Torno ad urlare

Tratto da "Il diario di Jo"

In una qualsiasi relazione interpersonale ognuno di noi porta una parte di sé, parte costituita dai propri vissuti, dalle proprie esperienze -e dal modo in cui queste hanno contribuito alla strutturazione mentale dell'individuo- dalle proprie paure e dalle insicurezze che da esse si sono generate. Portare le proprie insicurezze all'interno di un rapporto, equivale a provare le stesse identiche paure in situazioni simili (per contesto) a quelle precedenti, quand'anche queste risultano sostanzialmente differenti per “costituzione degli elementi”, ovvero quando ci si relaziona con un soggetto sicuramente diverso da altri che l'hanno preceduto. Per maggior chiarezza, si riporta l'esperienza (e la testimonianza) di Jo, una donna “vittima” di ripetuti abbandoni, di cui tre particolarmente significativi:

“Mio marito -il primo uomo con cui io abbia avuto rapporti sessuali- mi aveva lasciato dalla sera alla mattina e per di più con l'inganno. Dopo alcuni mesi di totale disperazione e annichilimento, decisi di rimettermi in gioco. Conobbi un uomo col quale si stabilì da subito una fortissima intesa... Era un'intesa di tipo fisico, nel senso che con quest'uomo non era possibile altra forma di comunicazione se non quella sessuale... Qualsiasi cosa gli dicessi, qualsiasi dialogo tentassi d'instaurare con lui, il più delle volte non ottenevo altro che risposte di questo tipo: “Ti desidero”; “Ti voglio” e altre cose simili. Per carità, anche la sessualità è comunicazione... forse la forma più sublime e istintiva di comunicazione... Due corpi che s'incontrano, si dicono tutto; si spogliano non solo nel senso letterale del termine, ma anche metaforico. In quel momento si azzerano le distanze, si abbattono le barriere e ci si “dice” tutto, ma senza necessariamente verbalizzare il tutto... Non so se mi spiego... Comunque, fermo restando questo particolare, c'è di fatto che noi esseri umani non siamo fatti solo di organi genitali e di una quantità variabile di pelle... Abbiamo anche un cervello, un cuore, un'anima... e secondo me ogni parte del nostro essere va adeguatamente e ugualmente nutrita... Ciò non era possibile, con quest'uomo. Mantenevo in piedi la relazione solo perché in quel momento mi era funzionale... Era ciò che mi serviva, insomma. Venivo da una situazione in cui la mia femminilità era stata continuamente disconfermata... la mia sessualità, prima, veniva continuamente “castrata” a causa dei numerosi problemi sessuali del mio ex, dei quali peraltro, non avendo esperienza, non riuscivo a rendermi conto... Cioè, capivo che c'era qualcosa che non andava, ma non capivo cosa fosse... Il confronto con quest'altro, invece, chiarì tutti i miei dilemmi. Da questo punto di vista ero appagata. E anche felice nello scoprire che i problemi che c'erano prima non dipendevano da me... Non ero io che non “funzionavo”, capisci? Finalmente i nodi erano venuti al pettine e potevo ritenermi più che soddisfatta, di questo. Purtroppo però, anche quest'uomo sparì. Da un giorno all'altro si rese irreperibile... Non mi telefonava più, non m'inviava più messaggi... Certo, ne conoscevo il motivo: voleva lasciarmi libera di decidere se riallacciare o meno i rapporti col mio ex, che nel frattempo si era rifatto vivo. Ritenevo che non dovesse fornirmi nessun “aiuto” e così ero arrabbiata con lui; si era sostituito a me in una decisione che invece doveva essere solo mia e la sua motivazione non mi sembrava affatto plausibile. Sta di fatto che ero di nuovo sola... Sola e abbandonata... L'ennesima delusione, a cui seguì un periodo di profonda prostrazione... Un altro, e a distanza di così poco tempo! Ero così impaurita che rimasi rinchiusa per anni nella mia bella torre d'avorio, precludendomi volontariamente ogni possibilità di contatto con l'altro sesso, secondo me foriero solo di grandi dispiaceri. Certo, nel frattempo la vita mi forniva delle occasioni per uscirne, occasioni dalle quali prontamente rifuggivo. Ma si sa, la Vita è molto più tenace di qualsiasi individuo: t'indica una strada da seguire, ma ti lascia libero di decidere se imboccarla o no. Però se ti rifiuti, per convinzione o per testardaggine, Lei ci riprova... una volta, due, tre volte. Poi ti dice: “Ah, tu non vuoi capire?” e allora ti sbatte contro gli eventi, ti prende di peso e ti mette sulla linea di mezzeria. A quel punto puoi solo decidere se marciare sulla corsia di destra o su quella di sinistra, ma quella strada la devi fare per forza, volente o nolente. Fu così che mise sul mio cammino un altro uomo; non era libero ed io lo sapevo. Tuttavia decisi di rimettermi in gioco lo stesso, perché mi coinvolgeva molto (emotivamente parlando). E poi sarebbe stato l'ideale, visto che in quel momento non desideravo avere tra i piedi un uomo giorno e notte. Avevo da poco ripreso in mano la mia vita, avevo ricominciato a fare progetti, a dedicarmi a me stessa, ai miei sogni, alle mie esigenze. In più avevo una situazione familiare che non mi lasciava grossa libertà d'azione... Insomma: se lui aveva vincoli, io ne avevo ancora di più! Sebbene glielo avessi detto chiaramente e pur avendo ribadito più volte che non gli avrei mai creato problemi e che non avevo interesse di metterlo nei casini -visto che non desideravo avere una persona accanto a me, ma solo qualcuno con cui condividere i rari (e quindi ancor più preziosi) momenti che la mia condizione mi concedeva- non riuscii a convincerlo del tutto. Morale: in 10 mesi ci vedemmo 3 volte, di cui l'ultima per un caso fortuito!... Anche qui, grande attrazione fisica e circostanze molto intense che apportarono nuove conferme della mia “adeguatezza”. Tuttavia, anche questa storia finì... Per la verità forse non è ancora finita del tutto, ma questo non lo posso sapere...

Ad ogni modo, adesso, sono essenzialmente due i messaggi “subliminali” che tentano d'insinuarsi nella mia testa a causa di queste tre esperienze. Il primo è: “Jo, come femmina non vali niente -dal momento che neanche attraverso il sesso, che pure è il motore del mondo, sei riuscita ad ottenere l'affetto e la considerazione di un uomo!”. Il secondo, invece, è questo”Jo, fai bene ad aver paura, a non fidarti di questa razza sconosciuta che è il MASCHIO perché tanto, per quanto impegno tu possa metterci, non potrai mai capire cosa vogliono gli uomini”... La maggior parte di loro, infatti, lamenta insoddisfazione per la “freddezza” della compagna e usa tale insoddisfazione come scusa per tradirla. Se però trovano la donna appassionata, scappano... Forse a quel punto sono loro a non sentirsi all'altezza, chi lo sa. O forse, più semplicemente, sanno che con una donna così, perderebbero la giustificazione per la loro promiscuità... Insomma: non avrebbero più scuse, ma solo sensi di colpa nel caso in cui tradissero!... mica fessi, eh?... Vabbè, torniamo ai messaggi subliminali, che per quanto complicati da capire sono sicuramente più comprensibili della loro psicologia! Ebbene, io mi rifiuto di lasciare che quei messaggi accedano alla mia mente... Se lo facessi, sarebbe finita! Già la vita ci si è messa d'impegno per castrarmi, ci manca solo che faccia anch'io la mia parte! Allora tanto varrebbe optare per l'infibulazione volontaria, che così il problema è risolto alla radice!... Ora, seppur io sia consapevole di questo, non posso fare a meno di sentirmi combattuta... Veramente la parola più adatta è: RITENUTA. Sentimentalmente parlando, evito sempre di lasciarmi andare del tutto, di donarmi completamente, per paura di un eccessivo coinvolgimento affettivo e della sofferenza che ne potrebbe derivare. Mi tengo sempre a debita distanza; faccio capolino e poi mi ritraggo; penso cento volte a cosa e come dirlo, anche quando devo scrivere un sms... Ho sempre paura di essere invadente o di non essere ben accetta (e tra le due, non so cos'è peggio!) e così rischio di essere sempre poco propositiva, di restare nell'ombra, di non mettere mai in luce le mie qualità, la mia dolcezza, la mia intelligenza, la mia sensibilità... Che tristezza: so amare teneramente e appassionatamente, in un modo in cui tutti vorrebbero essere amati, ma non lo faccio... Me lo impedisco perché ho paura del rifiuto, del diniego, dell'abbandono... Ma se non ami, non vivi; ed io non sto vivendo...”