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Milan Inter_Un mondo d’amore rossonerazzurro

Post n°7246 pubblicato il 27 Settembre 2013 da nadir63l
 

 

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di G. Fiorito

La politica delle larghe intese ci sta prendendo un po' troppo la mano. Così può andare a finire che il vecchio monito latino "divide et impera" si trasformi nel suo esatto contrario. Consocia et impera. Anzi, riconsocia. Forse non tutti sanno che l’Inter nacque il 9 marzo del 1908 per volere di 44 soci dissidenti del Milan che proprio non volevano starci alle regole imposte dalla società rossonera di limitare il numero degli stranieri in rosa. Dopo 115 anni quella che ha tutta l’aria di essere una boutade sembra invece trovare conferma nelle parole dell’ex AD nerazzurro
Ernesto Paolillo: “Fondiamo Milan e Inter. E’ il solo modo per restare competitivi in Europa”.

Le motivazioni che avrebbero spinto Paolillo a una tale proposta, invero accolta come demenziale nei primi commenti a caldo letti sul web, non sono da ricercarsi in una bevuta di consolazione per la sopravvenuta comproprietà di minoranza da parte dell’Inter con il magnate indonesiano Thohir, né a un’ubriacatura sia pure virtuale per le sette pappine rifilate al povero Sassuolo, ma deriverebbero da un’analisi della crisi che attanaglia ormai tutti i settori della vita italiana. Paolillo, a conforto della sua tesi strampalata, vista la rivalità che vige ben radicata tra le tifoserie protagoniste del derby stramilanese, suona un ritornello conosciuto nel mondo della finanza, nel quale in tema di fusioni si ragiona tutti i giorni e invoca lo spauracchio della perdita di competitività. Insomma, sostiene, è meglio avere due ciofeghe di squadra in una città o unire le forze e ricrearne una sola ma all’altezza della situazione?

Peccato che nella testa dei tifosi non passino gli stessi numeri che albergano nei resoconti degli industriali e dei banchieri, tradizionalmente avvezzi a ragionare solo di quattrini. Le uniche cifre che fanno gola ai tifosi sono quelle dei punti in classifica, quelle trascritte sulle maglie dei loro beniamini, tutt’al più quelle che descrivono gli schemi praticati in campo e che con un certo sforzo la gran parte di noi fatica non poco a ricondurre a 10 + 1 , il portiere. Soprattutto in un momento agonistico e tecnico nel quale a essere privilegiato è il centrocampo, che va allargandosi a dismisura e così diventiamo pazzi tra i 3 5 2, i 4 3 3, i 3 5 1 1 et similia.

Nel suo sogno paranormale, Paolillo ha già scelto i colori della maglia della neo squadra che non si capisce se secondo i regolamenti potrebbe già trovarsi in serie A o ripartire dai campionati minori, senza privilegiare nessuno, con una semplice somma che accosterebbe il nero, il blu e il rosso, come pare che sia stato già fatto per un’amichevole.
Ma vi immaginate se davvero in questi anni avessimo avuto una somma di imprese, oltre che di colori, tra Inter e Milan? In quel di Milano si sarebbero vinti tutti gli scudetti tra calciopoli e la recente doppietta bianconera, senza esclusione di colpi. Un sei da fare invidia al superenalotto, che certificherebbe il nuovo record nazionale. Al triplete di marca nerazzurra si andrebbe ad aggiungere la CL fraudolenta del Milan, che ottenne dal processo sportivo di calciopoli il necessario sconto di pena che non la estromettesse nemmeno dalla massima competizione europea, alla quale si capisce dovette fare lo sforzo di accedere dai preliminari. L’Inter porterebbe in dote anche altre 2 Coppe Italia (2005/06, la 2009/10 si ascrive alla voce triplete, 2010/11) e 3 Spercoppe italiane (2006, 2008, 2010). Il Milan la Supercoppa 2011.
 

A parte che una simile trovata di Paolillo è ormai obsoleta, poiché è già subentrato Thohir, ma ammesso e non concesso che all’indonesiano stesse bene accasarsi oltre che con Moratti pure con Galliani e la sua proprietà, c’è qualcosa che dovrebbe sapere. Una tale società di calcio potrebbe contare non solo sui numerosi e notevoli successi conseguiti sul campo e a tavolino, ma anche su alcune specialità manageriali di casa a Milano. Si va dalla falsificazione dei passaporti ai bilanci truccati ma prescritti prima in sede di giustizia ordinaria e poi sportiva. In entrambi i casi per i meriti (che hanno fatto storcere il naso in sede europea a causa dei privilegi derivati ad personam) del presidente del Milan e dei suoi governi, ma anche per gli adattamenti del CGS. Il pezzo forte consiste tuttavia nelle intercettazioni telefoniche e nella realizzazione di dossier illegali atti a rovinare la concorrenza, cioè nello spionaggio industriale. Negli anni passati l’Inter si affidava a un socio che assai casualmente si ritrovava ad essere anche sponsor come Pirelli e presidente della Telecom. L’azienda telefonica è passata di mano, ma un modo si troverà. Paolillo dovrebbe saperne qualcosa, dal momento che Marco Branca si serviva nello stesso negozio dove Moggi acquistava le sim svizzere. E che si prodigava per procurare colloqui di lavoro a Nucini, il cavallo di Troia di Facchetti. Quanto al manager in cravatta gialla, come si evince dal sito di riferimento, si sa che non dorme mai, allestisce scuderie dove non si allevano cavalli ma direttori di gara e all’occorrenza riesce persino a far spostare le partite di campionato.

Non vorremmo però che la moda dilagasse. Ai tifosi del Torino potrebbe tornare la nostalgia di casa e ci ritroveremmo con una maglia bianconerogranata sotto la Mole. A Verona il fenomeno Chievo resterebbe solo un caro ricordo e sarebbe riassorbito. In Sicilia si procederebbe a una strana combinazione rossorosazzurra che vedrebbe insieme la strana coppia Pulvirenti/Zamparini.
E’ vero che dalle larghe intese all’inciucio il passo è più corto della gamba e che in Italia siamo abituati alla fantapolitica e al fantacalcio, ma il tifo, per quanto in ribasso e incattivito (almeno stando ai sondaggi di Repubblica), è ancora una cosa seria.

 

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