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« Vinovo, Juve al lavoro s...Moratti: un mondo di cartone »

De Santis. Vengo anch'io, no tu no

Post n°7116 pubblicato il 23 Aprile 2013 da nadir63l
 

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di G. Fiorito

Passa sotto il silenzio dei media la decisione con la quale il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Milano, Loretta Dorigo, ha rigettato la richiesta di risarcimento presentata da De Santis alla società Internazionale per lo spionaggio illegale subito nell'ambito della cosiddetta "Operazione Ladroni". L'ex arbitro si rivolgerà alla Cassazione.

Come ha testimoniato al processo Telecom di Milano il titolare della Polis d'Istinto, l'agenzia investigativa che svolgeva le indagini su incarico del responsabile della sicurezza di Telecom Tavaroli, il dossier "Operazione Ladroni" era un dossier di livello 1, al quale era stato dato l'input dai frequenti incontri che Giacinto Facchetti ebbe con l'ex arbitro Danilo Nucini, il quale si fece carico di riferire, pur cambiando più volte versione, anche agli inquirenti che aveva avuto un abboccamento addirittura con Luciano Moggi per aderire alla fantomatica cupola che operava nel mondo del calcio al fine di migliorare la sua posizione di arbitro. Il processo di Napoli ha sbugiardato l'ex arbitro, che come ha testimoniato in cambio della sua collaborazione con i dirigenti dell'Inter, otteneva la possibilità di partecipare a colloqui di lavoro.

La creazione dei dossier relativi all'"Operazione Ladroni" non fu smentita nemmeno da Massimo Moratti, che in una celebre intervista a Beccantini dichiarò nel 2006 che qualcuno si offrì di svolgere indagini sul mondo del calcio, riferendosi a Tavaroli. Secondo la testimonianza resa al processo Telecom da Cipriani, a capo della Polis d'Istinto, fra i dossieraggi illegali che gli erano stati commissionati da Tavaroli, quelli riguardanti l'"Operazione Ladroni" andavano dai pedinamenti a Vieri alle indagini sulla Gea, su Moggi, Giraudo e la Juventus, su Pasquale Foti e sull’ex arbitro De Santis.

Anche l'ex calciatore Bobo Vieri ha intentato una causa contro la società Internazionale per essere stato spiato e in primo grado gli è stato riconosciuto un risarcimento di un milione di euro, per quanto ben inferiore agli oltre 23 richiesti. Gli spionaggi illegali fatti eseguire dalla società Internazionale rientrerebbero nella casistica riguardante lo spionaggio industriale ai fini di ottenere vantaggi sulla concorrenza, perseguibile per legge.
Secondo la testimonianza di Cipriani, "I dossier di livello 1 venivano informatizzati da Tavaroli e il dossier 'Operazione Ladroni' era un dossier di livello 1".

Nel corso delle indagini di calciopoli l'avvocato Gallinelli, legale di De Santis, ha scoperto che il computer di Tavaroli, sequestrato nell'ambito dell'inchiesta Telecom, finì a Roma, in via In Selci, nella caserma dove operavano Auricchio e i "Magnifici 12", ufficialmente per essere ispezionato. L'avvocato Gallinelli ha avanzato l'ipotesi che il materiale contenuto in quel computer sia in realtà servito per alimentare un'inchiesta che si stava rivelando debole. In poche parole, i risultati delle indagini illegali contenute nel computer dell'ex capo della sicurezza di Telecom sarebbero stati riciclati per costruire le accuse di calciopoli.

Occorrerà ricordare che per suffragare quelle accuse si operò anche una selezione chirurgica del materiale raccolto, poiché fu tenuto conto esclusivamente delle telefonate che "incastravano" Moggi e solo nel corso del processo la difesa dell'ex dg della Juventus fu in grado di rivelare il materiale mancante, che riguardava soprattutto l'Inter. Tale scoperta non è servita a portare alla sbarra i dirigenti dell'Inter e all'attribuzione di alcuna responsabilità, perché tardiva rispetto ai tempi della prescrizione. Rileggendo la sentenza di primo grado del processo di calciopoli non è stata di grande aiuto nemmeno nei confronti di Moggi.
L'Inter di Massimo Moratti non è mai stata condannata né dalla giustizia sportiva né da quella ordinaria per lo spionaggio illegale condotto da Telecom, che pure è stato causa del depauperamento del patrimonio calcistico italiano, che nell'estate del 2006 aveva un nome: Juventus. Come ha ammesso con un ipocrita senno di poi anche la FIGC nella persona del suo Presidente.

Gli spionaggi illegali riguardarono migliaia di esponenti del mondo politico, culturale ed economico ed è da ritenere gravissima la questione che ancora oggi qualcuno potrebbe beneficiare dei loro risultati, soprattutto ricordando che al processo Telecom di Milano è stato anche testimoniato che quei risultati potevano essere alterati. Eppure Marco Tronchetti Provera, allora presidente della Telecom, nonostante siano stati aperti due procedimenti nei quali gli azionisti di Telecom gli chiedono conto, mentre i suoi legali rifiutano ogni responsabilità, sembra essere riuscito nell'impresa di far credere ai giudici che Tavaroli e il Tiger Team operavano nel loro esclusivo interesse.

La sentenza che non vuole riconoscere a De Santis alcun danno per essere stato spiato nel cuore dei suoi interessi, poiché a essere posti sotto controllo furono anche i suoi familiari e i suoi conti bancari, appare come l'ennesimo atto di una giustizia che non potendo più affermare di operare senza i necessari strumenti costituiti dalle numerose prove emerse a sostegno di coloro che furono spiati, preferisce bendarsi e far calare un sipario indecoroso sui fatti che furono realmente all'origine di calciopoli.

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