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Charles Wright
Morandi
Parlo d'immobilità, del silenzio
un centrotavola di porcellana,
un vaso a goccia, una brocca.
Parlo di spazio, che è unilaterale,
senza risposta, e lasciato a seccare.
Parlo di colore, di forma, del vuoto
che vigilano questi oggetti, e da cui sorgono.
Parlo di colpa, goccia rossa, goccia bianca,
la sua gobba e la curva, che è blu.
Parlo di bottiglie, e rovina,
e di ciò che facciamo brillare nel buio, e perché...
Charles Wright
Breve storia dell'ombra
a cura di Antonella Francini
Crocetti Editore 2006
« Susan Boyle...I dreamed a dream | 25 Aprile » |
Prades, the Village. 1917.
Harlequin's Carnival. 1924-25.
May 1968. 1973.
Non vi menga in mente di definirlo pittore astratto...Magari surrealista per buona parte della sua vita,ma di certo non astratto.
Se gli uomini e tanto più gli artisti,nell'ultima parte della loro vita,si concedono il lusso di pensarla come gli pare e produrne gli effetti in conseguenza,non possiamo che giungere a una considerazione:Egli giammai cercò la completa astrazione,piuttosto la ricerca di un linguaggio surreale e parimenti"formale",semplificato da una straordinaria poesia.Colore puro,forma libera e gioiosa,il trionfo della fantasia che,come in un eterno girotondo parte ed arriva sempre da solide basi,concrete e facilmente individuabili,in quelle famigliari forme che sovente popolano le sue tele.
Ad una persona normale come me,tutto questo ispira un gradevole senso di sicurezza.Il motivo è molto semplice,Queste tele,sono la dimostrazione "artistica" di ciò che tutti noi possiamo realizzare.
Come?...Ma è molto semplice...Chi di noi,nel bel mezzo di una qualsiasi giornata,alle prese con i soliti pasticci della vita, non si "perde"nelle sue fantasie?E per fortuna non accade a comando,non c'è bisogno di stimoli particolari,c'è chi lo fa partendo da una finestra,dai righi di uno spartito o di petali di un fiore,chi da un paio di stivali o magari da una strada...Cose concretissime quindi,ma che al tempo stesso non ci precludono il più affascinante dei viaggi:Quello che compiamo all'interno di quell'universo infinito che è la nostra mente.
Non so come la pensiate voi,ma a me la certezza che si possa partire e ritornare da una "vacanza"ispirata da una cosa banale mi pare portentosa..Come i dipinti di Mirò.
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