Mr.K torna...forse..

LUGLIO - Capitolo 11 - Partenza!


puntate precedenti:Puntata n°1  - http://blog.libero.it/kaagainput/8159880.htmlPuntata n°2  - http://blog.libero.it/kaagainput/8169681.htmlPuntata n°3  - http://blog.libero.it/kaagainput/8199140.htmlPuntata n°4  - http://blog.libero.it/kaagainput/8241491.htmlPuntata n°5  - http://blog.libero.it/kaagainput/8259872.html puntata n°6  - http://blog.libero.it/kaagainput/8271715.htmlPuntata n°7  - http://blog.libero.it/kaagainput/8281034.htmlPuntata n°8  - http://blog.libero.it/kaagainput/8312896.html Puntata n°9  - http://blog.libero.it/kaagainput/8361422.html Puntata n°10 -http://blog.libero.it/kaagainput/8373609.html Suona la sveglia, salto su, quasi mi rompo la testa. La cuccetta è microscopica, e io non sono microscopico. Vado a fare la doccia, anche qui l’ambiente è mignon e mentre l’acqua mi picchietta il cranio massaggiandomi i pensieri ripenso al fatto che ho dormito di sasso, nonostante tutto.Esco in pozzetto con un paio di pantaloncini grigi, da battaglia. Il sole è abbagliante come al mattino e colpisce di giallo squillante tutto quello che raggiunge. Mi stiro allungando le braccia, il porto è fermo nel mattino dove tutti dormono, il fresco accarezza la mia pelle.“Buongiorno … comandante” mi giro, ripenso alle pose da ubriaco in fase yoga e guardo su. “buongiorno, marchesa! Già sveglia?” la marchesa è affacciata al ponte superiore del suo yacht, le hanno appena servito la colazione ed evidentemente avrà sentito che qualcuno era in barca. “Beh sai…ad una certa età…” la marchesa è una bella donna, anche se ormai è abbondantemente piazzata nella seconda cinquantina…”si dorme poco…” aleggia con eleganza la sua mano, ornata con un solo anello con pietra. Poi mi fissa e con tono minaccioso “mica partirà adesso. Con quel … mostro…”“Già, mia cara marchesa…dovrà fare a meno di me. Questa mattina almeno!” mi ricompongo, sto eretto e non mostro i muscoli, ma almeno non sembro una scimmia.“vuole un croissant? Una spremuta?” mi fa cenno di salire “comandante non faccia complimenti…”. Effettivamente ho abbastanza tempo per fare colazione, anche se devo fare i controlli di routine sulla barca.Salto su “Marchesa, ma sta una meraviglia!” lei mi guarda, le brillano gli occhi di intenso azzurro “Comandante, lei sa vero…che le donne bisogna sempre prenderle prima con la lingua…vero?” annuisce maliziosa, mentre sorseggia il caffè, poi aggiunge “mi farebbe un favore? Il Giangi è out per business, potrebbe spostare l’auto, che mi sa che ieri l’ho posteggiata dove non si potrebbe…” so che il Giangi non fa guidare le sue auto a nessuno, tranne il suo chauffeur. E me. “non c’è problema, marchesa. Se mi da le chiavi, che fra poco decollo”“Beata gioventù!” mi dice lei…”sempre di fretta...” fa un cenno, e appare un maggiordomo con le chiavi. Salto giù salutando, e sul molo vedo passeggiare uno dei russi di Olga. Ha la maglia a righe. Incrocia il mio sguardo, io ho appena messo un piede giù dalla passerella, mi sento un po’ come se non ci fosse il molo e stessi precipitando in mare. Lui mi guarda, mi fa un cenno con la testa, e mi sorride continuando a passeggiare.Devo stare più attento. Ripenso alla corsa notturna. Comincio a guardarmi attorno, senza dare troppo nell’occhio. Arrivo nel parcheggio, e vedo un auto seminascosta da una bouganville. Un’alfa. Grigio chiara però. Cerco di guardare meglio senza fissare, al posto di guida c’è qualcuno…la jaguar del Giangi, è con due ruote sull’aiuola. Salgo e innesto la retromarcia con attenzione. È un modello vecchio, romba scoppiettando, il motore ruggisce in modo irregolare. Lascio andare un po’ di gas per vedere se parte e va nella direzione giusta, e effettivamente arretro. Piano. Vedo un bel parcheggio all’ombra, nel posteggio vuoto. Lentamente mi avvicino. Metto la prima e appena lascio il freno, vedo il muso di una golf che si incunea. Mi volto. Penso al peggio. Quelli di ieri che saltano giù e mi costringono a scendere armi in pugno, e facce feroci. A quest’ora non c’è neanche la vigilanza piena. Sono fottuto.Una donna, bionda. Con cappello e foulard mi indica con il dito il parcheggio nel quale mi stavo inserendo. Rimango perplesso.Il posteggio conta circa 300 posti auto. È vuoto. E questa si vuole infilare là?Sorrido, rimetto la retro. Scivolo indietro. La tipa da gas, e la golf parte sparata. Oddio se non frena si stampa sul muro. Frena, è così avanti col sedile che si intravede il naso dal parabrezza. Mette la retro, fa due manovre per allineare la golf alle righe a terra. Io intanto posteggio, e chiudo la portiera. Lei riparte. Inchioda. E arriva a toccare il muro. Scende. Ha una gamba lunghissima, con una scarpa raffinatissima e una caviglia fina. Il vestitino è leggero, uno chiffon. Prende dal bagagliaio una sacca da vela, e parte di gran carriera nella mia direzione. Si ferma di fronte a me, io sto ancora ammirando lo spacco “sono assicurate!” poi fa un passo e si ferma, si gira di scatto “molo B?” io la guardo. Quarantacinque anni circa, ricca. Non bella, ma molto fascino. Il fisico palestrato, l’altezza. Tette piccole ben portate nella camicetta chic. Le gambe divine…il viso un po’ squadrato, la caratterizza molto, naso affilato. E poi quell’aria da io non tocco mai terra. Sfodero il sorriso gentile e le indico la strada più lunga. Chi ha tempo non perda tempo! Poi un attimo prima di vederla ripartire via di fretta aggiungo “scusa” uso il tu, un po’ per dispetto e poi lei sembra vestita per un aperitivo bordo piscina, io sembro un selvaggio ho solo i pantaloncini e mi comporto da selvaggio “ma cos’è…che sarebbero assicurate?” lei sprizza un’po di astio “le gambe! Due milioni…” e mentre mi volta le spalle indispettita aggiunge “ovviamente…due milioni…l’una!”Io ridacchio. Ma in che senso…avrà assicurato le gambe? Chi sa che lavoro fa. Indossatrice di minigonne? Di scarpe? Ahahhaha. Rido come un pazzo, e ovviamente ripercorro la strada brevissima per il molo B. Da un taxi scende Bianca, quella Bianca fidanzata con quel roscio sgradevole. Quella che sta su tutti i giornali. Ho condiviso con lei un paio di cene, senza quasi rivolgerle la parola. Ha sempre un bisogno spietato di piacere, e sa di piacere. Del resto è bella, ricca e famosa. Difficile resisterle. È vestita da sera, ha dormito fuori e sta rientrando. Non ha trucco, e quindi potrebbe essere pronta per uscire. I capelli sarebbero arruffati se lei non li avesse legato ad arte. Le nostre strade si incrociano. Io noto un uomo seduto che mi sta guardando basso e brutto. Mi colpisce perché non ha niente a che fare con l’aria del porto. E poi, tra me e lei sta guardando me. Quindi mi si allertano i sensi in modo automatico.Bianca sta per incrociare il mio percorso. Dovrei provarci, dirle qualcosa, magari non mi ha riconosciuto ma comunque avrei mille modi di trovare qualcosa di interessante in comune da condividere. La vedo con la coda dell’occhio che si prepara allo scontro. Potrebbe, anzi quasi sicuramente, mi skipperà con un perdonami un’altra volta, o qualcosa del genere. Opponendomi con un’eleganza senza pari un ferreo rifiuto. Mi fermo per lasciarle il passo, ma in modo che lei mi debba strusciare molto vicino per forza. Lei si volta, dall’espressione che fa emerge che in modo intelligente ha capito il mio gioco, la guardo “Buongiorno!” uso un sorriso da vincitore del superenalotto. Lei mi risponde “buongiorno” in tono educato. Faccio un salto indietro passando sull’aiuola, e lasciandole libero il vialetto. Lei rimane ferma un momento, e poi riparte perplessa. Vorrei girarmi per vedere se mi sta guardando o cosa. Ma filo via tenendo d’occhio l’uomo brutto. Rendo le chiavi alla marchesa, lei mi ringrazia “ma l’era la Bianca quella?” è perplessa anche lei “si” le rispondo. “non ti piace? Eppure sembra una…come quelle russe…che girano da queste parti…o no?” mi sta indagando. Non capisco se sappia o meno di olga, ma mi guarda in modo strano. “marchesa. Lei sa troppe cose. Vado di fretta, un saluto al Giangi” salto giù. Mi metto al timone. Carburante, pieno. Acqua, a posto. Accendo il navigatore, e imposto la rotta. Alzo il prendisole di poppa, e mentre i pistoni ronzano si intravedono i tre mostri di acciaio e cromature. Annuso. Non c’è odore di benzina. Giro la chiave nel quadro, la marchesa è affacciata di nuovo le faccio segno di turarsi le orecchie. Giro. I motori sono a benzina, dopo un breve sferragliamento iniziale il rombo è possente. Anche al minimo. L’odore acre della benzina già si spande pizzicando l’olfatto. I motori sono tutti regolari, abbasso il prendisole spingo sulle manette mantenendo in folle e i motori salgono di giri senza tentennamenti. Rimetto giù le manette, ed è tutto regolare. Spengo. La marchesa è ancora affacciata “certo…che ti piace proprio questo coso lungo e stretto. Fa molto macho eh?” sorrido. È quasi l’ora di partire. E picchiettando sui tacchi, rivedo la quarantacinquenne. Che si affaccia. Mi guarda ed è indispettita. “fast transf?” indica col dito. Forse si aspettava una barca diversa, magari senza tutti questi colori fosforescenti lungo le murate. “si accomodi madame…” le dico, facendole una riverenza. Lei rimane là. Non si muove. Allora salto sul molo, con una mossa repentina la prendo in braccio. Quasi temo che le sue decolté volino via da piedi volando verso l’alto. Spicco un salto e atterro sempre con lei in baccio sulla plancia poppiera, poi la adagio con delicatezza sul divanetto. Lei non si aspettava la mia forza bruta, e il sorprendente slancio. Mi sorride e ringrazia mostrando un lato gentile e terribilmente sexy. Le tolgo le chanel con delicatezza e le metto in un sacchetto di tela. “giù in cabina c’è spazio per la sacca, le scarpe e il resto. Se vuole può cambiarsi. Abbiamo un altro ospite. Fra dieci minuti si parte” guardo su, e la marchesa scuote la testa, mi fa segno con la mano che sono pazzo.Si avvicina l’uomo brutto, che con uno zainetto che tiene stretto tra le mani sale a bordo  rischiando di finire a mare. Un pregio ce l’ha quest’uomo infido, si è alzato da dov’era seduto in tempo per partire in anticipo. Mollo gli ormeggi.Avvio i motori, parto.Il motoscafo romba al minimo, la marchesa saluta. Un gommone, con al timone un uomo girato dall’altra parte sta finendo sotto la mia prua.Metto indietro, e il motoscafo perde tutto l’abbrivio e si ferma tra la spuma. Quello si gira, mi vede, capisce. E’ Fabio Volo, fa cenno con la mano. È con tre galline di una certa età, in topless. L’insieme è tremendo, un’insalta di varia umanità male assortita. Li lascio sfilare. Potrei aprire il gas e rovesciarli con l’onda causata, ma riparto in modo prudente. So usare la potenza, ma lo faccio quando ne vale la pena.La donna si avvicina “siamo partiti in un modo un po’ strano…piacere…Anna…” l’uomo brutto è andato giù, speriamo non usi il bagno. Anna approfitta, mi poggia la mano sulla mia. Spinge le manette…la barca accelera. Sorride. Sta facendo la gatta. e non mi dispiace per niente.