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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 11 Settembre 2006 da le1000e1redazione

A volte ritornano! ...dunque, perché non dovremmo tornare
anche noi? così le "riunanze" continuano...


Cronaca  dissacrante      
di un giorno speciale

Tante “chiocciolette” insieme per una consuetudine.
Ecco una "bella" redazione vibrare sopra le righe 
di Annalisa Pontieri

Quante @ popolano la “Rete”? Miliardi...
Quante storie rappresentano quelle “chiocciolette”? E soprattutto quali?
Beh, per una volta l’anno è bello vedere gli occhi e i sorrisi di questi “animaletti” e potersi dire: «Non mi dire... tu sei... Mah, guarda ti immaginavo davvero proprio così»!
Piccole api, pardon “chiocciolette”, operaie.
I nostri alveari sono diversi, dalle due riviste quasi “storiche” –
www.scriptamanent.net e Rnotes, edite dalla Rubbettino – alla collana dei
volumi Le città della Calabria, fino alla nuova esperienza trasversale di Bottega editoriale Srl e della connessa rivista direfarescrivere.
Una novità, quindi, c’è – a Decollatura il 30 luglio 2006 – nel consueto incontro estivo di redazione (cfr.
www.scriptamanent.net/scripta/public/dettaglioNewsCategoria.jsp?ID=1000633 e www.scriptamanent.net/scripta/public/dettaglioNewsCategoria.jsp?ID=1001070), a cui si accompagnano le consuete new entry di ogni estate, persone – come dire – “fresche”, che hanno iniziato a collaborare da poco e il cui entusiasmo rafforza anche quello più “consunto” di chi ormai da qualche anno è accanto a Fulvio Mazza, direttore delle riviste e a capo delle altre iniziative.
Chi scrive l’anno passato era una di quelle new entry, ma il clima è di quelli rari, quasi “familiare”, un termine, per una redazione che “macina” complessivamente almeno un centinaio di pezzi al mese, forse un po’ insolito, ma non improprio! Peccato per gli assenti...
Un’avvertenza è d’obbligo per i lettori: di seguito splendori e miserie di quelli che fino ad oggi avete creduto seriosi studiosi ricoperti di polvere. Un mito insomma che si smonta!

Diritto o dovere di cronaca?
Lo so, devo raccontare la cronaca di quella giornata, ma – una volta messa da parte la prescritta prima persona plurale – non posso non mettervi al corrente di una sensazione: in questo momento mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando bambina, il giorno 6 gennaio, costretta ad abbandonare i nuovi sollazzi appena lasciatimi dalla Befana, mi sedevo al tavolo con il “quadernone” davanti e mi dovevo spremere le meningi per ricordare quello che avevo fatto nei precedenti venti giorni di vacanze natalizie. Era un must  per la mia maestra siciliana assegnarci la cronaca, ma povere mamme che dovevano subire il supplizio accanto ai figli!
Così, quando poco prima della pausa per Feria d’agosto mi appresto all’arduo compito di redigere il resoconto di quella giornata, il mio cervello si attiva nella ricerca di immagini da pescare dall’incontro di Decollatura.
E l’immagine che mi si staglia davanti immediatamente è la fuga della redazione da sotto il pergolato di vite americana dentro casa del direttore, causa la pioggia, improvvisa come sa essere solo nei temporali estivi. Quindi, un piccolo momento di esitazione e poi tutti a scappare, con la sedia incorporata come la corazza per una tartaruga. Ma era solo un monito inconsistente, il temporale si placava così com’era venuto.
Ma già che eravamo al coperto, non ci facevamo circuire dalla promessa di buon tempo e intorno al tavolo, concluse ormai le presentazioni ufficiali, si cominciava con le riflessioni sul difficile mestiere di redattore.

Le tante “questioni” sulla scrittura: dall’editing agli stili autoriali
Problematiche sempre nuove che in molti casi non abbiamo neanche idea di come si risolvano: pile e pile di libri di grammatiche italiane non ci aiutano e la “Rete” non fa che confondere le acque.
Questa lingua italiana, così complicata che chiunque può aver ragione! E anche se è risaputo che il nostro direttore è uno storico, a volte qualche idea geniale ce l’ha anche su come dirimere certe questioni di editing.
E poi le solite storie sull’importanza ed efficacia di titoli e sottotitoli, sulle maiuscole da evitare, quasi avessero la peste. Per non parlare delle fatidiche “storie” sul rispetto dello stile degli autori, ma anche dell’obbedienza agli schemi tecnici redazionali e alla leggibilità dei testi.
Non mancano anche argomentazioni per un’innovazione delle procedure di lettura/correzione in seno alla redazione: qualcuno propone che il correttore non intervenga direttamente sul testo, ma ponga solo le proprie riflessioni e proposte nei pressi del testo dove si renderebbe necessario l’intervento stesso. Piccole innovazioni e rivoluzioni che come ci insegna la Storia non sempre recano migliorie... ma anche chi inciampa è sempre più avanti di chi sta fermo, al sicuro.
E il “Capo” parla e parla e le pance degli astanti brontolano, tanto che alcune menti vengono sfiorate dall’acuto sospetto che l’astuto direttore abbia già fatto incetta di cibo.
Possibile che lui non senta i morsi della fame?

Quando si dice la fame... o la fama?
Finalmente la seduta si scioglie, e lo sciame di “chiocciolette” si dà da fare a preparare la tavola, di nuovo sotto il pergolato. Ovvio che la tradizione culinaria calabra la faccia da padrona, un trionfo di bontà e minaccia di aumento del colesterolo, ma non manca un tristissimo episodio di cucina, emanazione dell’esperienza del “Capo” tra i fornelli.
Patate bollite: un menù irrinunciabile per il nostro direttore che, come fa quotidianamente, mentre discetta al telefono del “Signor po’” che nessuno sembra conoscere, già alle 10:30 mette su la “casserola” con le patate, chiedendo alla malcapitata sottoscritta indicazioni e motivazioni sul procedimento. Mai tante domande su una semplice patata bollita e via a spiegargli che per vedere se son cotte, più che infilzare un coltello, il controllo si fa con una forchetta, perché con i suoi quattro rebbi permette una verifica più ampia e i fori praticati sono omogenei, senza rischiare che la patata crolli per implosione...
Ecco nella ciotola i risultati dei miei insegnamenti e – innovazione pari solo all’invenzione del telefono – le patate non sono solo condite con olio di oliva, ma anche con la menta, proveniente dalla rigogliosa coltura del nostro “Capo”.
Non oso toccarle, ma sorpresa... alla fine del lauto banchetto, la ciotola è miracolosamente vuota!
Chi avrà trovato il coraggio? Mi consolo che alla fine non tutti sanno chi è l’autore della prodezza e comunque le patate erano poche, per fortuna!

«Storie di ordinaria follia» da un capo...
Qualcuno dei presenti penserà: da che pulpito vien la predica!
Eh, sì! perché uno dei miei piatti forti, le polpette di carne, non sono sembrate ai commensali molto ben riuscite soprattutto in confronto a quelle della mamma di Luigi Ambrosi, altro “vecchio” del gruppo. Qualcuno ha anche sentenziato: sono anemiche!
E dire che le polpette si sono avvalse del prezioso contributo delle due stagiste di Bottega: Patrizia Niceforo e Manuela Santilli, in trasferta alla mia casa paterna per un’operazione di intricato marketing in quel di Cropani (cfr. www.scriptamanent.net/scripta/public/dettaglioNewsCategoria.jsp?ID=1001425).
Eh! si sa: per le operazioni di tal fatta, l’azienda – della serie “vai avanti tu, che a me scappa da ridere” – ha preferito avvalersi della piacente presenza di quelle che il “Capo” ha ribattezzato “le Tre Grazie”, anche se, come ebbe a dire egli stesso una volta, «la cultura diffida della bellezza... però ci si stropiccia gli occhi!».
Fatto sta che le polpette della sottoscritta e delle succitate stagiste hanno costituito il pranzo del giorno dopo, tranne quelle che per simpatia Luigi Grisolia, il coordinatore “scriptamanentiano” e direttore di direfarescrivere (uomo di responsabilità, insomma), senza pietà di se stesso, ha deciso di sottrarre al triste destino dell’invecchiamento da frigo. Il caro vecchio Luigi!
E mentre il vassoio della signora Ambrosi si svuotava delle polpette di carne piene di salute, Marco Gatto raccontava della sua esperienza al duello poetico cropanese della sera prima e dell’aspirante poeta americano, che aveva declamato le proprie strofe in un incomprensibile slang di fronte ad una platea alquanto perplessa.
Mirko Altimari e Lara Esposito confabulavano su illustrissimi sconosciuti della scena underground italiana, della serie “bravi ma sfigati”! E Bruno Giurato diceva la sua un po’ qua e un po’ là, a mo’ di santone, che lo è davvero per noi alla fine... basta solo dire che tutte le interviste da lui realizzate per la rubrica Pagina Tre di Rnotes sono rimaste una pietra miliare nella storia rnotiana (Il Foglio, il manifesto e Il Sole 24 ore).

...all’altro della tavola
Dall’altra parte della tavola, laddove giacciono le famose patate, i pomodori dell’orto del “Capo”: qualcuno – non diciamo chi – aveva promesso i “ciliegini” che, a detta sempre del “Capo”, sono i più comodi perché non hanno bisogno di molta manodopera e si possono mangiare anche senza tagliarli... non aggiungo altro per non rischiare il posto!
Accanto alla buonissima pizza rustica della giovane Roberta Santoro – vittima innocente del “Capo” in qualità di docente all’Università della Calabria – e alla fresca Simona Corrente, giunta fin lì dalla Puglia, qualcuno discute di affari di cuore. Eh, sì! in qualsiasi redazione che si rispetti, non può mancare tra minuscole e maiuscole la maiuscola per eccellenza: la “A” di Amore. Le interessate all’argomento sono le due succitate “Grazie” e Margherita Lasso, una brava scrittrice di fantasy.
Nel frattempo Carolina Leonetti, la giovanissima ascendente al trono “scriptamanentiano” dalla chioma esuberante, riesce a sottrarre alle maniacali cure del Grisolia la fotocamera digitale e con questa continua il suo operato: questa volta anche il cosiddetto “Griso” di manzoniana memoria resterà impresso su una pellicola (“mannaggia” non si può più dire, ecco un’altra romantica immagine che chi verrà dopo di noi non conoscerà più e scomparirà pian piano dal vocabolario comune!).
Naturalmente però il soggetto fotografico preferito da Carolina, a mo’ di David di Michelangelo, non può essere che Antonio Bonifiglio che, in quanto suo fidanzato, lo si può ritenere la persona più fortunata del mondo (!?), ma anche una persona dall’alto selfcontrol  in quanto, nonostante le distrazioni provocategli dalla sua dolce metà, riesce ad essere attento e pignolo come un monaco certosino!
Nel gruppo anche due nuovi volti, Eduardo Meligrana e Gregorio Paglianiti, “acquisiti” per l’occasione alla scuola estiva di giornalismo di Limbadi (cfr. www.scriptamanent.net/scripta/public/dettaglioNewsCategoria.jsp?ID=1001413). Sono nuovi ai meccanismi della redazione e chiedono incuriositi: io spero di essere stata convincente, la chiarezza non è il mio forte e mi si accusa spesso di essere sintetica. Giuro che lo sono anche quando racconto i fatti miei, essendo abituata a diverse persone care che di una piccolezza ne fanno un romanzo proustiano: mi è capitato di rivivere con diverse donne il loro parto, contrazione dopo contrazione, e ho rischiato il collasso... di attenzione.
Nel frattempo le bottiglie di buon vino che il “Capo” dispensa a ogni piè sospinto si accumulano sulla tavola, ma a quanto pare non scalfiscono la lucidità di nessuno: la regola vuole che un buon redattore debba resistere anche ai vaneggiamenti da vino.
Ecco affacciarsi al cancelletto che cigola – ah, a proposito, se non lo fa più è perché pietosamente gli ho fatto una spalmatura di olio di oliva!!! – un altro recente acquisto, Filomena Tosi: ecco chi si nasconde dietro le mail coloratissime e simpatiche.
Una accanto all’altra, mentre si discetta di Arte greca antica e delle miriadi di vasetti che angustiano gli studenti, gustiamo il gelato capolavoro di Lara.
Non resta che sgombrare la tavola ed ecco Bella e Nek, i due cani di casa (rigorosamente meticci!) che non hanno dimenticato la promessa del “Capo”: mangiare i resti del pranzo. Si aggirano silenziosi e con pazienza, ma con l’aria di chi non perdonerebbe la svista.

“Chiocciolette” in cammino...
Rimessa a posto com’è possibile la cucina, il “Capo” decide che il caffè è il caso di prenderlo in un bar accanto, con la scusa della passeggiata, in realtà per non torturare come l’anno prima la sua povera caffettiera. Tanto offre lui! Ci si incammina sulla strada, alla fresca ombra di maestosi alberi. Sembriamo una colonna di boy scout... i discorsi intrecciano il passato e le aspirazioni per il futuro, sospese nell’aria restano inespresse le speranze.

Arriva il momento dei saluti, alla spicciolata ci si avventura di nuovo per quelle curve, smaniose di velocità, le “chiocciolette” tornano a casa davanti ai loro pc, operaie della parola e della cultura, mirando e rimirando le migliaia di foto grisoliane.
Buona fortuna, dunque!

Annalisa Pontieri

(www.scriptamanent.net, anno IV, n. 34, settembre 2006)

 
 
 
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