LA SACERDOTESSA
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Post n°404 pubblicato il 14 Maggio 2007 da io_deifobe
Oltre ad essere stupende creazioni della natura, i cristalli di quarzo hanno molte interessanti proprietà che li rendono utili per un notevole numero di moderne applicazioni. Il quarzo, infatti, è in grado di risuonare, trasmettere, amplificare, immagazzinare, mettere a fuoco e strutturare l'energia. È inoltre un materiale piezoelettrico, in quanto - sotto pressione - genera una carica elettrica. |
Post n°403 pubblicato il 14 Maggio 2007 da io_deifobe
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Post n°402 pubblicato il 14 Maggio 2007 da io_deifobe
In Scozia le Fate assumono il nome popolare di brownies e si distinguono per la particolare dedizione e cura che manifestano nei confronti di certe famiglie da esse protette. In questo paese sono spesso confuse o identificate con gli Elfi, dal nome dei quali traggono origine alcuni dei loro appellativi più comuni, come dun-Elfen (Elfi delle dune), berg-Elfen (Elfi delle colline), munt-Elfen (Elfi dei monti), feld-Elfen (Elfi dei campi), wudu-Elfen (Elfi dei boschi), Woeter-Elfen (Elfi delle acque), o ancora faifolks, fairies, siths e sleagh maith (buona gente). |
Post n°401 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
Ai paesi scandinavi è legata una strana e antichissima leggenda dalla quale prendono vita misteriose Fate chiamate Vergini-cigni, controverse creature di transizione tra gli spiriti dell'aria e quelli delle acque. Questo è il racconto riportato da Karl Grun: |
Post n°400 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
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Post n°399 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
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Post n°398 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
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Post n°397 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
CASTELLO CINI (Monselice - Padova) L’omonimo castello di Monselice, noto anche come Castello Cini o Cà Marcello, è situato a sud-est dei Colli Euganei. La sua struttura è caratterizzata da un complesso di edifici costruiti durante l’XI secolo. Il 22 dicembre 1350, su decisione del Consiglio di Padova, il trono della città fu affidato a due componenti della famiglia Carrara, Giacomino e Francesco, in un periodo storico che vedeva Padova subire le continue incursioni dei Veneziani e dei Fiorentini. Nel 1355 Francesco fece imprigionare Giacomino nei sotterranei del Castello, convinto che questi stesse stringendo un alleanza segreta con Venezia. Giudita, la donna di Giacomino, disperata per la sorte del suo amato, corruppe le guardie per poterlo incontrare ma quando venne scoperta fu imprigionata anch’essa in una cella poco distante. La condanna di Francesco fu terribile, Giacomino e Giudita furono murati vivi in due prigioni senza finestre, destinati a morire di fame e di sete. Tra le vie di Monselice, si udivano le grida strazianti di Giacomino, ormai rassegnato al proprio orribile destino. A distanza di secoli dalla sua morte, quando il vento soffia tra le mura del Castello, si possono ancora sentire le urla di Giacomino. La leggenda narra che il suo fantasma vaghi senza meta tra le stanze della rocca monselicense, alla disperata ricerca di Giudita, mentre lo spettro di lei cammina lungo la stradina che porta al Santuario di San Giorgio. Nel 1935 quando il Castello fu restaurato dallo storico Barbantini, fu trovata una stanza buia, senza porta e senza finestre, dalla quale si poteva entrare solo da un buco del soffitto, questa era la cella in cui morì Giacomino e dove fu imprigionato per 12 anni. |
Post n°396 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
PONTE DELLA SANITA' A Capodimonte, il quartiere di Napoli celebre per la sua scuola d'arte, troviamo il Ponte della Sanità, per arrivarci bisogna attraversare l'ampia strada di Santa Teresa degli Scalzi fino a raggiungere l'inizio di Corso Amedeo di Savoia. Il Ponte è tristemente famoso poichè, in passato, è stato teatro di numerosi suicidi; l'atmosfera che emana è sicuramente cupa ed inquietante. Molte persone dicono di aver udito, durante le notti di pioggia, delle voci e dei lamenti provenire dalla strada che passa sotto il Ponte, ma chiunque sia uscito di casa per controllare non hai mai visto nessuno. |
Post n°395 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
Il Castello di Fosini si erge nel comune di Radicondoli (SI), ma è geograficamente parte del territorio di Castelnuovo Val di Cecina (PI) essendo situato alle sorgenti del torrente Pavone di fronte alla "Cornata di Gerfalco". |
Post n°394 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
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Post n°393 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
In questo paese, come evidenziano Durville a il Christian, gli antichi ricordi, le testimonianze e le tradizioni che ruotano intorno al mistero delle Fate sono assai numerosi e conservati gelosamente. Io ti scongiuro per tutti gli spiriti del firmamento Per il vero unico Dio vivente Per il benedetto Dio Onnipotente Alla fine della cerimonia il mago deve poi pronunciare a voce alta questa formula: Possa tu, o pietra incantata dalle Fate donata proteggermi dalle forze infernali dai sortilegi e da tutti i mali Per concludere, aggiungiamo che nei paesi del Galles, le Fate preferiscono indossare vestiti di color verde, per confondersi e nascondersi meglio nel fogliame di alberi e cespugli. Amano inoltre scorrazzare nel cielo a gruppi, lasciandosi trasportare dal vento e danzare al chiaro di luna nei prati e nei boschi ombrosi. Si racconta cha alcuni incauti mortali hanno osato unirsi di nascosto a questo ballo incantato, ma le Fate li hanno subito circondati e, travolti dal turbine della loro danza travolgente, sono stati poi ritrovati lontano dal luogo, il giorno dopo, più morti che vivi per lo spavento. La montagna chiamata Carned-Idris è stata per lungo tempo teatro di queste danze fantastiche e la sua sommità è coronata da un cerchio di pietre che si ritiene indichino la tomba di Idris, famosa Fata assai viva nella memoria del paese. Il popolo crede ancora che sia sufficiente addormentarsi al centro di queste pietre magiche per avere in sogno visioni soprannaturali e messaggi profetici. Infine nei pressi di un lago solitario immerso nel Brecknockshire, pare esita nascosta tra le rocce una misteriosa porta del regno delle Fate, che si apre soltanto una volta l'anno, il primo maggio, dopo la notte di una delle principali feste magiche conosciute in Occidente, la notte di Valpurga. Coloro che hanno la curiosità e il coraggio di aprire questa porta - scrive il Christian - entrano in un passaggio sotterraneo che li conduce in una piccola isola situata al centro del lago. Scoprono allora un giardino magnifico, abitato da queste Fate chiamate "Tylwith-Teg", che offrono al visitatore frutta e fiori magici, lo deliziano con musica celestiale, gli svelano l'avvenire e l'invitano a restare in questo paradiso per tutto il tempo che vuole. L'unica raccomandazione che viene rivolta al gradito ospite è quella di non portare via niente da quel luogo, allorché lascerà l'isola. Ora accade che un visitatore imprudente non volle tenere purtroppo conto di questo avviso, e portò con sé per ricordo uno dei fiori meravigliosi che ornavano quel giardino incantato, ma appena ebbe varcato la magica porta divenne pazzo... |
Post n°392 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
Per concludere, aggiungiamo che le Fate non risultano sempre e soltanto legate a zone particolarmente suggestive e misteriose della natura, o ad antichi castelli e rovine, ma anche a semplici abitazioni. Una consolidata tradizione, nota soprattutto nelle regioni del sud, ci conferma infatti che ogni casa possiede una propria Fata, la quale ama manifestarsi in vario modo, ovviamente secondo i meriti di coloro che vi abitano, proteggendo o aiutando la famiglia perfino con interventi ultraterreni. |
Post n°391 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
La Teosofia, dal greco del III secolo "Theo-sophia", è la "Saggezza Divina" o "Saggezza degli Dei". Risale ad un passato immemorabile, ed è trasmessa senza interruzione fino ai giorni nostri come una conoscenza vissuta.
E allora vediamo qual è il pensiero Teosofico in relazione ai sei punti precedenti. In riferimento ai primi due punti possiamo asserire: Tutti gli uomini hanno più o meno l'intuizione di una realtà Divina che li sorpassa. Ma, essendo limitati dalle loro esperienze sensoriali e psichiche, se cercano di indovinare che cosa è questa realtà, non possono fare altro che immaginarla come un essere. Fare di Dio un Essere, secondo il credo comune, è limitarlo ad una Persona, certamente immensa ma strutturata e centrata su se stessa, capace di una volontà indipendente, dotata di una psiche funzionale, creatrice, ma che rimane al di fuori della sua creazione (Trascendente), come spettatrice interessata, pervasa quindi da sentimenti, affetti, antipatie, ecc. Un concetto che limita in modo estremo la nozione del Divino! Dio è allora ad immagine dell'uomo, con tutte le contraddizioni logiche che derivano da questa confusione che ha la pretesa di racchiudere l'infinito nei limiti di un Essere. Se il male appare nella creazione, il Dio immaginato dall'uomo non può che esserne innocente. Un demone è quindi capace di tener testa a Dio e di spingere gli uomini al male. Ma poiché questo demone non può essere altro che una creazione di Dio, bisogna ancora inventare una scusa a Dio. Così, gli uomini sono portati ad immaginare sempre più cose per mantenere l'equilibrio barcollante della loro impalcatura logica su Dio. Il Principio Divino Assoluto non è un essere, ma l'Essere in Sé (Esseità) che non si può astrarre da nessuna cosa. Parlandone come di un principio, si postula che il punto di partenza di tutto ciò che è stato, è, o sarà. In esso è contenuta ogni potenzialità di manifestazione di esistenza - senza alcuna dimensione morale - bene o male. È il Parabrahm postulato dagli Indù come la Realtà unica ed ultima, che sfugge ad ogni descrizione, ma che risponde, nell'uomo, ad una profonda intuizione. Va detto, inoltre, che questa nozione non è esclusivamente orientale e che è stata avvicinata, anche in occidente, da Platone e dai Neoplatonici, e dopo di loro, da alcuni dei più grandi pensatori cristiani. Tutte le coscienze che sono all'opera, a tutti i livelli della Natura - ciò che chiamiamo Anime - sono paragonabili a delle scintille uscite da uno stesso fuoco, o dei Raggi di uno stesso Sole Centrale (la Dottrina Segreta parla, a questo proposito, della Super Anima Universale). Sono dunque, fondamentalmente, tutte unite tra di loro da questa origine comune. La Fraternità Universale è dunque un fatto essenziale. Per di più, essendo tutte impegnate nella Vita dell'Universo, dove restano legate tra loro sulla base dello scambio e della solidarietà, queste Anime costituiscono una famiglia indissolubilmente unita: La Fraternità Universale rimane una realtà vivente. Spetta agli uomini scoprirla e partecipare coscientemente a questa Fraternità. Per la Teosofia, la Natura non è un quadro dell'esistenza offerto gratuitamente da Dio all'uomo per farci seguire i suoi disegni, come se la vita degli esseri inferiori non avesse senso. In riferimento al terzo punto: Il nostro mondo - come noi lo conosciamo - ha effettivamente avuto un inizio, e un giorno finirà. Ma, prima, altri mondi sono esistiti e altri verranno nell'infinità dei tempi. Nella Dottrina Segreta è spiegata l'eternità dell'Universo nella sua totalità: non vi è dunque stato un inizio assoluto, né vi sarà una fine assoluta alle manifestazioni dei mondi. In riferimento al quarto punto: Materia e Spirito, sostanza e coscienza, sono co-eterni come due sfaccettature di una stessa realtà. L'evoluzione della materia dai sette piani più eterei fino ai più concreti e materiali, sarebbe impossibile senza la giuda della coscienza. Vi è già una forma di coscienza in corso di risveglio persino nel più piccolo degli atomi fisici. È vero che la coscienza riflessa nell'uomo, o auto-coscienza, entra in attività a un dato momento dell'evoluzione terrestre, ma non è certamente la forma più alta di coscienza: fin dagli inizi della vita della Terra, Gerarchie di Esseri coscienti e altamente spirituali erano già all'opera e la Natura è stata così costantemente guidata nei suoi tentativi evolutivi. Fare della Coscienza un prodotto dell'attività celebrale è uno degli errori cardinali della scienza. In riferimento al quinto punto: L'idea darwinista della derivazione dell'uomo da scimmie anteriori è una pura ipotesi scientifica che non è mai stata dimostrata. La Teosofia la respinge! Il più evoluto degli animali non potrebbe mai diventare intelligente con un semplice gioco di mutazioni genetiche e di adattamenti all'ambiente. Su questo punto, per mancanza di conoscenza di altre dimensioni della realtà, i "prigionieri della caverna" inventano ancora delle teorie. Ma l'uomo è molto più dell'apparenza del suo corpo e anche della sua intelligenza. In riferimento al sesto punto: Attenendosi ancora una volta alle apparenze, si può pensare: "Dopo la morte non vi è più niente". In realtà, vi è in ogni essere una parte permanente che sopravvive alla morte e che riapparirà prima o poi sulla terra. Per l'uomo, questo processo si chiama Reincarnazione (vedi "La Grande Legge della Reincarnazione"). Per avvicinarci alla Realtà bisogna cambiare radicalmente la nostra ottica delle cose. La Verità è più strana della finzione e per molte persone è di gran lunga meno accettabile... Essa è una lingua priva di accenti! |
Post n°390 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
I TEMPLARI: CHI ERANO COSTORO? |
Post n°389 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
Ma l’evoluzione dei Templari non era ancora conclusa. Era passato appena un anno dal Concilio di Troyes quando il Papa stabilì che l’Ordine era sottoposto direttamente all’autorità pontificia e quindi sottratto a quella del Patriarca di Gerusalemme. L’ordine era così entrato nel gioco della grande politica, nella lotta tra chiesa dell’occidente e scisma d’oriente. A questo deve aggiungersi che il Gran Maestro ed il Capitolo andavano ad assumere la responsabilità completa ed assoluta della gestione dell’Ordine. In pratica l’Ordine diveniva indipendente. E nello stesso momento - guarda caso - i Cistercensi perdevano l’obbligo di versare le decime per i loro possedimenti e di riscuoterle in proprio col consenso del Vescovo. Fu il classico "scherzo da prete". La riduzione delle entrate ai chierici non venne digerito bene e le continue controversie richiesero spesso l’intervento della Santa Sede. Ormai era l’anno 1145 ed era maturo il tempo per l’adozione di una nuova disciplina, che arrivò puntualmente con la bolla pontificia "Militia Dei" e che si risolse in una conferma e puntualizzazione dei privilegi dei Templari. Tuttavia, apparentemente non successe nulla anche se l’obbedienza formale cui erano obbligati gli ordini religiosi generò sordi (e sordidi) rancori che covarono sotto la cenere per divampare nel rogo che devastò l’Ordine Templare. Nel frattempo e per il momento, come osserva Claudio Contorni (16), i nove cavalieri iniziali erano diventati una milizia della quale non si poteva fare a meno ed al cui potere si piegavano papi e re. La commistione fra il potere spirituale e temporale si era realizzata con la benedizione di fra’ Bernardo e dei Cistercensi ma anche con la minaccia del braccio armato di de Payns e della nobiltà schierata con lui. LA CONGIURA E L'ARRESTO DEI TEMPLARI Se dovessimo fermarci ad una esegesi storica del fenomeno "Templare", potremmo dire di essere giunti ad un buon punto. Il che non è affatto vero. La domanda d’obbligo è se ci sia stato un segreto e quale fosse stato questo segreto. Qualche storico ha osservato che non si trattò di un solo segreto quanto un "insieme" di segreti il cui insieme che li condussero alla tragica conclusione del 18 marzo 1314. Ma dietro alle fiamme del rogo, si intravedevano le figure di un re (Filippo IV), di un papa (Clemente V) e di un primo ministro (Nogaret). Qual era il rapporto tra costoro ed i Templari, in particolare nel periodo che va dal 1306 al 1315? Le riposte sembrano lì, a disposizione; facili da acquisire, ma - come si suol dire - guai a fermarsi alla prima taverna. I fatti di cui mi sto occupando hanno offerto il destro a molte speculazioni storiche, letterarie, esoteriche (o pseudo esoteriche). La storia tace su molti, troppi punti. La leggenda invece parla di una maledizione e di una vendetta templare (17). Di fatto, che cosa scatenò l’orgia di fiamme del 1315? A prima vista non risulterebbero motivi di dubbio su quella che fu la causa scatenante dell’odio di Filippo IV e di Clemente V. Tutti sono concordi nell’accreditare la tesi della ricchezza dell’ordine per il primo e dell’inetta insipienza per il secondo. Per la verità esistono anche altre verità sia sul piano storico che su quello esoterico. Ne sono sostenitori coloro che attribuiscono i successi militari di Terrasanta a componenti iniziatiche ed esoteriche acquisite attraverso la conoscenza di testi segreti (??). Ed infatti sono ben noti i contatti dei Templari con sette gnostiche e cenacoli esoterici islamici. C’è, infatti, la pista degli Ismailiti, della Setta degli Assassini e di Hassan-al Sabbah (noto come il "Vecchio della Montagna") capo della setta degli Hashishin dalla quale avrebbero appreso del Baphomet e di altri tenebrosi segreti. Che cosa avessero appreso non lo sa nessuno ed è sembrato lecito dare la stura ad una serie letterale di invenzioni più o meno fantasiose. A me sembra che non occorra scomodare né Ismailiti né Vecchio della montagna: basta guardare molto più vicino. Nella Francia del XIV sec. In maniera molto meno romanzesca ma molto prosaico della finanza, basterà ricordare che i Templari erano divenuti i banchieri (leggi: usurai) avendo sottratto tutti i trucchi del mestiere ai giudei. Non a caso avevano introdotto nella prassi europea degli affari la cambiale, l’assegno circolare e la lettera di credito (18). Con questi mezzi i Templari si arricchirono perdendo di vista gli ideali iniziali (19) ma acquistando il carattere di una vera e propria milizia sovranazionale, legata solo al giuramento di fedeltà al Gran Maestro e al Papa. Con la caduta dei Regni Latini d’Oriente, tornati in Europa i Templari furono costretti ad uscire dal loro semi-anonimato. La loro presenza cominciò così a dare fastidio. Si aggiungano alcune circostanze che dovevano pesare quanto un macigno sulle decisioni politiche:
Queste considerazioni spiegano benissimo le motivazioni ed i comportamenti di tre delle parti in causa (in particolare spiegano i rapporti di Filippo IV e di Clemente V parti indispensabili nell’isolamento dei Templari troppo liberi da vincoli di natura temporale). Però non spiega assolutamente la remissività di quegli autentici fulmini di guerra, i membri dell’ordine, al momento degli arresti. Quando gli armigeri si presentarono nelle varie fortezze del Tempio, esse si arresero senza colpo ferire. È vero che nessun Templare immaginava che la stessa cosa stesse accadendo, in quello stesso momento, presso quasi tutte le fortezze (escluse quelle dell’Emilia, del Portogallo e della Gran Bretagna). Possibile che ciascuna comunità attendesse l’aiuto di altre e, tutte insieme, confidassero sulla protezione incondizionata del Pontefice? Una possibile spiegazione può essere cercata solo per Clemente V e si connette alla natura del complotto architettato da Nogaret. Questo, sul piano della fede, spuntò molte delle armi che il Pontefice poteva usare senza rimanere egli stesso coinvolto, ma la strada scelta fu talmente tortuosa e lenta da lasciare in piedi numerosi sospetti che sono purtroppo destinati a restare tali. Né il processo né la documentazione storica sono fornire una risposta. Nel rapporto tra Templari e Filippo il Bello sembra che una grossa parte abbia giocato la sorpresa e la fiducia, mal riposta, nelle possibilità e capacità politiche di Clemente V. Non v’è dubbio che Nogaret gestì da par suo la regia accuratissima nella scelta dei tempi sicché riuscì a sottrarre i Templari alla giurisdizione pontificia prima che questa avesse il sentore di quanto stava accadendo. Nogaret, dispose ed eseguì gli arresti con un tempismo senza precedenti. I primi ad esserne disorientati furono proprio gli arrestati che non riuscirono ad organizzare alcuna forma di resistenza armata. Lo stato di confusione in cui cacciò i prigionieri fu tale che, sotto tortura, alcuni cavalieri cominciarono a fare delle ammissioni compromettenti (essenzialmente sulla sodomia, sull’adorazione del diavolo e negazione della Santissima Trinità). A quel punto un papa - di per sé già sottomesso al volere regio - aveva già perso qualsiasi arma; né se la sentì di azzardare mosse che avrebbero potuto tradursi in uno "scisma" (24). Particolarmente squallido si rivelò il comportamento di Jacques de Molay che si auto-accusò degli stessi misfatti. Al momento, ormai compromesso e sbugiardato, venne rilasciato. Ma l’assassinio di Ugone da Bologna, lo privò del potente aiuto dei Templari dell’Emilia e lo rese definitivamente inoffensivo: era carne da rogo anche lui. Maestro Jacques solo sul rogo, ritrovò la fierezza del ruolo ribellandosi all’Arcivescovo di Saëns che aveva lanciato roventi accuse contro l’Ordine. Ma non potette far altro che scagliare maledizioni. Ma è destino che nella vicenda dei Templari nessuna tessera del mosaico vada al posto giusto. Andando a monte mi chiedo: quali furono le ragioni di tanto accanimento contro i Tempio? Perché tanta indifferenza di tutte le parti coinvolte? Ma anche queste sono domande che attendono una risposta. LE CAUSE REMOTE: IN TERRASANTA Taluno ipotizza che l’origine dei problemi dei Templari deve essere ricercata lontano, nella loro permanenza in Terrasanta. Ma il solo elenco delle ipotesi avanzate sono di per sé troppe ed elencarle tutte troppo lungo. Farò in questa sede solo un cenno a qualcuna di esse rimandando per una valutazione critica alle conclusioni. Si è parlato:
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Post n°388 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
Prima di rinviare alle considerazioni che svolgerò più innanzi, mi corre l’obbligo di far osservare che, qualunque ne fosse l’oggetto e comunque ne fossero entrati in possesso, l’Ordine cercò di custodire i presunti segreti evitando ripercussioni e sconvolgimenti nella Chiesa.
I TEMPLARI E L'ERESIA CATARA Il 13 ottobre 1307, un venerdì, Filippo il Bello, ordina l’arresto dei Templari e dispone il sequestro di tutti i beni. Inizia così la fine dell’Ordine. Seguiranno anni di processi, torture ed uccisioni che culmineranno il 18 marzo 1314 con l’arresto e la morte sul rogo del gran Maestro De Molay. Si chiudeva in tal modo, brutalmente, una vicenda storica durata breve arco di tempo tra il 1119 ed il 1307. I Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, erano passati da Hugh de Payns a De Molay quali attori principali della vita militare, politica ed economica del mondo cattolico. Erano passati dal fervore e dalla gloria conquistata sul campo, alla ignominiosa morte sul rogo propria degli eretici. Si dice spesso che la cosiddetta congiura di Filippo IV (del Nogaret e di Clemente V) aveva trovato origine in una eresia templare. È un argomento che va trattato con attenzione perché da un lato le accuse mosse ai Templari sono tipiche dello stile inquisitorio e, pertanto, spesso false, faziose o estorte con torture, prive di ogni valore giuridico e storico. Tuttavia a, mio avviso, questo non basta a smentire o a confermare la bontà di una tesi, soprattutto quando non sia dimostrato o dimostrabile il contrario. In proposito i fatti certi da tenere presenti sono due:
Questa conclusione, se non altro, avrebbe il pregio di spiegarci il perché della necessità di un preventivo isolamento dei Templari! Stando così le cose sarebbero in tal modo legittime e naturali le accuse di eresia, di stregoneria, di turpitudini, ecc. È chiaro che questa conclusione potrebbe avere una sua validità nel merito. Altri aspetti, come la storia del Baphomet, avrebbero una loro validità sul piano formale (tipica dello stile inquisitorio). Verrebbe così perfettamente naturale parlare di torture, sangue e falsità che erano effetti tipici della procedura codificata da Nicolas Eymerich (26). A queste valutazioni di fondo aggiungiamo quella dell’oro accoppiata alla sconfinata umana avidità degli uomini ed alla loro arroganza. Possiamo così comprendere come tutto si possa ricondurre ad un problema di ordine politico al quale verranno sacrificate vita e dignità di uomini che una volta si erano votati a ideali cavallereschi di virtù e di fede. Qualche storico ha contestato questa ipotesi asserendo che Filippo IV fece sì confiscare i beni dei Templari, ma non se ne impadronì come sarebbe stato logico. Stranamente, si osserva, avrebbe assegnato una parte dei beni agli Ospitalieri e ad alcuni nobili francesi che furono, in definitiva, gli unici beneficiari della strage. Non mi sembra una buona argomentazione. Storicamente unica prova sarebbe stata che Ospitalieri e nobiltà francese non se ne lamentarono come sarebbe stato logico. Ma non mi sembra che il re avrebbe avuto difficoltà, vista l’antifona a convincere gli uni e gli altri a farsi i fatti loro!? Quello che potrebbe destare meraviglia, ad onor del vero, è un altro fatto: i Templari, bruciati in virtù di un arbitrio giudiziario furono solo quelli di Francia. La persecuzione non poté colpire i cavalieri della Spagna, del Portogallo, quelli dell'Europa del Settentrionale (come i Cavalieri di Cristo) o quelli dell’Italia e dell’Inghilterra. Perché avrebbero taciuto anche costoro? Mi sembra facile osservare, che non tutti potevano essere a conoscenza degli affari centrali. Anzi il complesso di indizi mi inducono a ritenere che fosse vero proprio il contrario. La fiducia dell’ordine nel suo complesso, potrebbe aver aperto - come è stato rilevato - "…un Tempio fatto non di pietra e roccia il cui peso, però, ad un certo punto li avrebbe schiacciati" (27). A ben considerare i fatti ritengo che dobbiamo essere molto prudenti nell’usare il termine di "misteri" a proposito dei Templari. Io sono portato a ritenere che spesso si abusa del termine mentre sarebbe logico distinguere fra tre tipi di misteri:
In effetti al di là della ritrovata regola noi non sappiamo quale fosse il vero intento nella costituzione dell’Ordine. È stato facile così parlare di un ordine di carattere iniziatico, sul modello dei Templari di Agharti o dei Templeisen custodi del Graal; essi probabilmente sarebbero andati in Terrasanta perché fra’ Bernardo aveva detto che bisognava colà cercare qualcosa. Ma cosa? Entriamo però, per tale via, nel campo delle pure ipotesi senza avere il sostegno del benché minimo fatto di valore storico. Alcuni commentatori ritengono che scavando al di sotto del tempio della Roccia, essi avessero rinvenuto l'Arca dell'Alleanza, o i segreti delle cattedrali gotiche, ovvero mappe segrete che indicavano la rotta per le Americhe, ovvero ricevuto dagli Ashishin il San Graal, ovvero tutte queste cose insieme. Alcuni studi (28) denunciano con chiarezza che dopo la disfatta di San Giovanni d’Acri del 1291, i Templari avevano perso la posizione di privilegio restando privi di prospettive concrete tipo quelle degli Ospitalieri che sopravvissero alla disfatta grazie ad una diversa politica. Con la conquista di Rodi infatti scelsero di fare del loro ordine una potenza navale nel Mediterraneo. Si è pure detto che la distruzione dei Templari fosse solo l’inizio di una vera e propria politica di Filippo il Bello nei confronti degli ordini militari. Ma la morte impedì a lui di procedere anche contro gli Ospitalieri, ed a noi di conoscerne le reali intenzioni. Ma mi sembra molto improbabile che il nipote di Luigi IX, il re santo morto nel 1254 durante la settima crociata, si sentisse veramente in lotta col diavolo come "re cristiano" quale si definiva. A ben pensare più si gira intorno all’argomento e più mi vedo costretto a tornare sui Catari o Albigesi che dir si voglia. Forse non è un caso che delle sette accuse mosse ai Templari ben quattro avevano a che fare con la religione costituendo colpevoli di un reato (aggravato e reiterato) di eresia. Li si accusava:
Sono evidenti - fondate o non che fossero le accuse - certe analogie con rituali albigesi che gli inquisitori dei Templari non avevano mancato di sottolineare (come, ad esempio, il fatto di non accettare la croce come strumento materiale del supplizio del Cristo). Se le cose fossero andate proprio così sarebbe evidente che l’ordine intero era sprofondato in una eresia conosciuta, catalogata e già condannata. Il che li poneva automaticamente fuori dell’ortodossia senza possibilità di appello. LA QUESTIONE DEL TESORO DEI TEMPLARI Il settimo capo di imputazione riguardava, anche se non in maniera diretta, il problema del "tesoro". L’accusa era di essere stati tenuti a contribuire, con qualsiasi mezzo, all’arricchimento dell’ordine. Mi intratterrò sull’argomento molto brevemente in quanto l’ho già trattato nell'articolo di Rennes-le-Chateau. In effetti siamo in presenza della parte più sconcertante della vicenda. Tutti parlano del tesoro ma nessuno l’ha visto e soprattutto nessuno sa se sia mai esistito o che fine abbia fatto. Con la scomparsa dei Templari dalla scena della storia, si aprì immediatamente il problema del loro tesoro. Per quello che ne sappiamo non risultò devoluto agli Ospitalieri e non se ne era impadronito Filippo IV. Questa presunta montagna d’oro - che aveva acceso la concupiscenza di Nogaret - dove era finita? Si parlò di carri che notte tempo avrebbero abbandonato le dimore templari per dirigersi a nord (verso l’Inghilterra? Verso l’oltremare?). Nessuno è stato in grado riformulare un’ipotesi con una parvenza di plausibilità nonostante le ipotesi più disparate che vanno da nascondigli nelle Alpi meridionali francesi (ipotesi Wysen), ai dintorni di Rennes-le-Chateau, cioè in prossimità dei Pirenei (ipotesi De Sede), fino all’ipotesi Nazista di una improbabile cripta dimenticata (Roger Lhomoy). Credo che sia perfettamente inutile soffermarmi su un problema che probabilmente, allo stato, non ha e non potrà avere possibilità concreta di soluzione. ULTIMI DUBBI E CONCLUSIONI Chi ha avuto la pazienza di seguirmi si sarà resto conto che siamo usciti dal mito per rientrare nella storia. Indubbiamente i Templari furono fanatici monaci-guerrieri, ultimi rappresentanti di una cavalleria già all’epoca in rapida dissoluzione. Questi mitici cavalieri dal mantello bianco ebbero la ventura di svolgere un ruolo importante - non certo determinante - nelle Crociate ed hanno fornitoli destro per le conclusioni più disparate anche se apparentemente sensate. Di volta in volta sono stati considerati modelli per gli altri crociati ovvero squallidi individui dediti ad intrighi e tipici una casta ultra segreta (29). Delle stesse incertezze è intessuta la storiografia che li riguarda al punto che l’opinione popolare resta ancora la verità meno improbabile a disposizione degli indagatori. Le opinione sui Templari si sono genericamente stratificati in due indirizzi.
L’ordine di Filippo non fu accettato né in Svezia, ma neppure in Spagna, in Italia ed in Inghilterra. Questa versione è pacificamene accettata da tutti gli storici; tuttavia ancora qualcosa quadra. I Cavalieri Templari erano stati gli indiscussi protagonisti di un’ascesa vertiginosa in poco più di un secolo. Ma da dove proveniva l’indubbia auctoritas di cui godettero soprattutto in un momento di appannamento del potere papale cui facevano riferimento (32)? E ancora: se esisteva un culto Templare su che cosa si basava? Ci troviamo, a mio avviso, di fronte al nocciolo della questione del cosiddetto "Mistero" dei Templari. Con altrettanta probabilità dobbiamo abbandonare la pretesa di risolverlo alla luce di fatti e documenti storici per affidarci ai "si dice" della vox populi. Per la verità il populus parlava (e parla) di un ordine non molto solare, anzi, dalla tinta piuttosto fosca. Sembra necessitato concludere che questo era il rovescio di una medaglia il cui verso era stato utilizzato per nascondere qualcosa che costituiva proprio la fonte del loro straordinario potere. Stando così le cose dovremmo ritenere altrettanto valida l’ipotesi di un Ordine costruito intorno ad una organizzazione esoterica che aveva ripudiato l’autorità di Cristo e sputato proprio su quel simbolo! Il che ci riporta, pari pari, all’eresia catara. Abbiamo potuto notare che, nella vicenda templare assumono un valore altamente indiziario i loro rapporti con i Catari (o Albigesi). Lo confermerebbe la condotta nel corso della crociata di Innocenzo III dove si limitarono ad un ruolo di testimoni. Atteggiamento per il quale non riusciamo a trovare una benché minima giustificazione. Perché, comunque si formuli la domanda, mi sembra convincente una sola risposta e questa risiederebbe proprio in quelli che furono i rapporti con la popolazione di Albi! Sembra logico pensare che i Templari avessero risolto, in senso politico, ed in maniera atraumatica un angoscioso problema di rapporti necessitati. Questo atteggiamene avrebbe consentito di conquistare simpatie da parte della comunità catara senza costringerli ad una guerra senza senso quindi inutile. Il che confermerebbe la plausibilità dell’intento stabilirsi nella regione Pirenaica, l’ex roccaforte degli Albigesi. Il vero problema allora sarebbe quello di verificare il livello di serietà dell’intento. Molti credettero che esistesse una tale opzione e che tra Catari e Templari corressero accordi segreti per una garanzia di mutua assistenza. Naturalmente non abbiamo elementi per una tale verifica e, tutto sommato ci troviamo dei fronte all’ennesimo capitolo scuro della storia Templare in attesa di risposta. Unica cosa che possiamo dire con assoluta certezza è che nel rapporto tra Templari ed Albigesi correvano delle strane somiglianze. Questo vale, ad esempio per la straordinaria somiglianza tra assoluzione collettiva somministrata in prossimità della battaglia dal Gran Maestro dei Templari e "consolamentum", l’unico sacramento riconosciuto dai Catari, praticato una sola volta nella vita, di solito in prossimità della morte o della battaglia, in uno stato di esaltazione collettiva. Questo altrimenti strano rapporto con gli Albigesi costituisce di per sé un enigma nell’enigma, una sorta di matrioska di misteri. Innanzi tutto perché proprio la propensione per i Catari francesi o Albigesi che dir si voglia? Tanto per incominciare la comunità dei Catari era povera e non acculturata. Qualche storico spiega che i catari sarebbero stati custodi di un segreto appartenente alla setta che ne era custode. In effetti nella vicenda degli Albigesi esiste un grosso buco. Il Vaticano trattò la questione sempre con estrema cautela. E questo, sia nei confronti del Catarismo in generale, che nei confronti degli Albigesi in particolare (33). Il che è assolutamente inspiegabile. Perché tanta cautela verso una setta che, a torto o a ragione, era considerata il non plus ultra della ereticità (si vociferava che il diavolo in persona avesse preso personalmente dimora presso di loro per creare l’esercito delle tenebre)? Questa cautela ovviamente si infrange nel momento della crociata, ma - tutto sommato - ne spiega la ferocia del Montfort, massacratore di vecchi, giovani, donne e bambini. Ma non spiega tutto; se i Templari tenevano tanto agli Albigesi, perché non intervennero al loro fianco? E se non erano favorevoli agli eretici, perché non intervennero a fianco di Innocenzo III? E infine, di quale segreto mai i Catari potevano essere custodi tanto importante da sedurre anche i Templari? Sono state formulate varie ipotesi:
Quanto a Excalibur i medioevo era pieno di spade magiche o presunte tali (34), ma probabilmente non erano molti quelli che vi credevano e, in ogni caso, non avrebbe suscitato un interessi internazionale. Né riesco ad immaginare come la spada, famosa quanto dal dubbio carattere magico, potesse fungere da strumento di potere nelle mani dei Templari che, comunque, dovevano esserne a conoscenza attraverso le sedi anglosassone. Ma non esistono menzioni o allusioni di sorta al riguardo. Resterebbe l’ipotesi della misteriosa "testa" (35). Ma il "Baphomet" cui comunemente si allude non poteva certo essere assunto come un’arma terrorizzante. E, tutto sommato, mi suona come una teoria messa in piedi da qualcuno cui non bastavano i misteri che già avvolgono (e forse avvolgeranno per sempre) i Templari! I TEMPLARI SONO TRA NOI Con il rogo di Parigi non si concluse la vicenda di lotta tra Filippo IV e Templari, bensì un sotterraneo braccio di ferro tra potere politico (Filippo e Nogaret) e potere ecclesiastico (Clemente V); la posta in gioco era stata la vita dei Templari da poco scampati alla scimitarra dell’Islam e dal Saladino. Ma erano davvero finiti i Templari? Che cosa li rendeva temibili ad un potere politico assoluto? Probabilmente saranno illazioni, ma è certo che oggi la figura dei Templari esercita su molti un innegabile fascino e ne è stato fatto spesso il simbolo di movimenti e gruppi di dubbia attendibilità. Ma i Templari sarebbero sopravvissuti - e sono tuttora tra noi - alla soppressione dell'ordine voluta dal Concilio di Vienna: non si sarebbero dispersi, ma avrebbero continuato le proprie attività esoteriche ed economiche nel più assoluto segreto. È questa l’ipotesi, questa volta letteraria, contenuta in un testo sensazionalistico di Gérad De Sède "Les Templiers sont parmi nous" edito nel 1962 (36). Per gli scrittori Michael Baigent e Richard Leigh, i Templari scampati all’Inquisizione sarebbero confluiti in società iniziatiche come la Massoneria, andando a costituire il cosiddetto "Governo Occulto". Gli ultimi rappresentanti di questo fantomatico ordine dei "Nuovi Templari" conterebbero nomi famosi, tra cui l’ex-frate Jorg Lanz Von Liebenfall, e perfno Adolf Hitler. Di questo passo si arriva fino all'"Ordine Cavalleresco dei Templari" fondata in Italia intorno al 1980. Purtroppo una ricerca storica in questa direzione sarebbe troppo dispersiva e, quindi, inutile. |
Post n°387 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
C’è una piccola chiesa in Aversa, che risale ad un periodo compreso tra il XII ed il XIII sec. E c’è una piccolissima chiesa in un paesino dei sub-pirenei: Rennes-le-Château. Nell’una come nell’altra esiste un mistero legato ad un’antica iscrizione criptata.
Purtroppo il risultato non realizzò le aspettative di recupero. Ma fu proprio durante questi lavori che gli scavatori trovarono una cripta (oggi scomparsa) ed il Parroco "P." (2) avrebbe trovato il tesoro di cui parla la tradizione popolare (ma del quale non esiste documentazione di sorta). Queste brevi considerazioni di premessa sono indispensabili per chiarire quelle vicissitudini che hanno reso la configurazione complessiva a prima vista "strana" nel complesso navata-abside e dell’insieme rispetto alle entrate principali in esercizio. Infatti la Chiesa ha oggi due ingressi ma, stranamente, l’ingresso principale non si trova in fondo alla navata, di fronte all’altare maggiore, bensì in posizione laterale, ed ipotizza un camminamento parallelo ad un transetto… che non esiste più. I simboli in questione, nella posizione originaria, insistevano perciò nell’abside per una chiara integrazione funzionale al culto. In altri termini mi sembra lecito ritenere che di questa loro finalizzazione debba tenersi conto nel tentativo di stabilirne il significato. Lo schizzo che segue è un rilievo a mano libera che non ha assolutamente la pretesa di costituire una pianta o un rilievo planimetrico. Esso serve unicamente a contribuire alla chiarezza del testo. LA CRIPTOGRAFIA: DESCRIZIONE DEI SEGNI Quella che io definisco criptografia consta di cinque simboli in rilievo sul soffitto della attuale Sacrestia. Un pessimo restauro (volutamente tale?) Ed una orribile tinteggiatura a calce, in assenza di adeguata illuminazione, non consentono un adeguato rilievo fotografico a livello amatoriale. Mi servirò, quindi di uno schizzo che consenta, almeno, l’individuazione dei segni. Si tratta sostanzialmente di tre varianti di un unico segno (la croce nei segni 1, 3, 4 e 5); uno di questi ha in effetti la variante di un cerchio puntato (segno 3); a questi si aggiunge il segno di una losanga (segno 2). Nello specifico:
Su questa prima approssimazione dobbiamo tener anche conto di altre circostanze che, nella versione originale, caratterizzavano l’esistenza ed il significato dei segni. Alludo alla "visibilità" ed alla "fruibilità" da parte dei fedeli. Naturalmente non possiamo sapere se esistesse (come appare probabile) analogo rilievo nell’angolo diametralmente opposto delle vecchia la Chiesa (in basso sulla destra). In ogni caso la collocazione all’estremità di sinistra di un ipotetico transetto, rendeva i segni visibili dai fedeli per i quali dovevano necessariamente avere un significato preciso, analogo a quello che le comuni iscrizioni attualmente possiedono ed esercitano in termini di condizionamento all’ambiente e di suggestione dei fedeli. Questa è la considerazione che mi induce a ritenere plausibile l’idea dell’esistenza di una seconda serie di simboli all’altro capo dell’ipotetico transetto; peraltro quei segni erano simboli, cioè vere e proprie icone alle quali era affidata la trasmissione di un messaggio esattamente come le iscrizioni. Con l’unica differenza che l’icona colpiva la fantasia del fedele analfabeta (non si dimentichi che siamo nel basso medioevo). I SEGNI E L'IPOTESI STEGANOGRAFICA Ci troviamo di fronte, in altre parole, ad una vera e propria forma scrittura segreta, ossia "steganografica", costituita da segni esoterici secondo i principi codificati nel trattato dell’abate Giovanni Tritemio, alchimista e mago dogmatico del medioevo XIV sec., Di cui ci parla Eliphas Levi nella sua "Histoire de la Magie". Nel suo trattato, intitolato appunto "Steganographica", Tritemio ci spiega che i segni poligrafici sono sempre suscettibili di lettura a patto che riusciamo a decodificarli. Proprio ai fini di una corretta decodifica, dobbiamo fare alcune necessarie premesse che riguardano la "scrittura simbolica" altrimenti definita "scrittura rebus" o "metalinguaggio". Infatti il simbolo, a differenza dell’analogia, esprime mediante un segno, un concetto di natura non definibile con parole umane, vale a dire un concetto "trascendente". Ne consegue che il segno deve necessariamente avere valore "universale": ciò che il segno significa per me, ha identico significato per tutti coloro che frequentano lo stesso ambiente ovvero operano in identiche condizioni. Non è un caso che la società medievale costituisse il trionfo del simbolismo soprattutto nei campi della religione-teologia, dell’arte, della musica. Tornando ai tempi attuali, pur essendo la vita costellata di simboli, a noi moderni appare difficile comprendere ed accettare una simile premessa, perché abbiamo quasi perso qualunque contatto con certi simboli e, in particolare, col simbolismo religioso. Basterà pensare alle forme più comuni tra i simboli che ci circondano più comuni per comprendere che ancor oggi comunichiamo con il mondo mediante metalinguaggi: mi riferisco al simbolismo del linguaggio scientifico, di quello matematico, astronomico e musicale. Senza dimenticare che siamo quasi tutti computer dipendenti: conversiamo con un calcolatore in maniera simbolica e ci serviamo del calcolatore al quale trasmettiamo istruzioni parimenti in forma simbolica. Del resto Bertrand Russell ci ha detto che, forse in maniera inconscia, noi utilizziamo presupposti logici che rendono possibile l’impiego della matematica Mi riferisco alle astrazioni universali del punto (.) E dello zero (0) definiti assiomi matematici i quali non necessitano di definizione perché formanti parte del patrimonio intellettuale di ciascuno di noi. Si tratta di due segni di antichissima memoria; essi costituiscono un "insieme" (il punto coronato) ben noto agli egiziani che vi leggevano al tempo stesso, il nome della divinità solare (Râh), il segno alfabetico "R", ed il determinativo Râ o Rê che introduceva i nomi propri dei faraoni: questo insieme simbolizza infatti il sistema solare e ne riparlerò tra poco. Presso i Greci, il valore del punto coronato venne assunto dalla croce che, con l’andare del tempo, divenne simbolo solare per antonomasia, strettamente collegato a Febo (Foibos = luce, sole per eccellenza) del quale talora ricordava la lotta col Serpente Pitone (puqwn = strisciante, melma, nato dalla terra). Ritengo, che nel caso che ci riguarda, sia logico trovare al primo posto il segno della croce (il nostro segno 1) ben noto ai greci, arcaici e meno arcaici (al punto che la lettera "c" è l’iniziale della parola cristos e, al tempo stesso, geroglifico della croce. I Greci della classicità avevano già riprodotto in vario modo la "c" (chi) nel fregio della "Fonte Castalia" a Delfi. La rappresentazione successiva è Illuminante per chiarire cosa intendo per simbolo. L’immagine rappresenta l’unione del segno ormai noto (la croce), con l’aggiunta di un elemento che appena s’intravede, come una codina, al di sotto del braccio verticale (il serpente schiacciato alla croce). La croce è, a tutti gli effetti, uno dei più antichi simboli mistici usati dall’uomo. Quello che ci conduce fuori strada quando ne vediamo il geroglifico è la pretesa di considerare la croce un segno sacro puramente cristiano. Il che non ha alcun fondamento. Prova ne è il fatto che le vestigia della croce si trovano nei monumenti più antichi, sino alle inesplorate profondità delle epoche arcaiche. Assurnasirpal e Saudiraman, le cui statue si conservano nel British Museum, portavano un monile speciale a forma di croce; e cruciformi sono gli orecchini delle tombe puniche nei Mophet di Cartagine, della Sardegna, e della Sicilia. Il segno, conosciuto in tutto il mondo ed in varie epoche ha molte varianti (dalla croce ansata o Ankh, alla croce tolteca (passando per la croce latina a bracci disuguali, senza parlare delle croci araldiche) che non interessano in questa sede. Invece mi interessano molto alcune varianti presenti nel nostro schizzo: quella della croce a sei braccia iscritta in un cerchio (segno 3) e la doppia croce sovrapposta (quasi un "asterisco" che troviamo nel segno 4). Pure interessante è la variante detta "croce celtica" meglio nota come "svastica" (3) e della "Sauvastica" (si individua, ma non si capisce se sia una Svastica o una Sauvastica, nel segno 5). Il segno 3 che ho definito "asterisco" è, in effetti, una evoluzione dei due segni elementari: il punto e la circonferenza che ho definito rispettivamente "inizio" e "sistema solare". In qualche maniera nel segno 3 il punto è esploso tanto da presentarsi come una croce a 6 bracci. Orbene: 6 è il doppio del numero perfetto per antonomasia (il segno 3) e, dal punto di vista del geroglifico, indica proprio il sole che esplode. Certo l’ideatore non si riferiva al "big bang" ma più semplicemente all’esplosione di una nova o di una supernova (che ad esempio i sumeri conoscevano bene per aver osservato all’esplosione di Vela X: mito di E. A. in Michanowski). Il simbolo solare, in qualche modo, ha una forza raddoppiata. Il segno 4 si presenta come due croci sovrapposte, tali da formare una croce a 8 bracci. Il simbolo traduce un geroglifico molto potente nel quale sono presenti i due primi numeri pitagorici: sia il 2 che il 3 (non a caso (8 = 23). Questo segno riproduce la doppia divinità e corrisponde al nostro "figlio del Padre". A questo punto, teoricamente siamo in grado di decodificare i segni 1, 3, 4 e 5. Se, infatti ipotizziamo - come appare logico - che la croce rappresenti la divinità, ci troviamo di fronte a 4 segni che, in qualche modo sono organizzati in ordine di potenza cioè di importanza. Quanto al valore di partenza del segno ricorderò che "Gli iddii solari furono sempre figurati sotto forma umana oppure con una svastica" (quello che ruota = moto solare = rigenerazione = vita). IL SEGNO DELLA CROCE ED IL SIMBOLO SOLARE Il segno della croce, costituito da quattro bracci, disposti intorno ad un fulcro centrale ed indicanti un movimento di rotazione in senso orario, simbolo di vita e rigenerazione, è diffuso in tutte le civiltà del mondo. Normalmente la croce ruota in senso orario ed i bracci rappresentano il continuo svilupparsi, trasformarsi e rigenerarsi della vita e della realtà. Il senso rotatorio è quello del cosmo e rappresenta, quindi, il potere trascendente del Cielo. Si pensi alle croci proprie delle religioni orientali ed in generale, alle croci celtiche. Nella simbologia carolingia indicava che il potere dell'imperatore si evolveva in accordo con la legge di Dio. Ma, come ho accennato, esiste anche una croce ruotante in senso antiorario. Il movimento antiorario o sinistrorso indica un principio di sovversione o che ha la pretesa di prevalere sulla legge divina. Presso i Greci il principio della croce destrorsa venne personificato in Febo-Apollo ("la luce creatrice": Orfismo) ed in Hermes ("la luce che accompagna" l’uomo nel trapasso). Ermes è, tra l’altro, personificazione della sapienza esoterica (melius: ermetica) per cui Hermes venne assunto come l’interprete, la "parola" e "il verbo" stesso (questo era il senso della collocazione dei busti di Ermes nei crocicchi delle strade maestre (= la via della sapienza) che, non a caso, erano cruciformi). Per lo stesso motivo Mercurio, con Sole e Venere, costituiva una sorta di trimurti impersonata da una testa Triplice (si pensi al latino Giano tricefalo); oppure in forma cubica, senza braccia, perché la "facoltà di parlare può predominare senza l’aiuto delle braccia e dei piedi". D’altra parte con i Pitagorici il cubo andò a rappresentare la Tetrachtis il numero quattro che, con i primi tre numeri forma la decina, origine di tutto il reale, l’assoluto panteistico.
......segue |
Post n°386 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
LA LOSANGA
PRIMO MISTERO: I MANOSCRITTI Durante il restauro dell’altare Saunière avrebbe trovato manoscritti risalenti al XIII secolo. Il vescovo di Carcassonne, cui Saunière li aveva mostrati, non dimostrò grande entusiasmo (anche se, probabilmente, largì la somma di cui il Père necessitava). Ne seguì il viaggio di tre settimane a Parigi, la ricerca di uno specialista qualificato ad esaminare i manoscritti ma anche le visite al Louvre e l’acquisto di riproduzioni di quadri, tra cui la copia di un dipinto di Nicholas Poussin ("Pastori d’Arcadia") nei mercatini della Rive Gauche. Perché? SECONDO MISTERO: I PASTORI D'ARCADIA Il quadro di Poussin era stata realizzata intorno al 1640 e rappresentava un sarcofago sul quale campeggiava l’iscrizione "Et in Arcadia Ego". Ebbene l’originale - realmente esistente - si trova proprio a Rennes-le-Château dove Poussin non si sarebbe mai recato pur conoscendo benissimo il paesaggio riprodotto nel quadro. Quale significato avevano il quadro e l’iscrizione? TERZO MISTERO: LA LAPIDE DI PIETRA A Rennes-le-Château gli operai avevano trovato una lapide di pietra e solo Saunière ebbe modo di vedere cosa celasse. Da quel momento il parroco effettuò una serie di esplorazioni nei luoghi circostanti mentre i lavori di restauro, sospesi per mancanza di fondi, ripresero con grande dovizia di denaro che consentì a Saunière la realizzazione di varie imprese (tra l’altro, la "Tour Magdala"). Saunière morì nel 1917 senza avere problemi finanziari. Da dove veniva l’improvvisa ricchezza? TERRIBILIS EST LOCUS ISTE "Terribilis est locus iste" cioè "Questo è un luogo terrificante", massima dal sapore dantesco, fu fatta incidere da Saunière sul portale della chiesa. Perché? UNA SETTA MISTERIOSA E TANTA CATTIVA FANTASIA La setta cui alludo è il Priorato di Sion. Sarebbe stato fondato da Goffredo di Buglione nel 1099 e ne avrebbero fatto parte personaggi di assoluto rilievo di tutta l’Europa come Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Robert Boyle, Isaac Newton, Victor Hugo e Jean Cocteau. (4) Di fatto ha origini meno nobili e comunque più recenti. Fantomatico gruppo, che in effetti fu creato dai nazisti per giustificare la campagna antisemita. Per circa settant’anni l’enigma della ricchezza del parroco rimase a far parte dell’immaginario locale. Fino a quando l’esoterista Gerard De Sede, specialista nel ritrovamento di tesori nascosti, formulò la tesi secondo la quale Saunière aveva decodificato un complicato codice che coinvolgeva, sia i manoscritti (Primo mistero), che il quadro di Poussin (Secondo mistero). Questo codice avrebbe consentito a Saunière di arrivare alla scoperta di un tesoro maledetto nascosto (Terzo mistero). Tuttavia la spiegazione per quanto ingegnosa è scarsamente convincente. Tanto per cominciare perché usare la frase "Terribilis locus est iste"? E poi: dove e come avrebbe trovato il tesoro? E ancora: a chi era appartenuto l tesoro? Provò a fornire le risposte il giornalista Henry Lincoln giornalista della B.B.C. che attribuì a De Sede gran parte del mistero. Egli ipotizzò che Gerard De fosse un seguace dell’improbabile quanto misteriosa setta nota come "Priorato di Sion". Questo significava unicamente spostare il problema in senso soggettivo e chiaramente non soddisfece nessuno fino a quando, nel 1982, Lincoln pubblicò la tesi ardita quanto improbabile di "The Holy Blood and the Holy Grail" seguito da "The Messianic legaci" e "The Holy Place". La tesi sposata da Dan Brown nel "Codice da Vinci" di chiara impostazione antiromana. Con i detti testi entrano in scena i Templari ed il Graal, senza contatto con i fatti di Rennes-le-Château ed il mistero resta affidato unicamente alla apoditticità. Difatti tutte le tesi del Lincoln dipendono da un fatto indimostrato: Saunière avrebbe trovato un altro documento (mantenuto segreto) da cui sarebbe scaturita la decriptazione con chiavi fornite dal quadro di Poussin. Saunière in questi sconosciuti codici sarebbe riuscito ad individuare, intorno a Rennes-le-Château, numerosi luoghi sacri collegati da quelli che gli archeologi chiamano "leys" e formanti due perfetti pentacoli intrecciati e cioè una stella a dieci punte che avrebbe individuato un tempio alla Grande Madre del Neolitico ben noto ai Templari. A questa tesi si possono sollevare due obiezioni:
L’AFFAIRE SAUNIÈRE ED IL GRAAL È a questo punto che la tesi sfocia nella pura e gratuita denigrazione di principi comuni sia alla Chiesa Cattolica romana che a quella anglicana. Ritengo di potere affermare che la tesi risente dell’integralismo anglicano. Per conferirsi una parvenza di logicità la tesi imbocca una delle strade più battute: quella del Graal che ha autorizzato qualcuno a parlare di un falso nel mistero dei Rennes-le-Château. Teoricamente finora avremmo dimenticato completamente la Tour Magdala. Ma gli autori non scartano niente. ll trait d’union è appunto il Graal: Lincoln ipotizza una linea di Sangue Reale (Cristo-Maddalena, … Merovingi: d’onde Sang Real, San Greal, Sang Réal, Sang Royal", Sangue Reale, Graal. Sarà bene notare subito che i Vangeli sinottici non parlano di una discendenza del Cristo sicché gli anti-papisti di marca anglicana hanno dovuto inventare una discendenza di Cristo facendo della Maddalena la moglie di Gesù. Dalla coppia sarebbero nati dei figli e di qui la stirpe reale. Dopo la Crocifissione, la Maddalena, insieme con almeno un figlio, sarebbe stata portata in Gallia, dove esistevano comunità ebraiche e quindi dove avrebbe trovato rifugio. I discendenti di quel figlio, attraverso nozze dinastiche con romane e visigote, intorno al V sec. Avrebbero incontrato la stirpe dei franchi dando origine alla dinastia merovingia. Come si arriva a Rennes-le-Château? Secondo una leggenda tramandata oralmente, anziché in croce, sarebbe morto di vecchiaia in quel di Marsiglia. Però - guarda caso - il suo corpo mummificato si trova tuttora nei pressi di Rennes-le-Château e sarebbe stato ritrovato da Henry Lincoln, amico manco a dirlo di Bérenger Saunière. Lincoln gli avrebbe consegnato una pergamena sconosciuta sulla quale sarebbe stato scritto il seguente messaggio: A DAGOBERT II ROI ET A SION EST CE TRESOR ET IL EST LA MORT (A Re Dagoberto II e a Sion appartiene questo tesoro, ed egli è morto là) Poi sarebbe comparsa la pergamena della Chiesa, la visita a Parigi e l’interesse per il quadro di Nicholas Poussin con l’iscrizione "ET IN ARCADIA EGO" Proprio da quel momento il parroco cominciò a compiere le esplorazioni del circondario finché i lavori di restauro ripresero con grande dispendio di denaro insieme all’edificazione della Tour Magdala, fece decorare la chiesa di strane statue e incidere sull’architrave il famoso aforisma. In conseguenza dell’acquisita ricchezza Bérenger Saunière fu accusato di simonia e, sospeso a divinis, venne reintegrato per intervento diretto del Vaticano. Alla sua morte per ictus cerebrale, i suoi beni furono ereditati dalla perpetua, tale Marie Denarnaud. L’AFFAIRE SAUNIÈRE ED IL TESORO L’unico dato plausibile nei fatti riferiti è la possibilità che la "prova" del Cristo in Linguadoca fosse nascosta a Rennes. Orbene la leggenda voleva che proprio a Rennes gli Albigesi (o Catari) avessero nascosto un "tesoro". Il tesoro non fu mai trovato ma la notizia che Gesù sarebbe morto a Rennes e che gli Albigesi ne possedessero la prova rendeva gli albigesi pericolosi al punto da giustificare l’indizione della crociata. Ma quale tesoro se gli Albigesi avevano fato voto di povertà? Si sarebbe trattato di un tesoro dato a loro in custodia dai Templari in quanto emanazione del famigerato "Priorato di Sion". I Catari - o chiunque per loro - avrebbero nascosto la genealogia dei discendenti di Cristo su pergamene codificate proprio nella chiesa di Rennes. Ne deriva che sarebbe stato più opportuno chiamare "segreto" quello che venne definito "tesoro". L’espressione "Egli è morto là" riportata dalla lapide potrebbe essere riferita proprio al presunto sepolcro nelle vicinanze di Rennes e riprodotto nel quadro di Nicholas Poussin. La lettura steganografica della Scritta "ET IN ARCADIA EGO" consisterebbe nell’anagramma: I! TEGO ARCANA DEI (5) (Vattene! [Io] Custodisco i segreti di Dio) Peraltro nella chiesa di Rennes è conservata una statua sulla cui base è incisa la scritta. L’AFFAIRE SAUNIÈRE: TEMPLARI E ROSA+CROCE Non dimentichiamo, tra l’altro, che la vicenda del tesoro dipende - in gran parte - dalla vicenda di Marie Denarnaud, alle prese con un asse ereditario probabilmente di scarso interesse. Fu Marie a diffondere la voce di un tesoro per rendere appetibili beni poco appetibili? Fu Noel Corbu, acquirente probabilmente "truffato", allo scopo di lanciare un ristorante per un turismo da creare in una zona senza attrattive? Non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai. Di certo c’è che fu proprio Corbu che confusamente rilanciò la storiella dei Templari. Ma c’è anche il fatto che gli esoteristi contribuirono notevolmente al "lancio" di Rennes-le-Château a causa del sapore misterico del collegamento Catari - Templari. Tra questi esoteristi c’era non a caso Gérard de Sede, l’autore di "Le trésor maudit". Oggi sappiamo che i pretesi "manoscritti" sono un falso; che non esiste discendenza di Dagoberto II; che non esistono Merovingi pretendenti al trono di Francia; che l’Ordine di Sion non è mai esistito (le tracce del Priorato si esauriscono in un atto di registrazione depositato nel 1956). Vi è unicamente da aggiungere un ultimo tassello riguardante il diario del capomastro autore della costruzione della famosa Tour Magdala. Egli avrebbe rivelato di aver ricevuto l’ordine, da Sauniere, di nascondere una cassa sotto questa torre. Nel 2001, il red scan ha evidenziato l’effettiva esistenza, di un parallelepipedo (apparentemente una cassa). Ma dal 1965 il Sindaco di Rennes ha vietato gli scavi nella zona per impedire devastazioni e danneggiamenti da parte di scavatori improvvisati. CONCLUSIONI Nell’affaire Rennes-Le-Château, forse come in quello di Aversa, sono frammitisti e confusi elementi oggettivi, supposizioni e fantasie delle più varie specie. Dati oggettivi che possano giustificare quelle o altre conclusioni non sono stati trovati. Ad Aversa il testo criptico è dinanzi agli occhi di chi voglia vederlo; a Rennes-Le-Château invece non ci è traccia proprio dei testi criptici, di genealogie o testi semplicemente enigmatici. Nessuno dei due sacerdoti ha peraltro lasciato nulla di scritto né è ipotizzabile rivelazioni di eredi o terze persone. In entrambi i casi non possiamo far altro che scrivere la parola... mistero. Bibliografia essenziale: Eliphas Levi, "Histoir de la Magie". Giovanni Tritemio, "Steganographica". Edoardo Tinto, "La croce, il cerchio e la decade pitagorica". Gorge Michanowsky, "All'Alba della civiltà", Milano, 1980. Gorge Michanowsky, Articolo comparso nel 1978 (numero di ottobre) di "Explorers Journal". G. D'Amato, Aum. "L'Alfabeto sacro di Adamo", Milano, 1987. P. Kolosimo, "Odissea stellare", Milano, 1977. Guido List, "La Scrittura Figurata degli Antichi germani", Vienna, 1920. Gerard De Sede, "Le Tresor Maudit" (Il tesoro maledetto). Henry Lincoln, "The Lost Treasure of Jerusalem, The Priest, the Painter, and the Devil, The Shadow of the Templars." Henry Lincoln, VV. "La svastica simbolo millenario" - Colloqui coi lettori, Storia Illustrata, 1963/1. Henry Lincoln, VV. "Significato della Svastica in Storia Illustrata", Colloqui con i lettori, 1961. Giorgio Baietti, "Rennes-le-Château: il segreto di Bérenger Saunière". Giovanni Tritemio, "Steganographica". Henry Lincoln, "The Lost Treasure of Jerusalem" (Il tesoro perduto di Gerusalemme), Londra. Henry Lincoln, "The Priest, the Painter, and the Devil", Londra. Henry Lincoln, "The Shadow of the Templars", Londra. Note: 1. Qualcuno (mia moglie) mi ha fatto rilevare che ad Aversa esiste un’altra chiesa dedicata a S. Maria Maddalena (la Cappella del vecchio manicomio civile). Mi sembra, però che l’obiezione non cambi i termini del problema: innanzi tutto perché la cappella in questione è stata edificata 3-4 secoli più tardi (era in stile rococò); in secondo luogo perché non era una cappella aperta al culto pubblico; e infine perché non mi sembra che in diritto canonico sia mai esistito un limite alla intitolazione di Chiese che, semmai, avrebbe riguardato proprio la seconda e non certo la più antica. 2. Eviterò i nomi propri per il dubbio che esistano ancora rappresentanti della famiglia; agli Aversani sarà sufficiente una iniziale. 3. Sinistrorsa, apotropaica, che riproduce il moto solare, contrapposta alla Sauvastica, destrorsa, maleaugurante con un moto solare all’incontrario. 4. Il Priorato avrebbe avuto lo scopo della "purificazione ed il rinnovamento" del mondo attraverso l’unione delle nazioni sotto una monarchia illuminata retta da un sovrano merovingio dello stesso lignaggio di Cristo. Nel 496 d.C. la Chiesa aveva con i Merovingi un patto per sostenere in perpetuo quella dinastia ma dopo alcuni decenni la dinastia perse il trono quando regnava l’ultimo monarca merovingio: Dagoberto II pur senza determinare l’estinzione della stirpe. In quella occasione tuttavia il Priorato di Sion dovette assumere il compito di preservare il "segreto" del Sangue di Cristo. 5. Come è noto Saunière diffuse varie iscrizioni intorno alla Chiesa di Rennes-le-Château. Tra l’altro su una statua è scritto: "CHRISTUS A. O. M. P. S. DEFENDIT". Esperti di steganografica ritengono che l’acronimo dovrebbe essere letto "Antiquus Ordo Mysticusque Prioratus Sionis" ("Cristo difende l’antico ordine mistico del Priorato di Sion"). Ciò equivale a sostenere che Saunière fosse membro segreto del Priorato di Sion. Forse nessuno ricorda che il medesimo acronimo è utilizzato a Roma, sulla base dell’obelisco di papa Sisto V, ove compare l’iscrizione: "CHRISTUS A. O. M. P. S. DEFENDIT" che si legge "Ab Omni Malo Popolum Suum Defendit" (Cristo difende il suo popolo da ogni male). |
Post n°385 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe
LE MISTERIOSE PIETRE DEGLI DEI ..........2 pag. Ciò che più di tutto colpisce sono le cosiddette "ceramiche di Acambàro". |
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