falsi o veri?siamo tutti come siamo o come ci vogliono? |
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BASTA POCO
a fare impressione
basta poco
basta andare in televisione
che la gente
subito ti riconosce per la strada
si fa presto
a montarsi la testa
e d'altronde è questa qui
la realtà di questa vita
ci si guarda solo fuori
ci si accontenta delle impressioni
ci si fotte allegramente
come se fosse niente
darei fuoco a casa tua
se passasse il mal di dente
e intanto il mondo rotola
e il mare sempre luccica
basta poco
a fare bella figura
basta poco
basta esser buoni la domenica mattina
basta poco
per esser furbi
basta poco oh!
basta pensare che son tutti deficienti
e d'altronde è questa qua
la realtà di questa vita
di questa bella civiltà
così nobile e così antica
e intanto il mondo rotola
e il mare sempre luccica
domani è già domenica
e forse forse nevica
basta poco
per essere intolleranti
basta poco
basta esser solo un po' ignoranti
basta poco
per non capire e scappare via
basta poco
perché ti dia fastidio uno pur che sia
e intanto il mondo rotola
e il mare sempre luccica
domani è già domenica
e forse forse NEVICAAAAAAA
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GIUDIZI UNIVERSALI
che si può star bene senza
complicare il pane
ci si spalma sopra un bel
giretto di parole vuote ma
doppiate
Mangiati le bolle di sapone
intorno al mondo e quando
dormo
taglia bene l'aquilone, togli
la ragione e lasciami sognare,
lasciami
sognare in pace
Liberi com'eravamo ieri,
dei centimetri di libri sotto
i piedi
per tirare la maniglia della
porta e andare fuori come
Mastroianni
anni fa,
come la voce guida la pubblicità
ci sono stati dei momenti intensi
ma li ho persi già
Troppo cerebrale per capire
che si può star bene senza
calpestare il cuore
ci si passa sopra almeno due
o tre volte i piedi come sulle
aiuole
Leviamo via il tappeto e poi
mettiamoci dei pattini
per scivolare meglio sopra
l'odio
Torre di controllo, aiuto,
sto finendo l'aria dentro al
serbatoio
Potrei ma non voglio fidarmi
di te
io non ti conosco e in fondo
non c'è
in quello che dici qualcosa
che pensi
sei solo la copia di mille
riassunti
Leggera leggera si bagna
la fiamma
rimane la cera e non ci sei più...
« ..per Te... | Messaggio #141 » |
Era un pomeriggio d’inverno ma la giornata era stata soleggiata tanto
che quel sole invernale un po’ aveva mitigato la temperatura.
Affrettando il passo notai che una delle edicole, aveva esposto un cesto, in bella
vista, contenente libri vecchi, impolverati ed evidentemente invenduti
nei lunghi anni di permanenza su scaffali. Incuriosito, mi fermai a
valutare se ne fosse valsa la pena di comprarne qualcuno e fui attratto
da tre classici: Senilità, di Italo Svevo, la Metamorfosi di Franz
Kafka e I dolori del giovane Werther di Joann Wolfgang Goethe. Lo
sconto per quei libri era veramente elevato, circa la metà ed il prezzo
in lire era già basso anche se fosse stato pieno, per cui pagai meno di
10 € il tutto e felice mi avviai finalmente verso casa. Riflettevo sul
mio acquisto culturale e non potei fare a meno di constatare che al
contenuto di quei libri non veniva resa giustizia, visto il prezzo
stracciato che avevo sborsato e poi probabilmente uno di quei
settimanali che parlano di vips e delle storie inventate per dare loro
risalto, costava quanto uno di quei gioielli classici che avevo nelle
mie mani. Di un libro, specie quando ne leggi molti, ti resta il
significato filosofico, forse un leggero ricordo della storia che
narra, se è narrativa e se qualcosa ti colpisce particolarmente, come
una citazione dell’autore, la sottolinei per imprimertela meglio nella
memoria. Naturalmente potrei parlare di tutti e tre i libri, tutti mi
hanno lasciato qualcosa ma quello che più mi colse in meditazione, dopo
avere letto un passaggio del romanzo drammatico, mi procurò un
turbamento non da poco: il pensiero elaborato da Goethe, ne “ I dolori
del giovane Werther “. Il libro narra della storia di un giovane,
Werther, innamorato della fidanzata e promessa sposa del suo amico. Il
nome di lei era Lotte. E’ biografico questo questo libro e contribuì a
far conoscere Goethe al pubblico europeo, varcando i confini tedeschi.
L’epilogo della storia è drammatico perché termina con il suicidio del
giovane Wherter ma in realtà non fu Goethe a compiere l’insano gesto ma
un altro suo amico per una storia analoga. Quindi l’autore intrecciò
due storie in un unico scritto. Il messaggio lacerante che ne
scaturisce è riconducibile ad una definizione brevissima ma devastante
per quel che può generare in un animo umano. Questa ne è l’essenza: “
Così come la natura prevede la cessazione dell’esistenza per un corpo
gravemente malato, così essa prevede il suicidio per liberarsi del mal
d’amore. ”. Il libro o meglio l’elevazione del gesto estremo
all’importanza di un atto di amore assoluto, suscitò molto scalpore
all’epoca, tanto che anche la Chiesa lo criticò aspramente, visto
l’aumento dei suicidi per amore ad opera di giovani di quel periodo; lo
stesso Goethe, nonostante la notorietà ottenuta dal romanzo, in
vecchiaia ne prese un po’ le distanze. Non pensavo che una teoria,
così, letta quasi per caso, potesse indurmi in una meditazione profonda
e non pensavo, così improvvisamente, di avere chiara la situazione o
meglio comprendere le ragioni di chi è tanto disperato da attuare un
gesto simile. Ovvio che non condivido la teoria del Goethe ma condivido
tutt’altra teoria che affonda le sue radici nel fiabesco: “ La leggenda
dell’araba Fenice “. L’araba Fenice, è il leggendario uccello sacro
dell’antico Egitto, simile ad un’aquila molto variopinta e sfavillante,
che viveva per cinquecento anni per poi costruirsi un rogo con piante
aromatiche, ardervi e per poi risorgere dalle proprie ceneri più bello
e più puro di prima. Simbolo indiscusso della rinascita, preso ad
esempio anche dagli scrittori cristiani ed io aggiungo della catarsi,
visto che si liberava delle sozzure dell’anima accumulate in ben
cinquecento anni, per tendere sempre più verso la perfezione. Ho
volutamente riportato questa contrapposizione dell’araba Fenice alla
teoria goethiana, perché credo che il rinnovo mediante la rinascita
dello spirito sia a quello che di meglio un uomo possa aspirare,
intendendo per spirito umano qualsiasi manifestazione proveniente
dall’intimo: poesia, cultura, linguaggio, arte, musica e quant’altro si
possa desiderare di trarre da se stessi e di donare agli altri. Quelle
che sono le controversie che la vita ci propone nel quotidiano vanno
vissute ed affrontate con la consapevolezza che ognuno di noi può e
deve trasformarsi nell’araba fenice, può e deve identificarsi in questo
concetto, seppur rappresentato da una favola. Personalmente l’ho sempre
fatto, estendendo la mia identificazione alla tigre, che è un animale
che vive e sta bene da solo anche quando e soprattutto sono sofferente;
ad un gladiatore, la cui vita era appesa alla sua forza e
determinazione nell’affrontare nell’arena ogni combattimento sempre
come fosse l’ultimo ed a vendere carissima la pelle. Ecco, queste
caratteristiche mi fanno reagire in tempi rapidissimi a qualsiasi
intralcio della vita, tanto da meravigliare chi mi circonda. Risorgere
dalle proprie ceneri significa aspirare ad un livello superiore, più
ascetico, dove gli affanni si percepiscono attenuati e come normali
processi vitali, purificativi a mezzo del dolore.
Inviato da: ginevra1154
il 22/09/2012 alle 18:54
Inviato da: retni65
il 01/06/2009 alle 23:27
Inviato da: retni65
il 25/04/2009 alle 15:56
Inviato da: cicce9
il 03/04/2009 alle 23:44
Inviato da: ginevra1154
il 24/03/2009 alle 22:22