Bob Dylan è da poco premio nobel per la letteratura. Mi sembra giusto, quindi, celebrarlo anche in questo mio dimesso spazio, che si occupa, di tanto in tanto, di liriche delle canzoni.
Ho scelto If You See Her, Say Hello, un dolcissimo brano autobiografico, dove l’autore mette a nudo la propria fragilità dinanzi alla circostanza di una relazione finita.
…e lo fa con semplicità…, candore…, consapevole di dover rivelare, in tal modo, molto del proprio privato agli ascoltatori, ma, al tempo stesso, sicuro che ogni accenno di pudore troverà la sua catarsi attraverso la poesia.
Dylan, quale che sia l’angolatura da cui si voglia giudicare il suo percorso artistico, rimane l’icona più grande del cantautorato mondiale: mai eguagliata da alcuno, in nessuna parte del pianeta. In lui convergono l’essenzialità dei folk singers ante-litteram di entrambe le sponde dell’Atlantico (Woody Guthrie e Hank Williams su tutti), il blues rurale e urbano dei neri afro-americani, la canzone “descrittiva” degli chansonniers europei (dai francofoni a Modugno), fino alle ballate elettriche dei primi Rolling Stones. Il tutto a servizio di una poetica “stradaiola”, fatta di temi scottanti, come la guerra, la violenza, il razzismo, i diritti civili, la quale arriva a colpire l’immaginazione e le coscienze di un pubblico di ogni estrazione e generazione, forse al di là degli stessi intendimenti dell’autore, tanta è la forza che sprigiona.
Ma si commetterebbe un errore a considerare quelle parole come semplici proclami basati su forme elementari e rozze. Dylan utilizza immagini dalla Bibbia, da Shakespeare, da Rimbaud, da Verlaine… Il suo fu, da subito, un linguaggio nuovo, inedito, che piacque immediatamente sia ai pacifisti e agli antimilitaristi, che ai simpatizzanti del partito democratico del suo paese.
Torniamo, però, al brano che ho deciso di sottoporre all’attenzione di quanti, poi, vorranno ricercarlo sui noti canali multimediali, o riascoltarlo rovistando tra vecchi lp dimenticati in qualche polveroso scaffale.
Nel testo, Dylan utilizza l’immagine dell’interposta persona, per la verità non nuova nella canzone di ogni tempo e luogo (basti pensare alla celeberrima Dicitencello vuje), per esprimere, attraverso l’accorato appello rivolto ad un ipotetico interlocutore, tutta la nostalgia e la malinconia, che scaturiscono dal ricordo di una storia d’amore unilateralmente chiusa.
“Se la vedi, dalle un saluto. Può darsi sia a Tangeri.
Se n’è andata all’inizio della primavera scorsa, e mi dicono che adesso vive là “.
Un pensiero che stenta a scomparire e si ripresenta costantemente col suo pesante bagaglio di amarezza e di sofferenza. In questo richiamare alla mente un passato felice, così come la separazione, non avvertiamo risentimento o, peggio che mai, odio nei confronti di chi non è rimasto al proprio posto. Al contrario, c’è grande rispetto per l’altrui scelta, nonchè la consapevolezza (ma anche la consolazione) che ciascuno se n’è andato per la propria strada con civiltà e dignità, senza che il fatto scadesse nel miserevole e nel patetico.
“Se c’è qualcosa che la rende felice, non sarò di ostacolo.
Provo ancora quell’orribile sensazione della sera in cui ho cercato di trattenerla”.
e ancora
“Ho sempre rispettato la sua decisione di fare ciò che ha fatto e riprendersi la sua libertà “.
Certo il dolore sussiste e lo immaginiamo lancinante. Ma da questi versi ci giunge sommesso, privato, quasi rivestito di orgoglio.
“Anche se la nostra separazione mi ferisce il cuore,
lei sarà sempre con me; non siamo mai stati divisi”.
E’ un Dylan innamorato: diverso dallo stereotipo del cantautore rabbioso e protestatario di Like A Rolling Stone o della stessa Blowin’ In The Wind. Ed è un Dylan che rivendica il diritto a parlare d’amore ed a scriverne come del sentimento umano che esiste in ogni individuo e sopravvive a dispetto di tutto e di tutti.
Amore, la più grande rivoluzione che possa mai investire gli uomini!
“E se mai ti chiedesse se l’ho dimenticata,
ti prego non dire che non è così “.
La canzone si chiude con un ad libitum di chitarra arpeggiata, dal sapore vagamente latino…, messicaneggiante, quasi a voler chiedere in prestito a quella cultura un tocco in più di passione.
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IF YOU SEE HER, SAY HELLO è tratta dall'album Blood On The Tracks, SONY/COLUMBIA, 1974
Inviato da: misteropagano
il 08/02/2017 alle 15:53
Inviato da: jigendaisuke
il 03/02/2017 alle 16:02
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il 03/02/2017 alle 16:00
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il 03/02/2017 alle 13:48
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il 03/02/2017 alle 13:20