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« Juve pronta per la nuova...UFFICIALE: Bonucci e Mar... »

The show must go on (or... go home?)

Post n°2063 pubblicato il 01 Luglio 2010 da nadir63l
 

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Immagine IPB

di Edgar 74

Lo spettacolo deve continuare.

Il mondiale degli azzurri è finito anzitempo rispetto anche alle previsioni più pessimistiche e quindi è giusto e logico pensare al futuro della Nazionale italiana di calcio.

Una sola parola si sente nominare più delle altre: "ricostruzione". Per ricostruire (cosa lo capiremo fra poche righe) è stato chiamato, ben prima dell'inizio del mondiale più disastroso di sempre, Cesare Prandelli, ex allenatore della Fiorentina.

Qui dovremmo parlare del nuovo C.T.; chi è, qual è il suo curriculum vitae, cosa può dare alla nazionale; in realtà queste considerazioni devono essere poste a valle rispetto alla necessità di analizzare la debacle storica del nostro calcio.

Su questo sito ne è stata fatta anche più di una di analisi, per cui è inutile che vi stia ad annoiare ripetendo concetti che ormai sembrano chiarissimi e che in estrema sintesi sono: Lippi ha le sue colpe, ma il peccato originale affonda le sue radici nel golpe del 2006, nel tentativo malsano di eliminare la società che più di tutte ha rappresentato il movimento calcistico italiano ai mondiali, quella per intenderci, che in tre mondiali vinti su quattro ha sempre dato, qualitativamente e quantitativamente, il materiale umano migliore: la Juventus F.C.

Detto questo, è evidente che nessuno potrà aspettarsi un Prandelli salvatore della patria, perché un disastro societario simile a quello juventino si può recuperare con decenni di duro lavoro, sempre che tale lavoro venga impostato da dirigenti competenti e non dai Secco e dai Blanc di questi ultimi quattro anni e sempre che il potere pallonaro consideri una necessità avere la squadra migliore del campionato infarcita di italiani piuttosto che di stranieri.

Prandelli, inoltre, è stato scelto da Giancarlo Abete, un Presidente federale che, memore della giusta nomea di colui del quale fu a lungo vice, non ci pensa minimamente a schiodare le chiappe dalla poltrona ed in tal senso la nomina del buon Cesare prima dei mondiali è sembrata una specie di salvacondotto presidenziale per una più che presumibile, allora, disfatta. Il concetto è: "il nuovo C.T. L'ho scelto io, per tanto come faranno, anche se Lippi dovesse fallire, a cacciarmi? Chi si accollerebbe la responsabilità di guidare una nazionale senza essersi scelto il relativo condottiero?"

Un ragionamento irresponsabile che legherà il football italico o ad un Presidente evidentemente incapace, oppure ad un C.T. che non rappresenterà l'ideale tecnico del nuovo auspicabile Presidente federale. Ecco: la scelta di Abete ha portato ulteriore confusione all'interno della Federazione e costringerà Prandelli ad ottenere subito risultati e gioco partendo da una base più che misera.

Ma tant'è: ad oggi la situazione è questa.

Prandelli andrà ad inserirsi in un filone che è stato tracciato, dal Settembre 2006 ad oggi, dai suoi predecessori; Donadoni, che ha portato, dall'alto della sua esperienza di mezza stagione in serie A col Livorno, alla confusione tattica che neppure il maestro Lippi nei successivi due anni è riuscito ad arginare, e Lippi, per l'appunto.

Prandelli dovrà lavorare senza poter attingere al bacino di talenti dell'Under 21, che finché è durata la reggenza Gentile sapeva assolvere bene a questo compito; adesso il C.T. degli azzurrini è l'equivalente di ciò che è stato Donadoni nel biennio '06/'08 per la nazionale maggiore: nient'altro che un buon amico del Vice Presidente federale Albertini, per tanto la naturale maturazione tecnico-tattica e di esperienza dei vari Balotelli, Santon, Ariaudo, Schelotto, Pinsoglio, Marrone, sarà pari, se non peggiore, a quella dei talentini sbruciacchiati Criscito, Marchisio, Giovinco, Motta... Quelli che sono mancati nel momento del ricambio generazionale. E non per colpe loro.

Prandelli dovrà lavorare attingendo ad una mentalità; si, avete capito bene: alla mentalità dell'interista, per cui se un tipo di giocatore manca, si compra, chiunque esso sia, tanto un bel passaporto italiano lo può trovare. Questa è difatti la filosofia di Abete, che, preso atto della mancanza di talenti italici (ma abbiamo visto che il problema è nei quadri tecnici, non nei ragazzi...), sopperisce con le naturalizzazioni; caro Cesare, ti manca un centravanti? Eccoti Amauri, la cui moglie ha un trisnonno italiano; eccoti Thiago Motta, che lui manco quella ha, però lui si che sa vincere: ha fatto anche il triplete!

Prandelli sarà il portavoce di un carrozzone imbarazzante; di un'orchestrina che affonda sulla nave e suona non per salutare con dignità la vita ed i familiari, come fecero gli eroi del Titanic, ma suona perché convinta che la festa possa ancora continuare; di una cloaca massima che non ha impedito che i suoi beni più preziosi venissero distrutti, anzi: che si è resa complice soddisfatta di tale distruzione.

Pertanto, Cesare Prandelli da Orzinuovi, provincia di Bergamo, è una brava persona che molto ha sofferto nella vita; è stato un discreto calciatore, ottima riserva della Juventus di Trapattoni e Platini e titolare di un'Atalanta meravigliosa; è stato allenatore competente di squadre di medio-alto livello, quali Parma e Fiorentina, a cui è stato capace di dare un gioco fluido e divertente, mai ingessato in schemi radicali, ma plasmati sulle caratteristiche dei giocatori a disposizione; ma in fin dei conti tutto questo non servirà a nulla, perché Cesare Prandelli da Orzinuovi
costruirà tutto ciò di cui sarà capace sul niente che si chiama Abete, Albertini e che fu Guido Rossi.

Pertanto, lo spettacolo deve andare a casa.

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