Dimitri è un personaggio affascinante, un miscuglio di culture ed etnie differenti, che ha trovato la sua strada nell’alta moda e nei raffinati salotti del mondo che conta, affermandosi a livello planetario come uno dei nomi più grandi della gloriosa scuola del French Touch. La notte è il suo territorio, inizia a farsi conoscere, acquisendo esperienza nei locali.
Decide di cercare una strada più personale, trova vecchi dischi della tradizione francese degli anni 50 e 60 e li campiona con jingle dal sapore antico, affogandoli in una patina di house leggera di sua creazione. Il suo lavoro presto si sposta sulle passerelle, Chanel gli chiede dei brani originali per le sue sfilate già nella prima metà degli anni 90. Nel 1996 nasce il suo primo album, Sacrebleu, massima espressione di questo gioco tra vecchi slogan d’oltralpe, carillon anni 30 e abbozzi jazzati di una chill-out di nuovo tipo. Tra il Cafè del Mar e Jacques Brel, prende corpo un album favoloso e divertente, che si realizza in suoni morbidi e vellutati, internazionali. Musica d’alta classe, mood raffinati, che si respirano a pieni polmoni nei brani-clou dell’album. Si tratta di una delle pagine più importanti del nuovo corso della musica francese, nascita e diffusione planetaria di una scena che contempla ogni tipo di sonorità vicina al chill-out, ma in cui il disc-jockey ci mette le sue origini il suo French Touch.
In seguito Dimitri si cimenta nel primo dei tanti mix album che lo vedono protagonista. Viene così ad affermarsi anche come disc-jockey grazie a una delle migliori selezioni della sua carriera, spostata decisamente su suoni più house, mettendo un po’ da parte i francesismi chill-out. Mounsier Dimitri’s De-Luxe House Of Funk si apre infatti cercando un compromesso, ovvero con un remix ben più ritmato di uno dei singoli di maggior successo estratti da Sacrebleu, “Free Ton Style”, e continua con brani di Bob Sinclair, Teddy G, e soprattutto un remix molto particolare di “Isobel” di Bjork, dove Dimitri stravolge la versione originale della chanteuse islandese trasformandola in un brano tribal-house, reso visionario e sognante dalla voce del folletto di Reykjavik.
Immerso fino al collo nel suo ambiente naturale fatto di locali di tendenza e vestiti di classe, il francese dà il meglio di sé. Il risultato è una selezione esaltante, preparata per una serata memorabile e immortalata in un nuovo album, A Night At The Playboy Mansion, dove fanno capolino, incastonati alla perfezione tra i consueti ritmi house-tropicali, anche la disco degli anni 70 e il suo revival (”Down To Love Town”). Grazie a “Playboy Mansion”, Dimitri diviene una celebrità, uno dei nomi più importanti della scuola francese di fine 90, l’esponente lounge-house di una scena che vede il successo di St. Germain, Daft Punk, Air, Llorca, Etienne De Crecy, Cassius, Les Rhythmes Digitales. In After The Playboy Mansion troviamo una tracklist più movimentata, adatta alle danze a cui ci ha abituato, e un’altra più orientata verso il chill, l’ideale per degli happy hour da aperitivo. Il risultato è anche in questo caso molto soddisfacente, la qualità media dei brani è altissima, e si va dai remix decisamente rivolti alla hard-house di Danny Tenaglia e Tiefschwarz fino al fantastico happening jazz di Llorca e la sua “Indigo Blues”. L’influenza che ha avuto il suo melting-pot di sonorità e culture sulla musica francese di inizio millennio rimane però innegabile. Dimitri ha riabilitato un genere musicale, quello della vecchia canzone d’oltralpe, facendogli conquistare i dancefloor.
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il 28/03/2008 alle 10:00
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