Quando – con il Trattato di Sevres del 1920 – veniva stabilito il diritto del popolo kurdo all’autonomia, quelle genti senza stato (tutt’oggi disseminate tra Turchia, Iraq, Siria, Armenia e Iran) sperarono fosse finalmente giunto il momento di costituirsi in un’entità politica indipendente. Si era alla fine della Prima Guerra Mondiale, e l’impero ottomano, uscito sconfitto, si era visto smembrare il suo vastissimo territorio.
Il sogno dei kurdi, però, si infranse contro le resistenze della Turchia, che, tre anni più tardi, riuscì ad ottenere l’annullamento di quel trattato. Da allora, questo popolo, che subì le sorti della suddivisione territoriale seguita al termine del conflitto, lotta costantemente per la propria indipendenza; e, per essa, è sempre stato aspramente perseguitato da ciascuno dei governi contro cui, nel tempo, ha osato ribellarsi. E’ accaduto, negli anni ’80, durante la guerra che oppose Iran e Iraq; accade in Turchia ed in Siria, dove i rispettivi regimi perseguitano questa minoranza con ogni mezzo, arrivando a proibirle perfino l’uso pubblico della propria lingua.
Oggi, i peshmerga (letteralmente, coloro che affrontano la morte) kurdi dell’Iraq sono in prima linea nella lotta al califfato: alleati degli USA, che li arma, anche attraverso altri stati come l’Italia (ricordate i moschetti della Pinotti…?), e malvisti dall’esercito regolare del loro paese. Per la verità, la fiducia degli americani non è totale, data la sussistenza del PKK, frangia del partito per la fondazione dello stato del Kurdistan, ritenuta terroristica e alla quale si teme possa pervenire parte delle forniture militari. Ma, soprattutto, c’è l’ostilità della Turchia. Quest’ultima sarà il vero muro da abbattere, quando, ad operazioni (sperabilmente!) concluse, i leaders kurdi presenteranno al mondo il conto, in termini di creazione di uno stato indipendente, che finalmente unisca tutti i pezzi di una nazione frammentata, vilipesa, perseguitata.
Avete notato che questi soldati combattono sotto un loro vessillo? Quello col sole al centro…, che non è neppure lontanamente somigliante ai colori delle bandiere arabe di Siria o Iraq, né tantomeno effigiato di mezzaluna…?
Ebbene, sarà interessante conoscere la posizione di Stati Uniti, Russia, Cina, nonché di una Germania, da sempre tanto amica dei turchi, da prenderne in prestito il modello dell’olocausto armeno per riproporlo, settant’anni fa, con gli ebrei…