IL MIO TEMPO

Ammetto di provare, per chi fa vita politica, un sentimento di gratitudine a prescindere, perché fa un lavoro che non farei neanche sotto tortura, e, in un certo senso, lo fa “al posto mio”, permettendomi di indugiare nel ruolo (non così scomodo) di elettore che borbotta e maledice.

In questi giorni, per esempio, i giornali rigurgitano di retroscena sulla vita e le opere di W.V., praticamente dal concepimento a questa mattina. Non c’è frase pronunciata, fotografia scattata, pettegolezzo riferito che scampino all’analisi.

Penso con terrore se qualcuno dovesse pubblicare qualcuna delle idiozie che ho sicuramente scritto in passato, o mi chiedesse conto in pubblico di quella volta che a sedici anni scrissi “culo” sulla lavagna, o quell’altra volta che sostiuii illegalmente la marmitta del motorino. Oppure, peggio, se fossi costretto a rivedere sui giornali, in compagnia di qualche milione di italiani, le mie foto della PrimaComunione. Gli uomini pubblici, e i leader in massima misura, compiono anche per nostro conto questo immane sacrificio, la trasformazione di ogni accento della voce, di ogni ruga del viso, di ogni giorno della vita in possibile tiotolo di giornale. Il potere deve essere davvero un’esperienza magnifica per arrivare a sopportare tutto questo.

(Michele Serra)