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Il senso morale della Uefa...

Post n°3588 pubblicato il 05 Gennaio 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

di M. Lancieri

La prescrizione ha un significato di fondo: interviene quando non c'è più interesse, da parte della comunità, a condannare i colpevoli per un reato.
Ci sono però frangenti in cui quell'interesse non decade mai. E infatti per omicidio non si può pensare di cavarsela con una prescrizione!
In questo caso, dal punto di vista sportivo, possiamo realmente parlare di omicidio.
La Juve è stata uccisa e con lei è stato ucciso un intero popolo di sportivi. Già, perché ancora prima dell’amore per la propria squadra, tanti di noi hanno visto morire la propria passione per il calcio stesso.
Non solo. Gli effetti nefasti di quella sciagura sono ben visibili ancora adesso. Basta pensare all’Inter che vince la Coppa dell’Amicizia (nome che rende meglio il livello della competizione, più che “Mondiale per Club”), grazie ad un percorso sportivo cominciato nel 2006, quando a trascinarla era quell’Ibrahimovic che, senza la retrocessione in B della Juve, ben difficilmente sarebbe stato regalato ai nerazzurri. Guarda caso, lo stesso giocatore è ora protagonista nella squadra che guida la classifica della Serie A. Solo una coincidenza?

Occorre ripristinare la giustizia e la verità. Non chiediamo vendetta e non pensiamo che un torto subito si cancelli infliggendone un altro agli avversari, ma non possiamo neanche tirare una riga sopra al passato, fingendo che alcuni anni della nostra vita sportiva siano meno importanti di altri.
A ritmo più o meno costante, Platini sottolinea l’importanza di ripristinare la moralità nel calcio. Fondamentalmente, il presidente dell’Uefa ritiene censurabile l’eccessivo indebitamento di gran parte dei club più prestigiosi e vincenti d’Europa. Ma che Chelsea, Manchester United, Real Madrid, Barcellona, Inter e Milan siano indebitati fino al collo non è una novità dell’ultima ora. E a maggior ragione torna in mente ciò che accadde nel 2006 e i tanti che ora invocano la prescrizione o comunque una bella amnistia generale su quei fatti. La frase ricorrente è sempre la stessa: “Guardiamo avanti!”.

E invece qualcuno dovrebbe rammentare a Monsieur Michel che nel 2006 una squadra italiana aveva inanellato 12 anni di successi in Italia e non solo (4 finali di Champions League non sono cosa da tutti), confrontandosi ed uscendo spesso vincente con squadre che avevano debiti di svariate centinaia di milioni di euro. Quello stesso club aveva pianificato in tempi non sospetti la costruzione di uno stadio di proprietà ed era stato per certi versi un esempio di innovazione nella gestione dei propri sponsor.

Come sia andata a finire la storia di quel club lo sappiamo tutti: dirigenti cacciati come cani, squadra smembrata, bacheca dei trofei violentata e, tanto per gradire, retrocessione in serie B. Perché? Per sentimento popolare. Già, perché troppi, in Italia, pensavano che non fosse possibile vincere un campionato basandosi esclusivamente sulla competenza e la professionalità del proprio management. No, se alcuni proprietari avevano buttato tanti soldi dalla finestra (ma, badate bene, stando attenti a non donarli a titolo definitivo, bensì a prestarli, così da ingigantire il debito della propria squadra e renderla praticamente inaccessibile a chiunque altro), avevano il diritto di alzare qualche trofeo. Magari anche solo di cartone, ma un trofeo era necessario.

Molti di noi si illusero che quella pantomima venisse stoppata dalla Uefa. Al contrario, ci fu raccontato che servivano un processo ed una condanna rapida, perché era proprio la Uefa a chiedere celerità. E ora ci venite a parlare di moralità? Lasciate perdere: non avete il curriculum adatto a pronunciare quella parola.
È proprio grazie alle istituzioni sportive se tanti di noi non sono più capaci di credere nel calcio. Quale credibilità può avere uno sport nel quale chi, dopo essere riuscito tra mille difficoltà a costruire una squadra vincente e capace di autofinanziarsi, senza mai chiedere nulla ai propri azionisti (e addirittura distribuendo dividendi, cosa più unica che rara nel mondo del calcio!), si ritrova gettato nella polvere e additato quale esempio di scorrettezza? Come possiamo fidarci di istituzioni che premiano e festeggiano club come Inter, Barcellona, Manchester United e Milan (le ultime quattro ad aggiudicarsi la Champions League), quando il loro debito totale sfiora i due miliardi di euro? La risposta è semplice:
non ci fidiamo più.

Monsieur Michel, potrà raccontarci che le cose cambieranno, che d’ora in poi tutto sarà “pulito” e che l’era dell’ottimismo è alle porte, ma i fatti continuano a contare molto più che le parole. E purtroppo, nel calcio attuale, le contraddizioni tra proclami ed azioni concrete sono sfacciatamente evidenti.
Volete riguadagnare un minimo di credibilità? La strada è una sola: chiedete chiarezza alla Figc su quanto accadde nel 2006 e soprattutto su quanto non sta accadendo adesso. E, se qualcuno accennerà a prescrizione o cose del genere, dimostrate non solo a parole ma con i fatti cosa sia per voi la moralità. Perché troppe persone stanno ancora pagando a causa della più grande ingiustizia calcistica della storia.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1303

 
 
 
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