protagonista, parla del suo Matteo come di un ragazzo che "si rapporta a tutti gli altri personaggi come se fossero uno specchio che lui cerca di decifrare: è intelligente, vorrebbe fare ciò per cui ha studiato una vita e invece si ritrova in una multinazionale senza sapere cosa farà domani. L'unica arma che gli rimane è quella del sarcasmo, dell'ironia". Ed è proprio l'ironia il piatto forte di Generazione mille euro che fa sorridere facendo riflettere e permette a tutti di pensare di non essere, in fondo in fondo, solo dei "luoghi comuni". Realtà............................... Inquietante fare due calcoli sulla pensione che si dovranno aspettare milioni di italiani. Troppo pericoloso diffondere certe notizie. Meglio parlare di piccoli fatti di cronaca nera, del pinguino Frizz, del cane Bill, del delitto di Cogne, di Elisa Claps, di Sarah Scazzi, di black block, maretta in maggioranza, calciopoli o gossip estivo. La stampa italiana, la stragrande maggioranza delle testate che la costituiscono, nega di trattare un argomento che, pur essendo una non notizia, dovrebbe essere posto a conoscenza di tutti. Se non è la stampa a innescare una rivoluzione, intesa come cambiamento del sistema, chi altro potrà mai fare questo? Qualcuno ne parla. Oggi l’ANSA ha diramato una notizia in merito a un recente studio Censis-Unipol. Che ci sia qualcosa di politico o no in tutto ciò non importa, quel che conta sono i numeri che caratterizzano lo studio.
In Spagna li chiamano da anni ‘milleuristas‘, coloro i quali percepiscono 1000 euro. In Italia ancora molti li sognano, restando con disponibilità mensili inferiori (es. 800 euro, quando oggi il canone mensile di locazione di un misero monolocale nella periferia di una città medio grande costa non meno di 600 euro, escluse spese). 1000 euro nel 2050 potrebbero essere paragonate a meno di 200 euro di oggi, quindi una situazione di assoluta povertà, mentre equitalia e le banche continuano a pignorare per le insolvenze rispettivamente di fiscalità e mutui. le sofferenze bancarie crescono, i titoli di stato si moltiplicano sino alla soglia critica del default (impossibilità di restituire il capitale con conseguente perdita dell’intero investimento – sono soprattutto le fasce più deboli a investire nei titoli di stato, ritenuti i più affidabili del mercato). Si parla di lavoratori dipendenti, i privilegiati, pochi. E i precari, recentemente definiti la parte peggiore d’Italia da un ministro in carica? Dopo i lavoratori dipendenti infatti è bene ricordare che al sud, dove una donna su due non lavora, gran parte dei giovani vive una situazione lavorativa di costante precarietà, con un reddito medio stimato di appena 400 euro mensili. Le statistiche del lavoro parlano di occupati solo perché i criteri per definire un occupato sono molto larghi. Vogliamo parlare della qualità dell’occupazione? Non pretendiamo i super stipendi dei dirigenti pubblici o dei rappresentanti politici. Basta qualcosa che consenta di fare una famiglia, prendere in locazione un piccolo appartamento, acquistare un’automobile anche da pagare a rate, mantenere i figli a scuola, concedersi un paio di settimane di vacanza all’anno. Una vita normale, banale, che per molti tuttavia resta un miraggio, oggi, in Italia, dove l’economia è retta dal reddito di padri e nonni, figli di un’altra epoca e del sistema pensionistico retributivo. Si stava meglio quando si stava peggio. Ricordate qualche mese fa cosa stava per venir fuori, poi è stato magistralmente insabbiato? Ecco un estratto da un articolo comparso su Wired:
Ancora oggi, infatti, sul sito INPS, a differenza degli altri lavoratori, per i precari (gli iscritti alla c.d. ‘gestione separata’). Qualcuno come Paolo Attivissimo parla di una bufala e interpreta le parole del presidente INPS a sfavore dei precari, quasi a dire che anch’essi riceveranno una degna pensione, solo che ora non è il caso di calcolarla pena svenimenti precoci. L’antibufala non è altro che una strenua difesa dello stato costituito, resta la verità: con la miseria versata da lavori peraltro sottopagati (in parte dichiarati e per giunta stagionali, in larga parte in nero), il futuro di milioni di italiani non vedrà neppure il miraggio di una pensione. Riflettete e diffondete, perché altri possano farsi un’idea sul proprio presente e, soprattutto, sul proprio futuro. ![]()
Post n°214 pubblicato il 21 Giugno 2011 da cavallo140
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Inviato da: cassetta2
il 30/07/2024 alle 21:06
Inviato da: OsservatoreSaggio
il 06/01/2022 alle 18:26
Inviato da: cassetta2
il 03/02/2020 alle 16:47
Inviato da: Volo_di_porpora
il 03/10/2019 alle 21:52
Inviato da: karel_A
il 24/07/2019 alle 18:15