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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 16 Luglio 2007 da le1000e1redazione

Futuri redattori editoriali
a scuola di entusiasmo

di Emanuela Catania

Nella giungla dei corsi, spesso poco seri, esistono ancora
valide iniziative: una corsista racconta soddisfatta il suo
percorso, tra lezioni e buon umore


Un giorno come un altro, navigando su internet o leggendo un giornale, può
capitare di imbattersi in notizie-annunci che promuovono una qualche iniziativa
che, chissà perché, cattura l’attenzione. L’annuncio di un corso, ad esempio.
Al giorno d’oggi, si sente parlare di corsi di Marketing, corsi di Informatica,
corsi di Inglese, corsi di Belle arti, corsi di Comunicazione… e tanti altri ancora
che stanno letteralmente spopolando. Il problema è che non sempre questi
annunci promuovono realtà all’altezza delle aspettative perché, inutile negarlo,
il mondo della formazione professionale è diventato un grande business, un
modo facile e veloce per fare soldi, senza che minimamente ci si preoccupi se,
a fare le spese di una così deprimente realtà, siano spesso giovani e
intraprendenti disoccupati che, nell’oziosa attesa che riempie le loro giornate,
cercano magari nell’iscrizione ad un corso quell’occasione in grado di cambiare la
loro vita o, essendo più realisti e meno ambiziosi, il pretesto per imparare cose
nuove da tirare fuori al momento opportuno. Ecco perché, forse, quando ci si
iscrive ad un corso di formazione, difficilmente si crede davvero di aver fatto un
buon investimento, essendo disillusi dalla conoscenza della realtà delle cose.

Nella giungla dei corsi-truffa, alcuni sono ancora una buona occasione
Il buon senso, però, insegna che non si può e non si deve far di tutta l’erba un
fascio ed ecco perché, alla fine, reduci anche da brutte esperienze, si ritenta e qualche volta si può essere più fortunati. Allora io ho riprovato iscrivendomi,
mesi fa, ad un corso il cui oggetto suscitava particolarmente il mio interesse:
un corso per redattore di case editrici: 60 ore distribuite in 4 mesi, con una
frequenza di due giorni la settimana. Non molte, forse, ma abbastanza per
offrire una panoramica generale sul mondo dell’editoria, colto nei suoi aspetti
salienti e nei suoi problemi intrinseci. Il tutto promosso e organizzato
dall’agenzia letteraria Bottega editoriale Srl. Mi ha convinto l’argomento, mi ha convinto il programma e mi sono iscritta. Una volta tanto mi sento di dire che
sì, ho fatto un buon investimento.
Già dalle primissime lezioni si cominciava a respirare in aula un’atmosfera
leggera e familiare. I tutor Christian Biancofiore, Carmine De Fazio, Maria
Assunta De Fazio, Annalisa Pontieri, Katia Stabile e Silvia Tropea diventavano,
incontro dopo incontro, degli amici con cui scambiare idee; gli argomenti
trattati soddisfacevano sempre o quasi sempre le aspettative, specie
considerando il poco tempo a disposizione che non consentiva eccessivi approfondimenti; infine, il quotidiano scambio di email con i tutor e con il
“maestro” Fulvio Mazza è, in breve tempo, diventato un’abitudine piacevole
che ha, per tutto il percorso, fatto sentire ai corsisti la presenza di
un’organizzazione compatta alle spalle. Organizzazione alla quale hanno
contribuito anche alcuni “esterni”, con interventi interessanti e formativi.
È il caso del professore universitario Fausto Cozzetto, del critico letterario
Marco Gatto, della giornalista Fiorenza Gonzales, dell’editore Demetrio Guzzardi,
del fotografo Attilio Lauria e dell’esperta di agenzia letteraria Germana Luisi.
Sono state anche organizzate interessanti visite guidate a tre case editrici
calabresi: la Rubbettino, che ha certamente sorpreso e interessato per le sue
grandi dimensioni e la sua rigorosa ed efficiente organizzazione; la Pellegrini,
più piccola, ma non per questo meno ben organizzata e impegnata in alcuni interessanti progetti; e, ultima ma non ultima, Editoriale progetto 2000 del già
citato Guzzardi, una realtà calata a pieno nel contesto editoriale calabrese e,
più specificatamente, cosentino.
Il corso ha anche offerto, ad alcuni, una concreta opportunità di
collaborazione a progetti culturali, primo fra tutti quello relativo alla
realizzazione, con la Rubbettino, dei volumi della collana Le città della
Calabria e della Sicilia
e, nel caso specifico, del libro su Messina e di
quello prossimo su Catania.

La parola ai corsisti
Che, in fin dei conti, la soddisfazione sia generale, lo si evince dai risultati
delle schede di valutazione che i corsisti hanno compilato, durante le
lezioni, per ben due volte: alla metà e alla fine. Lo staff organizzatore
ha infatti voluto, per due rapidi e purtroppo fugaci momenti, invertire le
parti e, invece che giudicare l’operato degli allievi, lasciarsi giudicare da
loro, per giunta, in totale libertà di espressione, essendo le schede
totalmente anonime (salvo l’ignorata presenza, all’interno del team
organizzativo, di esperti decifratori e riconoscitori di calligrafie).
Ed è in tutta libertà che i corsisti hanno dato il loro placet sulla
gestione del corso.
A questo giudizio positivo, avrà per caso contribuito la serata in
pizzeria generosamente offerta dai responsabili, subito prima della
quale i test sono stati compilati? Forse sì, ma questo aspetto, lungi
dall’essere indicativo di un qualche tentativo di corruzione, è invece
spiegazione di un entusiasmo, ampiamente manifestato quasi all’unanimità
dai corsisti, per un percorso formativo che, oltre a fornire utili
conoscenze, ha programmato e offerto momenti di socializzazione e
di spensieratezza, dando la possibilità di lavorare sempre in un clima
disteso e amichevole.
Ma vediamo cosa è emerso da queste schede di valutazione e analizziamo
i risultati più significativi.
Le risposte date hanno premiato, soprattutto, l’operato dei tutor e
del “maestro” Mazza in quanto a metodi espositivi e a disponibilità
dimostrata in caso di richieste di spiegazioni o approfondimenti. Quasi
tutti, inoltre, si dicono soddisfatti in merito al complessivo svolgimento
del corso e affermano che esso ha ampliamente soddisfatto le aspettative:
le lezioni iniziavano con puntualità, gli argomenti venivano esposti con
chiarezza e con metodi che stimolavano l’interesse e l’entusiasmo e
in molti hanno apprezzato l’argomento che ha dominato un po’ tutto
il percorso formativo e che è, in effetti, uno di quelli onnipresenti nella
vita di ogni buon redattore: l’editing dei testi. Qualche difficoltà iniziale,
ma poi una strada in discesa… l’occhio si abitua e gli errori o i refusi
sono spacciati!
Interessanti le proposte dell’ultima sezione delle schede, nella quale
ciascuno poteva dare consigli e suggerimenti o proporre soluzioni per
migliorare ulteriormente la struttura dei corsi futuri, chiara testimonianza
della volontà, da parte dell’organizzazione, di stabilire una sintonia con
i corsisti e di riceverne un feedback utile per non smettere di
perfezionarsi e di crescere.
Ovviamente, soprattutto perché esplicitamente richieste, non sono
mancate le critiche: esse hanno riguardato, in primis, la ripetitività di
alcune lezioni di correzione tecniche su carta, un metodo certamente
efficace per esercitarsi nell’editing dei testi, ma risultato, forse, un po’
noioso rispetto alla metodologia con cui sono state impostate le
altre lezioni.

Quello che resta
Detto questo, dopo aver fornito i dati tecnico-pratici circa lo svolgimento
dell’iter formativo, i lettori saranno forse curiosi di sapere che cosa,
realmente, è stato insegnato e cosa stabilmente appreso su questo
intricato e affascinante mondo dell’editoria e quale bagaglio, ciascuno di
noi, si porta a casa finita l’esperienza.
Io, però, sono una persona sola e quindi posso solo dire che oggi, ad
esempio, a differenza di qualche mese fa, so che un libro, prima di arrivare
sul mio comodino, è stato manoscritto inedito e poi bozza e poi seconda
bozza e poi cianografica e poi tanti piccoli sedicesimi ciascuno per conto
proprio e poi tanti piccoli sedicesimi messi insieme e poi, finalmente,
ufficialmente, magnificamente libro.
Oggi, mentre leggo i miei romanzi preferiti, mi diverto a trovare refusi,
piccoli errori ortografici, piccoli difetti di impaginazione che mi consentono
di non scordare mai, durante la lettura, tutta la storia editoriale che quel
testo porta con sé.
Oggi ho la voglia, ma forse anche qualche mezzo in più, per giudicare
la qualità di una copertina, di una rivista, ma anche di un testo letterario.
Piccole cose che porto con me, dopo l’esperienza fatta, insieme a qualche
altro insegnamento più umano e generico impartitoci dal docente principale
nonché “Grande fratello” (come lo chiamavano alcuni per via del suo voler
essere sempre presente, in Cc, in ogni scambio di email con tutor e
collaboratori vari) nonché “maestro” Fulvio Mazza. Difficilmente dimenticherò
che il lavoro di redazione, come altri, è complesso e variegato, e pone
molteplici problemi, da risolvere, rigorosamente, cum grano salis, non
essendo possibile conoscere in anticipo tutte le eventuali problematiche
e tutte le eventuali soluzioni.
Le parole “tutto” e “sempre” ci sono state, infatti, rigorosamente vietate
dal nostro “maestro”, fautore di un approccio alle difficoltà sempre (anzi,
quasi sempre) guidato dal buon senso. Esistono, d’altra parte, nel lavoro
come nella vita, alcune questioni certe e moltissime questioni opinabili.
L’insegnamento impartitoci ci ha dato gli elementi per poter costruire e
promuovere le nostre idee. Ciascuno di noi, sicuramente, troverà le sue
difficoltà nel mondo del lavoro – non chiamandoci, ahinoi, Umberto Eco –
ma oggi abbiamo la speranza che lavorare nel settore che si ama
magari è possibile, se ci si crede veramente e si vince la pigrizia
della rassegnazione.

Emanuela Catania

Alleghiamo di seguito una lettera di saluto inviata da un collega a
noi tutti dopo la fine del corso. Righe sincere e sentite, testimonianza
di un clima sereno che ha accompagnato il percorso formativo, con
quel pizzico di ironia che lo ha caratterizzato. A seguire, dunque,
il contenuto della email.

La redazione

Oggetto: baci & abbracci
Data: venerdì 23 febbraio 2007 16.46

Ciao a tutti,
non riesco a percepirne con certezza il motivo, ma vi assicuro che
sento tanta nostalgia... Perché è già finito il corso? Vorrei mettermi
in auto e recarmi alla sede del “Quotidiano” o all’università (la “u” va
maiuscolo o minuscolo?!)
Vorrei fermarmi lì davanti e aspettare il “maestro” Mazza... meditare,
immaginare la voce di un uomo ricco di verve che è riuscito a insegnare
centinaia di cose nuove a una trentina di ragazzi tutti preparatissimi
(escluso me, ovviamente, e non per falsa modestia). Ricordo le
difficoltà di Annalisa quando ci illustrava i refusi del rivista Rnotes,
a dire il vero un po’ “pallosa” (nessun problema, “pallosa” si può dire)
e il mitico Scalercio scorgeva nuovi errori. “Ammazza – pensai –
questo sa tutto!”
Scherzi (o no) a parte porgo i miei più sinceri complimenti al pool
organizzativo (sempre disponibile e preparato) e, nuovamente, a
mister Mazza per il fiuto che ha avuto nel selezionare gli “artigiani
della sua bottega”...
E che dire dei corsisti?
Be’, tutti attenti e ciascuno preparatissimo nel suo campo…
Come dimenticare il “timido” (così un giorno si è etichettato, ma io
non direi…) e, come già accennato, indiscutibilmente il migliore
corsista Scalercio? Lo ritrovo nei miei sogni intellettuali, lo ricordo
 (e lo ricorderò) spesso pensando a voi tutti, come un uomo fuori
dal comune (ma del quale i “comuni” avrebbero tanto bisogno),
che con molta facilità ricorda date (e credo anche l’ora esatta),
cause e conseguenze di avvenimenti di ogni genere.
Ma non temete, anche per voi altri ho da fare alcune considerazioni
(ahimè, non citerò tutti perché con Pico della Mirandola non ho nulla
in comune). Pata, taciturno e di indubbia preparazione è stato
un’altra chicca del nostro “viaggio”. Li avrà pagati Mazza per
abbellire il corso? Non credo. E ciò indica palesemente la validità
del prof. e dei suoi collaboratori, i quali (e scusatemi se a volte
sono pleonastico) sono riusciti a “catturare” personaggi di una
certa portata culturale. A tal proposito rinnovo i miei complimenti
agli organizzatori (e al grande capo) e a questi due sapienti con
i quali sarei onorato di scambiare due chiacchiere anche ora che
il corso è giunto al termine.
Ricorderò la signorina Bruzzese con il suo sorriso particolare.
La sua cronaca sul “coVso” di redattore di case editrici pubblicato
su “dire fare scrivere” è stata molto originale e umoristica,
una vera “macchietta”. E ancora… le sorelle Ateniese,
simpatiche scrutatrici, onnipresenti in prima fila (avranno pagato
un supplemento?); La Donna, Petrone e tutti gli altri che volente
o nolente rimarranno nei miei pensieri.
Permettetemi (solo per un altro po’) di fare un grosso plauso al
playmaker della “squadra” (un tempo anche playboy), a colui che
emana gioia e basta guardarlo per sorridere e amare la vita, a quel
dolce bambinone dalle mille idee, a quella figura carismatica che
difficilmente passa inosservata, al paladino della nobiltà d’animo,
a un uomo il cui nome fa più o meno così: Aaaandreaaa. Ebbene,
se per i bambini Winnie the Pooh rappresenta una mascotte, per
me il top è il mieloso amico Vulpitta.
(Mia cara volpe Fulvio, occhio a questi ragazzi, sono tutti in
gamba!). Avrei ancora tante cose da dirvi, ma la mia noiosa
verbosità risulterebbe insopportabile. Perciò vi mando (e
soprattutto alle persone che non ho citato per la mia memoria
labile) tantissimi baci e abbracci virtuali.
Ad maiora.

Salvatore Tavernise

Rubrica a cura di Silvia Tropea

(www.scriptamanent.net, anno V, n. 41, aprile 2007)

 
 
 
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